Lezione di Greco per l’Europa
La Grecia ha perso la sua indipendenza nel 1460, quattro secoli esatti prima di noi. La dominazione turca non è bastata a cancellare l’alfabeto, la lingua, la cultura e l’orgoglio di un popolo. E nel 1830 è tornata anche l’indipendenza.
Ora quell’alfabeto antico è sulle banconote che tutti noi abbiamo in tasca, l’euro. Eppure la Grecia è ancora sotto attacco. Non più la Turchia, ma la Troika (Commissione europea, Fondo monetario e Banca centrale europea) la quale ha dettato legge imponendo sacrifici devastanti, provando a umiliare la culla della civiltà mondiale, la patria della democrazia e del libero pensiero, una terra e un popolo a noi così cari perché mai abbiamo smesso di essere la Magna Grecia.
E la Grecia sta per dare una grande lezione al mondo. Un piccolo popolo di 11 milioni di abitanti (noi meridionali d’Italia siano molti di più) decide di resistere e ribellarsi a regole imposte da Francoforte o da Bruxelles per ricordare a tutti che è solo il popolo che può decidere il proprio destino.
Alexis Tsipras, 40 anni, si è fatto bandiera di questa rivolta. Lo ha fatto buttando a mare vecchie ideologie del suo primo partito, il Kke dei comunisti ellenici. Lo ha fatto senza inseguire progetti velleitari ma assumendo su di sé la responsabilità di governare. E così Tsipras e il suo composito movimento Syzira non inseguono idee di modesta consistenza e fantasia come “stampare moneta” in casa, creando valuta di scarso valore. Perché sanno, loro che la moneta l’hanno inventata, che la moneta non crea ricchezza, ma la misura. E se cambi unità di misura il Paese non diventa né più ricco né più povero ma alcuni ci guadagneranno dal cambio di valuta mentre la maggior parte, lavoratori e pensionati più di tutti, si troveranno redditi e risparmi improvvisamente tagliati. Ulteriormente tagliati.
Ma, se l’euro è un falso bersaglio, non altrettanto si può dire per le regole che impongono l’austerità, come l’obbligo di avere un bilancio (l’avanzo primario) in attivo del 4% fino al 2022 imposto dalla Troika alla Grecia per tecniche monetariste che non considerano e quindi calpestano i diritti delle persone. Ecco perché la battaglia che parte da Atene è la battaglia di tutti noi popoli mediterranei: una lezione di greco per gli euroburocrati. Perché le regole stabilite a tavolino dai banchieri centrali non sono una medicina amara da bere per forza. Possono aggravare la malattie e portare più miseria e maggiore distanza tra ricchi e poveri in un mondo con già troppe disuguaglianze.
Alexis Tsipras conferma che quello greco è un popolo coraggioso e orgoglioso. Noi, sottomessi da 155 anni, solo di recente ci stiamo risvegliando e recuperando la memoria di noi stessi. Grazie a quanto accade in Grecia possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro.
La Grecia è libera. E la libertà è contagiosa: anche il nostro momento non è così lontano.
La Grecia è povera non perché l’Europa è cattiva, ma perché non produceva abbastanza ricchezza da distribuire ai suoi cittadini. Lo stesso problema che hanno tutti i paesi a sud dell’asse Berlino-Londra. Tornare alle entità nazionali ci metterebbe alla mercé delle potenze economiche globali. Come Europa potremmo competere, da soli saremo province: USA, Cina, India e chissà chi, tra qualche decennio.