Lo stato di abbandono e lo Stato che abbandona

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In questi giorni ne abbiamo sentite di tutti i tipi sulla triste vicenda del ragazzo di colore ucciso da un carabiniere, pare per legittima difesa.
Ci discostiamo dal tipico teatrino all’italiana, composto da opportunisti, sciacalli, leoni da tastiera e tanto altro, tutti pronti a voler mandare via gli immigrati o a puntare il dito contro il carabiniere perché ci vorrebbe più accoglienza.

Noi vi proponiamo un’analisi diversa. Sono passati ormai 6 anni dalla rivolta di Rosarno ma non sono finiti gli incidenti e la convivenza con la popolazione locale continua ad essere incandescente.
Non ci sono vittime o colpevoli, i migranti vivono in condizioni disumane: sottopagati lavorano i nostri campi e molto spesso sono costretti a spostarsi in bicicletta, di notte, tra i vari paesini della Piana di Gioia Tauro (che non si distingue per le strade sicure ed illuminate), il tutto per garantirsi un pezzo di pane per la sera con il rischio di essere investiti innumerevoli volte.
Le forze dell’ordine non solo operano in una zona difficile della Calabria, ma senza mezzi e risorse adeguate sono costretti a fare il possibile per garantire la convivenza tra tutti, rischiando la vita tra ‘ndrangheta e liti tra migranti e popolazione locale.

E’ una guerra tra poveri, senza vincitori né vinti. Una cosa è certa: il fallimento dello Stato e dei nostri politici che continuano ad abbandonarci, quasi come se volessero che tutto resti in bilico, quasi come se non aspettino altro che la situazione degeneri.
Non ci bastano più le visite alle tendopoli, gli elogi alle forze dell’ordine, le passerelle: quando capiremo che sono loro i complici di questa triste situazione?

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