TUTELA DEL MARE CON L’AIR GUN: UN OSSIMORO POSSIBILE AL SUD
Un air gun (in italiano “arma ad aria compressa”) è uno strumento impiegato nelle prospezioni geofisiche in aree marine o grandi laghi che, attraverso l’emissione e la conseguente rapida espansione di bolle di aria compressa nel mezzo liquido, produce onde compressionali che, a seconda della velocità con cui vengono riflesse dai diversi sedimenti e/o rocce che incontrano, forniscono informazioni sulla stratigrafia del sottosuolo e quindi sulla presenza di idrocarburi.
Pertanto è una tecnica decisamente utile e pratica per l’individuazione di giacimenti di gas e petrolio in mare. Nulla ci sarebbe da ridire se non fosse che i picchi di pressione generati possono raggiungere i 260 decibel, valori estremamente dannosi per l’ecosistema marino, in particolare per i cetacei (un razzo al decollo produce “appena” 180 decibel!).
Ciò, tuttavia, non sembra essere fonte di preoccupazione e scrupoli per il nostro Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare che, negli ultimi tempi, sembra sfornare autorizzazzioni di ricerche di idrocarburi e decreti di compatibilità ambientale positivi per prospezioni con air gun con la stessa nonchalance di una contadina che sbacella piselli freschi in primavera guardando la TV.
Due giorni fa, il ministro Galletti ha autorizzato l’avvio di un enorme progetto di ricerca di idrocarburi della Schlumberger italiana, filiale con sede legale a Parma della Schlumberger Oilfield Services, colosso texano dei servizi per le società petrolifere. L’area interessata consta di ben 4285 chilometri quadrati dell’incantevole mare che bagna Puglia, Calabria e Basilicata, con tutte le creature che lo abitano.
Ed è di appena il giorno prima la notizia di due nuove autorizzazioni all’impiego della tecnica dell’air gun concesse dal nostro Ministero alla multinazionale australiana Global Petroleum Limited per eseguire prospezioni in un’area di 745 chilometri quadrati di mare davanti alle coste delle province di Bari e Brindisi, compreso il tratto davanti all’oasi naturale di Torre Guaceto con la sua preziosissima biodiversità.
Insomma, si fa ogni giorno più evidente la volontà di questo Ministero di tutelare gli interessi delle lobby petrolifere, piuttosto che ambiente, territorio e mare, come dovrebbe fare per sua stessa definizione, con buona pace delle bellezze naturali, vera ricchezza di un Sud trattato sempre più come una riserva da svuotare di tutte le sue risorse, senza rispetto e senza pudore.