Ambientalisti e meridionalisti pervenuti ieri da tutte le province pugliesi, hanno partecipato ad un incontro a Bari, nella sede del Circolo Ostro, sul che fare per fermare il decreto sblocca Italia, che condanna il Sud alla devastazione ambientale, per estrazioni petrolifere selvagge, sversamento di rifiuti tossici ed emissioni velenose dagli impianti industriali monstre, quali l’Ilva di Taranto e la centrale a carbone di Brindisi, e alla totale negazione di finanziamenti dello stato, dirottati interamente verso il nord, per ben 5 miliardi di euro alle infrastrutture e 2 miliardi di euro per lo sviluppo, oltre i 4 miliardi di fondi europei scippati alle regioni meridionali da utilizzare in quelle settentrionali.
E’ emersa, da parte di tutti i partecipanti, la volontà di proseguire nella lotta per il diritto alla salute ed al lavoro pulito dei pugliesi, che vedono nella distruzione dei settori agricolo e turistico, conseguente alla devastazione ambientale, la “soluzione finale” della già povera economia regionale.
Dopo la presentazione del barese Agostino Abbaticchio, responsabile del circolo, e l’introduzione del foggiano Raffaele Vescera, moderatore dell’incontro, sono iniziati i vari interventi. Particolarmente significativa la testimonianza del tenente della guardia ambientale di Potenza, Giuseppe di Bello, che ha denunciato il massacro territoriale della Lucania e il conseguente impoverimento degli abitanti, per via delle selvagge estrazioni petrolifere in atto da decenni, oltre all’aumento vertiginoso della mortalità tumorale, dovuta all’inquinamento delle acque che colpisce altresì i tre milioni di pugliesi che bevono l’acqua inquinatissima della diga del Pertusillo.
A seguire, ha parlato Gregorio Mariggiò, portavoce dei verdi per l’ambiente di Taranto, il quale ha evidenziato gli irrisolti problemi ambientali dell’Ilva, così rovinosi per la città, proponendo inoltre, in virtù del ruolo negativo dei partiti, la formazione di una lista civica per le prossime elezioni regionali che si batta per la difesa dell’ambiente, tenendo alta la bandiera dell’onestà.
A lui ha fatto seguito Vittoria Orlando, del movimento “Taranto respira” che ha evidenziato il crescente tasso di mortalità per cancro in città, più di tutto al Rione Tamburi, prossimo all’Ilva, dove non v’è famiglia che non sia stata segnata da tale cattiva sorte.
Anche la brindisina Marzia Mastrorilli, rappresentante del movimento “No carbone”, ha calcato l’accento sulle disastrose conseguenze per la salute per le abnormi emissioni inquinanti della centrale di Cerano e per la persistenza della megadiscarica tossica di Micorosa, posta a pochi metri dal mare.
Ha continuato con la disamina degli altrettanto preoccupanti problemi ambientali della Capitanata, Vincenzo Rizzi, consigliere comunale a Foggia. A lui facevano seguito il salentino Crocifissso Aloisi, il quale ha messo in rilievo la questione del gasdotto Tap, che approdando sulla riva di Melendugno rovinerebbe un incantevole e finora incontaminato tratto di costa, e il barlettano Ezio Spina, che in rappresentanza della sesta provincia ha evidenziato la rovinosa presenza del cementificio, auspicando una politica indipendente per il Sud.
Per finire, l’avvocato lucano Antonio Romano ha elencato le possibilità legali di ricorrere avverso il decreto “trivella sud”, ponendo in rilievo la necessità di ricorrere ad una class action contro le multinazionali petrolifere.
Dopo questo primo incontro, i partecipanti si sono dichiarati intenzionati a costituire un coordinamento regionale dei vari comitati al fine di concordare forme ed obiettivi di lotta, dandosi un nuovo appuntamento, sempre a Bari, per sabato 29 novembre. Anche in vista della partecipazione alla prevista manifestazione regionale contro il decreto Renzi del 4 dicembre a Bari.
Dai partecipanti è altresì emersa l’intenzione di far pesare la volontà di salvare la Puglia dalla programmata devastazione ambientale ed economica anche alle prossime elezioni regionali nelle forme che saranno in seguito concordate.
Raffaele Vescera