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Vittorio Terracciano, Segretario di MO Unione Mediterranea interviene al convegno organizzato da Agenda 34.

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Vittorio Terracciano, Segretario di MO Unione Mediterranea interviene al convegno organizzato a Lamezia Terme, domenica 22 luglio, presso la sede di Union Camere, da Agenda 34.
Un evento che ha già fatto tappa a Montecitorio, il 21 giugno, ed in Basilicata al Parco della Grancia l’1 luglio.
Il Segretario di MO Unione Mediterranea, parla della nostra petizione
presentata nel giugno 2015 e accolta dalla Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea.
Petizione dichiarata ammissibile con nota protocollo n° 0748/2015 .
Difendiamo tutti insieme la nostra terra.

CETA vs JEFTA. Perde sempre il Sud.

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Dopo la netta presa di posizione del nuovo governo contro la ratifica del Ceta (trattato di libero scambio Ue-Canada) arriva il contemporaneo via libera alla firma del Jefta (accordo di libero scambio Ue-Giappone), il cui negoziato è stato chiuso con una grande cerimonia a Tokyo il 17 luglio.
Per il sud e le sue eccellenze enogastronomiche cambierà qualcosa?

Facciamo un passo indietro, vediamo cosa prevedeva il Ceta.

Ecco lo scempio che la follia razzista della Lega, erano ministri Zaia e poi Galan quando questa porcheria fu impostata, aveva partorito:

I vini tutelati?
Quattordici e tutti del Centro e del Nord Italia. Nell’elenco spiccano le cinque etichette del Piemonte, seguite da quattro della Toscana e tre del Veneto. Presenti anche Lombardia e Abruzzo. Nulla per Sicilia, Puglia, Campania. Addirittura tra i marchi tutelati c’è il generico Igt «vino di Toscana».

Gli oli d’oliva a marchio protetto?
Nonostante dopo gli iberici l’Italia sia il secondo produttore del pianeta, e in Italia il Veneto la quindicesima regione italiana per produzione (un ventottesimo rispetto alla Campania, un 143° della Puglia), sono veneti tutti i quattro marchi dop per l’olio d’oliva inseriti dall’Italia nel Ceta. Tre indicati direttamente da Zaia e il quarto (il dop Garda) aggiunto successivamente.
Questa impostazione iniziale di Zaia rimase immutata nonostante dopo di lui si siano succeduti in quel dicastero ben cinque ministri, anche del Sud.

Il pomodoro San Marzano, i limoni di Sorrento, la pasta di Gragnano? Non pervenuti.
L’intero Sud deve accontentarsi della mozzarella di bufala campana e di tre prodotti siciliani: il pomodoro di Pachino, l’arancia rossa e i capperi di Pantelleria. Nei due elenchi non c’è un solo prodotto meritevole di tutela della Puglia, della Calabria, della Basilicata, del Molise.

Una partita senza storia a cui sembrava che l’intervento del nuovo governo (nuovo? Con Zaia e Salvini ancora presenti in questi trattati) potesse porvi rimedio.
Fin da subito si nota che non c’è bisogno di analisi approfondite per capire chi ha vinto sul campo.

 

Vediamo di cosa si tratta?

l’accordo di partenariato economico tra l’UE e il Giappone: il J.E.F.T.A.(Japan-EU Free Trade Agreement) nuovo di zecca. Dovrebbe servire ad aumentare le esportazioni dell’UE fino ad una stima di 20 miliardi di Euro.
Bene, è finita 17 a 1: lo Stato italiano ha indicato 18 prodotti da tutelare. 17 del Centro-Nord e 1 del Sud (la mozzarella di bufala campana).
Le altre specialità agroalimentari del sud ?
Non pervenute.
Com’era quel famoso slogan? Prima il Nord!

Ah dimenticavo: per quanto riguarda i vini e le bevande alcoliche è finita 22 a 4.

Viva il governo del cambiamento.

Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

UNIONE MEDITERRANEA PER IL GRÈKO

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Tra le persone che hanno deciso di sposare la causa del grèko di Calabria c’è anche Massimo Mastruzzo. Leggendo la breve intervista che gli abbiamo fatto avrete modo di conoscerlo e di capire le motivazioni che lo hanno spinto a fare una raccolta fondi per la nostra causa. Noi lo ringraziamo e ci auguriamo di avere lui e voi lettori ai nostri corsi di grèko, buona lettura!

Chi sei?
Mi chiamo Massimo Mastruzzo e sono il Portavoce Nazionale di MO Unione Mediterranea. Sono originario di un paesino in provincia di Vibo Valentia che si chiama Calimera. Come altri milioni di calabresi sono stato costretto ad emigrare da uno Stato incapace di dare le stesse opportunità a tutti i cittadini del suo territorio, basti pensare all’art. 3 della Costituzione. Lasciamo per un attimo da parte il primo comma (egualmente importante), dove si enuncia un principio generale di parità sociale di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione, e proviamo invece, per un attimo, a soffermarci sul secondo comma che recita: “[..] è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza tra i cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e Sociale del Paese”. Il risultato è che oggi la popolazione della Calabria è di circa 1.950.000 abitanti, mentre, nel corso di 157 anni, dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, è probabile che siano emigrati dalla Calabria circa 3.000.000 di persone. Dati Svimez parlano addirittura di un concreto rischio di desertificazione umana .

Cos’è Unione Mediterranea?
MO Unione Mediterranea è un movimento politico meridionalista, fondato a Napoli il 24 novembre 2012, con un obiettivo chiaro: il riscatto del Mezzogiorno.

Perché hai sposato la campagna “Se mi parli vivo”?
Come calabrese e come portavoce di MO Unione Mediterranea, non posso che apprezzare un progetto come Se mi parli vivo che rientra in pieno nella Carta dei Principi di MO Unione Mediterranea come anche la promozione dei prodotti del Mezzogiorno e di tutte le attività che favoriscano e valorizzino le economie locali. La valorizzazione di una lingua millenaria, ancora esistente e resistente, come il grèko o greco di Calabria, restituisce dignità alla storia di un territorio dalle falsità, le offese e le diffamazioni perpetuati nei suoi confronti, frutto di pregiudizi, ignoranza e atteggiamenti razzistici, nati dopo il 1860 e resi tali dalla mancata verità storica sul Regno delle Due Sicilie.

Quale futuro vuoi per la tua terra?
Per la mia terra, la Calabria, come per tutte le Regioni del sud Italia, attualmente ultime tra le 270 Regioni della UE (dati Eurostat) voglio le stesse opportunità che hanno i cittadini del resto d’Italia e dell’UE. Gli stessi diritti e le stesse infrastrutture che permettano a questa terra di sentirsi parte attiva, e non povera periferia, del continente Europeo. Un futuro dove ci sia la libertà di mobilità (virtù sociale espressione di libertà e apertura) e non la costrizione dell’emigrazione (piaga sociale espressione di schiavitù e sottomissione).

Freedom Pentimalli

ADOTTA IL GREKO!

Roma 14 luglio – MO Unione Mediterranea alla prima assemblea nazionale di demA

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MO – Unione Mediterranea parteciperà il 14 Luglio a Roma, presso la Casa Internazionale delle Donne, alla prima assemblea nazionale promossa da DemA , con Luigi De Magistris Sindaco di Napoli, per intraprendere un percorso di difesa dei diritti umani e di contrasto alle diseguaglianze, insieme a movimenti, associazioni, soggetti politici, donne e uomini che credono nei valori della solidarietà, della pace e dell’intercultura.
Il progetto di cooperazione, che prevede l’organizzazione di campagne nazionali ben radicate nei territori, ha avuto inizio a Napoli con un seminario organizzato da DemA “Sulla prospettiva della costruzione di un’alternativa politica e sociale nel paese”, lo scorso 23 giugno; nel corso dell’incontro il nostro Segretario, Vittorio Terracciano, ha ricordato alla platea che l’ondata di razzismo che ha investito il paese richiede l’intervento di tutti, ma soprattutto di noi meridionali tutt’oggi vittime di quest’odioso sentimento, tanto più riprovevole quando colpisce i deboli e gli oppressi, vittime di un imperialismo sempre più aggressivo che costringe i popoli ad abbandonare le loro terre e a cercare salvezza altrove.
MO Unione Mediterranea, attraverso il suo Segretario, vuole porre l’attenzione sulla mancata applicazione della Costituzione proprio nei territori dove più se ne sente la necessità.
Pensiamo ad esempio all’art. 3 della nostra carta costituzionale.
Lasciamo per un attimo da parte il primo comma ( egualmente importante ), dove si enuncia un principio generale di parità sociale di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione, e proviamo invece, per un attimo, a soffermarci sul secondo comma: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza tra i cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
La domanda, a questo punto, è semplice: come deve sentirsi un cittadino del Sud, un lavoratore del Sud nel leggere il secondo comma dell’art. 3 della Costituzione Italiana?
Cosa deve provare?
Stupore, sarcasmo, dispiacere, rabbia, dolore?
Cosa?
La percentuale di disoccupazione più alta?
Spetta al Sud.
E che dire della Sanità?
E delle strutture scolastiche?
E dei trasporti?
MO Unione Mediterranea sa che nel Mezzogiorno d’Italia non sono garantiti i diritti umani, non vi è giustizia sociale e la disomogeneità nazionale con il resto del paese rappresenta, purtroppo, un amaro primato in tutta la UE.
La Casa Internazionale delle Donne, con il suo bagaglio di lotte per i diritti umani e per la tutela dei deboli, sarà anche la cornice ideale per presentare l’ambizioso progetto di MO Unione Mediterranea: la Petizione “Terra Nostra”, storica iniziativa del nostro movimento presentata da una delegazione di Unione Mediterranea il 25 giugno del 2015 a Bruxelles e dichiarata ricevibile dalla Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea, il 17 marzo 2016.
La Presidente della Commissione, on. Cecilia Wikström, con lettera del 17/03/2016 protocollo D305560, ha inviato la petizione all’allora Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, nella speranza che “possa essere usata come contributo alla vostra attività”.
La petizione mette in evidenza come “il popolo dell’Italia del sud vive da 154 anni una situazione di colonia interna che ha origine dall’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna nel 1861”, descrivendo brevemente i passaggi storici di tale colonizzazione, documentata da una serie di dati dettagliati e di tabelle (tra cui un estratto del drammatico rapporto SVIMEZ 2014) che arriva fino ad oggi, relativa alla situazione economica ed infrastrutturale del Sud Italia, in cui si dimostra la disparità di trattamento tra il Meridione ed il resto della penisola.
Anche se l’accoglimento delle richieste dipende ora dal Presidente del Parlamento Europeo, che dovrebbe porle all’attenzione dell’agenda dei lavori del Parlamento stesso, quanto ottenuto dalla Commissione, la Petizione costituisce comunque un fatto di rilevanza storica per il Sud Italia, SENZA PRECEDENTI, in quanto RAPPRESENTA un riconoscimento ufficiale di come lo Stato Italiano tratta le regioni meridionali. Nella petizione si denunciano le violazioni in vaste aree dell’Italia meridionale e della Sicilia degli articoli 1 (dignità umana), 2 (diritto alla vita), 15 (libertà professionale e diritto di lavorare), 31 (condizioni di lavoro giuste ed eque), 34 (sicurezza sociale e assistenza sociale), 35 (protezione della salute), 37 (protezione dell’ambiente) e 38 (protezione dei consumatori), proponendo al Parlamento Europeo l’istituzione di una Commissione speciale della durata di anni tre denominata “Dignità, vita, lavoro, sicurezza, salute, ambiente e protezione dei consumatori in tutti i territori dell’Unione europea”.

Vittorio Terracciano
Segretario MO Unione Mediterranea

ABILITATI MA NON TROPPO

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E PARTONO LE PRIME LETTERE DI LICENZIAMENTO

La sentenza del Consiglio di Stato in riunione Plenaria  comincia a  produrre i primi, drammatici, effetti. La Corte d’appello di Salerno adeguandosi alla sentenza del CdS che, dopo ben cinque sentenze favorevoli, smentendo anche se stessa, in sintesi ha stabilito che  i diplomati ante 2001/2002 non hanno diritto ad essere collocati nelle graduatorie ad esaurimento, ha disposto l’esclusione dalle GAE ( graduatorie ad esaurimento) di una maestra magistrale che, in servizio di ruolo per effetto della sentenza di primo grado, ora sarà la prima maestra in Italia con diploma magistrale licenziata.

La sentenza che ha prodotto il licenziamento della povera insegnante, di una donna lavoratrice che, se residente al sud, ha meno della metà delle possibilità di trovare un lavoro rispetto a una nata o emigrata a Nord, dove il tasso di occupazione femminile è del 44,9 per cento a fronte del 22,3 per cento del Sud, rischia di abbattersi come una mannaia su altre migliaia di maestre, soprattutto del sud Italia. Delle circa 60 mila insegnati coinvolte l’80% proviene dal sud.

La vicenda appare paradossale perché parliamo di insegnanti che sono ritenute idonee per svolgere supplenze, anche annuali, ma non lo sono per ottenere il ruolo. Se i tribunali hanno riconosciuto un diritto, possibile che lo Stato debba ricorrere contro queste assunzioni condannando queste lavoratrici ad un precariato a tempo indeterminato?

Questa situazione appare drammatica soprattutto al sud perché la sentenza prevede oltre al licenziamento da un momento all’altro, anche la perdita del diritto ad essere inserite nella Graduatoria ad Esaurimento che è la graduatoria utile per ottenere il ruolo. Saranno declassati in seconda fascia, che offre precariato a vita, ma solo là dove questo è possibile: al sud questo significherebbe non lavorare più.

Questo proprio mentre il governo vara il «decreto dignità» contenente un provvedimento ponte per congelare per 120 giorni almeno la situazione delle maestre diplomante già assunte, ma visto il pronunciamento giudiziario della Corte di Appello di Salerno, che va nella direzione contraria, ne dimostra palesemente l’inefficacia.

In verità, provvedimenti analoghi sono stati attuati in precedenza anche da altri Uffici Scolastici ( Pistoia e Viterbo ad esempio ), ma erano precedenti all’intervento del Governo in materia: ci auguriamo che non si dia esecuzione a questi decreti, per il solo fatto che siano immediatamente precedenti alle nuove disposizioni legislative ( si andrebbe a creare un’ulteriore situazione di disparità nei riguardi di una categoria di docenti che meriterebbe che, una volta per tutte, venga presa una decisione unitaria e non caso per caso ).

Può darsi che, trattandosi di sentenze emesse da un Giudice del Lavoro (immediatamente esecutive) e non dal Giudice Amministrativo, questo abbia indotto gli Uffici Scolastici in errore.

In ogni caso, a maggio, tecnici del MIUR e sindacati si erano riuniti per fare il punto della situazione; ma quello che si deve fare è partorire una soluzione a lungo termine e questo possono farlo solo il Governo o il Parlamento.

MO Unione Mediterranea ha già chiesto un incontro formale al Miur ed ha inviato presso il Ministero dell’istruzione una proposta della Prof.ssa Luigina Favale, coordinatrice nazionale MO Unione Mediterranea al Ministro della pubblica istruzione Bussetti:

qui il link per il pdf della proposta

MO UNIONE MEDITERRANEA PER LA SCUOLA

 

INDUZIONE ALLA PERCEZIONE CONDIZIONATA

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Nel regno della percezione quando tutt’attorno sembra che si percepisca tutt’altro si ha un impercettibile senso di disagio. I dati hanno un senso perché ci offrono  una realistica visione del paese e si dovrebbe riuscire a leggerli con la necessaria razionalità che aiuti a indirizzare le scelte. Da farsi a ragion veduta.

Invece li si usa, spesso, per assecondare i propri interessi politici, condizionare gli umori e allontanare le soluzioni.

L’immigrazione è divenuto il problema più drammatico e urgente, l’Italia è descritta come il Paese più travolto, ma fino al 24 giugno sono sbarcati da noi in 2.964, mentre in Spagna ne sono arrivati 5.300.

Nei primi tre mesi del 2018 i dati confermano: 40.140 domande di asilo in Germania, 27.195 in Francia e 18.760 in Italia.

La domanda è: ma se questi sono i dati, come è possibile che si perda il sonno e si riempiono pullman di Terroni che, come in overdose da sindrome di Stoccolma, si recano a scodinzolare a Pontida.

Appare un’ovvietà che sconfina nella banalità chiedersi: abbiamo problemi più urgenti?

Si, eccome. Soprattutto da dove sono partiti tutti quegli ascari ignari della reale condizione e del rischio che corre il nostro sud.

 

I dati Eurostat  danno le Regioni del sud Italia ultime tra le 270 della UE.

Dati Svimez indicano un rischio concreto di desertificazione umana e industriale in molte aree del sud Italia.

In UE il 71,4% di chi ha terminato l’università trova un’occupazione entro tre anni, in Italia ci riesce appena il 44,2%, nel Mezzogiorno il 26,7% e in Calabria la percentuale crolla addirittura al 20,3%, dati peggiori si trovano solo per la Guyana francese 44,7% (è una regione e un dipartimento d’oltremare della Francia che si trova nell’America meridionale)  e per la regione bulgara di Severozapaden 46,5%.

 

Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, sono in Europa le regioni in cui lavora meno di una persona su due fra i 20 e i 64 anni. Il digitale è ormai indispensabile per la maggior parte delle occupazioni ma nel Sud Italia e nelle isole solo il 57,5% ,fra i 16 e i 74 anni, usa regolarmente internet, quasi 20 punti percentuali meno della media Ue (79%). E appena il 27% lo fa da dispositivi mobili come smartphone o tablet (media Ue 59%).

 

Una donna residente al Sud ha meno della metà delle possibilità di trovare un lavoro rispetto a una nata o emigrata a Nord, dove il tasso di occupazione femminile è del 44,9 per cento a fronte del 22,3 per cento del Sud.

 

In questo paese si sono finanziati progetti per ponti;  linee di alta velocità che saranno il più grande investimento pubblico della storia di questa nazione pur interessando solo parte di essa, ma con il contributo di tutta…Potrei continuare, purtroppo, con una serie di dati negativi che mortificano la mia terra, ma sono ancora stordito dalle immagini degli ascari che a Pontida pensano di trovare una soluzione a questi dati sgomberando qualche campo rom.

 

Massimo Mastruzzo

Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

 

Comunicato sulla petizione “Terra Nostra” di Unione Mediterranea

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La storica iniziativa del movimento Unione Mediterranea che ha presentato il 25 giugno 2015 a Bruxelles la prima petizione ufficiale relativa alle violazioni in vaste aree dell’Italia meridionale e della Sicilia di dignità umana, diritto alla vita, libertà professionale e diritto di lavorare, condizioni di lavoro giuste ed eque, sicurezza sociale e assistenza sociale, protezione della salute), ambiente e consumatori.
Sta ricevendo in queste ultime settimane molte attenzioni da diverse realtà politiche sia nazionali ( M5S) che meridionaliste.
Questo non può che farci piacere ma al contempo ci spinge a dover sottolineare la paternità di MO Unione Mediterranea rispetto all petizione.
Vogliamo, ancora una volta, ricordare che la petizione fu presentata il 25 giugno 2015 a Bruxelles da una delegazione di Unione Mediterranea in rappresentanza della lista “Terra Nostra”, che in occasione delle elezioni europee del 25 maggio 2014 aveva raccolto circa 10.500 firme nelle regioni della circoscrizione Italia Meridionale.
Il 17 marzo 2016 la Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea ha dichiarato ricevibile la petizione con n. 0748/2015.
La Presidente della Commissione, on. Cecilia Wikström, con lettera del 17/03/2016 protocollo D305560, ha inviato la petizione all’allora Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, nella speranza che “possa essere usata come contributo alla vostra attività”.
Ricordiamo a quanti in questi giorni si stanno adoperando con diverse iniziative per presentare la petizione di MO Unione Mediterranea che la stessa rappresenta un importante documento su cui lavorare e collaborare per il bene comune della nostra terra ed invitiamo ad evitare di farla passare come una iniziativa di singoli su cui poter apporre la propria firma.

Per ulteriori informazioni ed approfondimenti e per scaricare il pdf completo della Petizione, è possibile visitare il sito ufficiale di MO Unione Mediterranea all’indirizzo https://unionemediterraneainfo254950.r.worldssl.net/wp-content/uploads/2014/06/petizione-terra-nostra.pdf

COMUNICATO STAMPA

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21 giugno 2018, alla Camera dei deputati nel dibattito “Una legislazione per lo sviluppo del Mezzogiorno” si è parlato della petizione che MO Unione Mediterranea ha presentato a Bruxelles il 25 giugno 2015.
Ricordiamo che in occasione delle elezioni europee di Maggio 2014, abbiamo presentato la lista civica di scopo Terra Nostra con l’obiettivo di inoltrare una petizione al Parlamento europeo per l’istituzione di una commissione straordinaria d’inchiesta, che avesse il compito di monitorare e realizzare verifiche ed analisi sul territorio dell’Italia meridionale e della Sicilia.
Autofinanziandoci ed autorganizzandoci, grazie al contributo e alla volontà di quanti hanno creduto nel nostro progetto, abbiamo raccolto 10.500 firme: 10.500 nomi e cognomi veri, che hanno scelto di impegnarsi in prima persona per denunciare la disparità di trattamento riservata al Mezzogiorno da parte delle istituzioni in materia di ambiente, salute, lavoro, istruzione e tutela dei consumatori.
Il 17 marzo 2016 la Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea ha dichiarato ricevibile la petizione n. 0748/2015
La Presidente della Commissione, on. Cecilia Wikström, con lettera del 17/03/2016 protocollo D305560, ha inviato la petizione all’allora Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, nella speranza che “possa essere usata come contributo alla vostra attività”.
Abbiamo cercato negli ultimi mesi di ottenere quanto richiesto, sollecitando in tal senso l’attuale Presidente Antonio Tajani, ma solo l’azione congiunta degli eurodeputati meridionalisti, attualmente assenti nel parlamento europeo, si potrebbe portare ad ottenere qualche risultato pratico.

Siamo felici che il lavoro di MO Unione Mediterranea stia dando i suoi frutti anche grazie a chi ha partecipato a suo tempo alla stesura della stessa e oggi continua a sostenerla anche dall’esterno, segno evidente del grande valore della petizione.

Clicca qui per scaricare la petizione

IL MERIDIONE CERCA SE STESSO

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MA DEVE FARLO DA SOLO.

Deve essere stato l’incontro tra il Governatore del Veneto, il Leghista Luca Zaia, e la neo Ministra degli Affari Regionali e delle  Autonomie, la leghista veneta Erika Stefani, avvenuto per siglare l’intesa in cui si stabiliscono per legge, più poteri ma soprattutto più soldi, 35 miliardi di euro,  per il nord a destare le attenzioni dei governatori delle Regioni del mezzogiorno : Vincenzo De Luca (Campania), Nello Musumeci (Sicilia), Mario Oliverio (Calabria), Marcello Pittella (Basilicata), e Donato Toma (Molise). In collegamento c’è Michele Emiliano (Puglia), che aderisce al “ Patto per sud” .

Un accordo politico per tutelare al meglio gli interessi del Sud attraverso “una grande battaglia comune per il Mezzogiorno”. La proposta è stata del governatore campano Vincenzo De Luca ci sono tutti i presidenti delle regioni del Sud chiamati a raccolta a Napoli per verificare la possibilità di varare politiche economiche comuni all’interno di un accordo politico.

Ma cos’è IL SEQUEL di Ritorno al Futuro – Il patto per il sud ?

Rewind: Il 20 marzo 2000, a Napoli, Bassolino ed altri rappresentanti del territorio del Mezzogiorno come  Giovanni Di Stasi (Molise), Giannicola Sinisi (Puglia), Nuccio Fava (Calabria), Filippo Bubbico (Basilicata)  sottoscrivono il Patto di Eboli, un “Manifesto” che doveva tradursi in  un accordo politico per tutelare al meglio gli interessi del Sud attraverso “una grande battaglia comune per il Mezzogiorno”.                          ”Non prenderemo ordini dai partiti, ne’ in sede locale ne’ in sede nazionale”. Con questo messaggio, i cinque candidati per la presidenza delle Regioni del Mezzogiorno si avviavano ad una stretta e forte collaborazione, che implicava una sorta di affrancamento dai partiti nazionali.

Doveva  rappresentare la via d’uscita  alla condizione coloniale del territorio meridionale.

Ma della indicazione exit non vi si è trovata traccia in nessuna realtà amministrativa del sud, forse perché  amministrate da esponenti espressione di partiti nazionali che hanno preso ordini dai loro partiti sia in sede locale  che in sede nazionale?

Tra il dire e il fare c’è di mezzo, ancora, il partito nazionale

Voglio credere nella buona fede delle intenzioni, seppur stranamente ciclicamente ventennali, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo, ancora, il partito nazionale ovvero l’equilibrio nazionale duale costruito su un sistema coloniale.

“… L’unità non era avvenuta su una base di eguaglianza, ma come egemonia del nord sul Mezzogiorno…”   “ … il nord concretamente era una piovra  ce si arriccia alle spese del sud…”    (cit. Antonio Gramsci)

Il Sud è sempre stato “oggetto” di politiche pubbliche decise altrove, mai “soggetto” determinate di esse semplicemente perché dietro ad ogni azione di politica locale, seppur  ricca di buoni propositi, si nascondono le reali intenzioni del sistema politico italiano: il mantenimento dello status quo che “garantisce” la stabilità di un sistema nazionale collaudato da 157 anni.

Meridionalismo alternativa possibile

I partiti nazionali, ed i loro rappresentanti, sono inadatti ad affrontare la Questione Meridionale in quanto ne sono stati la causa o quanto meno sono stati fortemente collusi con chi l’ha favorita, e soprattutto perché lo stato dei fatti, inclusi i vari Patti per il sud,  ne offre una conferma a prova di smentita.                   la Questione Sud non può essere affrontata da chi contemporaneamente deve pensare al nord, questo perché la disomogeneità territoriale è talmente ampia che se chi ha meno non si costruisce una propria rappresentanza autonoma dai partiti nazionali difficilmente otterrà più di quanto gli viene già “concesso”.
La mia vuole essere una dichiarazione universale del concetto di meridionalismo. Il Meridionalismo deve darsi un’identità essere dichiaratamente alternativa ai partiti nazionali.

NO ai Partiti nazionali, perché?

Una azienda gestisce due società: una milita perennemente ai vertici del campionato nazionale e compete alla pari con le altre realtà della UE, l’altra milita perennemente in terza serie e lotta, ultima tra le 270 presenti in UE, per non retrocedere definitivamente.
Come può questa azienda, avendo a disposizione lo stesso bilancio, mantenere la competitività della società che compete ai vertici nazionali ed europei e aiutare la società intrappolata in terza serie ?         Nella migliore delle ipotesi, e sperando nella buona fede di chi amministra questa azienda, si procederà con il mantenere alta la competitività della società più ricca, prevedendo per la società più povera di mantenere  “dignitosamente” l’ultimo posto in UE.

Meridionalismo ok, ma cos’è ?

Meridionalismo è prendere coscienza della condizione in cui versa il territorio meridionale e chi ci vive. È considerare se questa condizione di minorità ha delle responsabilità politiche nazionali o è da addebitare ad una incapacità antropologica dei meridionali.
È ragionare sulla possibilità che il mancato rispetto dell’art. 3 della Costituzione sia una distrazione dei vari governi che si sono alternati oppure una assurda volontà di mantenere lo status quo.
È riflettere sulla possibilità che la condizione di minorità possa essere risolta da chi, avendo governato, l’ha causata oppure partendo dalla costruzione di una realtà territoriale che, in quanto tale, non può che essere definita Meridionalista.
Credere ancora che la soluzione per il Mezzogiorno possa arrivare da partiti nazionali (anche quelli in buona fede) è rincorrere un luce in fondo ad un tunnel per scoprire che si tratta, ancora una volta, dell’ennesima lampadina accesa.

 

Massimo Mastruzzo

Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

 

 

PARLARE DI SCUOLA, PARLARE DI SUD. QUANDO TI COSTRINGONO A RINUNCIARE ALL’AMORE PER LA TUA TERRA.

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Con una sottile punta di sadismo, mi son scelto gli argomenti più difficili da affrontare: la scuola pubblica, in questo paese, ha sempre vissuto in un sottile intreccio tra ideologia dominante e contrastanti interessi da soddisfare e, soprattutto, armonizzare. Alla fine, ne è uscito un gran casino, con peculiarità solo italiane: il ruolo come miraggio, da ottenere solo dopo sessantaquattro concorsi, cinquantotto master, trentadue trasferimenti, svariate 104 e una ventina d’anni circa di attesa estenuante.

Alla fine di questo percorso, il docente, partito col sogno di essere un professionista, si rende conto di non essere altro che ( stremato ) un clone, svuotato di ogni idea, passione e illusione. Al contempo, l’utenza, cioè le famiglie, i bambini, gli alunni e gli studenti, restano muti spettatori di disservizi, losche trame tra colleghi, oscuri desideri di riforme strutturali che vagano tra l’esigenza della continuità didattica e la voglia di sottrarsi ad ogni ostacolo che allontani i loro pargoli o se stessi dalla più veloce uscita possibile da questo inferno dantesco ( come dar loro torto,vista anche l’inutilità della cultura in questo paese, dove ogni cosa ha ormai un prezzo, dal diploma sino alla laurea e dove il lavoro lo acquisisci grazie a tutto, tranne che alla tua preparazione ).

Naturalmente, come sempre in Italia, a questo tragico balletto, non partecipa un unico attore, ma una pletora di protagonisti, tutti pronti a spartirsi anche la più piccola fetta del mercato ortofrutticolo aperto ad ogni stagione ed ora: sindacati, che si moltiplicano come pani e pesci, nella loro dannosa inutilità; partiti, occupati a suggerire e accaparrarsi risorse e cariche, vampirizzando ogni speranza di un sia pur minimo cambiamento, che impedirebbe loro di sguazzare in quell’oceano di fango, dove, nell’oscurità, tutto può essere pescato, senza che nessun guardiacoste ti interecetti; enti di formazione e università, che, tutte, più o meno, espressione di movimenti o partiti, si appropriano di un flusso generoso di danaro, reso pulito e non riconducibile direttamente ad ogni tipo di mazzetta.

Inutile dire che chiaramente, se questo è il quadro nazionale… il sud poi ne diventa totalmente cannibalizzato. Negli anni il suo destino è stato sempre e solo quello di fornire manodopera a basso costo per il nord: le famiglie del sud si dovevano far carico dei costi derivanti dal voler regalare una certa cultura ai propri figli e di questi sacrifici, naturalmente, ad avvantaggiarsene era il nord.

Decine di migliaia di meridionali sono saliti al Nord per poter insegnare, senza mai far ritorno a casa. Nel frattempo i figli del nord andavano in fabbrica, con stipendi più lauti, quattordicesima e premio di produttività, se non si dedicavano ad attività ancora più lucrose, che permettevano loro di gareggiare su strade pubbliche tra Lamborghini e Ferrari, in spregio ad ogni normativa o regolamento. Ma non basta: per evitare che il prof meridionale possa tornare al Sud, si tagliano risorse e si dirottano sempre più al Nord e si diminuiscono i posti di lavoro, TOGLIENDO COSì OGNI SPERANZA E DESIDERIO DI RIENTRO IN PATRIA.
Chi resta sa di essere condannato a decenni di supplenze, viaggi della speranza e di dover un giorno RIMPIANGERE L’AMORE CHE HA PROVATO E PROVA NEI RIGUARDI DELLA TERRA CHE LO HA GENERATO.

Giuseppe De Cicco 
Responsabile circolo territoriale Emilia-Romagna.

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