Archivio in evidenza

In un territorio dove si rischia di morire di tumore, intanto si muore per una lamiera.

Share Button

La discarica di San Calogero, oggetto del processo “Poison”, è ritenuta la più pericolosa d’Europa in quanto contiene oltre 130mila tonnellate di rifiuti provenienti da centrali termoelettriche a carbone. Si tratta di rifiuti molto pericolosi. Siamo in un territorio che confina con le provincie di Vibo Valentia e Reggio Calabria, sulla statale 18 che dalla vicina Piana di Gioia Tauro porta verso Vibo Valentia, al bivio per la frazione Calimera sorge la ex fabbrica di laterizi abbandonata da quasi dieci anni. Secondo la Procura di Vibo Valentia, tra il 2000 e 2007, Tir avevano effettuato 4512 conferimenti, trasportando a San Calogero le scorie tossiche provenienti per lo più dalla centrale termoelettrica dell’Enel di Brindisi. Sarebbero stati stoccati metalli pesanti, solfuri, cloruri, fluoruri, nichel, selenio, stagno e vanadio. I periti dell’accusa non escludevano «la concreta e reale possibilità che i componenti pericolosi presenti in abbondanza nel sito potessero essere diffusi nell’ambiente circostante». Da qui il rischio concreto di compromettere irrimediabilmente la salute del territorio e dei propri cittadini, visto che lo smaltimento potrebbe avere effetti devastanti se si considera la presenza di due corsi d’acqua nei pressi dell’ex fornace oggi,  purtroppo, tornata alla ribalta per l’omicidio, il 2 giugno scorso, del povero Sacko Soumayla .

Incredibilmente dalle menti bacate di molti utenti dei social, probabilmente corrose da una continua campagna politica leghista basata sull’odio, il problema non sono quelle 130mila tonnellata di morte ma è quel ragazzo di 29 anni bracciante con i documenti in regola e padre di una bambina di 5 anni che nell’area dell’ex fornace abbandonata, assieme a due connazionali non stavano rubando nulla, stavano solo cercando delle lamiere – hanno raccontato gli altri due – per i loro alloggi di fortuna nella baraccopoli di San Ferdinando.

Che la magistratura non sia riuscita a consegnare alla giustizia i 14 imputati ritenuti responsabili di “avvelenamento colposo” in quanto il reato è andato prescritto, non sembra aver intaccato le loro coscienze razziste, che invece giungono fino alla giustificazione di un omicidio per un, probabile, furto di lamiere in un ex sito industriale che, pur sotto sequestro da quasi dieci anni, qualcuno considera ancora cosa sua.

MO Unione Mediterranea in occasione delle elezioni europee di Maggio 2014, ha presentato la lista civica di scopo Terra Nostra, con l’obiettivo di inoltrare una petizione al Parlamento europeo per l’istituzione di una commissione straordinaria d’inchiesta, che avesse il compito di monitorare e realizzare verifiche ed analisi sul territorio dell’Italia meridionale e della Sicilia, Il giorno 25 giugno 2015 una delegazione di Unione Mediterranea ha presentato alla Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea la petizione, con la petizione anche un dossier di 70 pagine, in cui si denunciavano le violazioni in vaste aree dell’Italia meridionale e della Sicilia degli articoli 1 (dignità umana), 2 (diritto alla vita), 15 (libertà professionale e diritto di lavorare), 31 (condizioni di lavoro giuste ed eque), 34 (sicurezza sociale e assistenza sociale), 35 (protezione della salute), 37 (protezione dell’ambiente) e 38 (protezione dei consumatori) della medesima Carta.

Il 17 marzo 2016 la Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea ha dichiarato ricevibile la petizione n. 0748/2015

La Presidente della Commissione, on. Cecilia Wikström, con lettera del 17/03/2016 protocollo D305560, ha inviato la petizione all’allora Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, nella speranza che “possa essere usata come contributo alla vostra attività”. Abbiamo cercato negli ultimi mesi di ottenere quanto richiesto, sollecitando in tal senso l’attuale Presidente Antonio Tajani, ma solo un’azione congiunta di eurodeputati meridionalisti, oggi ancora assenti, potrebbe portare ad ottenere qualche risultato pratico.

A pagina 52 punto f del dossier viene menzionato proprio quel sito denunciato nella Petizione (Clicca qui per scaricare l’intera petizione in formato PDF)  che abbiamo presentato a Bruxelles, e recita:

  1. f) SAN CALOGERO: interramento rifiuti tossici Dopo quattro anni dall’ emissione degli avvisi di garanzia e numerosi rinvii delle udienze per mancanza di giudici si è aperto il processo “Poison” che vede 12 persone accusate di aver provocato un disastro ambientale gestendo abusivamente 127.000 tonnellate di rifiuti industriali tossici provenienti da Brindisi e poi finiti illegalmente, dal 2000 al 2007, negli impianti della discarica “Fornace tranquilla” di San Calogero. Il presidente del Tribunale monocratico, Anna Rombolà, ha infatti incardinato il dibattimento dopo aver rigettato alcune questioni preliminari ed ammesso le richieste istruttorie. Lo stesso magistrato ha accolto la costituzione di parte civile del Comune di San Calogero e del Wwf, rinviando il processo al 19 febbraio quando saranno sentiti i primi testi dell’accusa. La gran parte dei reati contestati, che risalgono ad un lasso di tempo compreso tra il 2000 e il 2007, sono ormai prossimi alla prescrizione. Nella passata udienza il giudice Lucia Monaco, designata dopo oltre un anno, si era astenuta dalla trattazione poiché incompatibile avendo già fatto il gip nello stesso procedimento. Il presidente del Tribunale, Antonio Di Marco, aveva poi designato un nuovo magistrato non incompatibile, individuandolo nel giudice Anna Rombolà. Il giro d’affari al centro dell’inchiesta condotta nel 2010 si aggirerebbe attorno 18 milioni di euro perché tanto sarebbe costato il regolare smaltimento alle centrali Enel di Brindisi, Priolo Gargallo e Termini Imerese da cui provenivano i rifiuti smaltiti invece nel Vibonese. L’indagine condotta nel 2010 dal personale della Guardia di Finanza di Vibo, ruotava attorno al rilascio di autorizzazioni non conformi nei confronti della società sotto inchiesta: la “Fornace Tranquilla Srl”, il cui titolare, Giuseppe Romeo, arrestato nel novembre 2009, avrebbe attestato falsamente, secondo l’accusa, il recupero mai avvenuto dei rifiuti pericolosi che, di volta in volta, venivano inviati nel territorio di San Calogero a ridosso di coltivazioni di agrumi.

Il neo Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha puntato in quei territori su una campagna elettorale tipicamente leghista rilanciando un cavallo di battaglia già collaudato: individuare un nemico da offrire ai potenziali elettori. Qualche anno addietro i prescelti furono i Terún offerti sull’altare della padana, oggi i “fortunati” sono gli immigrati. In una Regione, la Calabria, in un territorio come quello della Piana di Gioia tauro, il nemico individuato come causa di tutti i mali è, secondo Salvini e i suoi elettori Terroni, lo straniero, il negro, u niru. E così il senatore Matteo Salvini viene eletto proprio in Calabria, la Lega nella Piana ha incassato 7 mila voti, un’enormità. 55 mila i voti ottenuti dalla Lega in Calabria: il 13% a Rosarno, l’8,4% a Lamezia Terme, 11,2% a Tortona, l’11,7% a Nocera Terinese, il 14,9 % a San Mango d’Aquino, il 12% a Corigliano … La folla lo acclamava al grido «Matteo salvaci tu».

Da che cosa? Dalle denunce presentate a Bruxelles nella petizione di MO Unione Mediterranea? Dalla crescente disoccupazione? Dal rischio desertificazione umana e industriale (dati svimez) ?, dall’ultimo posto tra le 270 regione della UE (dati Eurostat) ? NO… la salvezza viene invocata dall’invasione dello straniero, l’invasione di una terra che economicamente non esiste già più, provate a vendere un casa o un terreno e  ne constaterete un valore praticamente nullo.

La verità è che il gioco sulle paure di ciò che non si conosce è vecchio quanto il mondo, quando il mondo si credeva fosse ancora quadrato e asserire che era tondo rappresentava un rischio concreto, e ancora oggi in molti abboccano.

Ma di che cosa abbiamo veramente paura, quando abbiamo paura, possibile che in Calabria il pericolo sia rappresentato da un immigrato ?

Povera terra mia.

Massimo Mastruzzo

Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

Chi è davvero Giuseppe Conte?

Share Button

Dopo il contratto siglato tra 5 Stelle e Lega, che ricorda tanto il contratto con gli italiani firmato più volte da Berlusconi negli studi di Porta a Porta, ecco spuntare il nome del premier – e ci teniamo a sottolineare che, no, a differenza di quantoaffermato in questi anni dagli elettori italiani medi, il Presidente del Consiglio NON è eletto dal popolo – per questo nuovo governo: si tratta del pugliese Giuseppe Conte, il quale, se riceverà l’incarico dal Presidente della Repubblica di formare il nuovo governo, inaugurerà quella che Di Maio ha già indicato come “Terza Repubblica” (ma possiamo davvero definirla tale, caro Luigi? C’è realmente un cambiamento epocale da dover giustificare un’affermazione del genere? Ti prego, illuminaci.) e che ufficializza il legame con la Lega.
Gradito anche a Salvini e ai suoi fedelissimi – e la cosa ci è suonata abbastanza strana, parliamo comunque di un “terrone” puro, nato e cresciuto nella provincia di Foggia -, l’avvocato Conte si è già distinto sulle cronache nostrane e non per i suoi meriti da legale. Del tutto nuovo in campo politico, sul suo curriculum è possibile leggere prestigiose formazioni in alcune delle migliori università del mondo, ma, inaspettatamente è stato smentito. O per meglio dire, è stato smentito a metà: la New York University (NYU) ha dichiarato al Times di non rilevare tra i suoi registri il nome di Conte, il quale aveva affermato di aver trascorso un periodo non inferiore ad un mese presso il college americano, ma dagli uffici della NYU sono letteralmente cascati dal pero. Al massimo, hanno fatto sapere, è probabile che l’assenza del nominativo del futuro/probabile/chilosa premier sia dovuto al fatto che Conte abbia seguito semplicemente un seminario durato uno, massimo due giorni. Strano, però, in America pare siano molto fiscali su queste cose ed in effetti trovato l’inghippo, svelato l’arcano: sono state rese note dall’AdnKronos delle e-mail scambiate fra Conte e Mark Geistfeld , il responsabile civile della New York University School of Law, che proverebbero diverse visite dell’avvocato pugliese a New York con l’utilizzo della biblioteca, scambi culturali e collaborazioni con i colleghi dell’ateneo americano.

Mentre i giornali parlavano di questo appunto (magari poteva essere una svista, magari il piccolo gonfiamento su di un curriculum comunque di tutto rispetto, come successo per le consulenze, in realtà ne è stata registrata UNA sola, alla Camera di Commercio, dell’Industria e dell’Artigianato di Roma), ecco spuntare altre tre news su che portano il giallo ad infittirsi ancora di più: la “Social Justice Group”, “l’Association Henri Capitant des amis de la culture juridique française” ed il metodo stamina – quest’ultimo punto, però, è preferibile non approfondirlo. Per quanto l’avvocato sia stato tra i promotori per la fondazione della ONLUS Voa Voa voluta dai genitori di Sofia, ricordiamo che pochi mesi fa la bambina è purtroppo venuta a mancare e in tribunale Conte ha comunque svolto il suo compito di legale, rappresentando i genitori della piccola. Insomma, parliamo di un’anima innocente vittima non solo della malattia ma anche di un uomo come Vanoni e della sua cura, smentita dalla comunità scientifica. Sarebbe il caso di non farci dell’ironia sopra.

Tornando a noi, Conte ha affermato di essere membro della “Social Justice Group” presso l’Unione Europea, peccato che un organo di questo genere non esista in seno all’UE (ops) e che, probabilmente, il futuro premier volesse riferirsi alla “Social Justice European Private Law”, della quale firmò, assieme ad altri professori europei, un manifesto nel lontano 2004 ma di cui, come affermato dal presidente della citata associazione, non è mai stato membro (doppio ops).
Per quanto riguarda “l’Association Henri Capitant des amis de la culture juridique française”, il Post ha dichiarato, fra le altre cose, che l’iscrizione a questa associazione giurista francese è in realtà aperta a chiunque, previo pagamento, ovviamente. Insomma, non contano i meriti accademici, conta il voler vincere facile!

E va bhe, forza, un altro paio di piccoli errori: dobbiamo forse ricordare il curriculum dei precedenti premier o dei membri dei precedenti governi? Andiamo, in questo abbiamo avuto la fortuna di leggere delle fitte riunioni fra Di Maio e Salvini, i salvatori della patria, specie del Sud Italia, che nel celebre contratto di governo (oh, guai a chiamarla alleanza, eh) ha davvero occupato un enorme spazio nel fascicolo pubblicato qualche giorno fa! Quasi occupava le 40 e passa pagine presentate. E poi, signori, a chi non capita di sbagliare e confondersi?
Certo è che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi… bhe, non scomodiamo la Christie per risolvere questo caso e pensiamo al povero Mattarella, da settimane al centro delle attenzioni soprattutto dei social network: chissà se ci sorprenderà decidendo di assegnare l’incarico ad un’altra persona, gabbando Di Maio e Salvini e togliendo Conte dai riflettori sotto i quali è stato praticamente gettato nel giro di sole 24 ore. E chissà se quei buchi neri nel curriculum del pugliese futuro (forse) premier vengano finalmente riempiti e corretti, facendo chiarezza una volta per tutte, lasciandoci comprendere chi sia realmente la figura di Giuseppe Conte.

Maria Stella Judith Rossi

Intanto che in italia assistiamo ad “un’orgia politica” il sud rischia un gancio che potrebbe mandarlo definitivamente al tappeto.

Share Button

Un taglio ai fondi di coesione del 5%, quasi quattro miliardi di tagli, che si aggiungerebbero ai circa 2,5 miliardi che il nostro Paese rischia di perdere per effetto della proposta di dicembre di Bruxelles che li vorrebbe destinare ai Paesi che vogliono attuare le riforme strutturali.

Il pericolo per l’Italia è una sforbiciata di 6 miliardi, di cui circa 4 sono quelli che perderebbe il Sud.

Oggi, 2 maggio, quando la Commissione presenterà ai governi (in Italia non sappiamo ancora a quale) la sua proposta sul nuovo quadro finanziario dell’Unione, che dovrebbe ripartire un budget di 1.020 miliardi nei sette anni dal 2021 al 2027. Un bilancio condizionato dalla necessità di far quadrare i conti dopo la Brexit. Di Maio, Salvini, Berlusconi e Renzi, non sono ancora giunti alla divisione delle poltrone e questo potrebbe essere letale per il Mezzogiorno.
La stangata per il Sud sui fondi di coesione si tradurrebbe infatti in un taglio di 1,08 miliardi dei programmi operativi Fse (Fondo sociale europeo) e Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) che penalizzeranno soprattutto Puglia (360 milioni ), Campania (266 milioni) e Sicilia (265 milioni).
Per il sud si tratta di una battaglia per la sopravvivenza, il punto di non ritorno, per un territorio abbandonato dalla politica nazionale, è ormai dietro l’angolo. Già ultime in Italia le regioni del Mezzogiorno sono, secondo Eurostat, anche le ultime tra le 270 Regioni della UE.
MO Unione Mediterranea non accetterà passivamente di veder morire la propria terra.

Massimo Mastruzzo 
Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

 

La partita elettorale è ancora aperta ma già sappiamo chi, in ogni caso, perderà

Share Button

Il voto della massa, soprattutto meridionale, verso la novità rappresentata dal M5S era scontato; questa massa ( non i pochi che si studiano i programmi elettorali e hanno le capacità di valutarne la fattibilità) non si sarebbe mai rivolta a chi riteneva che in questi anni l’avesse tradita, dal Pd (compreso il surrogato LeU) a Berlusconi (cacchio ancora Berlusconi) che probabilmente ha favorito proprio per la sua eterna presenza che i moderati del centrodestra cedessero il passo ad un Salvini rinvigorito dall’emergenza migranti.
Questa congiuntura negativa dei moderati del centrodestra e del centrosinistra sommata alla novità del M5S ( sempre in crescita dalle precedenti tornate elettorali) e alla politica della paura della Lega non poteva che portare a questo risultato.
Che questo diventi spendibile anche per la nostra Questione Meridionale non può essere che una scommessa, una partita a poker con tanto di jolly e bluff e i pochi che si studiano i programmi elettorali e hanno le capacità di valutarne la fattibilità suppongo ne siano consci rispetto alla massa che non poteva che usare la pancia in questa scelta senza badare troppo a chi in questa mano di poker elettorale era seduto al tavolo verde, tanto i perdenti nelle partite (elettorali) precedenti erano stati comunque e sempre gli stessi: i meridionali.
MO Unione Mediterranea non vuole partecipare a questa partita dove il sud rischia di perdere per l’ennesima volta.

COSA MANCA AL SUD

Share Button

di Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

Cosa manca al Sud? una vera coscienza meridionalista. E non perché non amiamo la nostra terra, ma perché anni di colonizzazione ci hanno convinti che da soli non saremmo capaci di salvarci e perché nessuno si metterebbe a fare il ragionamento perverso del “Prima il Nord” dell’Homo padanus. Non tanto per educazione, quanto per la convinzione che nulla possa cambiare, che non valga la pena lottare.

Tanto per cominciare, il Sud non si è mai reso conto che sono i suoi voti a decidere le elezioni in Italia, né che con i suoi voti abbia sempre mantenuto in piedi un sistema che lo danneggiava incrementando il divario col Nord. Forse che ai meridionali vada bene così: assistenzialismo e qualche condono in cambio di voti ?

Quando la Lega Nord era ancora brutta e cattiva e con il coso duro urlava “separiamoci”, non solo nessuno gli ha risposto che stava usando un tono fortemente anticostituzionale, ma con il suo “coso” duro è arrivata a governare l’Italia al motto di Prima il Nord.

Mentre il Sud, che sul suo “coso” duro ha sempre mantenuto una certa privacy, se prova ad alzare il ditino per prendere la parola viene additato di revanscismo.

Anche questa volta il Sud va al voto elemosinando attenzione dagli stessi distratti partiti nazionali, speranzoso che prima o poi qualcuno gli porga la mano per tirarlo fuori dalla palude degli ultimi posti dell’intera Comunità Europea, e magari, nella migliore tradizione del cornuto e mazziato,  la mano spera che gliela porga l’ex partito secessionista fautore della Padania libera, oggi però pentito e convertito sulla via della Salerno/Reggio Calabria a nuovo Salvatore del povero popolo meridionale.
Avendo il Sud un problema comune: il dramma del lavoro che non c’è, servizi , infrastrutture, ferrovie, strade, ospedali, inefficienti ( ignorati da sempre da tutte le forze in campo, e per questo presenti da decenni ) non vedo come la soluzione possa arrivare dalla possibilità di poter acquistare un’arma per la difesa personale o dalla lotta, giusta o sbagliata non è argomento di quest’articolo, degli immigrati arrivati quando oramai Garibaldi &co. avevano già obbedito. I problemi del meridione c’erano prima degli immigrati e ci sono anche adesso. I nostri nonni furono costretti a emigrare per gli stessi motivi per cui oggi lo fanno i loro nipoti. Questo non vuol dire che non esiste il problema della regolamentazione dell’immigrazione, ma dubito che sia il primo problema del Mezzogiorno.

I meridionali che osannano Salvini (alleato con Berlusconi e Meloni) dovrebbero ricordare che pizzo e mazzette le pretende la mafia locale, con la collusione della stessa politica, non certo lo straniero che raccoglie pomodori e arance nei campi.

La Questione Meridionale, rimane uno storico problema nazionale, vecchio almeno quanto gli stessi soliti partiti che oggi ci offrono con l’ennesima legislatura la stessa soluzione riscaldata.

 

SE SADISMO E RINCOGLIONISMO CI TAPPANO GLI OCCHI

Share Button

di Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

I sondaggi elettorali indicano che, anche a ragione della complessa legge elettorale, il Mezzogiorno avrà un peso preponderante sul risultato finale. Vediamo come chi oggi cerca voti ha ridotto il Mezzogiorno.

L’ Eurostat, all’interno del suo volume annuale dedicato alle  270 regioni dell’ Unione Europea,  ci dice che:

In UE il 71,4% di chi ha terminato l’università trova un’occupazione entro tre anni, in Italia ci riesce appena il 44,2%, nel Mezzogiorno il 26,7% e in Calabria la percentuale crolla addirittura al 20,3%, dati peggiori si trovano solo per la Guyana francese 44,7% (è una regione e un dipartimento d’oltremare della Francia che si trova nell’America meridionale)  e per la regione bulgara di Severozapaden 46,5%.

Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, sono in Europa le regioni in cui lavora meno di una persona su due fra i 20 e i 64 anni. Il digitale è ormai indispensabile per la maggior parte delle occupazioni ma nel Sud Italia e nelle isole solo il 57,5% ,fra i 16 e i 74 anni, usa regolarmente internet, quasi 20 punti percentuali meno della media Ue (79%). E appena il 27% lo fa da dispositivi mobili come smartphone o tablet (media Ue 59%).

Una donna residente al Sud ha meno della metà delle possibilità di trovare un lavoro rispetto a una nata o emigrata a Nord, dove il tasso di occupazione femminile è del 44,9 per cento a fronte del 22,3 per cento del Sud.

A questi dati vanno sommati quelli Svimez che danno un sud a rischio desertificazione umana e industriale e portano a una disomogeneità territoriale tra il nord e il sud d’Italia che non ha eguali in Europa.

Se non riusciamo a leggere questi dati che, seppur nell’ultima legislatura sono assai peggiorati, storicamente accompagnano e condannano il Mezzogiorno e ci facciamo (ri)fottere da chi in questi decenni (ma potremmo dire secolo) ha già governato con questi tristi numeri e oggi ci promette che con una pensione da 1000 €, con il “mandiamo via gli stranieri che ci rubano il lavoro” (quale?), con la (ri)modifica dell’art. 18 (per chi ha un lavoro), con un reddito di cittadinanza, ecc.ecc, il sud si staccherà dal fondo di questa deprimente classifica, non saremo antropologicamente inferiori ma un pochino di sadismo da cabina elettorale sicuramente lo possediamo.

I Governi italiani sono sordi da 160 anni, MO Unione Mediterranea, dopo aver presentato una petizione a Bruxelles per denunciare le condizioni del Mezzogiorno, vuole iniziare un percorso per rivolgere, con le prossime elezioni Europee, le istanze del Mezzogiorno direttamente a Bruxelles.

Se non capiamo che solo una coscienza meridionalista può contribuire alla nostra causa, oltre che sadismo probabilmente soffriamo anche di rincoglionismo.

 

Cosa c’entra il fascismo con il meridionalismo? Niente.

Share Button

di Raffaele Vescera

Che c’entra il fascismo con il meridionalismo?
Se qualcuno crede che l’ormai impetuosa consapevolezza neo-meridionalista possa avere un’anima reazionaria, nostalgica, fascista o comunque violenta si sbaglia di grosso. La cultura della violenza politica, del razzismo, del nazionalismo esasperato e del militarismo si è storicamente affermata al Nord dello stivale. Il fascismo, come universalmente riconosciuto, è un fenomeno violento nato tra gli agrari padani che organizzavano squadre armate per reprimere il forte movimento bracciantile. Stessa cosa, è vero, accadeva al Sud, dove gli agrari facevano ricorso alle bande mafiose, ma questo sistema segreto non poteva affermarsi come ideologia politica, cosa che invece avvenne al Nord, dove il fascismo conquistò presto il consenso degli industriali che lo usarono per fermare la ribellione della classe operaia, anche questa violenta in verità. Ma forse quest’ultima aveva l’attenuante della legittima difesa.
Consenso ricevuto anche dal liberalismo italiano, compreso quello di Benedetto Croce, che seppur pentito, ha prodotto danni enormi alla sua gente.

Insieme al controllo degli operai, il capitalismo italiano, uscito rafforzato dalla grande guerra, (costata un milione di morti vieppiù meridionali mandati al macello nelle trincee poiché i settentrionali servivano quale forza lavoro nel triangolo industriale) mirando all’ulteriore espansione produttiva, sposava in pieno la vieta ideologia “imperiale” dei Savoia, coltivata da secoli in Piemonte. Piemonte definito dal Amadeo Bordiga, sodale di Gramsci, uno staterello militarista. Il modello coloniale adottato dal Piemonte, a partire dal ‘700 in Sardegna, una terra letteralmente desertificata, con i Sardi, trattati quale razza inferiore da sfruttare, fu riproposto un secolo dopo nelle Due Sicilie, e il secolo successivo in Africa e nei Balcani.

“L’Italia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole, riducendole a colonie di sfruttamento”. Scriveva Antonio Gramsci, e ancora: “Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti.”
Ma la sinistra italiana dimenticava presto queste elementari verità storiche enunciate da Gramsci e sposava essa stessa la teoria interessata di un Sud colpevole della propria povertà. La classe operaia del Nord veniva così messa contro i contadini del Sud, impedendo l’alleanza propugnata da Gramsci, mentre il capitalismo industriale del Nord, votato al fascismo, ben si saldava con quello agrario del Sud. Ancora una volta a rimorchio degli interessi subalpini, dopo l’alleanza “risorgimentale”.

Quando il Piemonte, in guerra permanente da decenni, munito di un esercito mercenario al servizio delle potenze europee, invase le Due Sicilie, si trovò di fronte uno stato pacifico da secoli, dove la retorica militarista di stampo franco-prussiano non aveva mai attecchito tra le classi colte, più propense alla crescita intellettuale illuminata e all’uso delle arti più che delle armi, com’è giusto che sia in uno stato civile. Questa propensione, unita alle convinzioni cristiane della dinastia borbonica, facevano delle Due Sicilie uno stato moderato, comunque in crescita economica e proiettato verso traguardi di civile modernità, com’è accaduto ad altri stati europei di pari condizione che non hanno subito tale devastante, ancorché “fraterna”, occupazione.
L’animo pacifico dei meridionali cozzava con la retorica militarista fascista, capeggiata in gran parte da gerarchi di provenienza padana, come lo stesso Mussolini che, come riporta il diario di Giuseppe Bottai, nel 1935 sosteneva: “Bisognerà fare una marcia su Napoli, per spazzare via chitarre, mandolini, violini e cantastorie.” Poi, nel luglio del 1941, quando Napoli fu colpita dai primi attacchi aerei degli Alleati, Mussolini, secondo quanto riportato nel diario di Galeazzo Ciano, disse: “Sono lieto che Napoli abbia delle notti così severe. La razza diventerà più dura. La guerra farà dei napoletani un popolo nordico”.

Non è un caso che, il divario economico tra Nord e Sud, inesistente nel 1860, come dimostrato da vari studi economici, cresciuto via via a causa dello sfruttamento coloniale imposto al Sud dall’Italia unita, raggiunse il suo massimo storico, durante il ventennio nero: il 50%. Risalito al 68% negli anni ’80, grazie alla pur vituperata azione della Cassa del Mezzogiorno, e ridisceso in seguito, tornava all’attuale 53% . Ciò grazie all’azione politica, in accordo col berlusconismo e la complicità della sinistra, della Lega Nord, altra creatura del capitalismo subalpino, utile a stroncare sul nascere lo sviluppo industriale del Sud, concorrenziale a quello settentrionale. I valori adottati, sempre gli stessi del fascismo: razzismo e disprezzo verso gli “indolenti meridionali”. Tanto indolenti da essere estranei alla violenza fascista e al successivo terrorismo, di sinistra o di destra che fosse, ma tanto coraggiosi da essere stati i primi a ribellarsi, nel ’43 a Napoli, alla belve naziste, cacciate dalla città da donne e scugnizzi partenopei. Ma questa è un’altra storia.

No meridionalismo? no sud

Share Button

di Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale di MO Unione Mediterranea.

Solo chi matura una coscienza meridionalista può contribuire alla nostra causa. Il resto pur, essendo battaglie condivisibili, non possono essere declinate al concetto di meridionalismo.

Tra un mese dovremo scegliere  a quale partito o movimento dare il nostro voto, ho sia amici che “tendono” a sinistra, sia amici che “bazzicano” a destra o che “credono” nei cinquestelle, tutti loro hanno le loro convinzioni e su alcuni punti ognuno di loro ha anche argomenti  condivisibili, ma nessuno verte verso la più grande questione italiana irrisolta: la Questione Meridionale.
Non è retorica, l’Italia ha nel suo sud le Regioni più povere d’Europa e seppur ogni nazione abbia al suo interno territori più o meno ricchi la disomogeneità territoriale presente in Italia non ha eguali in Europa.
Flax Tax, espulsioni, altri 80 euro, università gratis, reddito di cittadinanza, creeranno più occupazione nel Mezzogiorno o quanto meno renderanno almeno equa la disoccupazione?
Miglioreranno le infrastrutture ferroviarie autostradali?
Renderanno degna di uno Stato civile la sanità anche nel sud ?
No, nessuna delle proposte, condivisibili o meno, presente nei programmi dei partiti nazionali, sembra andare incontro alle esigenze di un meridione a rischio desertificazione umana e industriale; i bus che da sud a nord trasportano gli emigrati “Terroni” non subiranno improvvisi cali di clientela; il porto di Gioia Tauro, il più grande porto in Italia per il throughput container, il 9° in Europa ed il 6° nel Mediterraneo, continuerà a non avere le infrastrutture di terra che ne garantirebbero un futuro certo; Matera continuerà ad essere un capoluogo di provincia senza autostrada e senza ferrovia.
L’ elastico della disomogeneità tra il nord e il sud non si accorcerà ed il rischio che si spezzi diventa sempre più concreto.
Solo chi matura una coscienza meridionalista può contribuire alla causa del sud. Il resto saranno anche battaglie condivisibili ma non possono essere declinate al concetto di quel meridionalismo necessario, se non fondamentale, per le necessità del Mezzogiorno.

 

RELAZIONE SULLO STATO DELLA SCUOLA AL PRIMO DICEMBRE 2017. PARLANO GLI INVISIBILI.

Share Button

RELAZIONE DI GIUSEPPE DE CICCO

FONDATORE DE “LA SCUOLA INVISIBILE”.

IL TRANSITORIO

Il 31 maggio 2017 entra in vigore il Decreto legislativo 59/17 relativo alla formazione iniziale e al reclutamento dei docenti della scuola secondaria.
A quanto stabilito dal su detto decreto, hanno fatto seguito una serie di decreti ministeriali, con lo scopo di dare attuazione pratica a quanto già fissato nel decreto stesso.
Dal transitorio, restano escluse la scuola primaria e quella dell’nfanzia.
Facciamo un passo indietro: questa legge è il frutto del solito compromesso tra istanze diverse, compromesso che magari all’epoca ( parliamo di pochi mesi fa ), per certi versi ( ma non tanti ), poteva anche essere condivisibile, ma che ora risulta già superato dagli eventi.
La richiesta iniziale dei docenti e delle associazioni e sindacati che li rappresentano, era quella di una graduatoria a scorrimento, sulla falsariga delle Gae.
Sul punto, la chiusura del Governo è parsa subito chiara: le gae, almeno per la scuola secondaria, rappresentano un capitolo chiuso.
Nella realtà, si è visto come questo presupposto, ancora una volta, potrebbe risultare del tutto inesatto ed infondato: le sentenze a favore degli itp ed afam hanno già provveduto a rimescolare, almeno parzialmente, le carte.
Sono infatti recenti le ordinanze che inseriscono in seconda fascia, anche se con riserva, itp e afam, e sembra vi siano anche provvedimenti favorevoli al loro inserimento in gae.
Tutto questo, chiaramente, non ha fatto altro che creare altri disordini nella scuola e malcontenti tra i docenti: segreterie scolastiche, usp e usr costretti a correggere ed integrare graduatorie, e conseguenti variazioni nelle nomine dei docenti ( i nuovi inserimenti in seconda fascia hanno in pratica sconvolto le nomine da graduatoria incrociata per il sostegno ).
A scusante del governo, non si può nemmeno dire che sia stata la prima volta che sia capitata una cosa del genere: c’era già stato il precedente dei diplomati magistrale, che avrebbe dovuto consigliare una condotta ben diversa.
Ma andiamo con ordine: il dlgs 59/17 che avrebbe avuto un fine di “riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione”, rischia invece di divenire per la scuola l’ennesima fonte di disordine ed ingiustizia sociale.
Cerchiamo di spiegarne i motivi: questi nuovi ingressi in seconda fascia di istituto, o addirittura in gae, se confermati nel merito, porranno il problema di una nuova platea di abilitati che andranno inseriti nel transitorio in una maniera diversa rispetto a quanto inizialmente previsti.
Ipt ed afam andranno assunti dalle gae, senza concorso, e tenendo conto del punteggio, e per giunta da una graduatoria provinciale e non regionale.
Un destino diverso invece, toccherà a chi rimane in seconda fascia d’istituto o addirittura in terza.
Ancora una volta, sentenze giudiziali sconvolgeranno la scuola, creeranno malcontento e disordine, finendo per minare ancora le fondamenta del sistema scolastico intero.
Chiaramente, si potrebbe obiettare che itp ed afam sono stati inseriti in gae o in seconda fascia di istituto successivamente all’emanazione del dlgs in questione: questo porterà a nuove cause, nuovi ricorsi e nuovi contenziosi non solo giudiziari, con tutte le conseguenze del caso.
Riguardo a come verranno assunti i nuovi docenti secondo quanto stabilito dalla normativa in questione preferiamo stendere un velo: va solo ricordato che ogni volta che viene riformato o ritoccato un meccanismo di assunzione, l’aspirante docente deve versare un obolo ( i 24 cfu ), o sottostare a un meccanismo di reclutamento sempre peggiore ( modalità e durata del tirocinio ).
Ci tocca un breve accenno anche alla ormai quasi decennale questione del riconoscimento delle abilitazioni all’estero: se il Miur le ritiene una scappatoia, un imbroglio, allora provveda a respingere le istanze di riconoscimento, altrimenti le accolga: inutile tenere in seconda fascia con riserva per anni docenti che hanno fatto un percorso, o, addirittura tenerli fermi in terza fascia senza prenderlo in alcuna considerazione.
Anche qui è solo una questione di giustizia: ho diritto ad una risposta dallo Stato in tempi brevi, soprattutto se il fatto di essere in seconda fascia di istituto o in terza mi cambia radicalmente le modalità di assunzione.

LA QUESTIONE DEI DM ANTE 92

La ciliegina sulla torta del transitorio è l’esclusione dei diplomati magistrale, quindi della primaria e dell’infanzia, dalle nuove forme di reclutamento: la motivazione fornita è squisitamente giuridica, visto che sul tema è attesa a giorni la pronuncia della Plenaria.
Per noi è l’ennesima prova della volontà della politica di non intervenire là dove invece il suo intervento sarebbe necessario: se si fosse agito diversamente, si sarebbero evitate ulteriori polemiche ed ulteriori discussioni.
Non è questo il luogo in cui darsi ad un excursus storico dei diplomati magistrale, noi vorremmo solo porre un quesito: invece di attendere la Plenaria, che, se positiva, comporterà comunque l’esigenza di un intervento politico e normativo, non si poteva cogliere l’attimo per un riordino del sistema di reclutamento anche per la primaria e l’infanzia, magari stabilendo gli stessi principi?
In sintesi, non si poteva nella stessa sede stabilire una differenziazione tra chi, in possesso del diploma magistrale ante 92, aveva maturato vari anni di servizio, o aveva addirittura vinto qualche concorso e chi invece si trovava in una condizione diversa?
Anche in questo caso la politica ha preferito ancora eclissarsi, con conseguenze ancora più aberranti per la scuola dell’infanzia, che dal piano assunzionale previsto dalla Buona Scuola è rimasta addirittura esclusa!
Le gae infanzia infatti sono ancora piene, al nord come al sud,e, a differenza di quelle della primaria, non perché sono state riempite da ricorrenti che inizialmente ne erano esclusi, ma perché i precari storici, i vincitori del concorso del 1999, aspettano ancora un’assunzione, e questo, dopo averli cancellati dalla graduatoria di merito e averli privati della possibilità di un’assunzione attraverso il sistema del doppio canale.
Signori: si parla di una procedura concorsuale espletata ormai quasi vent’anni fa!
Tutto questo, mentre per i vincitori del concorso 2012 è stata prevista l’assunzione anche degli idonei.
Mah, che dire?
Ma andiamo avanti.

I NUOVI CONCORSI

Con le gae ancora colme per primaria e infanzia ( per le quali non è prevista una nuova fase concorsuale, stranamente ), il transitorio prevede una nuova procedura di assunzione per la scuola media di primo e secondo grado.
E’ vero che per molte classi di concorso le gae delle superiori risultano esaurite o quasi, e per alcune addirittura vuote, e che molte cattedre risultano vacanti, ma è anche vero che, se la legge prevede che le assunzioni previste per il settore pubblico vadano fatte per concorso ( ma si tacciono sempre i limiti e le eccezioni previste dalla legge stessa ), è altresì vero che la Costituzione ci dice che la nostra repubblica è fondata sul lavoro.
Perché non bilanciare i due principi ed evitare inutili spese, sprechi e perdite di tempo?
Perché sovrapporre graduatorie di merito, provinciali e regionali?
Badate bene: in molte regioni del sud, i vincitori del concorso 2016 per infanzia e primaria aspettano ancora di essere assunti e non sanno quando lo saranno, e quelli per la media di primo e secondo grado lo sono stati da poco e non in tutte le regioni.
In conclusione, stiamo facendo di tutto per portare la scuola pubblica al collasso, sovrapponendo riforme a riforme, aggiungendo nuovi meccanismi di assunzione ad altri che non hanno ancora compiuto il loro percorso.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

L’ITALIA E L’EUROPA

Per anni ci è stato rifilato che era l’Europa che lo voleva ( cosa, non l’abbiamo capito )!
Ora, noi siamo convinti che di tutto questo pastrocchio l’Europa non sappia nulla: se sapesse che sono stati indetti ben due concorsi e che se ne bandirà un altro e che i vincitori di un altro concorso, espletato vent’anni fa, attendono ancora di essere assunti, supponiamo che ci irrogherebbe una sanzione ben sostanziosa!
Se sapesse che i precari della Pubblica Amministrazione verranno stabilizzati, mentre docenti precari da più di un decennio dovranno espletare o attendere l’ennesimo concorso, crediamo che si farebbe due risate.
Se sapesse come e quanto verrà adeguato il contratto dei docenti italiani, siamo convinti che ci escluderebbe dal novero delle nazioni civili.
Se sapesse come viene utilizzato il mercato delle assegnazioni provvisorie ( per far rientrare a casa docenti “ deportati “ per un anno, mentre altri lo restano per decenni a graduatorie bloccate ), immaginiamo ci relegherebbero in eterno nell’ultimo dei gironi dell’inferno dantesco.
Se sapessero che la scuola pubblica italiana viene usata per tenere il personale scolastico “l’un contro l’altro armati”, siamo dell’idea che ci avrebbero già commissariati.
Se questo deve essere il nostro destino, che lo sia.
Altrimenti, avviamo, per una volta un dialogo serio.
Alla politica la scelta: noi non possiamo far altro che suggerire una via d’uscita, altro non ci è permesso.

 

Dimissioni del segretario Pierluigi Peperoni

Share Button

Il segretario di MO Unione Mediterranea Pierluigi Peperoni ha comunicato le sue dimissioni: “Problemi di carattere personale che non consentono più di dedicare tutte le dovute forze ed energie al movimento stesso.”
Peperoni ha ringraziato tutti per la collaborazione.

Siamo noi a ringraziare Pierluigi per il lavoro intenso svolto in questo anno e per l’impulso dato al movimento in vista dei prossimi impegni.

L’attività di Unione Mediterranea per il riscatto della nostra terra non subirà battute d’arresto e decisioni in merito alla sostituzione pro tempore sono state già prese dal coordinamento nazionale.

Il Presidente di MO Unione Mediterranea, Francesco Tassone, è stato scelto come figura di garanzia, esperienza e saggezza per traghettare il movimento fino al prossimo congresso.

« Articoli precedenti Articoli recenti »