di Mattia Di Gennaro
Ormai è chiaro: Cesare Lombroso, a più di un secolo dalla sua giusta morte, continua a mietere fan. No, questa volta non parliamo di Rosy Bindi ma di un giornalista romano da decenni trapiantato negli USA, dove fa l’inviato speciale per “IlSole24Ore”. Stiamo parlando del signor Claudio Gatti e del suo articolo apparso su “IlSole” domenica scorsa, intitolato “RC auto, il Sud paga il conto dell’illegalità”, un concentrato di approssimazioni tendenziose che non rendono affatto giustizia alla eppur luminosa carriera del giornalista emigrato.
Ma andiamo per gradi e proviamo a commentare con lucidità questo pezzo che, vi assicuro, non sfigurerebbe sulle pagine leghiste de “La Padania”.
Claudio Gatti inizia col prendere di mira Marcello Taglialatela, deputato di Fratelli d’Italia, reo di aver presentato lo scorso marzo, un’interrogazione parlamentare con la quale aveva chiesto che fosse fatta chiarezza sui motivi per i quali le compagnie assicurative applicano tariffe più alte in Campania e, in generale, nel Mezzogiorno rispetto ad altre aree della Penisola. Ebbene, per il nostro giornalista, il tentativo di Taglialatela di capire le cause di quella che per tanti ormai sembra una discriminazione territoriale bella e buona viene apostrofato come uno “schiamazzo etnico-politico”.
Ma siamo appena all’inizio. L’inviato speciale de “IlSole” cita, poi, un’inchiesta condotta dallo stesso quotidiano economico sulla base delle più recenti rilevazioni sugli incidenti e i comportamenti stradali degli italiani. Secondo Gatti, tale inchiesta porterebbe “a concludere che il divario tra Nord e Sud non è attribuibile a volontà discriminatorie o, peggio, all’ingordigia degli assicuratori del Sud, bensì a fattori oggettivi sui quali, volendo, si potrebbe intervenire”. Ora, a parte che di assicuratori del Sud, intesi come compagnie assicurative con sede legale nelle regioni meridionali, non ne esistono proprio (e basta andare sul sito dell’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni per credere), siamo davvero curiosi di conoscere quali siano questi “fattori oggettivi” che incidono appesantendo le polizze degli automobilisti mediterranei. Secondo il giornalista romano sono: le tasse , i costi dei sinistri, le frodi e i comportamenti degli automobilisti. Ma se sulle tasse, udite udite, “non ci sono differenze tra Nord e Sud, […] ci siamo concentrati sul costo dei sinistri, il rischio frodi e i comportamenti di guida. Ebbene, l’analisi fatta da IlSole24Ore, senza un singolo dato in controtendenza, dimostra che in tutte e tre le categorie i numeri del Sud sono peggiori di quelli del Nord, e quindi spiegano o giustificano economicamente premi più alti”.
Il primo dato che il nostro “inchiestista” d’esportazione analizza è la frequenza dei sinistri, definita come il totale degli incidenti diviso il totale delle auto circolanti: dai dati forniti dall’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (Ania), relativi a non si sa bene quale periodo, il valore al Nord è del 5,67%, al Centro del 6,64% e al Sud del 6,23%. Lette con equidistanza, queste cifre lascerebbero esclamare al lettore medio che siamo in una situazione di sostanziale equità, in cui addirittura il Centro Italia ha una frequenza media dei sinistri maggiore del Mezzogiorno; tuttavia, il nostro Gatti ha un obiettivo preciso che è quello di convincere il lettore che al Sud vive una tribù di automobilisti imbroglioni e fuori dalle regole che per forza devono pagare di più l’assicurazione. E il nostro, infatti, ammette che il Sud ha una frequenza dei sinistri del 6,23% ma aggiunge tra parentesi “con punte del 10,43% a Napoli”. Certo, e come poteva mancare la citazione a Napoli quando di incidenti, truffe e altri reati.
Pure Salvini, in un recente post su Facebook, ha incoronato Napoli “capitale italiana delle truffe alle assicurazioni auto”, ennesima prova della totale disinformazione in merito all’argomento. Il peggio è che ha incassato migliaia di “mi piace” e condivisioni che avranno l’effetto di aumentare ulteriormente il pregiudizio verso i napoletani e i mediterranei. in generale.
Per amore di verità e per combattere l’odioso pregiudizio verso la capitale del Mezzogiorno, abbiamo analizzato gli ultimi rapporti annuali dell’Ania, in particolare l’ultimo del 2014-2015, nella speranza di trovare i dati citati dal nostro segugio ma non li abbiamo trovati. Evidentemente, Gatti avrà richiesto direttamente all’Ania dati più aggiornati. Quello che abbiamo, invece, trovato nel rapporto Ania è questo passaggio molto meno “lombrosiano” di quello apparso domenica scorsa su “IlSole” ed enormemente più efficace per comprendere la distribuzione della frequenza dei sinistri durante il 2014: “Analizzando la distribuzione dell’indicatore di frequenza sinistri a livello territoriale, si nota che la provincia dove si è registrato il valore più elevato nel 2014 è Napoli (10,02%) […]. Anche in alcune province della Toscana, tuttavia, la frequenza sinistri ha mostrato valori superiori alla media nazionale: in particolare a Prato (8,52%), a Firenze (6,93%) e a Pistoia (6,60%). Più in generale, in molte delle città più grandi, dove evidentemente la circolazione e quindi l’esposizione al rischio di incidente è più elevata, a prescindere dalla zona geografica, si sono osservati valori della frequenza sinistri oltre la media nazionale (Genova, Roma, Torino, Palermo e Milano)”. In pratica, è sostanzialmente normale che in città grandi come Napoli, ma anche Milano o Roma la frequenza dei sinistri sia più elevata della media. E ancora: “Poche sono le province invece dove la frequenza sinistri ha evidenziato, seppur in modo contenuto, un aumento. A Verbania ed Enna l’indicatore è salito in media del 3%, mentre a Sondrio, Novara e Caltanissetta l’aumento medio è stato del 2,4%”. Insomma, Verbania vale Enna, Novara o Sondrio valgono Caltanissetta, eppure per qualcuno è giusto che i cittadini a sud di Roma paghino di più.
Nella figura sotto riportata, tratta dal rapporto Ania, risulta semplice osservare quanto sia sostanzialmente omogenea la distribuzione della frequenza dei sinistri in Italia.
Claudio Gatti, poi, si cimenta in un sapiente uso delle percentuali con l’intento di esaltare il civilissimo Nord ai danni del selvaggio Sud: “L’incidenza dei veicoli non assicurati al Nord è di 6,8% e al Sud è addirittura del 15,2% (si pensi che la media europea si attesta attorno al 3%)”. Pur ammettendo la veridicità dei dati, riteniamo che il dato sia stato preso con troppa leggerezza e desideriamo fare maggiore chiarezza.
Nel Mezzogiorno i redditi sono mediamente più bassi che nel resto d’Italia, mentre le tariffe RCA in media più elevate. La conseguenza di questa situazione è che per alcune famiglie l’auto diventa sempre più un bene di lusso a cui, purtroppo, non si può rinunciare, considerando anche il livello cronicamente mediocre delle infrastrutture e dei trasport pubblici al Sud. Intendiamoci, non stiamo assolutamente dicendo che sia giusto non pagare l’assicurazione, ma se un padre di famiglia ha bisogno necessariamente dell’auto per recarsi al lavoro e non riesce a permettersi il costo della polizza e tenta in tutti i modi di evitare di fare incidenti, non ci sentiamo di condannarlo.
Ci chiediamo, piuttosto, cosa spinga quasi sette automobilisti settentrionali su cento a non assicurare il proprio mezzo, dato il livello mediamente più elevato del reddito, dei servizi pubblici e dei trasporti e, soprattutto, le tariffe RCA mediamente più basse.
Per cercare di capire se il vizio di non assicurare l’auto è un “fattore costitutivo” del popolo mediterraneo, abbiamo ancora una volta spulciato i dati dell’ultimo report Ania. Ciò che abbiamo scoperto è che il numero dei veicoli non assicurati è in trend crescente consideranto tutte le macroaree italiane, e non solo nel Sud-maglia nera che, come abbiamo visto, seppur non sia del tutto innocente, ha sicuramente delle attenuanti.
Dove Claudio Gatti da il meglio di sé nel denigrare il popolo mediterraneo è nella declinazione degli episodi di frode ai danni delle assicurazioni che, secondo il nostro emigrato eccellente, hanno “una diffusione più sistematica al Sud”. Per dimostrare questo teorema riporta due episodi di truffe organizzate ai danni delle compagnie assicurative, di cui assolutamente non dubitiamo l’esistenza, avvenuti a Taranto e nella provincia di Caserta. Peccato, che il nostro distratto giornalista (per carità, vivere negli States non aiuta ad avere un occhio attento sui fatti italiani) abbia dimenticato di citare, ad esempio:
- i Novanta a processo a Torino per truffa alle assicurazioni (tutti figli di terroni, nè?);
- assicurazioni truffate in Lombardia: anche due aborti per aumentare il risarcimento truffe;
- Roma, maxi-truffa alle assicurazioni: 67 rischiano processo. Ci sono anche medici e avvocati;
- finti incidenti in Veneto, scoperta truffa da 200mila euro (organizzati da un pugliese e da un veneto di Dolo (nomen omen).
Come avete visto, frodare le compagnie di assicurazione non è un malcostume solo del Sud ma è un aspetto piuttosto diffuso in tutta la Penisola. Dopotutto, a una lettura più attenta dell’articolo di Gatti, questa sostanziale “unità d’intenti” emerge, anche se il nostro giornalista, con mestiere, è abile a celarla, in nome della sua tesi denigratoria.
“E veniamo all’annoso problema delle frodi. L’ANIA ci ha fornito i numeri dei sinistri esposti a rischio frode, e al Nord sono lo 0,895% mentre al Sud il 2,039 percento”. Per, far emergere che i meridionali sono delle brutte persone che vanno in giro a fare truffe e imbrogli, Claudio Gatti si spinge fino alla terza cifra decimale della percentuale dei sinistri sospettati di frode: 0,895%, praticamente quasi 1% di sospette frodi al Nord contro il 2,039 percento (si, scritto per esteso, così sembra più grave), ovverosia il 2% al Sud. 1% contro il 2%, anche qui sostanziale uguaglianza che, a nostro avviso, non giustifica affatto la differenza tra le tariffe RCA tra Nord e SUD.
Ma Gatti continua “L’IVASS ha invece appositamente estrapolato per noi la percentuale di sinistri contestati per frode nel 2014 sul totale di quelli denunciati: al Nord sono lo 0,9% e al Sud quasi il quadruplo: il 3,5%. L’IVASS inoltre elaborato i dati dei sinistri oggetto di specifiche istruttore per sospette frode ma non contestati [l’ortografia, questa sconosciuta] accertando che sul totale di 222mila, meno di 66mila sono avvenuti al Nord e oltre 82mila al Sud”. Parliamo, non di frodi accertate ma di sospetti, ma il Gatti cita i numeri come se fossero delle prove schiaccianti di colpevolezza. Addirittura, utilizza le migliaia in luogo delle sue amate percentuali. Questa volta le usiamo noi e scopriamo che 66mila sospette frodi a Nord sul totale di 222mila fa circa il 30%, 82mila su 222mila fa circa 37% al Sud. Anche qui, tra 30% e 37 % non ci vediamo tutta questa differenza, considerando specialmente che le differenze di tariffe tra Sud e Nord sfiorano spesso il 50%.
Eppure Umberto Guidoni, responsabile auto di Ania, ha affermatio “Se in alcune zone del Sud le polizze RC auto sono care è perché i sinistri sono più frequenti e costosi. Tanto è vero che a Potenza, dove la frequenza dei sinistri è pari a quella di Vercelli, si paga di meno di altre città del Sud”. Però, per un arcano motivo a Potenza la polizza RC auto costa in media più di Vercelli ed è tutto in questo dettaglio la palese discriminazione territoriale applicata dalle assicurazioni.
Guidoni non si accontenta e va giù duro “In certe aree del Paese la frode assicurativa non viene considerata un atto illegale. Come dice il Censis è una specie di ammortizzatore sociale. Aggravato dalla presenza della criminalità organizzata e da condizioni economiche peggiori”. Dopotutto cosa ci si aspettava da un esponente dell’associazione di categoria delle assicurazioni, che ammettesse forse che qualcosa nel loro modo di calcolare le tariffe va a svantaggio degli assicurati, riempiendo in modo ingiustificato le casse delle compagnie?
Torniamo al nostro Claudio Gatti che, in ultima istanza, analizza i comportamenti di guida dei meridionali e lo fa citando i dati tratti da uno studio sull’utilizzo di alcuni dispositivi di sicurezza e del cellulare alla guida, finanziato dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.
La premessa dello studio è tutta un programma “Poiché erano attese, anche sulla base delle osservazioni effettuate negli anni precedenti, maggiori criticità nel Sud del Paese, ci si è concentrati soprattutto in quest’area”, che parafrasando significa “al Sud non ne abbiamo fatta passare liscia neppure una, abbiamo rilevato tutte le infrazioni”.
Difatti, lo studio ha rilevato che quanto a uso di cinture di sicurezza e seggiolini per bambini il Nord è più virtuoso del Sud. Sostanzialmente in pareggio, invece, il dato sull’uso dei cellulari alla guida e dei caschi (99,7% al Nord, 93,2% al Sud), ma, udite udite, al Sud “una quota marcata di utenti delle 2 ruote, pur indossando il casco, lo teneva slacciato o non correttamente allacciato”. Capito, state attenti la prossima volta che vedete qualcuno col casco slacciato, sappiate che sta facendo lievitare anche il costo della vostra polizza assicurativa.
“A questo punto non c’è da sorprendersi se il costo medio dei sinistri e di 4.218 euro al Nord e di 4.977 al Sud”, sentenzia con sicumera l’inviato in America con il pallino della RCA., senza indicare da quale fonte ha preso i dati.
Giusto per fare chiarezza, il costo medio di un sinistro rappresenta l’esborso atteso da parte della compagnia, quando un proprio assicurato commette un incidente e, in linea di principio, sembra giusto che laddove gli esborsi siano stati mediamente più alti si paghi di più per la RC auto. Il problema è: quanto di più?
Per risolvere questo dilemma e cercare di capire meglio le dinamiche attorno alla definizione dei prezzi delle polizze RCA, nel Marzo 2013, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (anche Agcm o Antitrust) ha emesso la relazione denominata “Indagine conoscitiva riguardante la Procedura di Risarcimento Diretto e gli assetti concorrenziali del Settore Rc Auto” (AGCM IC42). In questo documento si evidenzia come sia possibile che in due città come Napoli e Milano, comparabili in termini di densità abitativa, alta frequenza di sinistri e medio “costo medio”, le compagnie assicurative applichino prezzi più alti di circa il 60% a sfavore della città partenopea, il tutto senza una chiara definizione delle tariffe. Emblematica la figura, tratta dalla relazione dell’Agcm, che mostra il rapporto tra il livello medio dei premi e la frequenza dei sinistri. L’analisi dei dati sottolinea la marcata esistenza di una correlazione positiva tra questi due fattori, ovvero nelle province dove i sinistri sono più frequenti il livello dei premi è mediamente più elevato; tuttavia, tale principio non sembra valere per tutte le province considerate. Se prendiamo, a titolo esemplificativo, i pallini relativi alle province di Milano e Napoli, si vede chiaramente che, nonostante per entrambe vi sia la medesima frequenza (elevata) sinistri, i premi a Napoli sono di oltre il 60% più salati che a Milano, dove un assicurato paga non solo meno della media ma meno, ad esempio, di Caserta, provincia caratterizzata da una frequenza di sinistri addirittura più bassa!
Pure l’immagine sotto che mostra la relazione esistente tra il livello dei premi e il costo medio dei sinistri non lascia dubbi nell’indicare l’esistenza di una correlazione positiva tra le due variabili (le province dove i sinistri sono più costosi sono caratterizzate da livelli dei premi mediamente più elevati), tuttavia ciò che sconcerta è l’elevata variabilità dei premi medi provinciali a parità di costo medio dei sinistri. Per esempio, il premio medio a Napoli è più del doppio di quello di Mantova, pur avendo entrambe le province lo stesso costo medio dei sinistri. Una spiegazione di tale differenza (Mantova vs. Napoli) può essere solo in parte ottenuta dal confronto della figura 2 con la precedente figura 1, dalla quale si può vedere come, rispetto a Mantova, Napoli è una provincia caratterizzata da una frequenza sinistri elevata, il che tende a riverberarsi sul livello dei premi.
Come si è potuto vedere, i dati riportati dalle analisi dell’Antitrust evidenziano l’esistenza di un ingiustificato pregiudizio verso gli assicurati meridionali che le compagnie assicurative applicano nella determinazione delle tariffe; ingiustificato alla luce anche della mancanza di trasparenza, per la quale non è chiaro quali siano i fattori determinanti nel calcolo dei prezzi delle polizze. E il discorso della maggiore incidenza delle frodi assicurative nelle regioni meridionali è un discorso che non regge. È, invece, nota, attraverso la stessa indagine dell’Antitrust “AGCM IC42”, l’esistenza di una serie di inefficienze operative nelle politiche adottate delle compagnie assicurative per combattere il fenomeno delle frodi.
Unione Mediterranea è da sempre schierata in prima linea per combattere la discriminazione tariffaria RC auto che le compagnie assicurative applicano nei confronti degli automobilisti mediterranei. Anche Mario de Crescenzio, presidente dell’associazione “MO BAST!”, da anni impegnata contro le discriminazioni territoriali, soprattutto in tema RC auto, ha commentato per noi l’articolo di Gatti
“Che dire, fare un’inchiesta sulle assicurazioni al Sud chiedendo i dati e il parere di Ania è come, diciamo a Napoli, chiedere all’acquaiolo com’è l’acqua? Che volete che risponda, che è freschssima anche se poi tando fredda non è. Così come l’acquaiolo, l’Ania, l’associazione delle compagnie assicurative, si fabbrica i dati in casa e li diffonde per i proprii scopi, tra i quali, appunto, c’è quello di mettere in cattiva luce gli assicurati meridionali, campani e napoletani in primis, per giustificare l’applicazione di tariffe spropositate e far passare il messaggio che, addirittura, sia pure una cosa giusta.
Ma i dati statistici dell’IVASS, nonostante provengano dalle stesse compagnie, non parlano affatto di una maggior sinistrosita’ nelle province meridionali; anzi, il rapporto S/P (rapporto tra sinistri pagati e premi incassati) osservato negli ultimi 5 anni nelle diverse province italiane, ci dice che città come Milano o Napoli sono, più o meno, sugli stessi livelli. Abbiamo paragonato Milano e Napoli poichè hanno caratteristiche sicuramente piu’ omogenee. Anche l’Antitrust, nell’ultima indagine conoscitiva sul mercato delle assicurazioni, pubblicata nel 2013, ha evidenziato come Napoli e Milano siano sugli stessi livelli considerando frequenza di sinistri e costo medio degli stessi. Tuttavia, a Napoli si pagano centinaia di euro in più che a Milano!
Un altro aspetto fondamentale su cui puntare l’attenzione è sicuramente il discorso sulle frodi. In realtà, non esistono dati statistici che permettano di di affermare con certezza che in una città come Napoli si commettano più frodi che altrove; tutto ciò viene millantato dalle compagnie assicurative sulla base di proprie valutazioni di eventi sinistrosi che le stesse giudicano frodi; e qui ritorniamo al discorso dell’acquaiolo a cui se chiedi perchè a Napoli si paga di più la RC auto, ti risponderà perchè secondo me, fate troppe frodi. Opinioni, dunque!
E dico che non è possibile accertare la fraudolenza degli assicurati napoletani, perchè queste presunte frodi non vengono denunciate quasi mai dalle compagnie, venendo a mancare una valutazione di un organo terzo, la magistratura nella fattispecie, che accerti la natura fraudolenta del sinistro. E l’Antitrust, nella succitata relazione, dice a chiare lettere che le compagnie non hanno interesse ad esercitare azione di contrasto alle frodi in quanto per loro è più semplice scaricarne i costi sulle tariffe applicate ai cittadini.
Come si vede, a loro è concesso di non dimostrare NULLA, di dire stupidaggini e, soprattutto, di raccontare queste cose ai giornalisti che a loro volta diventano la loro grancassa.
Spesso mi è capitato di osservare l’evidente volontà delle assicurazioni a non esercitare azioni di contrasto alle frodi; le compagnie hanno, invece, interesse a pagare i sinistri di piccoli importi, per ragioni di tipo fiscale e tariffario.
Poi ci si mette anche Salvini, a cui ho risposto che se vuole che dire Napoli è la capitale delle truffe assicurative che produca e pubblichi i dati statistici a supporto di quanto detto. Nessuna risposta da parte sua e, temo, che non ne arriveranno mai”.