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Vittorio Feltri è un pagliaccio – L’ennesima puntata della ignobile farsa italiota chiamata “giornalismo”

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Il più asservito dei pennivendoli italiani, vero e proprio insulto vivente al concetto di Giornalismo, dà alle stampe (virtuali) una nuova squallida puntata della sua vicenda professionale.

Sappiamo già che Feltri ed i suoi scrivono nelle pause fra una salamelecco ed un inchino ai propri padroni, e che la frustrazione di questi signori si traduce spesso in isteriche arringhe destituite di ogni fondamento razionale o documentale. Non ci stupisce dunque che l’articolo di oggi si presenti come un coacervo delle solite scemenze, delle consuete imprecisioni, delle note inesattezze, della ridicola bile e dell’immancabile razzismo di marca Feltriana.

Si parla di Napoli Autonoma. Passi il fatto che il fogliaccio in questione sia così disinformato da non citare MO! Unione Mediterranea e Flavia Sorrentino in merito al progetto: le dinamiche dell’informazione sono rigide e concentrarsi sulla reale paternità della proposta sarebbe risultato in una disamina forse un po’ farraginosa. Questa concediamogliela: in via Majno preferiscono le boiate alla precisione giornalistica, lo sappiamo bene.

C’è altro su cui concentrarsi. Non si capisce, ad esempio, da dove queste penne eccelse desumano un’alleanza così stretta fra i soggetti coinvolti (De Magistris, De Luca, Scotto) e la Lega. Per certa gente, evidentemente, condividere la contingenza di un singolo progetto politico equivale ad apparentamento. L’idea che invece si tratti di Politica (ovvero compromesso, anche col peggiore avversario, in vista di un bene maggiore), non sfiora questi soggetti. Ci viene il sospetto che di Politica, sti personaggi, non capiscano un fico secco.

Come se non bastasse questa cantonata, il funambolismo logico prodotto riesce a legare la volontà di rinunciare a 259 milioni di euro (in cambio dell’autonomia amministrativa) con la fantasiosa elezione di Napoli a “Capitale Italiana degli sprechi”. Non si capisce il senso del passaggio. Non si leggono dati dai quali è dedotto questa presunto “primato” partenopeo. L’unica cosa che passa è il solito squallido razzismo antimeridionale, basato sul nulla. Ma si sa: la pattumiera (scusateci, ma non troviamo altri modi per definire la redazione di Libero) è ubicata a Milano. E’ arcinoto che la limpida aria della “Capitale Morale” possa dare alla testa. L’atmosfera, a quelle vette di onestà, è rarefatta. Expo non si vede quasi, da quelle altezze vertiginose!

Ecco qui l’opera d’arte (nel caso in cui aveste voglia di farvi venire l’ispirazione per una sana pernacchia)

Sportello antidiffamazione a Napoli: un esempio da estendere e approfondire

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di Ciro Esposito

Il Comune di Napoli ha istituito lo sportello “Difendi la città”, con il compito di raccogliere le segnalazioni dei cittadini relative alle offese diffamatorie contro Napoli. Non si tratta di perseguire le critiche all’amministrazione, come pure sta scrivendo qualche penna importante (e intinta nel veleno) della stampa nazionale. In realtà la differenza tra critica e diffamazione è evidente, non serve rimestare nel torbido. Non ci sarà nessun automatismo: il cittadino segnala, l’Avvocatura valuta se procedere o meno. Certamente, uscite come quella del Sindaco di Cantù (“Napoli fogna infernale”) o quella precedente di Roberto Calderoli (“Napoli fogna da bonificare”) sarebbero prese in considerazione.

Negli ultimi anni si è prodotto un circolo vizioso: giornalisti in cerca di notorietà, politici in affanno o starlette televisive in ombra, la sparano grossa su Napoli, sollevano un polverone, finiscono sui giornali, vengono ospitati in tv e dividono il web… raggiungendo così il proprio obiettivo. Non rispondere significa far passare il loro messaggio, rispondere vuol dire fare il loro gioco. Ora, sapendo di rischiare più facilmente una querela e di essere colpiti nel portafogli, saranno più attenti.

Lo “sportello antidiffamazione” si inserisce nel progetto “Napoli Autonoma”, la cui delega è stata affidata a Flavia Sorrentino, la capolista di “MO! Unione Mediterranea” alla passate elezioni comunali, che prosegue così il suo impegno meridionalista. Lo stesso Sindaco De Magistris sottolinea il legame tra lo sportello e il rilancio della città: in una società fondata sulla comunicazione, la reputazione ha ancora di più un valore economico. In questo caso l’immagine non ha nulla di effimero o di estemporaneo.

L’iniziativa del Comune di Napoli potrebbe essere estesa e approfondita. Infatti, pur senza tirare in ballo le tifoserie degli stadi,  i casi di insulti, offese e vere proprie discriminazioni ai danni dei meridionali (e non solo dei napoletani) sono frequenti e non sembra che siano in diminuzione. All’estero abbiamo degli esempi – non dico dei modelli – che sarebbe utile studiare.  Una su tutte, l’attività dell’Anti-defamation League, fondata nel 1913,  che ha avuto un’importanza storica nel contenere la diffusione dell’antisemitismo negli Stati Uniti.

Davanti a me ho l’immagine di quell’insegnante mortificata cui il Dirigente Scolastico di un istituto del Settentrione strappò in faccia la richiesta di usufruire della Legge 104: “Tanto a Napoli sono tutte false!”. Il sindacato fece rientrare quella prepotenza, ma se il Dirigente avesse saputo di un’associazione antidiscriminazione a tutela dei meridionali, probabilmente non si sarebbe permesso quell’abuso.

Auguri Flavia Sorrentino

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MO! – Unione Mediterranea augura buon lavoro a Flavia Sorrentino per la carica acquisita in DemA. L’ingresso nel coordinamento della neonata formazione è il coronamento del preziosissimo lavoro che Flavia ha svolto in questi anni e che l’ha resa un vero e proprio patrimonio per le istanze di Napoli e di tutto il Meridione.

Flavia continua a fare parte della nostra famiglia. Proseguirà infatti a curare la stesura del progetto Napoli Autonoma, punto fondamentale della proposta di MO! – Unione Mediterranea e preciso impegno dell’attuale governo cittadino.

Il rottamatore è stato rottamato…dal Sud.

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Il popolo ha rifiutato nel merito una riforma pasticciata e neo centralista, un rifiuto politico che delegittima il governo più anti-meridionale di sempre. Il rottamatore è stato rottamato. Soprattutto al Sud con picchi di sfiducia nelle isole. La Sicilia e la Sardegna si attestano capitali del NO insieme alla Campania. In Calabria, Puglia e Basilicata le percentuali superano il 65% e la provincia di Napoli raggiunge punte del 70%. Il No ha vinto ovunque tranne che in Toscana, Emilia Romagna e nella provincia autonoma di Bolzano.

La risposta negativa al Sud è stata netta e ha fatto la differenza. Solo chi è legato o orientato dai partiti nazionali può affermare che questo risultato non rappresenti un segnale di grande insofferenza sociale verso politiche discriminatorie e nord-centriste che hanno condannato, mai come in questi anni, i territori meridionali a subalternità politica ed economica. L’esecutivo Renzi ha sbagliato tutto con il Mezzogiorno: non accorgersene riduce la dialettica politica contingente ad una versione di favore di chi non non tiene conto (o non sa interpretare) il sentimento di rabbia e ribellione che sta montando al Sud.

In questi anni di attività legislativa il Governo ha incrementato profondamente le differenze tra Nord e Sud, provando finanche ad introdurle in Costituzione con la riforma appena bocciata dagli elettori. Stiamo al merito:

-Nell’aggiornamento del contratto di programma 2012-2016 con le Ferrovie grazie alle risorse della legge Stabilità 2015 e dello Sblocca Italia, il governo ha previsto investimenti per 8.971 milioni. Destinati al Sud solo 474 milioni, al Nord tutto il resto (8.497 milioni).

-Per finanziare l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali, sono state drenate risorse dai bilanci dei Ministeri, per complessivi 700 Milioni, ma soprattutto dai fondi che le Regioni avrebbero dovuto spendere in base al Piano di azione e Coesione che gestisce gli stanziamenti europei. ll bonus fiscale, che ha reso possibile le assunzioni, si è configurato come un massiccio trasferimento di risorse dal Sud al Nord del Paese. Quasi 2 Miliardi di euro sono stati prelevati in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria che sono serviti ad incentivare circa 538mila nuovi contratti di lavoro nelle regioni del Nord e 255mila in quelle del Centro.

-Il piano “Connecting Europe Facility“ (Meccanismo per collegare l’Europa), contenuto in un allegato al DEF 2015 contiene 7 miliardi e 9 milioni di euro per i progetti UE fino al 2020. Ecco come sono stati ripartiti: 7 miliardi e 5 milioni al centro-nord e 4 milioni al sud. L’Italia investe al sud lo 0,05% e al centro-nord il 99,95%.

-Il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha previsto investimenti per 2 miliardi di euro solo al Nord. In particolare ha finanziato l’ultima tranche del MOSE per 1.2 miliardi; ha contribuito allo sblocco di opere infrastrutturali, interventi di bonifica e reindustrializzazione a Piombino e Fidenza; finanziato i contratti di filiera nel settore agricolo per 130 milioni e i progetti di sviluppo e promozione economica per i territori per un totale di 21 mln euro. Il governo inoltre ha varato un piano complessivo per il Made in Italy di 260 milioni di euro. Interessate le sole città di Milano, Firenze e Roma. Zero al Sud.

-Il governo, limitatamente ai fondi nazionali destinati al Sud e ai fondi regionali di Campania, Calabria e Sicilia, ha ridotto a un terzo il cofinanziamento italiano dei fondi europei 2014-2020. Le tre regioni meridionali hanno perso complessivamente 7,4 miliardi di euro di investimenti.

Soglie di povertà assoluta: il governo le ha calcolate in modo che risultassero più alte nel settentrione d’Italia riservando il 45% dei sussidi al Sud e il 55% dei sussidi al Nord. In tal modo è stata esaudita la richiesta delle soglie territoriali previste dalla Lega Nord nel 2005.

-Le formule sui fabbisogni standard sono state tutte pensate in modo da danneggiare i Comuni del Mezzogiorno. In particolare, per gli asili nido e l’istruzione sono stati dirottati 700 milioni di euro dal Sud al Nord. Le risorse sono state ripartite sul calcolo della spesa storica senza tenere conto dei livelli di prestazioni sociali omogenei sul territorio nazionale.

Sulla sanità sono stati attuati parametri di assegnazione dei fondi togliendo risorse ai territori meridionali dove la speranza di vita è più bassa. Il blocco del turnover nelle Università è stato intensificato al Sud poichè il merito degli atenei è stato calcolato sui redditi delle famiglie, più alti al Nord. Inoltre, per finanziare le strade provinciali e le città metropolitane è stato inserito tra i parametri il numero di occupati sul territorio, il quale è notoriamente più alto nelle zone ricche.

-Nel «Piano strategico nazionale della portualità e della logistica» in vista del raddoppio del Canale di Suez, il governo ha solo annunciato la necessità di creare le condizioni per il transito di treni porta container da 750 metri in su per i porti di Gioia Tauro, Taranto e Napoli-Salerno. Ma nessun  investimento è stato previsto a sud di Livorno entro il 2020. Diversa sorte per il traffico merci su ferro che coinvolge Genova, i porti del Nord Adriatico e il tratto Torino-Trieste.

Tra i governi più anti-meridionali della storia quello di Matteo Renzi gareggia per il primo posto, insieme ad opposizioni fantasma in Parlamento che a parte qualche colpo di tosse per facile reperimento del consenso a scadenza elettorale, non hanno saputo difendere nè contrastare il compimento e l’evoluzione trasversale del disegno leghista riassunto nello slogan “Prima il Nord“.

Il referendum costituzionale era il banco di prova per il futuro indirizzo politico del Governo. Il SI lo avrebbe reso imbattibile ed incontrastabile; il NO lo ha esautorato.

La Costituzione non può mai essere uno strumento di affermazione del potere nè un’arma di ricatto sociale. Chi è in grado di attuarla ora che il popolo si è pronunciato? Il dopo Renzi è quasi più temibile di Renzi se si osserva il panorama partitico italiano.

Il voto del 4 Dicembre segna il punto di partenza di un nuovo protagonismo collettivo in grado di rimettere al centro dei processi decisionali gli interessi delle persone e dei territori, la loro autodeterminazione e sovranità. Se c’è ancora una speranza, coincide con una visione meridiana del cambiamento, fatta di donne e uomini liberi proiettati in direzione ostinata e contraria alla deriva leghista, populista e corrotta dell’Italia di ieri e di oggi.

Il riconoscimento dei diritti della nostra terra è lotta popolare per la dignità. Attenzione perciò a non accostare o sminuire il segnale politico di resistenza che arriva dai territori meridionali alla vittoria di propaganda dei partiti nazionali: la battuta d’arresto del Governo è risposta di riscatto e autonomia dopo decenni di umiliazioni e depauperamenti.

Flavia Sorrentino

Una lettera d’amore per la propria città.

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Ho ricevuto una lettera, scritta pubblicamente. La condivido qui. E’ a firma di Ivan Lorito, che non ho mai conosciuto, ma che conosce il progetto di #Napolicittàautonoma. Vi invito a leggerla: è una dichiarazione d’amore per Napoli da parte di chi, per lavoro, è andato oltreoceano.
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“Ciao Flavia,
ti scrivo dal mare. Nel senso che sono un marittimo e ti sto scrivendo da una nave (abbiamo appena iniziato la traversata dell’Oceano Atlantico per raggiungere il Sud America.)
Sono di Napoli e ho come unico ideale Napoli.
Istintivamente fin da bambino ne ho sempre compreso lo spessore smisurato e ho sempre sofferto per quella mano invisibile che continuamente tenta di opprimerla. Mi sono accorto crescendo come una una folta schiera di personalità faziose o meno siano ostinate nel volere o sapere Napoli a “capa a sott”…

Ma io conosco Napoli, la conosco per istinto, per cui non mi potrei mai sbagliare. So bene che è una città anguilla che non si è mai fatta acchiappare. Ho addirittura partorito idee bizzarre sul fatto che persino i mali della città siano fisiologici meccanismi di autodifesa della stessa Partenope. Non abbiamo mai avuto un Sindaco a Napoli, fino a che è arrivato un grande uomo “Luigi de Magistris”. Ho avuto il piacere di stringergli la mano mentre si faceva i suoi soliti chilometri a piedi per la città. Un uomo d’amore e di immenso spessore umano e professionale. Figlio ed espressione di una Napoli che elegge un Magistrato che con la sua “Anarchia” sacrosanta, difende il territorio e la Costituzione.

Sono Fiero!
Sono fiero della Napoli degli ultimi tempi.
Fiero della rivoluzione culturale che stiamo attraversando.
Fiero del fatto di essere puliti, liberi e indipendenti come movimento.
Sono Fiero che si parli di AUTONOMIA.
Sono fiero di questa esigenza forte di volerci liberare dalle tante palle al piede che ha Napoli. Le palle al piede sono tutti quelli che non muovono un dito per la Città e che la usano per interessi personali. Palla al piede è tutto quel mondo politico-intellettuale che è ostinato a tenere Napoli “a capa a sott”…Palle al piede sono i media…sciacalli dell’informazione.
Napoli città autonoma, Napoli Capitale di se stessa, napoletano lingua ufficiale (non immagini quanti geni della linguistica si ingegnino a voler il Napoletano un vernacolo e non una lingua).

Bisogna assolutamente portare avanti questo progetto di NAPOLI CITTÀ AUTONOMA. Napoli scritto con la N barocca, con i ciuffi alla Elvis.

Fiero di aver visto sui social il video del Sindaco de Magistris conferirti l’incarico a titolo non oneroso di coordinare il progetto.

Non c’e’ un giorno che non pensi a Napoli.
Dicono che i marinai hanno un amore in ogni porto ma questa è una grande bugia. Il mio unico amore è la CITTÀ. Non c’e’ un giorno che non pensi a lei, che non la promuova, che non la difenda. Per cui ti chiedo di non mollare! Sappi che quello che fai rende onore a tanti: ci accende il fuoco in petto e qualcosa in più. Non mollate!
Sarei orgoglioso di poter contribuire alla causa quando sarò tornato a Napoli da quest’altra missione di lavoro.

Un abbraccio fraterno a te, al Sindaco de Magistris e a tutti quelli che credono nella città, nonostante chi fa di tutto per tenerla a “capa a sott”.”

Flavia Sorrentino delegata al progetto ‘Napoli Città Autonoma’

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Napoli – Con decreto sindacale Luigi de Magistris ha conferito a Flavia Sorrentino di MO-Unione Mediterranea, la delega all’Autonomia. Sarà lei ad occuparsi, a titolo gratuito, del progetto ‘Napoli Città Autonoma’ che prevede la redazione di un manifesto per stabilire i diritti degli abitanti di Napoli.
“Questo progetto, che si è già estrinsecato nella nostra azione amministrativa, si è estrinsecato nel programma elettorale, si è estrinsecato in una proposta di legge in Parlamento, adesso si deve ancora di più estrinsecare in un progetto di autonomia fiscale, organizzativa, politica, amministrativa, organizzativa, politica ed istituzionale della città di Napoli” ha affermato Luigi de Magistris durante la conferenza stampa di presentazione del progetto.
Flavia Sorrentino, già portavoce nazionale di MO-Unione Mediterranea, forte del successo elettorale come candidata capolista alle scorse comunali napoletane nella lista “Na-Napoli Autonoma”, si appresta ad affrontare una nuova sfida. Spetterà a lei infatti il compito di portare a compimento “un manifesto”, come lo ha definito il Sindaco, per una “Napoli che crede fortemente nella una sua capacità di riscatto, attraverso l’autodeterminazione, l’autogoverno e la forte partecipazione popolare, in un’ottica forte di applicazione dell’art. 1 della Costituzione”.
Il progetto ‘Napoli Città Autonoma’ prevede anche la revisione storica della toponomastica cittadina. “Abbiamo cominciato a farlo in questi anni – ha detto de Magistris -, vogliamo continuare a farlo”. Questo progetto non è “contro qualcuno” ha ribadito il primo cittadino di Napoli, “ma è per un’Italia sì una e indivisibile, ma che valorizzi veramente le autonomie e le differenze”. Napoli sarà la “prima città del terzo millennio che ha l’obiettivo di ottenere l’autonomia piena”. Napoli sempre di più “Capitale del Mediterraneo”, ha ribadito de Magistris.

Avviso ai candidati elezioni consiglio comunale Napoli e Caserta

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La legge 6 luglio 2012 n. 96 prevede l’obbligo della rendicontazione delle spese sostenute per la campagna elettorale da parte di tutti i candidati a sindaco e a consigliere comunale nelle elezioni afferenti i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti.

I candidati che ricevono fondi per il finanziamento della propria campagna elettorale o spendono più di 2.500 euro hanno l’obbligo di designare un mandatario elettorale. Il candidato dichiara per iscritto al collegio regionale di garanzia elettorale, istituito presso la corte d’appello di Napoli, il nominativo del mandatario elettorale da lui designato. Nessun candidato può designare alla raccolta dei fondi più di un mandatario, che a sua volta non può assumere l’incarico per più di un candidato. Solo successivamente al deposito della nomina del mandatario presso il collegio regionale di garanzia elettorale, si potrà aprire un unico conto corrente bancario dedicato intestato ad esempio: “mario rossi, mandatario elettorale di luigi bianchi” attraverso tale conto corrente, dovranno transitare tutti i fondi e tutte le spese relative alla campagna elettorale del candidato.

Tutti gli ordini di acquisto e di spesa per la campagna elettorale, dovranno essere effettuati a cura dei singoli mandatari. Le relative fatture dovranno essere intestate al candidato e riportare la dicitura: “ materiale per campagna elettorale comunali 2016 ”.

La compilazione e la consegna del rendiconto è obbligatoria anche nel caso di mancata elezione del candidato. Tutti i candidati devono rendere una dichiarazione relativa alle spese sostenute per la campagna elettorale, anche se negativa, entro tre mesi dalla proclamazione dell’ultimo eletto:

1) al presidente del consiglio comunale;

2) al collegio regionale di garanzia elettorale.

Alla dichiarazione deve essere allegato un rendiconto relativo ai contributi e servizi ricevuti ed alle spese sostenute. Il rendiconto è sottoscritto dal candidato e controfirmato dal mandatario, che ne certifica la veridicità in relazione all’ammontare delle entrate.

Al mancato deposito presso il collegio regionale di garanzia elettorale della dichiarazione sopra indicata, consegue l’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 25.822,84 a euro 103.291,38.

Inoltre, l’accertata violazione delle norme che disciplinano la campagna elettorale, dichiarata in modo definitivo dal collegio di garanzia elettorale, costituisce causa di ineleggibilità del candidato e comporta la decadenza dalla carica del candidato eletto.

Nota bene: l’obbligo della dichiarazione di cui all’art.2 della legge 441/1982, sancito dall’art.7 comma 6 della l.515/93 riguarda anche quei candidati che per la propria campagna elettorale non hanno sostenuto spese e non hanno ricevuto alcun contributo.

La dichiarazione/rendicontazione deve essere sottoscritta ed ai sensi dell’art.2, comma 3, della citata l.441/1982, i candidati devono apporre la formula “sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero”.

Oltre che depositata a mano la documentazione può essere trasmessa per posta raccomandata a/r o inviata per posta certificata a: elettorale.ca.napoli@giustiziacert.it

Alla dichiarazione vanno allegate le fotocopie dei documenti di identità del candidato e del mandatario elettorale, qualora designato, nonché copie delle ricevute delle spese sostenute.

Le spese inerenti la campagna elettorale, si intendono quelle relative:

A) alla produzione, all’acquisto o all’affitto dei materiali e dei mezzi per la propaganda;

B) alla distribuzione dei materiali e dei mezzi di cui alla lettera a), compresa l’acquisizione di spazi sugli organi di informazione, sulle radio e televisioni private, nei cinema e nei teatri;

C) all’organizzazione di manifestazioni di propaganda, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, anche di carattere sociale, culturale e sportivo;

D) alla stampa, distribuzione e raccolta dei moduli, all’autenticazione delle firme e all’espletamento di ogni altra operazione richiesta dalla legge per la presentazione delle liste elettorali;

E) al personale utilizzato e ad ogni prestazione o servizio inerente la campagna elettorale.

Le spese relative ai locali per le sedi elettorali, quelle di viaggio e soggiorno, telefoniche e postali, nonché gli oneri passivi, sono calcolati in misura forfetaria, in percentuale fissa del 30% dell’ammontare complessivo delle spese ammissibili documentate.

Il consuntivo relativo alle spese per la campagna elettorale ed alle relative fonti di finanziamento, dovrà essere presentato al collegio regionale di garanzia elettorale presso la corte d’appello, entro tre mesi dalla proclamazione, anche da parte dei candidati non risultati eletti.

I rendiconti depositati presso la corte d’appello, sono liberamente consultabili, pertanto la loro regolarità potrà essere messa in dubbio da qualsiasi cittadino elettore.

Tutti gli ordini d’acquisto e di spesa per la campagna elettorale, dovranno essere effettuati da parte del singolo mandatario se nominato.

Le fatture dovranno essere intestate al candidato e riportare la dicitura: “materiale per la campagna elettorale comunali 2016”

Per quanto riguarda le sanzioni ricordiamo che:

• il mancato deposito del rendiconto al collegio regionale di garanzia elettorale, presso la corte d’appello di competenza, comporta una sanzione da 25.822,84 a 103.291,38 €. Per i candidati eletti, oltre a tale sanzione, sarà emessa un’ingiunzione a presentare la documentazione entro 15 giorni, pena la decadenza dalla carica;

• il superamento dei limiti di spesa, comporta una sanzione non inferiore alla metà e non superiore al triplo dell’importo eccedente il limite previsto (ad esempio, se il limite viene superato per 5.164,60 € la sanzione andrà da un minimo di 2.582,28 € sino ad un massimo di 15.493.71 €).

Per tutto il materiale tipografico o per l’allestimento delle manifestazioni politiche attinente alla campagna elettorale si applica l’aliquota iva del 4%.

Per ulteriori informazioni e la modulistica consultare il sito istituzionale: http://www.ca.napoli.giustizia.it

 

Modulistica in allegato

MO! sui risultati delle elezioni amministrative a Napoli

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MO! Unione Mediterranea esprime grande soddisfazione per la netta affermazione del candidato sindaco Luigi de Magistris e della coalizione che lo sostiene: successo ampio che lo accompagna al ballottaggio del 19 giugno con un distacco di diciotto punti percentuali sul candidato del centro-destra Lettieri.

Ci impegneremo perché al ballottaggio vinca la parte migliore della città, quella che non abbassa la testa davanti ai diktat arroganti del Governo, quella che ripudia i partiti nazionali i quali, tutti, non battono ciglio davanti al razzismo e alla discriminazione che la città subisce.

Siamo certi che anche grazie al nostro aiuto vincerà Napoli onesta, quella leale con i Napoletani stessi, che crede e si impegna per il miglioramento costante, che guarda con saggezza politica ad un progetto di autonomia e che vuole prendersi cura della propria identità culturale.

Nell’ambito della coalizione, MO! Unione Mediterranea non ha raggiunto una quota di voti sufficiente a far eleggere almeno un consigliere comunale. Questo naturalmente dispiace fortemente, ma non fa arretrare di un passo nell’impegno per il riscatto del Sud. Il lavoro infaticabile svolto dai candidati e dagli attivisti di MO! Unione Mediterranea durante la campagna elettorale, è un patrimonio prezioso di contatti e passione, che sarà valorizzato nel prosieguo del lavoro. Presto sarà avviato un processo di maggiore radicamento nel territorio, per essere partecipi delle lotte per i diritti di quanti pagano in prima persona le iniquità di un sistema politico che promuove un’Italia a due velocità.

Grazie a tutti coloro che hanno dato fiducia alla lista: questo consenso troverà corrispondenza anzitutto nell’impegno al fianco di de Magistris nella campagna che precede il ballottaggio e poi, continuativamente, nella piena disponibilità a collaborare con la nuova amministrazione, soprattutto per quella parte di programma da noi proposta (Napoli Autonoma, scontrino parlante, sportello difendo la città) che il sindaco ha deciso di fare propria.

Ricorso vinto. A Napoli ci sareMO!

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Ieri lunedì 23 maggio il Consiglio di Stato ha accettato il ricorso della lista MO! Napoli Autonoma, dando ufficialmente il via libera al reinserimento della nostra lista nella competizione elettorale.
Non è stata una grande sorpresa poiché la ricusazione era dovuta a un mero assurdo burocratico, frutto dell’interpretazione ambigua di una norma. Tutti i nostri candidati, ricusati per aver autenticato le firme di accettazione fuori dal Comune di Napoli, sono stati riammessi.
La ricusazione ha rischiato di compromettere gravemente lo sviluppo della campagna elettorale, eppure i nostri candidati e attivisti non hanno smesso di avere fiducia nella giustizia, continuando coraggiosamente a scommettere sulla lista. A loro, al nostro avvocato Antonio Parisi e alla solidarietà mostrata dalle altre liste ricusate, vanno i nostri più sinceri ringraziamenti.
Di seguito il testo completo della sentenza:

N. 02140/2016 REG. PROV. COLL.

N. 03964/2016 REG. RIC.

 
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

 

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Terza)

ha pronunciato la presente
SENTENZA

 

sul ricorso numero di registro generale 3964 del 2016, proposto dal signor Peperoni Pierluigi, rappresentato e difeso dall’avvocato Antonio Parisi, con domicilio eletto presso Pellegrino Studio Legale Associato in Roma, corso del Rinascimento, 11;
contro
U.T.G. – Prefettura di Napoli, Ministero dell’Interno, in persona del legale rappresentante, rappresentati e difesi per legge dall’Avvocatura generale dello Stato Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi, 12;
Commissione Elettorale Circondariale di Napoli, II Sottocommissione Elettorale Circondariale di Napoli, III Sottocommissione Elettorale Circondariale di Napoli, IV Sottocommissione Elettorale Circondariale di Napoli, XI Sottocommissione Elettorale Circondariale di Napoli, VIII Sottocommissione Elettorale Circondariale di Napoli, XV Sottocommissione Elettorale Circondariale di Napoli, Comune di Napoli, Ufficio Elettorale Centrale Presso La Corte di Appello di Napoli, Iuliano Galia;
per la riforma
della sentenza n. 2485 del 2016 del Tribunale amministrativo regionale per la Campania, Napoli, Sezione II.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio di U.T.G. – Prefettura di Napoli e di Ministero dell’Interno;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella up speciale elettorale del giorno 23 maggio 2016 il Cons. Vincenzo Lopilato e uditi per le parti l’avvocato Antonio Parisi e l’avvocato dello Stato Attilio Barbieri.

FATTO e DIRITTO
1.– Alcuni candidati del Movimento «Mo Napoli Autonoma» , a sostegno del candidato Sindaco Luigi De Magistris, all’atto della presentazione delle liste per il rinnovo del Consiglio comunale e delle Municipalità alle elezioni fissate per il 5 giugno, hanno presentato l’accettazione delle candidature con dichiarazioni corredate da firme autenticate dai funzionari dei Comuni di rispettiva residenza e non dai funzionari del Comune alle cui elezioni concorrono i candidati stessi. Gli organi preposti ha escluso detti candidati dalle liste, con conseguente ricusazione della lista stessa in ragione della riduzione del numero dei candidati presenti in liste inferiore al numero minimo prescritto dalla legge.
2.– Il delegato di lista ha impugnato tale provvedimento di ricusazione innanzi al Tribunale amministrativo regionale per la Campania.
3.– Il Tribunale amministrativo, con sentenza 17 maggio 2016, n. 2485, ha respinto il ricorso, affermando che che, alla luce di quanto previsto dall’art. 14 della legge 21 marzo 1990 n. 53, «la funzione certificativa del Consigliere comunale (e/o del funzionario) va inteso nel senso che egli può esercitare il potere conferitogli esclusivamente all’interno del territorio dell’ente di appartenenza e con effetti che non devono travalicarne i limiti», in quanto «il territorio è l’elemento costitutivo del Comune, sicchè necessariamente i suoi organi esercitano le proprie funzioni nei limiti di questo».
4.– Il ricorrente in primo grado ha proposto appello.
5.– La causa è stata decisa all’udienza pubblica del 23 maggio 2016.
6.– L’appello è fondato.
L’art. 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53 (Misure urgenti atte a garantire maggiore efficienza al procedimento elettorale) prevede che «sono competenti ad eseguire le autenticazioni», fra gli altri, «i presidenti delle province, i sindaci, gli assessori comunali e provinciali, i presidenti dei consigli comunali e provinciali, i presidenti e i vice presidenti dei consigli circoscrizionali, i segretari comunali e provinciali e i funzionari incaricati dal sindaco e dal presidente della provincia. Sono altresì competenti ad eseguire le autenticazioni di cui al presente comma i consiglieri provinciali e i consiglieri comunali che comunichino la propria disponibilità, rispettivamente, al presidente della provincia e al sindaco».
L’Adunanza Plenaria di questo Consiglio, con la sentenza n. 22 del 9 ottobre 2013, ha affermato che i pubblici ufficiali menzionati dall’art. 14 della l. n. 53 del 1990 sono titolari del potere di autenticare le sottoscrizioni esclusivamente all’interno del territorio di competenza dell’ufficio di cui sono titolari o ai quali appartengono (come nel caso di specie è pacificamente avvenuto).
Questa Sezione, con la sentenza 16 maggio 2016, n. 1990, ha affermato che, oltre al suddetto vincolo territoriale, non può ritenersi sussistente anche il vincolo della “pertinenza della competizione elettorale’ sia per la mancanza di una norma che espressamente lo preveda sia per non frustrare la ragione giustificativa del potere di autenticazione che è quello di «agevolare e semplificare lo svolgimento del procedimento elettorale» (Cons. St., sez. V, 16 aprile 2014, n. 1885). E ciò vale, in particolar modo, «per le sottoscrizioni relative alle accettazioni delle candidature (quali quelle in esame), essendo contrario alle finalità di semplificazione che ispirano la legislazione elettorale costringere i candidati, che non necessariamen te devono essere elettori nel Comune al quale si candidano, a sottoscrivere le accettazioni e a farle autenticare dal solo ufficiale dell’ente territoriale alle cui elezioni intendono partecipare».
7.– L’accoglimento dell’appello, per le ragioni indicate, comporta – in riforma della sentenza impugnata – l’annullamento dei provvedimenti di ricusazione della lista “Mo Napoli Autonoma” ed ammissione della stessa alla prossima competizione elettorale per l’elezione diretta del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio comunale di Napoli.
8.– Sussistono giusti motivi per la compensazione delle spese processuali di entrambi i gradi di giudizio.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, Sezione Terza, definitivamente pronunciando:
a) accoglie l’appello n. 3964 del 2016 proposto con il ricorso indicato in epigrafe e, per l’effetto, in riforma della sentenza impugnata, ammette la lista «Mo Napoli Autonoma» alla prossima competizione elettorale per l’elezione diretta del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio comunale di Napoli;
b) dichiara integralmente compensate tra le parti le spese di entrambi i gradi di giudizio.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 23 maggio 2016 con l’intervento dei magistrati:
Luigi Maruotti, Presidente
Carlo Deodato, Consigliere
Vincenzo Lopilato, Consigliere, Estensore
Paola Alba Aurora Puliatti, Consigliere
Leonardo Spagnoletti, Consigliere

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 23/05/2016
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

Quando la bandiera allo stadio non è gradita…

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Abbiamo chiesto all’avvocato Emilio Coppola, esperto avvocato che ha seguito da vicino la vicenda delle bandiere borboniche sequestrate allo stadio, un parere sull’accaduto.

Avvocato Coppola, in qualità di esperto nei reati c.d. “da stadio”, ci chiarisce su cosa si fonda il sequestro delle bandiere duosiciliane allo stadio San Paolo di Napoli?

In questi giorni si sono dette tante cose,ma proviamo a fare chiarezza. In primo luogo voglio chiarire che la legge stabilisce che non possono entrare all’interno degli impianti sportivi bandiere diverse da quelle che contengono i colori della squadra del cuore, nel caso di specie, la questura ha chiarito che l’ingresso della bandiera del regno sarà consentito solo se associata ai colori della SSc Napoli. Questo denota, semmai ci fosse bisogno di ulteriori conferme, che presso i legislatori a diversi livelli ignorano le materie nelle quali vanno a legiferare.

Come si spiega questo caso?

Credo che ci siano diverse ragioni. In primo luogo molti ignorano che si tratta di una bandiera storica e non politica e quindi rappresenta la città ed il meridione come (e forse più) dei colori sociali della Ssc Napoli. In secondo luogo è chiaro ormai che certi sentimenti sono molto diffusi in parti sempre crescenti della popolazione e stanno creando molte difficoltà a chi non li riesce a percepire a fondo. Mi auguro che prevalga il buonsenso e che alla fine tutti possano sventolare sugli spalti la bandiera duosiciliana a Napoli, al pari di quella Catalana a Barcellona o il leone alato a Venezia.

Ci conferma la sua adesione a MO! – Unione Mediterranea?

Assolutamente si. Ho sempre avuto un idea negativa dei partiti nazionali, ma aderire ad un movimento che si propone di essere promotore di un riequilibrio delle risorse e che si batte per l’autonomia di Napoli mi affascina e sono disponibile a dare il mio contributo a quella che mi auguro essere il primo passo di un’autentica rivoluzione.

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