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Lombardia ladrona. Ecco il “virtuoso modello lombardo-veneto”.

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Per ironia della sorte, la “giornata della trasparenza”, organizzata dalla Regione Lombardia, si è aperta con l’arresto del vicepresidente della Regione Mario Mantovani, ex assessore alla salute e coordinatore regionale del Pdl. La nota della procura di Milano fa riferimento a turbative d’asta nel settore della sanità e dell’edilizia scolastica, corruzione e concussione poste in essere da importanti cariche istituzionali e da Pubblici funzionari in servizio presso il Provveditorato opere pubbliche. E’ stata chiamata ‘Operazione Entourage’ poiché si reputa sia coinvolta una fitta rete di cooperative e di società controllate da Mantovani che ricevono contributi milionari ogni anno da parte della Regione Lombardia.

Ancora una volta il Nord Italia si pone al centro di una vergogna che coinvolge dirigenti regionali, ASL, cooperative e pubblica amministrazione. Il “virtuoso modello lombardo-veneto” sbandierato dai leghisti, Maroni in primis, evidenzia un sistema di gestione della cosa pubblica appannaggio dell’interesse privato e personalistico, che sfonda il campo dell’illecito penale e che con il sistema della corruzione, consolida vere e proprie consorterie di potere e consenso.

Dopo le incredibili affermazioni del Presidente della Commissione Nazionale Antimafia Rosy Bindi sulla predisposizione costitutiva dei napoletani ad essere camorristi, per un tempestivo principio di reciprocità, se non sapessimo quanto grave sia considerare la delinquenza un fenomeno legato alla latitudine, si potrebbe affermare che le tangenti sono un dato costitutivo della Lombardia e che più in generale e la truffa e la concussione siano elementi caratterizzanti dell’Italia del Nord.

Si aggiunge infatti l’Operazione Entourage, ad una lunga lista di scandali che da decenni si consumano nella cosiddetta “pianura padana”: da Tangentopoli in poi tutte le ruberie economico- finanziarie italiane sono avvenute nel civilissimo e corretto, o per meglio dire, corrotto settentrione. Basti pensare ad Expo2015, al Mose di Venezia, alla gestione degli appalti per il terremoto dell’Aquila, alle condanne per aggiotaggio e bancarotta nel caso Alitalia, al crac Parmalat, ai fondi FAS scippati nella vicenda delle quote latte, al Monte dei Paschi di Siena, al Carige e alla BreBeMi, l’autostrada più costosa e più inutile della Pensiola.

Nell’ inchiesta che coinvolge Mantovani, spicca il nome dell’assessore al Bilancio Massimo Garavaglia, braccio destro del governatore Roberto Maroni, che con gli amici Zaia e Salvini ha costruito il consenso politico della Lega Nord, sulla propaganda razzista del meridionale delinquente e a cui oggi (a ragion veduta) viene da chiedere: “ma quando dicevate Roma Ladrona, era per ammirazione?”. Considerati anche i soldi pubblici rubati ai contribuenti e i diamanti acquistati dall’ex tesoriere del Carroccio, Belsito.

Fuoriesce un reticolo di compromessi e compromissioni che coinvolge uomini chiave nei processi decisionali della politica regionale, ma che rafforza parimenti la pertinenza e il sentimento di ribellione che da Sud comincia a prendere forma, attraverso un fermento culturale e politico sempre più organizzato: da un oltre un secolo ai meridionali è stato inflitto il senso di minorità psicologica che coincide con un “processo di inversione della colpa”, secondo il quale meritiamo qualunque ingiustizia intentata ai nostri danni. Adagiandosi sulle negligenze delle classi dirigenti del Sud, i governi italiani privano da decenni il Mezzogiorno di fondi ed investimenti per le realizzazione di piccole e grandi opere. Perché questo ragionamento di risparmio economico non si applica, dopo i ripetuti ladrocini, anche per le regioni del Centro Nord? Un qualunque cittadino settentrionale, dinanzi a comportamenti scorretti ed inadeguati dei propri rappresentanti, difficilmente converrebbe con l’eventuale decisione di non investire più al Nord a causa dell’inadeguatezza dei politici eletti. Viceversa, ci siamo convinti che le privazioni di cui siamo vittime sono in qualche misura perfino opportune, poichè i trafficanti di consenso e i politici ascari, sono espressione diretta della nostra società. Si chiama processo di inversione della colpa: loro rubano e noi ci sentiamo ladri.

Il Sud deve ritrovare l’ identità perduta e lavorare per l’affermazione di una nuova, onesta e preparata classe dirigente meridionalista che abbia gli strumenti per opporsi con coraggio alla deriva demagogica del populismo e alla corruzione, in nome di una sua autonomia governativa che si affranchi dai modelli che l’Italia ci ha imposto e a cui le classi dirigenti locali hanno acconsentito.

Flavia Sorrentino