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Convegno informativo sui danni derivanti dalle ricerche petrolifere

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A cura di Maria Luisa Iemmello

Si è svolto nel pomeriggio di venerdì 27, il convegno “Il destino di una Georisorsa. Workshop sullo sfruttamento ecosostenibile del Mare Jonio”. Organizzato da UNIONE MEDITERRANEA CALABRIA e dalla LEGA NAVALE ITALIANA-sezione Davoli con lo scopo di diffondere e rendere accessibili ai non addetti ai lavori argomenti legati alle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi nel Mare Ionio. Dopo la presentazione dei lavori del prof. Giacinto Bagetta, presidente della sezione della Lega Navale di Davoli ed i saluti del sindaco di dottore Giuseppe Papaleo, è intervenuto il dottore Sinibaldo Esposito, vice presidente della commissione Sanità del consiglio regionale, il quale ha ricordato l’impegno della nostra regione nella battaglia contro le trivellazioni essendo fra le 10 in Italia ad aver deliberato la richiesta del refendum “no-triv” [ricordiamo che proprio nella mattinata di venerdì ha avuto il si dalla Corte di Cassazione]. Ha ricordato inoltre le 18 istanze di ricerca stanti nel Golfo di Taranto e al largo di Crotone. Un breve intervento anche di Rosella Cerra, responsabile Ambiene di UM ed autrice di diverse osservazioni contro le istanze di ricerca nel mar Ionio, ha rimarcato che è necessario continuare l’azione di informazione fra la popolazione perché è ingiustificata sia l’attività di ricerca che quella di estrazione stando ai dati della Direzione Generale delle Risorse Minerarie ed Energetiche che quantificano la presenza del petrolio nei mari italiani a circa 10 milioni di tonnellate, quindi esauribile in due mesi poiché secondo l’Unione petrolifera Italiana in un mese in media si utilizzano circa 5 milioni di tonnellate di petrolio. Vale la pena allora? È intervenuto subito dopo il consigliere Arturo Bova, Presidente della Commissione Antimafia nel Consiglio Regionale, il quale ha ricordato il passaggio alla Camera dell’emendamento sugli ecoreati che prevedeva l’uso degli air-gun fra i reati punibili con l’arresto, avvisando, da avvocato, quanto questo possa essere significativo. Riporta la posizione del governo regionale che è di ferma opposizione alle attività estrattive, facendo anche un breve accenno alla ipotesi di legge regionale che vieti le azioni di ricerca ed estarazione all’interno delle 12 miglia, definendola “provocatoriamente incostituzionale”, spiegando [come già hanno fatto nell’Abbruzzo] come questo possa costituire di fatto un ostacolo ed un rallentamento delle concessioni in attesa del referendum. Una strategia difensiva insomma, nella quale “non c’è subalternità al Governo Nazionale” ha concluso Bova. Nello specifico dello sfruttamento delle georisorse entra il professore Salvatore Critelli, dell’Università della Calabria, ha spiegato la conformazione geologica del territorio costiero ed i fondali antistanti la nostra costa, illustrandone le peculiarità e le criticità. Da un primo progetto del 2005 , dalla foce del Crati a Capo Colonna ,rileva un forte rischio sottomarino, il più infido perchè non si vede, a causa della morfologia del nostro fondale antistante la costa. Di solito, dalla linea di costa c’è una piattaforma che va a digradare da 0 a 200 m circa. Nel caso della nostra regione, per i suoi quasi 800 km, le scarpate lambiscono le linee di costa. C’è, quindi, la necessità di conoscere bene il nostro sistema dei fondali, per meglio intervenire,dare delle linee guida di intervento, ma al momento non è conosciuto ed il lavoro fatto fino adesso è sempre stato fatto sull’emergenza. Nel vivo dell’impatto dell’inquinamento acustico è entrato il professore Gianni Pavan dell’Università di Pavia, direttore del CIBRA e che ha definito le linee guida ACCOBAMS che costituiscono al momento un punto di riferimento per le mitigazioni dell’impatto dell’uso degli air-gun nelle attività di ricerca e prospezione di idrocarburi in mare, sottolineando che da tutelare oltre i grossi cetacei ci sono anche le uova ed i molluschi. Attualmente impegnato in un progetto di monitoraggio degli spiaggiamenti di cetacei nei mari italiani, osserva che comunque non vi sono dati sufficienti che possano collegare allo stato attuale l’uso degli air-gun con gli spiaggiamenti. Nel suo breve intervento la dott.ssa Stefania Giglio biologa del Centro Nazionale Cetacei, impegnata nel monitorare gli spiaggiamenti di cetacei lungo le coste calabresi, invita ad una maggiore attenzione per le speci protette anche nei ripascimenti sollecitando la presenza dei tecnici. Ultimo intervento quello del pescatore professionista Salvatore Tredici, di SOSMediterraneo, il quale invece sollecita l’utilizzo del principio di precauzione come strumento di salvaguardia del territorio e della salute delle popolazioni. Le conclusioni sono state tratte dal delegato dell’assessore regionale all’Ambiente Pino Greco che ha ripercorso brevemente l’operato della Regione, a cominciare dall’impugnativa dell’articolo 38 dello Sblocca Italia fino alla delibera referendaria, passando per il Documento di Termoli del 24 luglio che definisce una complessiva chiara posizione contraria allo sfruttamento delle risorse energetiche in mare, poiché non porterebbero ad alcun vantaggio.

Consegnati i quesiti referendari contro le trivellazioni

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I quesiti referendari contro le trivellazioni, sostenuti e condivisi anche da Unione Mediterranea sono stati depositati questa mattina 30 settembre alla Corte di Cassazione a Roma  da una delegazione composta dai rappresentanti delle 10 Regioni di Italia che hanno detto NO alla trivellazione selvaggia lungo le nostre coste ed alla delegittimazione degli enti territoriali in tema energetico. La delegazione è stata accompagnata dal costituzionalista Enzo di Salvatore che ha lavorato alla stesure dei quesiti referendari. Ad aver votato all’unanimità la delibera referendaria sono state la Basilicata, la Puglia, Marche, Molise, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria ed infine la Campania e la Liguria, nelle delibere con le quali viene chiesto il referendum riguardano nello specifico l’abrogazione di una parte dell’articolo 38 del decreto “Sblocca Italia” che ridà potere decisionale alle Regioni in tema di energia e dell’articolo 35 del Decreto Sviluppo, perché venga esteso all’interno delle 12 miglia dalle coste di tutta Italia il divieto di trivellazioni, senza alcuna eccezione. Entro un mese circa dovrà pronunciarsi la Corte di Cassazione per la regolarità dei quesiti ed entro il 10 febbraio la Corte Costituzionale per l’ammissibilità degli stessi. I territori hanno quindi deciso di riprendersi la possibilità di decidere delle proprie sorti e di dare voce ai  cittadini contro gli strapoteri dei Governi e elle multinazionali del petrolio. Si apre quindi fin da subito una campagna referendaria che ci vedrà protagonisti con iniziative volte alla sensibilizzazione su temi difficili ed estremamente importanti.

Nelle delibere sono contenuti i 6 quesiti: rispettivamente, un quesito unico (sull’art. 35 del decreto sviluppo) e cinque quesiti (tre sullo Sblocca Italia, uno sul decreto semplificazioni del 2012 e uno sulla legge n. 239 del 2004, che allo Sblocca Italia comunque si ricollegano).

I quesiti quindi interesserebbero tutte le Regioni, pertanto dovrebbero esserci ampi margini di possibilità di raggiungere il quorum, considerato che si dovrebbe fare anche il referendum confermativo per la riforma della Costituzione, come previsto dalla normativa.

Rosella Cerra

Responsabile Ambiente UM per la Calabria

In foto la delegazione che la mattina del 30  settembre ha depositato alla Corte di CAssazione i quesiti referendari.

In foto la delegazione che la mattina del 30 settembre ha depositato alla Corte di CAssazione i quesiti referendari.

Unione Mediterranea: verso il referendum NO TRIV

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Unione Mediterranea aveva già espresso la propria opinione riguardo la necessità di referendum “NO-TRIV” ed alla luce delle ultime evoluzioni rilancia l’appello rivolto ai singoli consiglieri di approvare la delibera referendaria. L’Assemblea plenaria della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, l’11 settembre 2015, ha approvato all’unanimità la predisposizione dei quesiti referendari in materia petrolifera, relativi all’art. 35 del decreto sviluppo del 2012 e all’art. 38 del decreto Sblocca Italia. Prendiamo atto quindi della considerazione del coordinatore dell’Assemblea delle Regioni, Franco Iacop, secondo cui: “L’unanimità condivisa nella decisione di predisporre i quesiti referendari sottolinea come indipendentemente dall’essere direttamente toccati dal tema delle trivellazioni, tutte le Regioni hanno voluto esprimersi in merito alla difesa dei territori e alla rivendicazione della loro partecipazione alle decisioni che riguardano la loro sostenibilità economica e sociale“. Ricordiamo che varie Regioni hanno impugnato davanti la Corte Costituzionale il decreto Sblocca Italia, riguardo proprio all’articolo 38 che di fatto esautora le Regioni del potere decisionale e legislativo nelle politiche energetiche. L’articolo 35, comma 1, invece riapre le procedure di diverse istanze di ricerca che erano state precedentemente congelate dal Decreto Prestigiacomo all’interno delle 12 miglia, ossia a ridosso delle coste italiane.

Unione Mediterranea quindi, nel rilanciare l’appello ai consiglieri che in questi giorni saranno chiamati a discutere e deliberare in merito, rimarca il proprio impegno e la propria caratterizzazione nella difesa dei territori e del mare dallo sfruttamento coloniale insensato e devastante delle multinazionali del petrolio.

Dipartimento Ambiente UM

Rosella Cerra – Lucio Iavarone