Com’è il mondo visto da Sud
Non è facile saperlo.
I media “mainstream” non sono certo nelle nostre mani mediterranee e l’agire politico della comunità internazionale ha ben poco riguardo per i popoli “servi”, quelli che devono tacere e obbedire. Tra questi c’è anche il Mezzogiorno d’Italia.
Ecco perché un movimento politico identitario come MO-Unione Mediterranea deve dotarsi di una sua visione politica delle relazioni internazionali, soprattutto se aspira a far ritrovare l’indipendenza alla sua terra colonizzata o, almeno, un’ampia autonomia. Cioè se vuole che un giorno essa parli con la propria voce nel consesso dei popoli e non più attraverso il filtro – poco benevolo- dell’Italia.
Del resto, il Meridione (le care vecchie Due Sicilie) sta su questo pianeta e non su un altro, e beneficia delle autentiche politiche di pace così come paga un prezzo (e che prezzo!) per gli scenari di guerra o in genere di crisi internazionale. È noto che viviamo in un villaggio globale e la sfida non è quella di isolarsi, ma quella di creare una comunità mondiale rispettosa e pacifica, fatta di comunità locali consapevoli della propria identità e dei propri diritti, capaci di difendersi senza distruggere, aperte agli scambi culturali e alla solidarietà
Per comprendere appieno quanto sia vero che le mosse sullo scacchiere internazionale incidano e abbiano inciso pesantemente sulla nostra storia, non occorre fare grandi sforzi. Basta andare poco a ritroso nel tempo, fino all’invasione del Regno delle Due Sicilie da parte del Regno di Sardegna con la scusa, ampiamente smentita dalla ferocia e dallo spogliamento concomitanti, dell’unità d’Italia.
È noto, infatti, il ruolo che ebbe l’Inghilterra nel volere, nel finanziare e nel sostenere militarmente Garibaldi e i suoi scherani nell’avanzata verso sud. Il petrolio dell’epoca, lo zolfo, di cui la Sicilia era ricca, non doveva essere lasciato in libera gestione nelle mani del nostro Paese: come si adoperava a fare Ferdinando II.
Nella foto (tratta dalla collezione d’archivio della Royal Bank of Scotland) c’è una lettera di credito che testimonia una raccolta di fondi in Scozia a favore di Garibaldi.
Non era pratico o sicuro inviare grandi donazioni in contanti in giro per l’Europa e una lettera di credito era un’ottima alternativa. I fondi erano depositati in una banca in Scozia, la quale poi emetteva la lettera di credito che si sarebbe potuta cambiare localmente in contanti. La lettera di credito poteva passare attraverso numerose mani prima di giungere a Londra, dove gli agenti della banca scozzese avrebbero provveduto a regolare i conti a nome dell’istituto di credito stesso. Tutto questo passamano era naturalmente irrilevante per Garibaldi ed i suoi sostenitori scozzesi: ciò che contava era che il denaro gli giungesse in modo sicuro.
Sul retro della lettera di credito c’è praticamente la storia di questo viaggio: emessa dalla Banca Nazionale di Scozia a Edimburgo il 22 agosto 1860, giunta a Napoli il 24 ottobre dello stesso anno e firmata da Garibaldi e dal suo segretario Giovanni Basso, che gestiva il business per suo conto. Alcune settimane dopo, a Genova, Basso passò la lettera a un tale Michele Piaggio, che la passò a Gruber & Co, una società di mercanti austriaci di stoffe. Da Gruber & Co passò a Schunck Souchay & Co, un’altra casa mercantile con forti legami con l’Inghilterra, che la inviò al suo ufficio di Londra. Giunta dunque alla banca scozzese, fu saldato il pagamento di 115 sterline: il denaro era passato in modo sicuro dalla Scozia verso la nascente Italia. Alla faccia dei moti risorgimentali tutta passione e impeto unitario italiano.
MO-Unione Mediterranea sente il dovere di comprendere e spiegare il mondo di oggi, le relazioni internazionali e le sue ricadute sulla nostra terra, e di farlo con i nostri occhi identitari e non con quelli interessati ed alienanti che ci vengono imposti ogni giorno dall’esterno.