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Stop alle invasioni barbariche nella terra nostra.

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“BREVE RAPPORTO SUL SENSO DEI LEGHISTI PER IL SUD.”

Come accertato dai giudici siciliani, con il conforto di ampie testimonianze e confessioni da parte di importanti pentiti di mafia, il progetto di affidare le regioni meridionali ad un nuovo sistema di potere composto da massoneria, mafia, neonazisti e leghisti risale agli inizi degli anni ’90. Fu deciso in un summit mafioso tenuto ad Enna con una trentina di boss, tra i quali Riina, Provenzano e Messina Denaro, alla presenza di neofascisti professionisti dell’eversione nera, servizi deviati e piduisti. Lo racconta con dovizia di dettagli Marco  travaglio nel suo “E’ Stato la  mafia”.

Perché accadeva tutto questo e quali vantaggi avrebbero ricevuto i diversi attori dell’operazione “lega al sud”? Erano gli anni in cui gli eroici Falcone e Borsellino avevano scatenato una vincente lotta senza quartiere contro la mafia, arrivando persino ad indagare il cosiddetto terzo livello, il vero potere mafioso, quello che unisce gli interessi finanziari della borghesia del nord, il presunto “salotto buono” milanese, con quelli delle mafie del Sud, utili a rastrellare soldi ai meridionali  per affidarli, ripuliti, ai “buoni investitori del nord”. Il tutto con la supervisione dei servizi segreti deviati, data la posizione di dominio nello stato di imprenditori settentrionali e politici legati alla mafia. La cupola massonica P2 era il loro covo naturale.

In quegli anni, il Sud, anche grazie alla  politica di intervento statale, alla presenza nel governo di alcuni politici meridionali e  più di tutto allo spirito d’impresa dei meridionali, era in netta ripresa economica e cresceva addirittura più del nord, tant’è che nelle regioni meridionali della fascia adriatica, Puglia compresa, si avvertiva la forte riduzione della disoccupazione e la  scomparsa dell’emigrazione giovanile verso il nord. A Bari, a Napoli, a Catania ed altrove nascevano alcuni importanti distretti industriali, anche leader mondiali, mentre il reddito pro capite dei meridionali risaliva progressivamente, riducendo il divario con quello del nord a circa il 70%, dal 53% a cui era ridotto nel dopoguerra.

Tutto ciò non poteva durare, la concorrenza degli imprenditori meridionali e la conseguente scomparsa dell’emigrazione, mettevano a rischio lo stesso sistema di potere economico italiano, fondato sul monopolio industriale del nord che ha sempre utilizzato il Sud come terra coloniale dove sottrarre risorse, materiali ed umane, da usare a basso prezzo nelle sue aziende.

Ecco spiegata la nascita della lega nord, che con l’appoggio di giornali ed opinionisti alla Giorgio Bocca,  faceva leva sul tradizionale ed interessato pregiudizio antimeridionale dei settentrionali, indotto da piemontesi ed affini sin dall’unità d’Italia. Ecco nascere il mito di Roma ladrona, della Cassa del Mezzogiorno, “da chiudere perché fonte di ruberie” e dei “meridionali tutti delinquenti”, tutto ciò mentre tangentopoli uno era pienamente operativa e Falcone e Borsellino morivano insieme ad altre centinaia di eroici meridionali sotto i colpi della mafia. La stessa mafia con la quale lo stato era in trattative segrete da 130 anni, non dagli anni ’90 come si vuole lasciar credere,  e che “l’ideologo” della lega, Gianfranco Miglio, voleva legalizzare al Sud, come “riconoscimento delle tradizioni meridionali.”

Il piano di spartizione del potere era chiaro, l’industria del nord avrebbe eliminato la concorrenza dell’economia meridionale, da affidare alla mafia in una sorta di banana republic. In tutto ciò, era fondamentale l’intervento di piduisti e leghisti che facevano leva sul sentimento separatista dei siciliani per strumentalizzarlo a proprio vantaggio.

Tuttavia, la strategia separatista della cupola cambiò in pochi mesi. L’amico Marcello garantiva alla mafia libertà d’azione su tutta la penisola, grazie agli accordi con l’astro nascente Silvio. I giudici palermitani hanno accertato che Forza Italia fu il partito nato da un nuovo patto tra mafia e potere del nord, benedetto dallo stato.

La mafia fu premiata con l’abolizione del carcere duro e con numerose scarcerazioni ed assoluzioni, Forza Italia faceva “cappotto” in Sicilia, sappiamo con i voti di chi, e la lega nord andava alla grande in “padania”, grazie all’appoggio di industriali storici ed industrialotti emergenti, mentre il sud, ormai “sistemato”, decresceva di anno in anno, sino a riguadagnare il divario economico del dopoguerra, attestandosi agli attuali 16.500 Euro pro capite, a fronte dei 30.000 del nord e degli oltre 18.000 di greci e portoghesi, diventando così la terra più povera dell’Europa occidentale.

Il tutto garantito dalla santa alleanza italiana destra-sinistra, poiché anche gli ex comunisti si scoprivano antimeridionali. Tangentopoli uno e due, alta velocità ferroviaria, Expo, Mose, tutto ci parla del nord “operoso” capace di crescere “grazie alla capacità dei padani” mentre gli “sfaticati del sud si grattano i coglioni” (detto in un congresso leghista).

Arrestato per mafia Dell’Utri, tramontato l’astro di Arcore caduto nel pozzo senza fondo dei suoi vizi, e quello di Bossi caduto nella melma di ruberie, diamanti africani  e lauree in Albania, nasce la nuova strategia, anzi la vecchia: dividere l’Italia scaricando il Sud alla mafia che ne garantirà lo  sfruttamento totale ed incontrastato a vantaggio del nord .

A tal fine, occorre ricompattare il  centrodestra intorno ad una nuova figura “carismatica”,  tenendo conto della crisi economica che colpisce anche il nord e del nascente sentimento meridionalista al Sud. Non serve più il doppiopetto ed il sorriso di cartapesta berlusconiano, occorre una faccia truce che sappia far leva sui peggiori sentimenti di crescente razzismo  provocato dal disagio economico degli italiani. Si soffia sul fuoco, le colpe del sistema di potere che ruba allo stato almeno 60 miliardi di euro l’anno vengono scaricate sugli immigrati che, ancorché sfruttati bestialmente, vengono indicati come la causa di tutti i mali. Operazione già riuscita ad Hitler. La scelta della faccia di Salvini è garanzia di alleanza con i “liberali” di forza Italia, con gli ex fascisti di fratelli d’Italia e con i neonazisti di casapound, che spianano la strada alla calata dei barbari leghisti da Roma alla Sicilia. Con la solita benedizione di Tv, stampa ed “opinionisti” alla Vespa.

Sia ben chiaro qual è il senso di Salvini per il sud. Tuttavia, crediamo che questa volta, pur ricompattando forzisti e destra storica del Mezzogiorno, il piano paraleghista di “reconquista del Sud” fallirà. Nelle regioni meridionali è sorta una nuova coscienza meridionalista, culturalmente consapevole del ruolo coloniale cui il Mezzogiorno è stato costretto dal nord. Milioni di libri, a partire da quelli di Pino Aprile, centinaia di migliaia di “briganti” del terzo millennio, antirazzisti e antileghisti, nascenti formazioni politiche democratiche meridionali, totalmente sganciate dalla logica di compromesso con il potere del nord, che perseguono l’autogoverno del Sud, decine di migliaia di attivisti di comitati popolari, dalla terra dei fuochi, ai no triv lucani, abruzzesi e molisani, ai cittadini tarantini minacciati dall’Ilva, saranno una barriera insuperabile per il nuovo blocco sociale, nazi-leghista, manovrato  dalla borghesia del nord, che vuole rimpadronirsi del Paese.

Raffaele Vescera