Tag Archives: grecia

Benvenuti in Italia, lo stato “non nazione”

Share Button

Il 5 luglio del 2015 passa alla storia per due fatti collegati ma in antitesi per comportamento: lo storico OXI del popolo greco alla egemonia dell’Europa delle banche e non dei popoli e la triste fase di stallo del nostro Paese. Ebbene si , mentre la Grecia prova a contestare con gli strumenti che la democrazia consente lo strapotere finanziario della Germania , realtà come l’Italia, la Spagna, la Francia ed il Portogallo, perdono la storica occasione di affiancare il governo greco nella ridiscussione dell’Unione Europea.

In particolare l’Italia dimostra di avere un potere politico minimo, assenza di statisti medi e l’assoluta incapacità di gestire la più grande crisi del Mediterraneo di sempre.  Attenzione signori: la Russia di Putin cerca da sempre sbocco nel Mediterraneo. Gli USA sono attentissimi ad ogni epilogo e tanto per non farsi mancare nulla ISIS è alle porte della Tunisia. Ed in questo scenario, minacciata dalla speculazione e preda inerme delle vere “grandi” europee l’Italia si dimostra un semplice Stato e non una nazione,  subendo in forma di silenzio-assenso il più grande schiaffo politico dell’ultimo cinquantennio.

Il Sud del nostro Paese è molto vicino alla Grecia.  Abbiamo una serie di caratteristiche naturali che ci avvicinano al popolo greco così come all’economia ed alla storia ellenica.  Basta pensare alle infrastrutture logistiche , alla grande presenza di lavoro nero (che indebolisce il mercato) , all’assenza di vere politiche di sviluppo oramai da oltre 100 anni ed al progressivo depauperamento della nostra cultura e storia.  Un Paese bello come la Grecia, patria mondiale di arte e bellezza non può e non deve fallire. Non può essere schiavo dell’economia. Naturalmente si ribella e mentre prende schiaffi dai tiranni europei , assiste alla passiva ed altrettanto colpevole resa italiana.

La scena che umilia la nostra gente è proprio questa assenza del nostro Paese.  Manca il senso di appartenenza, tutto è ridotto a potere e controllo. Non esiste più una classe politica capace di far qualcosa di più che andare in prima TV a fare show mass mediatici.  Cancellata la diplomazia, umiliata la dimensione di stato sovrano. Ed ora lo spettro di Euro A ed Euro B aleggia sul Mediterraneo, mentre quelli che dovrebbero essere i leader del sistema scelgono il partner finanziario alleato più forte e potente.  A chi interessa “comprare” la Grecia ? Chi ha interesse a far si che l’Italia non intervenga e perchè l’Italia tace ? Siamo così politicamente inetti ? Quali sono le reali strategie e gli scenari probabilmente già delineati ?

Una sola risposta è comune a tutti gli interrogativi: dopo anni di Governi tecnici e non eletti,  dopo elezioni fantasma in barba alla legge ed ai regolamenti, alla luce del menefreghismo dei nostri concittadini che ancora blaterano su rivoluzioni violente, non disdegnando una spiaggia (privata…) alla urna elettorale,  lo spettro Euro B è sempre più attuale.  E sarà proprio questo ennesimo tecnicismo volto a premiare la parte più forte di quella che viene chiamata Europa , che probabilmente farà capire alla gente che le elezioni ed i referendum, così come il concetto di Nazione,  hanno un significato che può fare la differenza tra vivere e sopravvivere.  La Grecia di OXI , l’Italia dice “JA” ed è questa forse la cosa ancora più triste.

di Leonardo Lasala

L’astuto Varoufakis si dimette dopo l’assalto vincente contro il muro della Troika

Share Button

Varoufakis si dimette: “Lascio per aiutare Tsipras nella trattativa.
Alcuni partner preferiscono una mia ‘assenza’ dai loro vertici. Porterò con orgoglio il disprezzo dei creditori nei miei confronti”.
Così sul suo blog il ministro delle Finanze che ha lottato coraggiosamente senza arretrare di un centimetro contro i mostri della finanza internazionale, dando loro una lezione esemplare.
Le ragioni delle sue dimissioni stanno nell’avversione manifestatagli sin dal primo momento dai poteri forti europei, spaventati dalla sua competenza e determinazione, gli stessi che ora chiedono la sua testa come condizione per far ripartire la trattativa.
Identificato come il principale nemico dalla Merkel e da Shauble che gli hanno scatenato contro una campagna diffamatoria. Bollato via via dai giornali tedeschi come il sexy ministro, l’avventuriero greco ed altri vezzosi epiteti, l’economista ha condotto la sua battaglia con l’astuzia di Odisseo e la forza di Achille contro i muri invalicabili della Troika. Il suo cavallo vincente è stato il popolo ellenico che lo ha sostenuto dando una vittoria schiacciante all’Oxi (si legge ochi e sta per NO) contro la Germania, umiliando il fronte interno del Nai (si legge ne e sta per Sì) dei partiti che, corrotti e subalterni ai poteri forti europei, hanno condotto la Grecia alla rovina. Il loro capo, Samaras, ieri si è dimesso dopo la clamorosa sconfitta del Sì.
Ma le dimissioni di Varoufakis hanno ben altro spessore, sono un atto eroico e passeranno alla storia. Sono certo che sentiremo ancora parlare di lui. Prima che un politico, è un uomo vero, un generale che ha combattuto con coraggio, ridando orgoglio al suo popolo, non certo paragonabile ai pupazzi in gramaglie manovrati da ben altri poteri, nemmeno poi tanto occulti, che governano l’Europa, Italia compresa.
Ora la partita della trattativa resta nelle mani dell’altrettanto astuto Alexis Tsipras, non sappiamo chi tra lui e il ministro delle finanze abbia partorito “la mossa del cavallo” ovvero il referendum, probabilmente l’hanno decisa insieme, resta il fatto che questa mossa apre scenari nuovi, con mutati rapporti di forza, perché le cancellerie europee possono destituire un governo nazionale a loro inviso, sostituendolo con uno più amico, possono cancellare la sovranità politica di uno Stato ma non possono destituire e cancellare un popolo consapevole.
In verità ci hanno provato gli stessi tedeschi un’ottantina d’anni fa con il popolo ebraico, e prima ancora i piemontesi con gli italiani del Sud. In entrambi i casi l’operazione non gli è riuscita, il primo si riprese subito anche grazie agli aiuti internazionali di cui ha goduto, il secondo si sta riprendendo lentamente, pur contando solo sulle proprie forze, sta ritrovando consapevolezza della condizione subcoloniale cui è costretto da un secolo e mezzo.

di Raffaele Vescera

Mediterraneo sotto assedio, il 5 Luglio per dire “no” alla tragedia greca.

Share Button

Il punto di vista di… Raffaele Vescera. 
La Grecia assediata dal terrorismo finanziario, la Tunisia da quello armato. Non sono certo che si tratti di due avvenimenti tra loro separati causati da differenti motivazioni. Che il popolo greco sia vittima sacrificale dell’ingordigia nordeuropea è ormai noto, meno nota è invece l’azione delle multinazionali che agiscono nell’ombra per l’accaparramento delle risorse nei paesi del terzo mondo. Bisogna chiedersi chi arma la mano del terrorismo islamico, chi ha interesse a scatenare guerre territoriali, chi ci guadagna nel traffico delle armi e perché ogni volta che uno Stato prova a darsi un governo indipendente che miri al benessere nazionale interviene qualcosa per spodestare i legittimi governanti eletti dal popolo al fine di imporre governi fantoccio.
E’ accaduto recentemente in Italia, con Monti e Renzi, imposti dal massone Napolitano per conto terzi, e sta accadendo in Grecia, dove i reiterati dinieghi tedeschi stanno portando alla disperazione un popolo intero.

L’obiettivo della Merkel sembra ormai chiaro, abbattere Tsipras per sostituirlo con un governo di “unità nazionale” che riporti al potere i vecchi fantocci greci asserviti alla finanza internazionale, politici ad alto tasso di corruzione che hanno portato il debito pubblico greco alle stelle, un debito reso inesigibile dalla stessa azione della Troika che, imponendo l’austerità, ha depresso ancor di più l’economia greca, facendola crollare. Il terrore del default greco ha favorito la svalutazione dell’Euro, così utile alle esportazioni tedesche, cresciute impetuosamente negli ultimi anni, mentre i paesi mediterranei entravano in un tunnel senza fine. Se si tratta della terza guerra mondiale, scatenata dalla Germania, questa volta con le armi finanziarie, possiamo stare tranquilli, la Germania vince la battaglie, ma perde le guerre, pur lasciando l’Europa in macerie.

La stessa Germania che esige il pagamento immediato ed integrale del debito greco è quella che, unica nazione al mondo, non ha mai pagato i propri debiti. E’ andata in default due volte, nel 1923 e nel 1945, in seguito alle due guerre mondiali scatenate.
Alla Conferenza di Londra del 1953, le nazioni creditrici tra cui la Grecia e l’Italia, le condonarono il debito ammontante a 23 miliardi di Dollari, il 100% del Pil tedesco dell’epoca. Gli stati creditori consentirono alla Germania, tecnicamente già in default, di dimezzare il debito del 50%, dilazionandolo in 30 Anni, mentre l’Altro 50% l’avrebbe restituito a riunificazione avvenuta, ovvero sine die. Nel 1990 la Germania, per evitare il default, si oppose al pagamento del debito restante, estinguendolo con il pagamento di una cifra irrisoria.

Ma se la Germania è uno squalo che vuole divorare l’Europa, ha trovato nel popolo greco pane per i suoi denti. La resistenza di Tsipras al ricattatorio strozzinaggio della Merkel ha qualcosa di eroico, tale da ricordarci le memorabili gesta dei Greci contro l’impero persiano prima, e quello turco dopo. Se i greci salveranno ancora una volta la civiltà mediterranea, dipende anche da noi, dal nostro sostegno alla loro battaglia. Tsipras ha convocato un referendum il 5 luglio per dire no alle ulteriori e inaccettabili richieste di impoverimento del suo popolo provenienti dalla Troika. I sondaggi dicono che il popolo greco è con il suo legittimo governo e voterà no. Accada quel che accada, la dignità e l’indipendenza di un popolo vale più di una banca.

 

11393101_1141652369213207_48576706398981692_n

Lezione di Greco per l’Europa

Share Button
La Grecia ha perso la sua indipendenza nel 1460, quattro secoli esatti prima di noi. La dominazione turca non è bastata a cancellare l’alfabeto, la lingua, la cultura e l’orgoglio di un popolo. E nel 1830 è tornata anche l’indipendenza.
 
Ora quell’alfabeto antico è sulle banconote che tutti noi abbiamo in tasca, l’euro. Eppure la Grecia è ancora sotto attacco. Non più la Turchia, ma la Troika (Commissione europea, Fondo monetario e Banca centrale europea) la quale ha dettato legge imponendo sacrifici devastanti, provando a umiliare la culla della civiltà mondiale, la patria della democrazia e del libero pensiero, una terra e un popolo a noi così cari perché mai abbiamo smesso di essere la Magna Grecia.
 
E la Grecia sta per dare una grande lezione al mondo. Un piccolo popolo di 11 milioni di abitanti (noi meridionali d’Italia siano molti di più) decide di resistere e ribellarsi a regole imposte da Francoforte o da Bruxelles per ricordare a tutti che è solo il popolo che può decidere il proprio destino.
 
Alexis Tsipras, 40 anni, si è fatto bandiera di questa rivolta. Lo ha fatto buttando a mare vecchie ideologie del suo primo partito, il Kke dei comunisti ellenici. Lo ha fatto senza inseguire progetti velleitari ma assumendo su di sé la responsabilità di governare. E così Tsipras e il suo composito movimento Syzira non inseguono idee di modesta consistenza e fantasia come “stampare moneta” in casa, creando valuta di scarso valore. Perché sanno, loro che la moneta l’hanno inventata, che la moneta non crea ricchezza, ma la misura. E se cambi unità di misura il Paese non diventa né più ricco né più povero ma alcuni ci guadagneranno dal cambio di valuta mentre la maggior parte, lavoratori e pensionati più di tutti, si troveranno redditi e risparmi improvvisamente tagliati. Ulteriormente tagliati.
 
Ma, se l’euro è un falso bersaglio, non altrettanto si può dire per le regole che impongono l’austerità, come l’obbligo di avere un bilancio (l’avanzo primario) in attivo del 4% fino al 2022 imposto dalla Troika alla Grecia per tecniche monetariste che non considerano e quindi calpestano i diritti delle persone. Ecco perché la battaglia che parte da Atene è la battaglia di tutti noi popoli mediterranei: una lezione di greco per gli euroburocrati. Perché le regole stabilite a tavolino dai banchieri centrali non sono una medicina amara da bere per forza. Possono aggravare la malattie e portare più miseria e maggiore distanza tra ricchi e poveri in un mondo con già troppe disuguaglianze.
 
Alexis Tsipras conferma che quello greco è un popolo coraggioso e orgoglioso. Noi, sottomessi da 155 anni, solo di recente ci stiamo risvegliando e recuperando la memoria di noi stessi. Grazie a quanto accade in Grecia possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro.
 
La Grecia è libera. E la libertà è contagiosa: anche il nostro momento non è così lontano.