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TRIVELLE NEL MAR JONIO, I TERMINI PER IL RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO SONO SCADUTI?

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COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV

R.A.S.P.A. – RETE AUTONOMA PER SIBARITIDE E POLLINO PER L’AUTOTUTELA

MO UNIONE MEDITERRANEA

COMUNICATO STAMPA

TRIVELLE NEL MAR JONIO, I TERMINI PER IL RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO SONO SCADUTI?

IL PRESIDENTE OLIVERIO DICA ESATTAMENTE COME STANNO LE COSE E COSA FARA’ LA REGIONE

Con sentenza pubblicata il 27 novembre 2017, il TAR Lazio ha respinto il ricorso proposto dalla Regione Calabria contro i Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dei Beni Culturali, nei confronti della compagnia americana Global Med, per l’annullamento di due distinti decreti del 15 dicembre 2016 («F.R 41.GM» e «F.R 42.GM») con cui il MISE ha accordato il permesso di cercare gas e petrolio nel Mar Ionio, in un’area di circa 1.500 kmq nell’off shore della provincia di Crotone.

Il TAR Lazio ha sentenziato che «[…] il ricorso è irricevibile ed infondato e deve essere respinto».

La Regione Calabria ha la possibilità di proporre appello dinanzi al Consiglio di Stato entro il termine del 27 maggio 2018, sempre che nel frattempo la sentenza del TAR Lazio non sia stata notificata, nel qual caso il termine sarebbe di 60 giorni dalla notifica. I cittadini possono sapere se i termini per proporre il ricorso sono scaduti? Si possono ancora fidare delle istituzioni?

Per le vie informali, le strutture territoriali del Coordinamento Nazionale No Triv hanno già da tempo sollecitato più volte la Regione a muovere passi concreti e immediati contro le pretese di Global Med e gli atti del MISE.

Ad oggi, tuttavia, non si registrano né prese di posizioni ufficiali da parte del Presidente Oliverio, né fatti concreti che autorizzino a pensare che la Regione intenda far sul serio. I precedenti non giocano certamente a favore della comunità calabrese: basta leggere le motivazioni della sentenza del TAR Lazio per capirlo.

Dei tre motivi addotti dal TAR per respingere il ricorso, due appaiono, infatti, fondati. Ci si chiede come sia stato possibile averli citati nel ricorso quando anche un avvocato in erba sa bene che per progetti “petroliferi” in mare la legge non prevede alcuna Intesa tra Stato e Regione, e che per far valere questioni più strettamente ambientali si sarebbe dovuto ricorrere contro i decreti di compatibilità ambientale.

MA NON È FINITA QUI. Gobal Med è in attesa di ottenere un terzo permesso di ricerca (istanza denominata «d 87 F.R-.GM»), sempre nello Ionio, in un’area contigua alle due oggetto dei permessi «F.R 41.GM» e «F.R 42.GM». Il Ministero dell’Ambiente si è già pronunciato a favore della compatibilità ambientale del terzo progetto con Decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 3 ottobre 2017, contro cui la Giunta si è ben guardata dal proporre ricorso anche grazie alla disattenzione di tutte le forze politiche.

Il Coordinamento Nazionale No Triv, per il tramite di RASPA (Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela), ha tra l’altro offerto alla Regione Calabria il supporto giuridico gratuito di Enzo Di Salvatore, noto costituzionalista e padre dei quesiti referendari No Triv, che garantirebbe un ricorso che non abbia fini esclusivamente elettorali o di facciata.

La domanda sorge spontanea: si vuol concedere al Ministero e a Global la possibilità di vincere a mani basse su tutti i fronti? Vogliamo regalare 2.200 kmq di mare a Global Med? La Regione Calabria vuol farsi ridere dietro dal resto d’Italia o intende prendere la cosa veramente sul serio?

In occasione del ricorso al TAR, il Presidente Oliverio scrisse al MISE che «Il nostro mare è una risorsa da salvaguardare e valorizzare. Una risorsa per alimentare lo sviluppo sostenibile». Bene: alle parole faccia seguire passi seri e concreti e non ricorsi mal fatti.

Roma, 17 febbraio 2018

Coordinamento Nazionale No Triv

RASPA- Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autonomia

MO Unione Mediterranea

 

Attacco alla Calabria, Istituzioni non stiano a guardare

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di Massimo Mastruzzo 
Portavoce Nazionale MO Unione Mediterrranea

Un anno fa il Ministero dello Sviluppo Economico ha rilasciato due nuovi permessi di ricerca di idrocarburi, denominati rispettivamente «F.R 41.GM» ed «F.R 42.GM», in favore della società petrolifera statunitense GLOBAL MED LLC per cercare gas e petrolio nel Mar Ionio in due aree contigue pari, rispettivamente, a 748,6 kmq e 748,4 kmq., per complessivi 1.497 kmq.
Gli enti interessati dai decreti di conferimento dei due permessi di ricerca sono:
Regione: Calabria
Province: Crotone, Catanzaro
Comuni: Strongoli, Cropani, Montepaone, Soverato, Borgia, Staletti’, Ciro’ Marina, Sellia Marina, Melissa, Crucoli, Catanzaro, Crotone, Isola di Capo Rizzuto, Botricello, Cutro, Simeri Crichi, Ciro’, Montauro, Squillace, Belcastro.

I due provvedimenti ministeriali (DECRETO MINISTERIALE 15 dicembre 2016 – Numero di Pubblicazione 180 e DECRETO MINISTERIALE 15 dicembre 2016 – Numero di Pubblicazione 181), pubblicati sul BUIG – Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse – Anno LX N. 12 – 31 Dicembre 2016, eludono palesemente il divieto fissato dal Decreto Legislativo n. 625 del 25 novembre 1996 che vieta che un singolo operatore possa avere la titolarità di un permesso di ricerca in un’area (terraferma o mare) estesa più di 750 kmq.
Per eludere il divieto di legge, dunque, Global Med ha diviso artificiosamente un’unica area da destinare al medesimo progetto industriale, di estensione pari a 1.497 kmq., in due porzioni contigue, in modo da porsi di sotto della soglia prevista dalla legge.
Sempre al largo delle coste di Crotone e Provincia, Global Med sta per incassare un terzo permesso di ricerca: l’istanza è convenzionalmente denominata d 87 F.R-.GM e la sua area è contigua a quella dei due permessi già rilasciati. Ha un’estensione di 729,5 km2.

A quanto pare, nessuno ha vigilato e monitorato lo stato del procedimento dell’Istanza d 87 F.R-.GM e, adesso, scaduti i termini per fare ricorso al Tar Lazio contro il Decreto di Compatibilità Ambientale (D.M. n. 252 del 26.09.2017), non resta che prepararsi al ricorso al TAR Lazio contro il futuro decreto MISE che accorderà il TERZO Permesso di Ricerca nello Jonio calabrese al medesimo operatore.

Regione Calabria e Comune di Crotone non stiano a guardare, il rischio che corrono le future generazioni di una terra già martoriata è molto alto, le responsabilità delle istituzioni che devono tutelare il territorio sono facilmente individuabili e non assumersele è sinonimo di complicità.
Dopo l’esito negativo della sentenza del Tar Lazio le istituzioni interessate ricorrano al Consiglio di Stato, affidandosi a persone esperte, non a consulenti occasionali poco esperti in materia.
Deve essere rispettata la volontà di tutti i cittadini che il 17 aprile 2016 votarono contro le trivelle in mare.