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Al sud vogliono il reddito di cittadinanza perché sono sfigati poveracci nullafacenti che si grattano il ventre. Questo quello pensa, e lo scrive su Libero, Vittorio Feltri

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di Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale di MO Unione Mediterranea.

Una delle poche note positive dell’età che avanza è la contemporanea saggezza che con lo scorrere degli anni si acquisisce o meglio si dovrebbe acquisire.
Ci sono delle eccezioni dove la saggezza appare inversamente proporzionale al numero degli anni, decrescendo mano a mano che questi aumentano, un esempio eclatante è quello di un anziano signore di Bergamo, tal Vittorio Feltri, che probabilmente ignaro di questa sua simil-demenza senile si sente “Libero” di scrivere su un “Quotidiano” di dubbia qualità che nel sud Italia chi non trova lavoro non è un comune disoccupato ma uno sfigato, poveraccio e lazzarone.
Secondo costui i corregionali del governatore De Luca, del governatore Pittella, del governatore Emiliano,  del governatore Olivierio e del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella alle prossime elezioni politiche del 4 marzo saranno orientati a votare il Movimento 5 stelle perché sedotti dalla possibilità di ricevere, grazie alla loro proposta elettorale del reddito di cittadinanza,  denaro  senza lavorare, e che per la loro naturale indole di nullafacenti accoglieranno, Di Maio, Napoletano e affamato pure lui, quale Salvatore della Patria e della pancia, preferendo un illusorio intascamento in massa dell’obolo, al rischio che le altre forze politiche alzino le tasse per mantenerli.
Questi Terroni, sempre secondo il parere dell’anziano bergamasco, dopotutto sono stati abituati dal “laurismo” a grattarsi il ventre piuttosto che a rompersi i coglioni lavorando.
A questo punto noi non sappiamo se il più asservito dei pennivendoli italiani, vero e proprio insulto vivente al concetto di Giornalismo, che scrive nelle pause fra una salamelecco ed un inchino ai propri padroni, sia realmente intaccato da qualche sintomo di demenza senile e questo si traduca spesso in isteriche arringhe destituite di ogni fondamento razionale o documentale, ma se esiste una pena per diffamazione della dignità del popolo meridionale, mi aspetto che i governatori delle Regioni del sud reagiscano a questo insulto dei loro cittadini e che Sergio Mattarella, se pensa di essere Presidente anche del popolo meridionale, ponga un freno a questo continuo insulto perpetrato ai danni dei meridionali, definiti ancora oggi con estrema leggerezza “Terroni”.
Noi di MO Unione Mediterranea non accetteremo più nessun insulto razzista di marca Feltriana.

Com è strana la politica italiana

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di Massimo Mastruzzo
Confrontarsi con un italiano che vive all’estero, o meglio direttamente con uno straniero, serve per capire come ci vedono oltre i confini nazionali.
Quello che all’estero non riescono a capire è come abbiano fatto gli italiani a resuscitare Berlusconi.
È stato “espulso” dal parlamento,  è stato coinvolto in vicende amorali come il bunga bunga.
Termini come “ad personam” sono diventati di uso comune proprio grazie ai funambolismi legislativi dell’ex cavaliere che ha cercato di sfruttare – con alterne fortune -, le sue maggioranze per garantirsi condizioni favorevoli in aula.
Non si capisce, all’estero, come possa ritornare sulla scena un simbolo così esplicitamente legato all’ex presidente del Milan.
Il cognome di Berlusconi campeggia tronfiamente al centro della grafica, ed appare totalmente fuor di senso il fatto che ad esso sia associata la dicitura “presidente”. Pubblicità ingannevole, dato che il buon Silvio non è candidabile, ed oltreconfine sfugge il motivo per il quale si tolleri questa pratica anche in un settore nominalmente più nobile come la politica.
Il fenomeno dell’incongruo berlusconiano è assolutamente incomprensibile, all’estero, anche perché noi stessi che lo subiamo di persona fatichiamo a spiegarcelo. Spiegare i controsensi del signor biscione ci costringerebbe ad ammettere che il popolo di questa ridicola nazione sia incongruente esso stesso, e forse questo è troppo per l’orgoglio italiano. Eppure è così. Come spiegare altrimenti l’enormità del bacino elettorale berlusconiano da Roma in giù?
Bacino elettorale che sembra ignorare i tre lustri di sostanziale alleanza politica col carroccio, formazione concretamente nordcentica, che propugna politiche a sostanziale svantaggio del sud. Non è retorica se, ad esempio, due mammasantissima padani come Zaia e Galan (veneti) si occupano di un accordo commerciale di interscambio col Canada per il quale vengono presi in considerazione SOLO 3 olî d’oliva, e guardacaso, tutti e 3 veneti.
Si potrebbe obiettare che le recenti ipocrisie salviniane abbiano sdoganato il terrone, e che quindi ora un meridionale possa votare l’accozzaglia lombardo-veneta senza farsi troppi problemi di coscienza, ma – ammesso e non concesso di voler mortificare così tanto le nostre intelligenze – il Matteone nazionale non ha spostato in maniera così massiccia il consenso a mezzogiorno.
Insomma, Berlusconi andava forte al sud anche quando Bossi ce l’aveva duro e spalava platealmente sterco sul sud stesso. Come la spieghi questa cosa, ad uno straniero? Come si può spiegare la posizione dell’indiano che tifa per i cowboy?
Ma anche il Movimento cinque stelle appare, per chi ci osserva, politicamente poco comprensibile. Al primo exploit ci si interrogava sul travolgente successo politico di un comico di professione.
Ora, assodata quest’altra stranezza (già molto più comprensibile, se pensiamo a Ronald Reagan, ad esempio), il dubbio che rimane riguarda l’assoluta refrattarietà (in parte ridimensionata da un cauto quanto incoerente Giggino Di Maio) al compromesso dei pentastellati.
Come può apparire sensato che una forza politica nuova, e dai consensi vastissimi se non oceanici, possa bollare il resto degli italiani come una massa di incompetenti o disonesti? Insomma, una persona poco versata nelle vicende nazionali (e pure io, a dire la verità) si chiederebbe dove siano stati questi Soloni, negli anni passati; dove si nascondeva questa debordante armata di fini intenditori della politica, di portatori sani del senso civico, di paladini dell’onestà. Possibile che l’uomo nuovo italico aspettasse solo la venuta del messia genovese per destarsi da un letargo così ben dissimulato?
Queste sono le alternative ad una sinistra che nei recenti anni di governo si è dimostrata inadeguata. Il 4 marzo si avvicina, ed i dubbi restano. Prima di sciogliere quelli dei nostri amici stranieri, credo faremmo meglio a fare due ragionamenti “in casa”.

Avranno Memoria anche per le altre Questioni?

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di Massimo Mastruzzo

Il fascino del meridionalismo sembra aver abbagliato anche gli “attenti partiti nazionali” di colpo illuminati da una Questione Meridionale in realtà ben identificabile nel suo periodo storico di nascita: all’indomani dell’Unità d’Italia.

L’impegno del movimento 5 stelle in favore di una giornata dedicata alle vittime meridionali dell’Unità è indiscutibilmente lodevole, al Consiglio regionale pugliese il M5S ha promosso una «giornata della memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia e i paesi rasi al suolo» per il 13 febbraio, il giorno in cui nel 1861 cadde per ultima Gaeta, ed  è  già stata approvata.

Una mozione su cui si è registrato il consenso anche di Michele Emiliano, e anche Nunzia De Girolamo di Forza Italia ha presentato una proposta per il ricordo delle vittime innocenti.

A una prima lettura, si potrebbe essere contenti che finalmente anche la “politica che conta” si sia accorta che il Sud esiste, vederla abbracciare battaglie che, ad esempio, Il Movimento neoborbonico combatte fin dalla sua nascita nel 1993, fa comunque piacere.  Ma dopo 157 anni di distrazione di tutti i partiti nazionali, un mah vogliamo concedercelo: senza voler apparire schizzinosi e sottolineando che meglio tardi che mai, sorge spontaneo sospettare, e solo l’amore per la nostra terra sa quanto vorremmo sbagliarci, che qualcuno possa pensare che regalare una, sacorosanta e auspicabile anche per noi,  giornata della Memoria possa distrarci dai, non me ne voglia nessuno, concreti problemi di una irrisolta Questione Meridionale .

Unione Mediterranea nasce per affermare un  Meridionalismo 2.0 che denunci la disomogeneità nazionale unica in Europa.

Marco Esposito fondatore e primo segretario di Unione Mediterranea ha tracciato con le sue denunce il percorso che intendiamo percorrere, questo percorso non esclude assolutamente iniziative come quelle della giornata della memoria, che è anche la nostra memoria e che quindi appoggiamo indiscutibilmente, ma se dai partiti nazionali, dai quali abbiamo imparato dopo quasi 160 anni a difenderci diffidando a priori da ogni qualsivoglia promessa, soprattutto nei periodi pre-elettorali, ci aspettiamo che oltre alla gradita giornata della Memoria, si espongano su altre Questioni come quella che vede due porti del nord collegati dalla TAV e all’interno degli stessi confini nazionali il più importante porto del sud, quello di Gioia Tauro che  al contrario il suo futuro lo vede fortemente precario per l’assoluta assenza delle necessarie infrastrutture extraportuali.

In  un articolo del 2015 Beatrice Lizza scriveva come Nel «Piano strategico nazionale della portualità e della logistica», approvato dal governo, si specificasse la necessità di creare le condizioni per il transito di treni porta container da 750 metri in su per i porti di Gioia Tauro, Taranto e Napoli-Salerno.

Ancora oggi però, i porti di Gioia Tauro e Taranto sono adibiti esclusivamente al trasbordo su altre navi, poichè non dispongono dei collegamenti via terra adeguati alle nuove esigenze commerciali, ed i sassi trovati da Delrio sembra abbiano defitivamente indotto Gentiloni a consigliare ai cinesi di puntare sui porti di Genova e Trieste.

Ad onor del vero, bisogna però ricordare che in Cina anche il sud ha ricevuto le dovute attenzioni: alla cerimonia di apertura del Forum non è mancato nella ‘scaletta’ dello spettacolo previsto un tenore che intonava ‘O sole mio’… A riguardo i partiti nazionali fulminati dal meridionalismo come si sentono di intonare?

Rispetto al gennaio 2015 quando La Commissione Bicamerale sul federalismo fiscale ha approvato le tabelle che assegnano zero asili nido nei Comuni del Mezzogiorno (La relazione finale  del provvedimento è stata scritta a quattro mani dalla relatrice del Pd di Modena, la senatrice Maria Cecilia Guerra e per i Cinquestelle dal deputato di Belluno Federico D’Incà), è cambiato qualcosa? Nella Bicamerale sul federalismo fiscale (dove si parla di asili nido, per capirci) i 5 Stelle hanno quattro rappresentanti.

Se lo spirito meridionalista è sincero, potrebbero iniziare a battere un colpo lì, visto che un pochino, quando ne avevamo denunciato l’anomalia, si erano risentiti e l’On. Luigi  Gallo aveva seccatamente affermato: “Cerchiamo di fare chiarezza su una balla che sta circolando in rete e su un giornale perchè strumentale a screditare il M5S nelle regioni del SUD…”  Affermazioni alle quali il Dott. Marco Esposito che aveva sgamato l’inghippo ,  rispose con chiarezza e trasparenza a quanto affermato dal parlamentare dei Cinquestelle.

Altra questione di interesse meridionale:  rispetto alla prospettiva di un percorso politico meridionalista quale la creazione di una Macroregione del sud, i partiti nazionali come si pongono? Nel caso volessero approfondire trovano indicazioni da pagina 111 del libro SEPARIAMOCI di Marco Esposito.

In ultimo, solo per non apparire troppo schizzinosi,  di fronte all’esodo di decine di migliaia di insegnanti del Sud costretti a migrare perchè sembra che “i posti sono al Nord” e di conseguenza davanti alle cifre fornite dalla Svimez relative al rischio desertificazione demografica del meridione, quali provvedimenti la politica nazionale intende prendere?

Fonti:

Viaggio in Neoborbonia tra i nostalgici del Regno del Sud (il venerdì di Repubblica del 29 settembre)

Grillo-Neoborbonici: la strana alleanza “per difendere il Sud” (Repubblica.it di martedì 3 ottobre )