Mozione politica generale (16/18)

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La presente mozione è risultata vincente al III congresso nazionale di MO! Unione Mediterranea tenutosi a Napoli nei giorni 24/25 settembre 2016. In coda al documento è possibile scaricare il verbale dell’assemblea in formato PDF.


La nostra idea di meridionalismo

Dopo oltre un secolo e mezzo di forzata decadenza, le forze latenti dell’antica civiltà duosiciliana cominciano a riaffermarsi. È preciso dovere di ogni movimento meridionalista inserirsi in questo gioioso e affascinante risveglio: il meridionalismo deve accompagnare, sostenere e partecipare ai processi storici di liberazione della nostra terra.

Tuttavia non è scontato che oggi il concetto di meridionalismo benefici di una condivisa accezione: non lo è culturalmente e, tantomeno, politicamente. Se la genesi di questa parola può essere individuata in relazione allo studio dei problemi del Mezzogiorno d’Italia, è innegabile che essa progressivamente abbia visto ampliare il proprio senso da una dimensione esclusivamente teorica ad una sempre più marcata definizione sul terreno della prassi.

Come MO – Unione Mediterranea noi esprimiamo con convinzione l’intima connessione tra queste due istanze, entrambi imprescindibili per una visione politica che possa cogliere la complessità della nostra terra e rivelarsi efficace proposta di cambiamento.

La nostra idea di meridionalismo, pertanto, è anzitutto legata alla conoscenza della verità storica e della sofferta condizione attuale del cosiddetto Sud, che vicendevolmente si fanno l’una interprete dell’altra. Non è possibile, infatti, comprendere fino in fondo la tragicità di ciò che si compie sotto i nostri occhi – nel segno della discriminazione – senza leggerla alla luce dei modi e dei motivi per cui 155 anni or sono nacque la cosiddetta Unità d’Italia. D’altro canto, la stessa opera di revisione storica e, soprattutto, di scoperta di significati per troppo tempo celati, può fecondamente essere raggiunta anche attraverso le scelte politiche attuali, con il loro corollario di conseguenze sulla vita dei cittadini di questa terra meridiana. Dunque il passato aiuta a capire il presente ed il presente stimola la scoperta dei fondamenti della propria drammaticità, ma anche delle ragioni della speranza. Infatti, questo scambio nella conoscenza delle due epoche può e deve avvenire non nel segno di una sfiducia impotente, ma precisamente nel quadro di un impegno concreto che si alimenta del multiforme e ricco patrimonio culturale e di esperienza che il nostro popolo ha maturato nel corso della sua lunga storia.

Qui si innesta la seconda istanza della nostra idea di meridionalismo, il quale non può essere limitato alla necessaria e meritoria opera di approfondimento e diffusione culturale, ma deve diventare azione organizzata per il cambiamento. Questa azione ha, come meglio espresso più avanti, un versante istituzionale ed uno di base. Intendendo – con il primo – la partecipazione agli appuntamenti elettorali, al fine di avere rappresentanti di MO-UM all’interno delle istituzioni; con il secondo, quell’impegno di animazione politica che faciliti nei cittadini tutti la crescita della capacità di agire efficacemente nel quotidiano, anche in forma organizzata, per raggiungere obiettivi di emancipazione dalla condizione di subordinazione coloniale che oggi ipoteca pesantemente la loro vita.

L’identità mediterranea

Il meridionalismo del nostro tempo può rappresentare un concreto approccio politico se scopre, oggi, la propria forza nell’identità mediterranea, che rappresenta una plausibile e convincente risposta universale e complessiva alle problematiche che affliggono le nostre terre meridiane.

Tali problematiche, a macro-linee, sono essenzialmente tre: disuguaglianze, crisi della rappresentatività democratica, ritorno dei nazionalismi.

Identità mediterranea come risposta alle disuguaglianze: oggi, in Italia così come in Europa, le disuguaglianze sono essenzialmente territoriali, frutto di una visione globale, negli ultimi 30 anni, solamente nordatlantica. Il neoliberismo anglosassone ha dominato le ideologie economiche (è stata l’unica ideologia economica) e si è implementato anche nei nostri territori mediterranei con le conseguenze che sappiamo. Occorre strutturare la risposta secondo le ricette proposte da studiosi come Varoufakis (leggasi Il minotauro globale), seguendo politiche effettivamente redistributive in cui ai territori periferici venga riconosciuta centralità. Dal Mediterraneo può venire un pensiero economico che non veda più la “crescita infinita” come dogma, e può altresì venire la riscoperta di un fattore sempre dimenticato dagli economisti neoliberisti: il clima (leggasi F. Cassano, Il pensiero meridiano; J. Bergoglio, Laudato si’).

Identità mediterranea come risposta alla crisi della democrazia: i modelli democratici oggi sono tutti verticistici, oligarchici (leggasi Canfora/Zagrebelsky, La maschera oligarchica della democrazia; Predrag Matvejevic, concetto di “democratura”), ed è dal Mediterraneo-periferia che può nascere una risposta contro l’accentramento di potere. Per far ciò, bisogna sposare a livello europeo la piattaforma DiEM 25 per la democratizzazione delle strutture europee.

Identità mediterranea come risposta ai ritorni dei nazionalismi in Europa (Brexit, Front National in Francia, Salvini in Italia): dal Mediterraneo per un’Europa solidale dei popoli. Il Mediterraneo è concetto di integrazione tra identità differenti, tra popoli differenti. In Italia declinazione e proposta politica è la macroregione dell’Italia mediterranea (comprendente le regioni meridionali ad esclusione della Sicilia in quanto già dotata di forte autonomia), per farne, oltre che aggregazione economica, modello politico contrapposto all’accentramento di potere nordcentrico.

La strada per il riscatto

Di fronte al progressivo e devastante declino dell’Italia meridionale e la sistematica incapacità della sua classe dirigente nel correggere gli errori, bisogna chiedersi se non convenga a tutti – ma intanto non convenga a noi meridionali – rafforzare la nostra autonomia senza escludere, in prospettiva, la possibilità di ritrovare la propria indipendenza. Il superamento delle identità nazionali e la riappropriazione da parte dei popoli della proprie identità sono la base del processo di creazione di un’Europa solidale dei popoli. L’obiettivo è, quindi, partecipare al progetto di aggregazione politica europea degli stati o delle macroregioni con cultura e voce proprie. In particolare riaffermare con forza la centralità dell’identità mediterranea finora poco rappresentata nella stessa Unione europea. In Europa è anzi in atto un processo di impoverimento industriale ed economico degli Stati mediterranei, che per taluni aspetti ricorda quanto accaduto con l’unità d’Italia. In opposizione a tale andamento, occorre ripensare le politiche economiche di austerità, rilanciando una politica di perequazione europea che punti alla coesione non solo economica, ma dei diritti.

Come cittadini dell’Italia Mediterranea dobbiamo, pertanto, porre con chiarezza l’opzione politica dell’autonomia. Un’opzione che potrebbe spingersi fino all’indipendenza, senza escludere nessun percorso pacifico di avvicinamento all’obiettivo, a partire dalla macroregione, ente che – come detto- potrebbe unire le sei regioni a statuto ordinario del Sud continentale, previsto nella Costituzione vigente. La macroregione potrebbe poi conquistarsi maggiori gradi di autonomia, sul modello di quanto già previsto per la Sicilia, fino ad arrivare alla vera e propria indipendenza. In ogni caso il nostro territorio deve ritrovare una strada propria, in modo da poter partecipare da protagonisti al processo di costruzione di una Unione Europea non più delle banche ma dei cittadini.

Obiettivi politici, priorità, alleanze

Il quadro politico sembra scomporsi, in Italia ed in Europa, attraverso 4 assi, frutto di due coppie di contrapposizioni: alla classica dicotomia destra/sinistra, conservatori/socialisti che dir si voglia, si va prepotentemente aggiungendo lo scontro establishment/antisistema, o casta/anticasta.

Trenta anni di neoliberalismo spinto, unica ideologia a governare l’economia e la politica globale, hanno reso sempre più labili le divisioni ereditate dal Novecento, e oggi risulta quantomeno complicato, se non impossibile, riconoscere come differenti le posizioni di un socialdemocratico tedesco da quelle di un popolare spagnolo, entrambe ancora chiuse in una visione nordatlantica incapace di guardare davvero ai problemi ma anche alle opportunità che vengono dal Mediterraneo.

Nel campo anticasta, invece, emergono più vive le differenze ideologiche tra chi vuole cambiare le politiche del continente avendo una visione reazionaria e chi, all’opposto, tenta di sovvertire l’Europa da un punto di vista “ribelle”, allargando i confini dell’inclusione piuttosto che restringendo i beneficiari delle politiche di inclusione.

Semplificando, la crisi globale di questo decennio ha prodotto due diversi approcci antisistema: il primo indica l’uscita dalla crisi con logiche escludenti, pensando che la riduzione delle risorse a disposizione sia irreversibile e quindi vada ristretta la platea dei beneficiari (Front Nationale, Lega Nord – Noi con Salvini), il secondo tenta la logica dell’inclusione più larga, dell’allargamento della platea dei beneficiari, non guardando a temi come le migrazioni quali spauracchi, ma come fenomeni da governare, e tentando di spostare le grandi concentrazioni di risorse dall’alto verso il basso così come, allo stesso tempo, provando a spostare gli assi decisionali dai centri del potere alle periferie (Podemos, Syriza…).

In Italia, la situazione risulta più ibrida. Il campo dell’establishment è sostanzialmente dominato dal renzismo, che occupa uno spazio centrale con collegamenti politici sia a sinistra che a destra. Anticasta per eccellenza si pone invece il Movimento 5 Stelle, anch’esso egemone se si esclude lo spazio lasciato a destra alla Lega di Salvini e a movimenti oramai minori di centrodestra.

È in questo campo che ci troviamo ad agire, in cui – ancora – può emergere la visione “ribellista” che parte da Napoli e da Luigi de Magistris. Essere soggetto federativo (uno dei soggetti federativi), con proposte politiche forti e nostre, del coraggioso tentativo di de Magistris di porsi come attore politico sulla scena nazionale ed europea, può consentire al nostro movimento e soprattutto alle nostre idee di non rimanere confinati nel campo dell’ideale, ma di incidere – finalmente – nel campo del reale. Noi tutti possiamo finalmente puntare ad essere una forza incisiva ed una voce non più flebile come finora – al di là dei nostri limiti e dei nostri errori – siamo stati “costretti” ad essere, a causa di dimensioni e situazioni politiche del tutto sfavorevoli.

Prossime sfide elettorali

Nei prossimi due anni ci attende più di un appuntamento elettorale: le politiche tra due anni e nel frattempo alcune elezioni amministrative. Assume un ruolo di rilievo la preparazione delle basi necessarie ad affrontare al meglio tali prossime scadenze, principalmente in relazione all’elaborazione di una solida strategia politica, da adottare con largo anticipo rispetto al momento elettorale.

Innanzitutto, appare essenziale rilevare la composizione dell’elettorato, anche attraverso l’analisi dei risultati delle precedenti competizioni; gli sforzi del movimento dovrebbero concentrarsi soprattutto sull’elettorato incerto, nel tentativo di trasformare la sfiducia e la demotivazione che lo caratterizzano, in nuova linfa vitale a disposizione della causa meridionalista.

Accanto all’analisi dell’elettorato, di fondamentale importanza per la preparazione di una buona campagna elettorale, vi è l’utilizzo di una comunicazione politica di qualità, praticabile mediante le varie tecniche di marketing politico elettorale, da quelle tradizionali come i comizi, i banchetti, i manifesti, gli spot televisivi, a quelle telematiche offerte dalla rete, in particolare i social media come Facebook, Twitter e YouTube.

Infine, per incrementare il proprio elettorato, non si può prescindere dalla creazione di un rapporto di fiducia con i singoli potenziali elettori, rapporto che va costruito attraverso un contatto diretto e quotidiano; la presenza sul territorio deve essere garantita in maniera costante e continuativa, traducendosi nel concreto appoggio alle istanze già esistenti e nella creazione di nuovi progetti a sfondo sociale. A tal fine risulta indispensabile, nonché occasione di arricchimento per l’intero movimento, instaurare rapporti e forme di collaborazione con associazioni, gruppi e istituzioni sia pubbliche che private già operanti nel sociale, per consentire al movimento l’acquisizione di informazioni utili in merito alle problematiche che affliggono determinate aree e per agevolare l’instaurarsi di un rapporto di fiducia con la popolazione, in grado di superare la consueta diffidenza nutrita nei confronti dei movimenti politici.

Tutto questo chiaramente richiede un grande impegno da parte degli iscritti sia di tipo intellettuale che fisico, inteso come disponibilità di tempo ed energie da mettere a disposizione del movimento, affinché acquisisca, a livello locale e nazionale, una maggiore riconoscibilità.

Obiettivi programmatici ed organizzazione

Introduzione e definizione degli obiettivi

Senza una valida organizzazione, pensata proprio in vista degli obiettivi da raggiungere e che mostri di essere efficace in questo orientamento, sarebbe un’illusione pensare di poter apportare un qualche cambiamento significativo nei rapporti di forza tra la nostra terra e il resto dell’Italia, nel complesso scenario internazionale quale quello in cui è inscritto il frammento di storia che stiamo oggi vivendo. Gli obiettivi dei prossimi due anni che l’azione di governo del movimento dovrà necessariamente mettere in atto sono:

  1. Finanziamento delle attività del movimento
  1. Potenziamento dei canali di comunicazione
  1. Democrazia diretta
  1. Crescita ed organizzazione
  1. Creazione di una visione politica condivisa.

1. Finanziamento delle attività del movimento

Ad oggi all’interno del movimento non ci si è mai posti concretamente la necessità di reperire linee di finanziamento stabili ed in linea con le finalità del movimento e della Carta dei principi. È evidente che una forza politica che voglia incidere sulla vita della società non possa prescindere dalla possibilità di finanziare le attività di cui si volesse fare promotrice e portatrice. Pensare che l’onere di finanziare le attività possa ricadere interamente sulle spalle degli iscritti o – peggio – esclusivamente sulle quote d’iscrizione annuali che gli iscritti sostengono è un’ingenuità imperdonabile.

Piuttosto, in linea con quanto afferma la Carta dei principi, il movimento potrebbe rendersi protagonista di iniziative volte al sostegno della piccola imprenditoria meridionale, che possano allo stesso tempo fungere da fonte di finanziamento. In questo modo si potrebbe ottenere il duplice risultato di legare a sé soggetti produttivi sui territori meridionali e riuscire a sostenere con maggiore efficacia le proprie iniziative politiche. In questo senso si potrebbe considerare anche il ricorso a pratiche di sponsorizzazione (ad esempio, esporre il nostro simbolo nei loro insediamenti produttivi e dando spazio ai loro prodotti nei nostri appuntamenti come riunioni, conferenze, presentazioni ecc.). Tutto ciò perseguendo anche un obiettivo identitario, oltre che di ritorno economico.

2. Potenziamento dei canali di comunicazione

Nelle campagne elettorali sostenute – regionali Campania nel 2015 e amministrative Napoli e Caserta nel 2016 – si è palesato come limite all’efficacia dell’azione politica l’incapacità di aver voce su canali diversi da quelli ufficiali del movimento. Esiste una folta schiera di giornalisti e intellettuali “meridionalisti” di primo piano (Pino Aprile, Marco Esposito, Isaia Sales, Gianfranco Viesti, Gigi di Fiore, Lino Patruno…) che pur eseguendo un ottimo lavoro di denuncia e di informazione tra le pagine di diversi quotidiani di tiratura nazionale, sono comunque relegati al ruolo di narratori. Se da un lato la loro azione ci consente di godere di un terreno fertile dal punto di vista politico, la mancata crescita del movimento è ascrivibile – tra l’altro – all’incapacità di accedere con voce propria su testate indipendenti e che ci consentano quindi di parlare ad un pubblico diverso da quello già interessato alla nostra azione.

Tra le priorità del prossimo biennio dovrà esserci quindi quello di stimolare la nascita di ulteriori voci del sud che possano essere libero megafono del Mezzogiorno, nonché strumento che consenta di costruire relazioni tra i territori e le realtà che li animano ed il movimento stesso.

Va valutata la possibilità di fondare una testata on line, anche per dare voce a tanti giovani del sud che ambiscono alla carriera giornalistica, ed è da non trascurare, infine, la comunicazione radiofonica, massimamente attraverso trasmissioni che offrano uno spazio dedicato ai temi meridionalisti ed identitari.

3. Democrazia diretta

L’Italia è fanalino di coda nelle statistiche sia per grado di alfabetizzazione informatica che per copertura del territorio con connessioni ad alta velocità (ADSL – fibra). Andando a scomporre ulteriormente il dato su base regionale, non ci stupisce che le regioni più arretrate siano tutte quelle del mezzogiorno. Ciononostante si stima che quasi il 50% dei cittadini di Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia siano dotati di un computer con accesso ad internet.

Lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione può giocare un ruolo significativo nella sfida per la partecipazione democratica. Le ultime elezioni ci hanno ancora una volta confermato il trend che vuole il “partito dell’astensionismo” come unico partito in crescita. La sfida che ci troviamo ad affrontare diventa quindi quella di far tornare a credere le persone che una politica diversa è possibile. La nascita di Unione Mediterranea è stata fortemente caratterizzata da una spiccata democraticità che ne ha accompagnato tutti i passaggi della propria vita. Ora è arrivato il momento di tentare di coinvolgere un numero maggiore di persone in questo risveglio mediterraneo, dando a tutti coloro che volessero disporne l’opportunità di incidere sulla vita del movimento.

4. Crescita ed organizzazione

Tutti gli sforzi sin qui progettati dovranno avere come fine ultimo quello di una crescita sui territori che dovrà avvenire in maniera quanto più uniforme possibile tra i vari strati sociali.
Creare le condizioni perché una crescita avvenga non significa, però, che la crescita si verificherà. La segreteria dovrà necessariamente predisporre un’organizzazione e delle procedure perché tutti coloro che si avvicineranno al movimento vengano in qualche maniera portati ad aggregarsi sui territori di origine, favorendo la nascita di gruppi locali e introducendoli nelle dinamiche del movimento.

5. Creazione di una visione politica condivisa

Il modello che segue prevede la reale (quindi non solo sulla carta) costituzione di dipartimenti tematici che vedano concentrasi le competenze e le disponibilità degli attivisti di MO-UM. Ciascuno di essi avrà un Responsabile di Dipartimento e un gruppo di lavoro di almeno 5 soci, ai quali potranno aggiungersi tutti coloro che sono interessati, anche se semplicemente simpatizzanti, ma di evidente competenza in materia. Il compito dei dipartimenti è assicurare l’aggiornamento e la partecipazione di MO-UM, nel limite delle forze disponibili, alle politiche istituzionali e alle azioni di base prodotte in ciascun ambito, facendo emergere e promuovendo di esse una lettura critica in chiave meridionalista. La struttura denominata O.PE.R.A., in particolare, ha il compito di raccogliere tutte le segnalazioni in tema di razzismo antimeridionale e rispondere, con l’eventuale ausilio dell’Ufficio legale, nelle forme più tempestive ed efficaci: perché il futuro della nostra terra si costruisce anzitutto proponendo cose nuove, ma anche abbattendo vecchi stereotipi e vessazioni ed il senso di impunità ad essi collegato.

  1. Dipartimento Ambiente
  • Industrie inquinanti
  • Gestione dei rifiuti
  • Insediamenti militari
  1. Dipartimento Educazione
  • Beni Culturali
  • Scuola e Università
  • Educazione all’identità
  1. Dipartimento Lavoro
  • Amministrazione Pubblica
  • Aziende
  • Agricoltura e Terzo settore
  1. O.PE.R.A. (Osservatorio Permanente sul Razzismo Antimeridionale)
  • Televisione e radio
  • Internet e giornali
  • Pratiche discriminatorie
  1. Dipartimento legale
  • Amministrativo (utile principalmente come supporto nei momenti elettorali)
  • Civile
  • Penale

Presentiamo questa mozione guardando con fiducia e senso di responsabilità al lavoro da farsi nei prossimi due anni. La nostra terra ha bisogno di vera pace fondata sul rispetto dei suoi abitanti: tutti insieme sapremo liberarci dal pesante fardello che da oltre un secolo e mezzo è stato legato sulle nostre spalle e costruire condizioni di vita piena per tutti dappertutto.


Promotori: Antonio Aliberti, Antonio Avano, Francesca Bove, Franco Cafararo, Domenico Cerullo, Enrico Conelli, Francesca Cunti, Rosaria Cunti, Carmela Ferone, Lucio Iavarone, Marta La Greca, Salvatore Legnante, Antonio Lombardi, Andrea Melluso, Sergio Melucci, Pierluigi Peperoni, Gabriella Pepino, Lorenzo Piccolo, Mauro Sasso del Verme, Cristina Sollo, Fabio Vitale


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