L’astuto Varoufakis si dimette dopo l’assalto vincente contro il muro della Troika
Varoufakis si dimette: “Lascio per aiutare Tsipras nella trattativa.
Alcuni partner preferiscono una mia ‘assenza’ dai loro vertici. Porterò con orgoglio il disprezzo dei creditori nei miei confronti”.
Così sul suo blog il ministro delle Finanze che ha lottato coraggiosamente senza arretrare di un centimetro contro i mostri della finanza internazionale, dando loro una lezione esemplare.
Le ragioni delle sue dimissioni stanno nell’avversione manifestatagli sin dal primo momento dai poteri forti europei, spaventati dalla sua competenza e determinazione, gli stessi che ora chiedono la sua testa come condizione per far ripartire la trattativa.
Identificato come il principale nemico dalla Merkel e da Shauble che gli hanno scatenato contro una campagna diffamatoria. Bollato via via dai giornali tedeschi come il sexy ministro, l’avventuriero greco ed altri vezzosi epiteti, l’economista ha condotto la sua battaglia con l’astuzia di Odisseo e la forza di Achille contro i muri invalicabili della Troika. Il suo cavallo vincente è stato il popolo ellenico che lo ha sostenuto dando una vittoria schiacciante all’Oxi (si legge ochi e sta per NO) contro la Germania, umiliando il fronte interno del Nai (si legge ne e sta per Sì) dei partiti che, corrotti e subalterni ai poteri forti europei, hanno condotto la Grecia alla rovina. Il loro capo, Samaras, ieri si è dimesso dopo la clamorosa sconfitta del Sì.
Ma le dimissioni di Varoufakis hanno ben altro spessore, sono un atto eroico e passeranno alla storia. Sono certo che sentiremo ancora parlare di lui. Prima che un politico, è un uomo vero, un generale che ha combattuto con coraggio, ridando orgoglio al suo popolo, non certo paragonabile ai pupazzi in gramaglie manovrati da ben altri poteri, nemmeno poi tanto occulti, che governano l’Europa, Italia compresa.
Ora la partita della trattativa resta nelle mani dell’altrettanto astuto Alexis Tsipras, non sappiamo chi tra lui e il ministro delle finanze abbia partorito “la mossa del cavallo” ovvero il referendum, probabilmente l’hanno decisa insieme, resta il fatto che questa mossa apre scenari nuovi, con mutati rapporti di forza, perché le cancellerie europee possono destituire un governo nazionale a loro inviso, sostituendolo con uno più amico, possono cancellare la sovranità politica di uno Stato ma non possono destituire e cancellare un popolo consapevole.
In verità ci hanno provato gli stessi tedeschi un’ottantina d’anni fa con il popolo ebraico, e prima ancora i piemontesi con gli italiani del Sud. In entrambi i casi l’operazione non gli è riuscita, il primo si riprese subito anche grazie agli aiuti internazionali di cui ha goduto, il secondo si sta riprendendo lentamente, pur contando solo sulle proprie forze, sta ritrovando consapevolezza della condizione subcoloniale cui è costretto da un secolo e mezzo.
di Raffaele Vescera