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La storia (della s.s. 106) si ripete

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Meno di un mese fa denunciavamo qui lo stato di abbandono in cui versano le infrastrutture meridionali. Purtroppo veniamo a conoscenza che la delibera n°41 del 10/08/2016, riguardante il progetto di realizzazione del Megalotto 3° della S.S. 106 Jonica, dall’innesto con la S.S. 534 fino a Roseto Capo Spulico, è stata ritirata ancor prima che la Corte dei Conti potesse esprimersi sulla sua validità.

Secondo una procedura non ufficiale, il cui scopo è quello di tendere a perfezionare ogni progetto coinvolgendo i diversi attori istituzionali, il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) emana delibere di rilevanza economia strategica e le trasmette al DIPE (Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della Politica Economica), che redige un testo definitivo dei provvedimenti adottati e li passa al Ministero dell’Economia e delle Finanze.

In seguito, dopo un iter di formalizzazione che coinvolge anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, le delibere sono inviate alla Corte dei Conti per dovute verifiche prima di approdare in Gazzetta Ufficiale in caso di riscontri positivi. Ebbene, la delibera riguardante il Megalotto 3° della S.S. 106 aveva raggiunto l’ultimo step, essendo ormai sottoposta al giudizio della Corte dei Conti, proprio nel momento in cui la petizione promossa dall’associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” e diretta al Presidente della Repubblica aveva raggiunto oltre le 24000 firme.

Peccato che ci si sia resi conto di qualcosa che non andasse prima che la Corte si pronunciasse e la delibera è stata ritirata. Secondo il direttivo della stessa associazione, da quanto dichiarato tramite comunicato stampa dell’01/03/16 ( e che può essere rintracciato sulla pagina fb dell’associazione), la responsabilità di quella che si può a tutti gli effetti considerare come una presa in giro è soltanto di natura politica.

Sembrerebbe che la volontà dell’ormai ex-Presidente del Consiglio Renzi di avviare l’iter per l’approvazione del progetto fosse stata solo una trovata per raccogliere voti a favore del referendum costituzionale di dicembre 2016 che come tutti sappiamo, suo malgrado, lo ha costretto alle dimissioni. In altre parole, si sapeva che il progetto non fosse pronto ma il mese di agosto non era il momento giusto per dire di no alle richieste dei Calabresi. E nel frattempo, nel 2017, le vittime sulla S.S. 106 sono già due, che si sommano alle 32 del 2016.

Si conferma inoltre, l’incapacità e la subalternità del governatore Oliverio ai capibastone del PD che, a fatti compiuti – dicendosi stupito di quanto è avvenuto -, tramite nota stampa fa sapere di voler chiedere urgentemente un tavolo col Ministro delle Infrastrutture Delrio per fare il punto sulle motivazioni che hanno portato a questo dietrofront.

Delle due, l’una: Oliverio è in cattiva fede, oppure no. Nel primo caso, inutile aggiungere commenti a condimento della farsa confezionata dal partito antimeridionale per eccellenza. Nella seconda ipotesi, si conferma – in seno ai partiti nazionali – un disinteresse ed una preoccupante disaffezione nei confronti del mezzogiorno. Una disaffezione talmente tanto istituzionalizzata da costituire un freno all’azione amministrativa di elementi che – nominalmente – ricoprono posizioni di spicco nelle gerarchie partitiche, ma che evidentemente hanno la colpa di amministrare “a Sud”.

Noi non vogliamo più farci prendere in giro. In nessuno dei due casi, il PD ci serve. MO! basta!

Hic sunt Leones. Le infrastrutture al Sud: storie di ordinario malgoverno

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Che il meridione fosse rimasto abbandonato a sé stesso da ormai più di qualche decennio (circa 16), è una cosa che forse poteva sembrare chiara solo ad alcuni. Ma negli ultimi anni non lo nota solo chi non vuole.

Possiamo parlare di infrastrutture, ad esempio. Dopo ogni ondata di maltempo interi territori rimangono isolati e abbandonati al loro destino. Il comprensorio montano delle Serre Vibonesi, in Calabria, in cui si sta anche registrando un veloce ed inesorabile spopolamento, sta urlando disperazione per la situazione in cui versano le sue strade provinciali e statali. Esse rappresentano l’unico modo per raggiungere vie di comunicazione più importanti, dislocate lungo le coste jonica e tirrenica: la famosa A3 Salerno – Reggio Calabria, la SS106 Taranto – Reggio Calabria, le ferrovie e l’aeroporto di Lamezia.

Non solo, la comunicazione tra i vari centri montani risulta a volte quasi impossibile, con automobilisti costretti ad allungare il loro tragitto a causa di continue frane e smottamenti che, attivi dal punto di vista geologico, aspettano solo il momento giusto per raggiungere valle e rimanere lì come una spada di Damocle sulla testa dello sfortunato ed ignaro automobilista. Sindaci e cittadini si stanno mobilitando per suggerire di far passare la manutenzione della rete viaria dalla provincia, in dichiarato stato di dissesto economico, direttamente all’ANAS.

La famosa Trasversale delle Serre (SS713 Soverato – A3, Svincolo Serre), il cui scopo sarebbe quello di collegare Jonio e Tirreno passando per questa zona, è un progetto di oltre 50 anni fa, realizzato solo per qualche chilometro e usato ad ogni campagna elettorale per raccogliere consensi. É diventata una barzelletta. Da qualche anno a questa parte, grazie all’impegno di un comitato spontaneo (Comitato Trasversale delle Serre – 50 anni di sviluppo negato), qualcosa sembra muoversi. Lo stato, incalzato dai cittadini, sembra anche stia dando qualche risposta. Non è comunque abbastanza.

Non che le “maggiori vie di comunicazione” versino in migliori condizioni. Non sono più adatte agli attuali livelli di traffico e non risultano nemmeno degne del loro nome. La SS106, che potremmo definire la seconda autostrada calabrese, si trasforma in fiumara quando un evento temporalesco colpisce il litorale jonico. Il tutto documentato da foto e video postati su facebook da automobilisti che percorrendola vogliono indurre altri a prestare attenzione.

La promessa di una nuova e più funzionale – oltre che sicura – SS106, rimane tale. Anche in questo caso, come per la SS713, solo qualche tratto è stato realizzato. Ma la 106, più che una strada sembra un vero e proprio bollettino di guerra: “Sulla S.S. 106, in Calabria, dal 1996 ad oggi, abbiamo avuto oltre 9.000 sinistri e oltre 24.000 feriti; mentre le vittime sono oltre 700. Nel solo anno 2016 abbiamo avuto 32 vittime“.

I dati sono forniti dall’associazione “Basta vittime sulla 106” e sono contenuti in una petizione[1] inviata al Presidente della Repubblica.

Le firme raccolte, secondo un comunicato stampa dell’Associazione, hanno superato le ventimila e sono provenienti oltre che dalle varie province calabresi, anche da altre regioni d’Italia e perfino dall’estero (per sottoscriverla).

Altro evento degno di nota, sempre sulla SS106, è il cedimento del ponte sull’Allaro che il 23 gennaio ha diviso in due la Locride.

Ma la Calabria non è l’unica regione meridionale ad essere stata abbandonata. Dalla Puglia, il 6 febbraio, è partita una petizione, sottoscritta da oltre 3500 persone, per mettere in sicurezza la SS16 Foggia – San Severo, e diretta anch’essa al Presidente della Repubblica. Anche qui si parla di centinaia di vittime e condizioni indegne per una arteria principale come una strada statale.

Si potrebbe continuare a parlare del tema per molto: Matera – meta turistica oltre che capitale della cultura 2019 -, isolata dal resto d’Italia; Sicilia divisa in due a causa di autostrade in pessime condizioni; investimenti sulle ferrovie in Lombardia pari alla somma di tutti quelli fatti nell’intero meridione; chiusura aeroporto di Reggio Calabria e cancellazione della tratta Lamezia Terme – Roma Fiumicino senza che nessuno (a livello politico intendo) si opponesse a questa scelta della compagnia Ryanair.

E per finire, per comprendere a fondo la gravità della situazione, il 2017 è l’anno in cui la Calabria è stata definita come una tra le principali mete per le vacanze estive dal New York Times. Se qualcuno lo sa, ci indichi per favore come l’attuale situazione infrastrutturale in Calabria (ed al Meridione, in genere) potrebbe favorire questi ipotetici turisti.

Insomma, il Sud non ce la fa più. Si moltiplicano comitati e associazioni per rivendicare i diritti basilari che dovrebbero essere offerti a tutti i cittadini in egual misura. E forse per intercettare truffaldinamente questo malcontento che molti insospettabili smemorati cominciano a ricordarsi la Storia (vedi Tremonti, che paragona il comportamento della Germania a quello dei piemontesi riguardo al tema dell’Europa a due velocità).

Ma questa volta non ci faremo imbambolare da qualche specchietto per le allodole.

MO basta! Una nuova generazione di Meridionali sta raccogliendo il testimone, ed è una generazione incazzata. Una generazione allo stremo che intende fare tesoro delle tribolazioni di chi la ha preceduta, ma più consapevole dei propri mezzi. Chi dovrebbe programmare la crescita infrastrutturale del Meridione si è sempre adagiato sulla locuzione “Hic Sunt Leones” con cui i Romani indicavano le aree che non li interessavano, oltre il Limes.

Eppure, al contrario dei Romani, questi signori sono in grado di interessarsi a noi, saltuariamente: miracoli delle campagne elettorali. Ebbene, che vengano! Stavolta, i Leoni, li troveranno sul serio!

 


[1]Ecco il testo della petizione