Com è strana la politica italiana
di Massimo Mastruzzo
Confrontarsi con un italiano che vive all’estero, o meglio direttamente con uno straniero, serve per capire come ci vedono oltre i confini nazionali.
Quello che all’estero non riescono a capire è come abbiano fatto gli italiani a resuscitare Berlusconi.
È stato “espulso” dal parlamento, è stato coinvolto in vicende amorali come il bunga bunga.
Termini come “ad personam” sono diventati di uso comune proprio grazie ai funambolismi legislativi dell’ex cavaliere che ha cercato di sfruttare – con alterne fortune -, le sue maggioranze per garantirsi condizioni favorevoli in aula.
Non si capisce, all’estero, come possa ritornare sulla scena un simbolo così esplicitamente legato all’ex presidente del Milan.
Il cognome di Berlusconi campeggia tronfiamente al centro della grafica, ed appare totalmente fuor di senso il fatto che ad esso sia associata la dicitura “presidente”. Pubblicità ingannevole, dato che il buon Silvio non è candidabile, ed oltreconfine sfugge il motivo per il quale si tolleri questa pratica anche in un settore nominalmente più nobile come la politica.
Il fenomeno dell’incongruo berlusconiano è assolutamente incomprensibile, all’estero, anche perché noi stessi che lo subiamo di persona fatichiamo a spiegarcelo. Spiegare i controsensi del signor biscione ci costringerebbe ad ammettere che il popolo di questa ridicola nazione sia incongruente esso stesso, e forse questo è troppo per l’orgoglio italiano. Eppure è così. Come spiegare altrimenti l’enormità del bacino elettorale berlusconiano da Roma in giù?
Bacino elettorale che sembra ignorare i tre lustri di sostanziale alleanza politica col carroccio, formazione concretamente nordcentica, che propugna politiche a sostanziale svantaggio del sud. Non è retorica se, ad esempio, due mammasantissima padani come Zaia e Galan (veneti) si occupano di un accordo commerciale di interscambio col Canada per il quale vengono presi in considerazione SOLO 3 olî d’oliva, e guardacaso, tutti e 3 veneti.
Si potrebbe obiettare che le recenti ipocrisie salviniane abbiano sdoganato il terrone, e che quindi ora un meridionale possa votare l’accozzaglia lombardo-veneta senza farsi troppi problemi di coscienza, ma – ammesso e non concesso di voler mortificare così tanto le nostre intelligenze – il Matteone nazionale non ha spostato in maniera così massiccia il consenso a mezzogiorno.
Insomma, Berlusconi andava forte al sud anche quando Bossi ce l’aveva duro e spalava platealmente sterco sul sud stesso. Come la spieghi questa cosa, ad uno straniero? Come si può spiegare la posizione dell’indiano che tifa per i cowboy?
Ma anche il Movimento cinque stelle appare, per chi ci osserva, politicamente poco comprensibile. Al primo exploit ci si interrogava sul travolgente successo politico di un comico di professione.
Ora, assodata quest’altra stranezza (già molto più comprensibile, se pensiamo a Ronald Reagan, ad esempio), il dubbio che rimane riguarda l’assoluta refrattarietà (in parte ridimensionata da un cauto quanto incoerente Giggino Di Maio) al compromesso dei pentastellati.
Come può apparire sensato che una forza politica nuova, e dai consensi vastissimi se non oceanici, possa bollare il resto degli italiani come una massa di incompetenti o disonesti? Insomma, una persona poco versata nelle vicende nazionali (e pure io, a dire la verità) si chiederebbe dove siano stati questi Soloni, negli anni passati; dove si nascondeva questa debordante armata di fini intenditori della politica, di portatori sani del senso civico, di paladini dell’onestà. Possibile che l’uomo nuovo italico aspettasse solo la venuta del messia genovese per destarsi da un letargo così ben dissimulato?
Queste sono le alternative ad una sinistra che nei recenti anni di governo si è dimostrata inadeguata. Il 4 marzo si avvicina, ed i dubbi restano. Prima di sciogliere quelli dei nostri amici stranieri, credo faremmo meglio a fare due ragionamenti “in casa”.