Vacanza di ritorno: il tempo scorre ma nulla cambia

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Ed è vacanza, di ritorno.

Ecco arrivato, dopo il Natale, l’altro momento dell’anno dove milioni di “turisti” tornano a casa. Come per ogni viaggio di ritorno si ricorre sempre più all’uso dei Bus come mezzo di trasporto ma “trasporto meridionali” con destinazione sud.

Non solo viaggi di piacere, ma soprattutto rientri in cerca d’amore, un amore pagato a caro prezzo alle compagnie aeree, alle poche rimaste che ancora operano negli aeroporti del sud, a Trenitalia, quella che la freccia rossa c’è ma non per tutti, e alle compagnie di trasporto su gomma, cresciute sempre più negli ultimi anni poiché fungono da alternativa economica.

Uno Stato cosciente della disomogenea condizione economica all’interno dei propri confini dovrebbe assumersi la responsabilità di creare condizioni più vantaggiose che permettano ai milioni di migranti interni un ritorno in famiglia economicamente più agevole piuttosto che compiere l’operazione opposta: sembra quasi che i nostri governanti siano d’accordo con le diverse compagnie per cercare di trarre maggior profitto da quei lavoratori migranti/vacanzieri che da oltre un secolo compiono periodicamente il loro lungo viaggio tra la terra madre ed il luogo, subdolamente imposto, del loro lavoro. La maggiore conseguenza di questo modus operandi è stata l’aver portato alcuni dei suoi territori ad essere a rischio estinzione demografica mentre altri a rischiare di scomparire proprio fisicamente a causa dell’eccessivo consumo di suolo per sfruttamento delle risorse (Basilicata docet).

Senza cadere in una smielata retorica, mi piace immaginare le tante mamme che si adoperano in cucina nella preparazione delle prelibatezze tradizionali in attesa di ospitare i figli per le vacanze, consce che il tempo che passeranno con loro sarà comunque insufficiente a colmare il vuoto d’amore fatto di anni di distanza.

E poi, padri e nonni che raccontano orgogliosi ad amici e parenti di figli che “si sono sistemati” e di nipoti tanto bravi e belli. Quanto è grande l’impazienza di vedere “quanto si sono fatti grandi” e quanto il rimpianto di non poterli vedere crescere o, come ogni nonno vorrebbe in fondo fare, di non poterli accompagnare a scuola o al parco!

Fortunatamente non abbiamo più le valigie di cartone ma, non per fare la solita retorica sul terrone che ritorna a casa, avremmo soltanto voluto poter scegliere se essere cittadini del mondo invece di essere costretti ad esserlo da questo Stato che, consapevolmente dal 1861, ci ha condannato ad avere un segno meno davanti ad ogni diritto ed anche davanti ai sentimenti. Siamo diventati cittadini di serie B.

Non saranno le cipolle che faranno scendere le lacrime a madri e padri davanti a figli e nipoti che a vacanze finite ripartiranno, ma sarà il sintomo della consapevolezza di uno Stato che ci ruba anche l’amore e di cui risulta difficile fidarsi.

Il tradimento dei sentimenti di un popolo porterà alla rivoluzione per il riscatto della propria esistenza.

Massimo Mastruzzo.

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