A Leno (BS) soda caustica e scorie di amianto sotterrati vicino alle abitazioni, falda a rischio

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di Massimo Mastruzzo

“L’immunità” che ancora oggi rende impuniti gli attori della vicenda Caffaro a Brescia continua a fare scuola, ed allora nel già martoriato territorio lombardo alcuni industriali, che per usare un eufemismo chiamerò criminali, continuano impunemente ad avvelenare i cittadini di Brescia e provincia.

È di oggi 21 giugno 2016  la scoperta dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e dei tecnici Arpa di una maxi discarica abusiva a Porzano di Leno, frazione del comune di Leno in provincia di Brescia.

Un’azienda, la Alnor Alluminio fallita nel 2014, lo stabilimento, finito all’asta nel 2015,  comprato dalla friulana Aps Extrusion – quest’ultima estranea all’inquinamento – sembra si sia (le indagini sono in corso) liberata in modo totalmente illecito di scorie altamente pericolose, contenenti soda caustica ma anche amianto, sotterrandole dietro lo stabilimento, a pochissima distanza dalla prima falda e vicino alle abitazioni.

Una dettagliata segnalazione giunta agli investigatori ha indotto gli stessi, il 14 giugno a recarsi allo stabilimento, ed così che i carabinieri del Noe ed i tecnici Arpa, trovando la totale collaborazione dei vertici dell’Aps Extrusion, e con l’ausilio di un piccolo escavatore messo a disposizione dall’amministrazione locale, hanno scoperto sul retro dello stabilimento, a pochi metri di profondità, diversi sacchi contenenti una polvere di idrossido di sodio (soda caustica) probabilmente residui delle vasche di pulitura dei manufatti prodotti in passato dalla Alnor Alluminio, che anziché essere portati in una discarica specializzata qualche industriale criminale a trovato più “vantaggioso” smaltirli sotto qualche metro di terra.

La soda caustica ( quella che si usa per sturare i lavandini) è altamente solubile ed essendo stata sotterrata a pochissima distanza dalla prima falda, potrebbe portare seri problemi a chi possiede pozzi artesiani privati ( in zona ci sono diverse abitazioni). Per fortuna l’acquedotto comunale sembra non corra rischi visto che  il pozzo di pescaggio si trova in un’altra zona  e  ad una profondità maggiore.

I cittadini non dovrebbero però misurare in distanza e profondità i rischi per la loro salute, eppure istituzione e politici, che sono responsabili della tutela del territorio, sembrano più preoccupati a difendere il buon nome del territorio evidenziando disappunto quando la provincia bresciana viene ribattezzata come Terra dei fuochi del nord, tutelando più il buon nome dell’imprenditoria locale che la salute dei cittadini. Eppure è cosa nota che anche da questi territori sono partiti gli inquinanti che hanno resa famosa la ben più tristemente nota Terra dei Fuochi campana, residui della stessa Caffaro di Brescia furono ritrovati nel lontano sud, come se alimentare un pregiudizio verso l’altrui inquinamento rendesse meno visibile quello in casa propria.

Ma scoperta la pentola, scoperto l’inganno e con la conseguente presa di coscienza dei cittadini bresciani che stanno comprendendo che gli “altri” cittadini residenti un poco più a sud sono a loro volta vittime di criminali (passatemi ancora un’ultima volta l’eufemismo) si è arrivati il 10 aprile ad una manifestazione, organizzata da BASTA VELENI, che racchiude decine di sigle dell’ambientalismo bresciano, a portare in strada a Brescia circa 12 mila persone provenienti da tutta la provincia ma anche con rappresentanze arrivate da Firenze e da Acerra.

Nel Bresciano gli assassini (avevo detto che non avrei più usato un eufemismo) hanno prodotto 148 discariche che contengono 55 milioni di metri cubi di scorie. E l’Arpa ha stimato che solo nel sito inquinato Caffaro siano stati dispersi 500 chili di diossine. E da sotto la fabbrica, nei fossi, finiscono ancora 478 chili di veleni l’anno (cromo, mercurio, solventi clorurati).

Eppure anche questa volta individuare i responsabili non sarà facile, ed una volta individuati rimarrà il problema di dove reperire i soldi per le bonifiche visto che come al solito i profitti privati risultano sempre indisponibili. Quello che, come sempre, resta sono i danni ai cittadini ed all’ambiente pubblico. Come sempre.

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