Author Archives: Vittorio Terracciano

I più di diecimila firmatari della petizione 748/2015, storica iniziativa di UM, hanno vinto! 34% al SUD!

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Un meraviglioso successo di Unione Mediterranea e del Sud!

I più di diecimila firmatari della petizione 748/2015, storica iniziativa di UM, hanno vinto!

Firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri un DPCM contenente la garanzia del 34% degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, ovvero di una quota proporzionale alla popolazione di riferimento come richiesto con la petizione 748/2015 presentata da Unione Mediterranea nel giugno 2015 alla Commissione per le Petizioni della UE.
La petizione fu accompagnata da più di 10.000 firme di sostegno.

https://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/lavori-pubblici/2019-05-16/investimenti-pubblici-34percento-sara-destinato-sud-conte-firma-decreto-195412.php?uuid=ACxZKqD

Per approfondire i contenuti della petizione 748/2015

Fai clic per accedere a petizione-terra-nostra.pdf

DICHIARATA AMMISSIBILE LA PETIZIONE PRESENTATA IL 2015 DA MO’ UNIONE MEDITERRANEA. PARLA IL CASERTANO VITTORIO TERRACCIANO SEGRETARIO DEL PARTITO

Unione Mediterranea: il Sud al Parlamento Europeo

Alla Camera dei Deputati si è discusso della petizione di MO Unione Mediterranea

Comunicato Petizione Terra Nostra

ennesimo reato ripetuto e continuato a danno della salute della gente del Mezzogiorno

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Le compagnie petrolifere che svolgono attività estrattive in Basilicata, hanno un atteggiamento di totale indifferenza rispetto alle richieste della popolazione locale e mancanza di rispetto delle leggi vigenti.
Eni, nonostante i numerosi processi in corso e le pompe sommerse a tiraggio del petrolio sversatosi nel sottosuolo, visibili da chiunque si trovi in Val d’Agri, continua a non trasmettere alla Regione Basilicata i dati sulla qualità delle acque.
E’ palese la violazione del diritto alla salute dei cittadini, i quali possono conoscere l’estratto giornaliero di greggio, ma non devono avere alcuna informazione sulla qualità delle acque che utilizzano quotidianamente. Si pensi che in presenza di attività ad alto impatto ambientale, come quelle di estrazione di petrolio e gas, per garantire la salute dei cittadini si dovrebbero ricercare nelle acque centinaia di elementi, ma per legge le compagnie petrolifere sono tenute a trasmettere, insieme ai dai relativi alle estrazioni petrolifere, i valori riferiti ad appena 4 elementi. Ciò nonostante, nemmeno i dati relativi a questi soli 4 elementi vengono resi noti, sebbene si tratti di acque destinate ad uso umano e potabile e che soddisfano le esigenze di milioni di cittadini del Sud.
Le compagnie petrolifere continuano a farla da padrone, a dispetto di un processo in corso per illecito smaltimento di rifiuti per centinaia di migliaia di tonnellate annue di rifiuti pericolosi, fatti passare per non pericolosi e smaltiti illegalmente nel pozzo di reiniezione Costa Molina2, nel territorio agro di Montemurro (PZ) e presso l’impianto di Tecnoparco Val Basento di Pisticci (MT), causando l’inquinamento di vaste aree della regione Basilicata e malgrado l’incidente scoperto nel gennaio 2017, avvenuto presso il Centro di prima raffinazione e desolforazione di Viggiano, che ha provocato lo sversamento di migliaia di tonnellate di greggio semilavorato nella rete fognaria, nella falda e nei terreni circostanti, arrivando ad inquinare anche il vicino comune di Grumento Nova (PZ).
Questo atteggiamento gravissimo continua ad essere tollerato dai vertici politici ed amministrativi della Regione Basilicata che non ha mai sollevato alcuna comunicazione alle compagnie petrolifere in tal senso.
A tal proposito occorre sottolineare che il processo in corso vede tra gli imputati, ed a giudizio, dirigenti della Regione Basilicata, della Provincia di Potenza, dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente di Basilicata e dirigenti di Tecnoparco Val Basento, società partecipata al 40 % dalla Regione Basilicata, tutti imputati dei reati di omissione in atti d’ufficio, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’Ufficio. L’accusa è grave, consisterebbe nell’aver favorito i petrolieri garantendo loro la copertura sull’illecito sversamento di rifiuti pericolosi, ed avvallando la trasformazione di quei rifiuti da pericolosi a non pericolosi, svendendo la propria terra per procurare un risparmio alle compagnie petrolifere pari a 140 milioni di euro l’anno.
In questa situazione di violenta aggressione ai territori della Basilicata, è inconcepibile che le istituzioni continuino a coprire i signori del petrolio, fingendo di non sapere che esiste un preciso obbligo di trasmettere il riscontrato sulla qualità delle acque. Si tratta dell’ennesimo reato ripetuto e continuato a danno della salute della gente del Mezzogiorno d’Italia.
Nello stigmatizzare simili atteggiamenti, Unione Mediterranea comunica che avrà cura di informare la cittadinanza sistematicamente su queste mancanze e che provvederà a trasmettere le informazioni in suo possesso all’autorità giudiziaria, affinché prenda, quanto prima, provvedimenti in merito a questo disastro ambientale in atto.

Nuove autorizzazioni per ricerche petrolifere in territorio di Basilicata e Campania: Unione Mediterranea dice NO a questa ennesima violenza contro il Meridione ed intende porre in essere azioni concrete a tutela delle popolazioni e dei territori interessati.

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Napoli, 28 dicembre 2018

Immagine da www.amnesty.it

Il Ministero dell’Ambiente ha rilasciato parere positivo sulle nuove istanze Shell per le ricerche petrolifere denominate Pignola, La Cerasa e Monte Cavallo in territorio delle regioni Basilicata e Campania nonostante i pareri contrari espressi dalle Regioni, da tanti tra i Comuni interessati, dall’Ente Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese, da varie associazioni e comitati.

Queste ulteriori concessioni infliggeranno un colpo mortale ad un territorio già martoriato da scelte politiche scellerate e ricco di un tesoro inestimabile: l’acqua.

Siamo contrari alle trivellazioni, siamo per lo sviluppo sostenibile e vogliamo che siano le popolazioni a scegliere il modello di sviluppo per i territori che abitano.

Le popolazioni di Basilicata e Campania devono potere decidere per il proprio futuro e per la salvaguardia dell’ambiente in cui vivono.

E’ ora di dire BASTA agli abusi ed ai soprusi perpetrati alla nostra terra ed alla nostra gente.

Una politica coloniale che vede il Sud sfruttato e mortalmente avvelenato, perdere territorio popolazione e produzioni e con essi l’identità mentre qualcuno si ingrassa a prezzo della salute e sempre più spesso delle vite dei Meridionali. Espropriazione e mercificazione dei beni comuni, della terra, dell’acqua, dell’aria, del paesaggio, del volto e della memoria delle città.

Unione Mediterranea lavora per realizzare un’economia che salvaguardi l’essenza di tali beni e garantisca rispettosa fruizione da parte di tutti.

Unione Mediterranea dice NO a questa ennesima violenza contro il Meridione ed intende porre in essere azioni concrete a tutela delle popolazioni e dei territori interessati.

Vittorio Terracciano

Segretario Unione Mediterranea

Unione Mediterranea voce del Sud

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Sabato 1 dicembre una delegazione di Unione Mediterranea ha partecipato a Roma all’assemblea sollecitata da dem-A per la costruzione di un fronte popolare democratico, di tipo federale.

Abbiamo portato il nostro contributo alla discussione rappresentando come sempre facciamo le nostre istanze, le istanze del Sud.

Le abbiamo sintetizzate in un documento inviato all’assemblea nei giorni precedenti l’incontro che proponiamo anche a voi che ci leggete.

MO! Unione Mediterranea fa proprio il documento “PER CAMBIARE IL PAESE DAL BASSO” ed in consonanza con esso ritiene fondamentale considerare e fare proprie tutte le sofferenze e rimuovere tutti gli ostacoli posti a freno dello sviluppo, della libera realizzazione di ogni essere umano – e di conseguenza della Libertà.

Si rendono indispensabili quindi la presa d’atto della induzione della disuguaglianza quale strumento di governo di questo Paese e della indispensabile necessità di riparazione del danno causato e presente. Senza il riequilibrio dello svantaggio indotto in termini di condizioni infrastrutturali, ambientali, economiche, sanitarie e sociali tra le regioni meridionali e quelle settentrionali, la stessa definizione di STATO perde di significato concreto e finisce con l’essere una imposizione inaccettabile e soprattutto fallimentare.

Proponiamo alle nostre compagne ed ai nostri compagni di viaggio, alcune possibili soluzioni volte alla rimozione degli ostacoli che impediscono le trasformazioni indispensabili per la realizzazione del progetto certi del prezioso contributo che il consesso a cui ci rivolgiamo intenderà fornire.

1 LEGAMI

Creare lavoro il ruolo dello stato.

L’Italia non sarà una Repubblica, non sarà democratica, fino a quando non sarà fondata TUTTA sul lavoro.

C’è necessità di interrogarsi sulla scarsezza del tessuto economico meridionale, delle capacità imprenditoriali e della bassa competitività delle aziende, sgombrando subito il campo ovviamente da teorie genetiche, caratteriali o endemiche.

Il rapporto Svimez 2018 sull’economia del Meridione ha denunciato il rischio desertificazione: in 16 anni, hanno lasciato il Mezzogiorno, un milione e 883mila residenti, la metà giovani.

La situazione è tale da richiedere interventi mirati a ridurre il divario nord sud, attraverso incentivi fiscali alle aziende che assumono giovani e politiche ad hoc, ma soprattutto investimenti pubblici.

Al Sud è più difficile intraprendere rispetto al Nord in quanto si evidenziano ostacoli e voci di bilancio che inficiano sulla capacità di fare impresa:

a) Difficoltà di accesso al credito che impedisce a tante aziende del Sud di cominciare o espandere la loro attività.

Chiediamo interventi statali (fondi di garanzia, sviluppo di altre forme di finanziamento, misure fiscali che agevolino la patrimonializzazione) e un generale riordinamento del sistema creditizio laddove la raccolta del risparmio delle regioni meridionali finisce per finanziarie investimenti nelle regioni più produttive e dove le risorse delle Fondazioni bancarie, ormai tutte del Nord, finiscono per sostenere attività assistenziali, culturali, di promozione del territorio in quelle regioni dove hanno sede legale.

Inoltre per favorire le attività imprenditoriali, commerciali ed artigianali i fitti commerciali devono essere calmierati. E’ inaccettabile che si preferisca tutelare le rendite derivanti dagli investimenti immobiliari anzichè l’indotto positivo derivante da un’attività commerciale o artigianale, soprattutto in termini occupazionali.

b) Scandalosa differenza infrastrutturale: mancano collegamenti ferroviari, autostradali, aeroportuali, non vengono fatti investimenti sulla logistica, con grave aggravio di costi e opportunità.

È vergognoso, e immediatamente da capovolgere, che la spesa ordinaria e straordinaria in conto capitale, come anche le spese correnti della P.A., siano di gran lunga inferiori proprio nella zona del paese meno sviluppata.

c) Pressione fiscale più alta per effetto delle imposte locali in seguito al federalismo fiscale, sciagurato sistema tributario in presenza di livelli di reddito e industriali così diseguali geograficamente.

Al contrario quindi c’è bisogno di ridurre la pressione fiscale per le aziende del Mezzogiorno, rifinanziare Comuni e Regioni, fissare i livelli essenziali delle prestazioni, limiti che incidono sul tessuto produttivo, sul reddito delle famiglie, sulla convenienza ad investire in una determinata zona.

d) Burocrazia ed inefficienze della Pubblica Amministrazione.

Occorre una maggiore dotazione di risorse da destinare alla macchina amministrativa per l’erogazione di migliori servizi di pubblica utilità, in modo da favorire lo sviluppo delle risorse umane e territoriali in molta parte non valorizzate e far guadagnare competitività alle nostre aziende.

e) Spese di pubblicità, di distribuzione, di ricerca e sviluppo.

Dando per scontato che non esiste nessuna pregiudiziale da parte dei consumatori meridionali, il dato che emerge e di cui non si può non tenere conto in ogni politica a favore dell’occupazione nel Sud, è che i nostri consumi di beni e servizi prodotti al Nord generano un PIL di 186 miliardi l’anno. Da questo fattore scaturiscono una serie di conseguenze che implicano ripercussioni su posti di lavoro, sviluppo economico, redditi pro capite, entrate erariali, capitale sociale, vivibilità.

Oltre ad una campagna massiccia di sensibilizzazione che promuova l’acquisto di prodotti di aziende del meridione, si potrebbero prevedere degli aiuti, sotto forma di detrazioni e credito d’imposta, a sostegno delle spese di pubblicità e di ricerca, lì dove oggi è difficile competere per le nostre piccole e medie imprese contro gli imperi industriali del nord e le loro agenzie pubblicitarie, in grado di influenzare il consumatore finale. Proponiamo l’introduzione di un’aliquota IVA agevolata sui prodotti delle aziende con sede legale e stabilimenti al sud, allo scopo di favorirne l’espansione. Inoltre è necessario dislocare le sedi legali dei giganti dell’energia e della comunicazione, o riformulare l’imposizione fiscale vigente.

f) Minore tutela per le esportazioni.

Anziché favorire l’export di prodotti meridionali, gli accordi di libero scambio (come il Ceta) che prevedono eliminazione dei dazi, misure di tutela riguardo la contraffazione, semplificazione degli investimenti, prendono in considerazione quasi esclusivamente prodotti del centro nord.

g) Criminalità organizzata, clientelismo, corruzione, sicurezza, evasione fiscale, lavoro nero.

Alle difficoltà sopra descritte, per chi vuole intraprendere un’attività imprenditoriale qui al Sud, se ne aggiungono queste altre nel quadro già discriminante tra settentrione e meridione: occorre una seria volontà politica che finalmente metta al primo posto la legalità, indispensabile per lo sviluppo socio- economico ed etico-culturale del Mezzogiorno.

2 UMANITA’

Umanità ed accoglienza

Adozione del Modello Riace, esempio vivente di come l’accoglienza possa rivelarsi un vantaggio per le popolazioni autoctone.

3 TERRA

Debito

Oltre alla cancellazione del debito “odioso” chiediamo l’istituzione di una Commissione per l’audit sul debito pubblico italiano e locale, allo scopo di individuare i segmenti del debito pubblico contratti non nell’interesse dei cittadini.

Abolizione del Fiscal Compact. Questo significa rottura degli attuali Trattati europei che impediscono la spesa pubblica espansiva, cioè la spesa per investimenti pubblici, per lo stato sociale e per il sud.

Abolizione della legge costituzionale n. 1 del 2012, che ha introdotto nella Carta costituzionale (art. 81) il principio dell’obbligo del pareggio di bilancio, ulteriore ostacolo alla spesa espansiva.

Ambiente

Abolizione artt 35 e 38 del DL n. 133 del 12/09/2014 (c.d. Sblocca Italia) convertito dalla L. 164/2014, che sottraggono potere alle Regioni e alle Autonomie locali in materia di inceneritori ed idrocarburi.

Pubblico

Rilancio dei beni comuni attraverso la nazionalizzazione, sotto controllo popolare dei beni strategici e dei servizi pubblici.

Diritto all’abitare

Reintroduzione dell’equo canone per la locazione di alloggi, tranne le abitazioni di lusso.

Molte famiglie non hanno possibilità di accedere all’edilizia popolare, perché non rientrano nei parametri, ma questo non significa che siano agiate. Le rendite immobiliari vengono utilizzate per sostituire un reddito da lavoro o per accumulare ricchezza, a discapito di chi è costretto a pagare il canone di locazione ed affanna ad andare avanti. La casa è un bene primario, non è ammissibile alcuna forma di speculazione. E’amorale.

4 CONOSCENZA

Introduzione nelle scuole dello studio delle lingue, della storia e delle tradizioni locali, si tratta di un patrimonio che non va perduto.

Revisione dei testi scolastici per un racconto plurale del Risorgimento italiano. Revisione della toponomastica.

Blocco dell’esodo degli studenti verso le università del nord, incrementando FFO per gli atenei del sud, rivedendo i parametri attualmente in vigore che penalizzano il sud e innescano un circolo vizioso. I fondi devono andare a chi più ne ha bisogno.

Due le criticità:

1) Alloggi per gli studenti fuori sede, presenti in maniera massiccia al nord e quasi del tutto assenti al sud, situazione

che spinge gli studenti ad iscriversi agli Atenei del nord.

2) Possibilità di trovare un lavoro dopo gli studi, molto elevata al nord e bassa al sud.

5 RISORSE

Introduzione del principio di equità e giustizia nella distribuzione delle risorse economiche del paese. Approvare questo principio serve ad evitare quella odiosa prassi che negli ultimi anni ha portato la classe politica ad adottare nella distribuzione delle risorse parametri profondamente ingiusti, oltre che fantasiosi e contraddittori. Ad esempio per lo stanziamento dei fondi per la sanità il criterio adottato è quello dell’anzianità della popolazione, per gli asili nido quello della spesa storica, per la manutenzione delle strade provinciali si è scelto come parametro il tasso di occupazione. Tutti questi anomali criteri hanno un solo elemento in comune, quello di favorire, nella distribuzione delle risorse, la parte del paese più ricca e avvantaggiata, secondo un principio ingiusto ed iniquo.

Per fronteggiare questa barbarie politico amministrativa bisogna stabilire criteri univoci, ispirati al principio di giustizia ed equità. Per estensione a questi principi chiediamo di approvare, da subito, una legge sulle Rc auto che premi i guidatori meritevoli ovunque essi risiedano, senza alcuna discriminazione territoriale.

Il principio serve anche a rafforzare ed armonizzare la clausola del 34% (la legge di conversione del decreto Mezzogiorno di fine 2016 ha sancito l’obbligo per le amministrazioni centrali di riservare al Mezzogiorno un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento. Quindi almeno il 34%). Quest’ultima infatti dev’essere intesa come limite positivo e non negativo nel senso che la soglia del 34% deve essere ponderata, per ragioni di equità per garantire standard minimi di prestazioni in tutto il territorio a prescindere dalla entità percentuale della popolazione.

contributo

Campagna tesseramenti 2019 MO! Unione Mediterranea

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Cari Mediterranei, vi informiamo che è aperta la campagna tesseramenti di MO! Unione Mediterranea per l’anno 2019.
Vi ricordiamo che le nuove iscrizioni effettuate entro il 31/12/2018 avranno validità fino al 31/12/2019.
E’ possibile iscriversi o rinnovare l’iscrizione, contattando il Responsabile di Circolo a voi più vicino.
L’elenco è disponibile al seguente link:
oppure attraverso la procedura on line che troverete al seguente link:
Vi aspettiamo per un 2019 ricco di incontri ed eventi interessanti, abbiamo bisogno anche di voi!!!

Caro Mimmo Lucano, caro Sindaco di Riace

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Caro Mimmo Lucano, caro Sindaco di Riace

Ti posto a nome di tutti gli iscritti del movimento Unione Mediterranea, di tutti i suoi Circoli Territoriali e di tutti gli altri suoi organi, la nostra piena solidarietà e con essa tutto il nostro sostegno in tutto ciò che rientra nelle nostre possibilità e che è necessario fare.

Abbiamo avuto la possibilità di conoscere Riace il 3 giugno scorso in occasione del nostro ultimo Congresso, reso possibile anche dall’ospitalità che ci avete così cordialmente offerto, e l’esperienza vissuta in una comunità nuova e antica insieme, rinnovata ed aperta al futuro ha lasciato su ognuno di noi il segno. Il desiderio di tornare e quello di avviare nei nostri territori, nelle nostre comunità la presenza di altrettante Riace.

Nelle immediate dichiarazioni tu hai detto che nel contrasto tra la giustizia e la legge tu preferisci la giustizia, tra “perdere una vita” e salvarla tu preferisci ( ma è antico comandamento) salvarla. Debbo aggiungere che questo è vero anche per la legge positiva che discrimina, dichiarandoli legittimi, ogni atto dettato dalla necessità di salvare non solo se stessi ma anche “altri dal pericolo attuale lucano )di un danno grave alla persona , da lei non volontariamente causato”, perciò tu sei così profondamente in pace con te stesso; come non saresti se quanto era necessario fare tu non avessi fatto, agendo non secondo una lettura morta della legge ma secondo il suo spirito.

Siamo insieme a te serenamente e fiduciosi e ci terrai informati per quanto è necessario fare ed a noi è possibile.

Mi firmo quale presidente di UM ed a nome dei suoi iscritti, dei suoi Circoli e di tutte le altre sue strutture; ed anche come responsabile della rivista Quaderni del Sud- Quaderni calabresi a nome di tutti i componenti della sua Redazione; e insieme, e con lo stesso impegno anche come persona.

Vibo Valentia, 3 ottobre 2018 Francesco Tassone

lucano )

Uniti per la petizione: nasce il Comitato a sostegno della denuncia di Unione Mediterranea.

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Ieri, sabato 8 settembre, a Castellammare di Stabia presso il Restoring Ancient Stabiae – RAS Foundation, si è tenuto il primo incontro finalizzato alla costituzione di un Comitato in sostegno della Petizione presentata nel 2015 da MO! Unione Mediterranea alla Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea e dichiarata ricevibile nel 2016.

Nel documento si denunciano le violazioni in vaste aree dell’Italia meridionale e della Sicilia degli articoli 1 (dignità umana), 2 (diritto alla vita), 15 (libertà professionale e diritto di lavorare), 31 (condizioni di lavoro giuste ed eque), 34 (sicurezza sociale e assistenza sociale), 35 (protezione della salute), 37 (protezione dell’ambiente) e 38 (protezione dei consumatori) della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Ai lavori del costituendo Comitato, promosso da Unione Mediterranea, Pompei Città Ribelle, Partito Separatista delle Due Sicilie , Un’infanzia da Vivere, hanno preso parte Giovanni Precenzano di Pompei Città Ribelle, Gino Giammarino della Rivista Il Brigante, Sergio Angrisano della Federazione Movimenti di base, Ciro Borrelli di Nazione Napulitana Indipendente, Maurizio Gargano del Partito Separatista delle Due Sicilie.

Un particolare ringraziamento va a Giuseppe Di Bello, Presidente dell’Associazione Liberiamo la Basilicata che ha descritto la tragica situazione in cui versa la Lucania, devastata dalle trivellazioni delle Compagnie petrolifere, sotto lo sguardo indifferente delle istituzioni.

Un ringraziamento anche a chi non ha potuto partecipare all’incontro, ma ha offerto il suo sostegno all’iniziativa, in particolare Sud che Sogna, Un’infanzia da Vivere e Basilicata Bene comune della Prof.ssa Albina Colella.

Il Segretario di MO Unione Mediterranea Vittorio Terracciano a “Rinascita in festa”, organizzata lo scorso 19 agosto a Cinquefrondi dall’Associazione Rinascita Per

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L’intervento del Segretario di MO Unione Mediterranea, Vittorio Terracciano, nella giornata conclusiva di “Rinascita in festa”, organizzata lo scorso 19 agosto a Cinquefrondi dall’Associazione Rinascita Per.
All’evento, di portata nazionale, hanno preso parte diverse realtà del Sud, e non solo, come Il Sud che Sogna con il sindaco di Cinquefrondi Michele Conia, Dema con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Rinascita per Cinquefrondi, Potere al Popolo, Cambiamenti, il sindaco uscente di Messina Renato Accorinti e tante Associazioni che operano sul territorio per parlare di autodeterminazione del Sud e degli strumenti per uscire da una logica di tipo coloniale che toglie ogni speranza di rinascita.

 

 

Mezzogiorno: prospettive e sviluppo posticipate al 2020

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Lo scorso 10 Dicembre, in un articolo di Andrea Del Monaco pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, l’esperto di Fondi Europei ha denunciato l’ultimo schiaffo italico alle prospettive del Sud: la manovra 2017, colpo di coda renziano, ha deciso la ripartizione dei 46 miliardi di investimenti previsti per il periodo 2014-2020 del Fondo di sviluppo e coesione.
Il Fondo di sviluppo e coesione, così denominato nel 2011, è finalizzato a dare unità programmatica e finanziaria all’insieme degli interventi aggiuntivi a finanziamento nazionale, che sono rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese. Una nobile intenzione, come forse era quella del governo Letta che, nel 2014, aveva destinato l’80% del fondo al Mezzogiorno.
Cosa ha stabilito la manovra? I miliardi del fondo sono stati ripartiti in modo da rimandare l’investimento di più del 75% del Fondo al 2020. Più precisamente è stato disposto che, in termini di cassa, le autorizzazioni di spesa saranno pari a 2,6 miliardi per il 2017, a 3,5 miliardi per il 2018 e a 3,8 miliardi per il 2019. Il resto, più di 35 miliardi, è stato lasciato ai “posteri”, coloro che disporranno del Fondo tra quattro anni.
Nessun taglio al Fondo, e allora che c’è di male?
C’è di male che al Mezzogiorno sono numerose le opere infrastrutturali che rimarranno quantomeno incomplete nei prossimi anni. Nell’articolo emerge che la posticipazione degli investimenti implica “che non ci sono i soldi per concludere le dorsali ferroviarie Napoli- Bari- Lecce- Taranto, Salerno- Reggio- Calabra, Messina- Catania- Palermo, oppure l’autostrada Sassari Ogliastra”.
Del Monaco imputa tanta scelleratezza all’austerità della cancelliera Merkel e al suo Ministro dell’economia, Schauble, i quali avrebbero imposto di azzerare il deficit strutturale di bilancio nel 2019 ma, che la colpa sia di Renzi o dei diktat, ciò che rimane al Mezzogiorno è una condizione di sottosviluppo infrastrutturale imperdonabile. Mentre al centro-nord crescono i treni ad alta velocità, a Sud si subisce giorno per giorno un vistoso calo dell’offerta: non solo l’alta velocità resta un miraggio, ma negli ultimi sei anni regionali e intercity hanno visto una riduzione dei servizi del 6,5% per i primi e del 19,7% per i secondi.
Com’è possibile immaginare sviluppo dove un turista, uno studente o un prodotto impiegano il triplo per spostarsi rispetto a un nord Italia ben collegato, o rispetto a un’Europa dotata di corridoi ferroviari velocissimi e treni merci lunghi due o anche tre volte tanto? E se anche il debito fosse zero, cosa investirebbe il governo per creare opportunità a Sud?
Era meno di un anno fa che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, dichiarava di voler “recuperare il ritardo di decenni per le infrastrutture al Sud”, sempre omettendo che allo sviluppo ferroviario del Mezzogiorno sarebbe stato destinato solo l’ 1,2 % degli stanziamenti dello Sblocca Italia e della legge di Stabilità.
I rapporti Svimez, l’atteso (e disatteso) proposito di un Masterplan per il Sud, l’orribile scontro fra treni sul binario unico del luglio scorso, con le sue 23 vittime, le opportunità offerte dalla rinnovata centralità del Mediterraneo nelle rotte commerciali intercontentali: nulla sembra essere abbastanza convincente da incoraggiare gli investimenti a Sud.
Eppure forse c’è speranza: due meridionali su tre hanno votato NO al referendum, segno inequivocabile che la classe dirigente non gode più della fiducia del Mezzogiorno, e forse sta perdendo un treno che non passerà mai più.

Una lettera d’amore per la propria città.

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Ho ricevuto una lettera, scritta pubblicamente. La condivido qui. E’ a firma di Ivan Lorito, che non ho mai conosciuto, ma che conosce il progetto di #Napolicittàautonoma. Vi invito a leggerla: è una dichiarazione d’amore per Napoli da parte di chi, per lavoro, è andato oltreoceano.
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“Ciao Flavia,
ti scrivo dal mare. Nel senso che sono un marittimo e ti sto scrivendo da una nave (abbiamo appena iniziato la traversata dell’Oceano Atlantico per raggiungere il Sud America.)
Sono di Napoli e ho come unico ideale Napoli.
Istintivamente fin da bambino ne ho sempre compreso lo spessore smisurato e ho sempre sofferto per quella mano invisibile che continuamente tenta di opprimerla. Mi sono accorto crescendo come una una folta schiera di personalità faziose o meno siano ostinate nel volere o sapere Napoli a “capa a sott”…

Ma io conosco Napoli, la conosco per istinto, per cui non mi potrei mai sbagliare. So bene che è una città anguilla che non si è mai fatta acchiappare. Ho addirittura partorito idee bizzarre sul fatto che persino i mali della città siano fisiologici meccanismi di autodifesa della stessa Partenope. Non abbiamo mai avuto un Sindaco a Napoli, fino a che è arrivato un grande uomo “Luigi de Magistris”. Ho avuto il piacere di stringergli la mano mentre si faceva i suoi soliti chilometri a piedi per la città. Un uomo d’amore e di immenso spessore umano e professionale. Figlio ed espressione di una Napoli che elegge un Magistrato che con la sua “Anarchia” sacrosanta, difende il territorio e la Costituzione.

Sono Fiero!
Sono fiero della Napoli degli ultimi tempi.
Fiero della rivoluzione culturale che stiamo attraversando.
Fiero del fatto di essere puliti, liberi e indipendenti come movimento.
Sono Fiero che si parli di AUTONOMIA.
Sono fiero di questa esigenza forte di volerci liberare dalle tante palle al piede che ha Napoli. Le palle al piede sono tutti quelli che non muovono un dito per la Città e che la usano per interessi personali. Palla al piede è tutto quel mondo politico-intellettuale che è ostinato a tenere Napoli “a capa a sott”…Palle al piede sono i media…sciacalli dell’informazione.
Napoli città autonoma, Napoli Capitale di se stessa, napoletano lingua ufficiale (non immagini quanti geni della linguistica si ingegnino a voler il Napoletano un vernacolo e non una lingua).

Bisogna assolutamente portare avanti questo progetto di NAPOLI CITTÀ AUTONOMA. Napoli scritto con la N barocca, con i ciuffi alla Elvis.

Fiero di aver visto sui social il video del Sindaco de Magistris conferirti l’incarico a titolo non oneroso di coordinare il progetto.

Non c’e’ un giorno che non pensi a Napoli.
Dicono che i marinai hanno un amore in ogni porto ma questa è una grande bugia. Il mio unico amore è la CITTÀ. Non c’e’ un giorno che non pensi a lei, che non la promuova, che non la difenda. Per cui ti chiedo di non mollare! Sappi che quello che fai rende onore a tanti: ci accende il fuoco in petto e qualcosa in più. Non mollate!
Sarei orgoglioso di poter contribuire alla causa quando sarò tornato a Napoli da quest’altra missione di lavoro.

Un abbraccio fraterno a te, al Sindaco de Magistris e a tutti quelli che credono nella città, nonostante chi fa di tutto per tenerla a “capa a sott”.”

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