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Presentata “NA-NapoliAutonoma”: mai più città assistita

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Alleanza per il Comune tra MO-Unione Mediterranea e DemA

Rinunciare a 259 milioni di sussidi e trattenere due tasse legate al territorio per liberare Napoli dall’etichetta immeritata di città assistita e scommettere sul rilancio dell’economia locale. E’ il succo del progetto NA-NapoliAutonoma presentato questa mattina da MO-Unione Mediterranea e da DemA, alla presenza del sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

“NA-NapoliAutonoma – ha spiegato Flavia Sorrentino, portavoce nazionale di MO-Unione Mediterranea – è un’iniziativa rivoluzionaria e allo stesso tempo tecnicamente fattibile. Chiude con la stagione dell’assistenzialismo e dice basta a un federalismo pasticciato, che ha danneggiato in modo serio le popolazioni del Mezzogiorno. NA-NapoliAutonoma significa avere il coraggio di credere in se stessi, nella nostra identità, e non a caso il progetto prenderà forma di una legge d’iniziativa popolare con la raccolta di 50mila firme”.

Così si esprime Luigi De Magistris a proposito del progetto Napoli Autonoma: «Questa non è un’alleanza elettorale, ma la costruzione di un progetto comune che ci vede insieme nella scrittura del programma». Il sindaco ha inoltre specificato che quando sarà il momento di scrivere le liste «sarà un discrimine l’impegno dei singoli nella lotta in favore dei diritti, del riscatto di Napoli».

All’incontro ha preso parte anche il responsabile cittadino di MO-Unione Mediterranea, Pierluigi Peperoni. “A Napoli città – ha spiegato – la nostra lista ha conseguito l’1,4% alle scorse regionali dando per la prima volta una voce al meridionalismo. In occasione delle prossime amministrative saremo presenti in molti Comuni della Campania e delle altre regioni del Sud e a Napoli avremo sia una lista per il Comune, sia liste di MO-Unione Mediterranea per ciascuna delle dieci Municipalità”.

 

Sud, roba da chiacchiere sotto l’ombrellone

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di Pierluigi Peperoni

Si chiudono i lavori parlamentari per le vacanze estive, il premier parla di mezzogiorno. Dopo i proclama di Matteo Renzi alla chiusura dei lavori, che hanno il sapore del solito bla bla bla sul Mezzogiorno, si accende il dibattito sulle possibili ricette di governo per ridurre il divario economico tra le differenti aree della penisola.

È di oggi l’intervista al sottosegretario Baretta che ci parla, attraverso le pagine de Il Mattino, di sud e sviluppo. Ci dice quindi che secondo lui la ripresa è un’operazione di lungo periodo, che il job act ha dato come prevedibili, i suoi frutti nelle aree già più ricche del paese, che serve una politica industriale attentamente pianificata. Il comune denominatore sembra essere il tempo, tempo che ormai dalle nostre parti è agli sgoccioli. Dopo 154 anni di storia unitaria sembra abbastanza evidente che di tempo per pianificare i “nostri” governi ne hanno avuto fin troppo, siamo sicuri che ce ne sia ancora a disposizione?

Nel corso dell’intervista si accenna anche ad una fiscalità di scopo, agevolata per chi investe a sud, ma che va concordata con la UE. Parole che sanno di beffa per chi conosce un po’ di storia. Le zone franche urbane furono accettate dall’UE nel 2008, quindi nel 2009 pareva che dovessero finalmente partire. A 2 giorni dell’entrata in vigore il governo decise di introdurre alcune modifiche all’impianto normativo che aveva ottenuto l’ok, vanificando di fatto tutto il lavoro svolto fino a quel momento. Cosa successe? Pare che i comuni scelti, dislocati principalmente al centrosud, non fossero graditi ad alcuni membri dell’allora Governo che preferirono mandare a rotoli l’intero piano, piuttosto che accettare l’idea che una parte del Paese potesse godere di un importante vantaggio fiscale.
Caro Baretta, la formula vincente esiste già ed è stata già approvata dall’UE. Cosa aspettate ad introdurla?

L’intervista si conclude con la certezza che un federalismo fiscale più equo sarebbe il miglior strumento possibile per il rilancio del mezzogiorno. Finalmente io e Baretta siamo d’accordo!
Dal momento che l’attuale formula federalista è frutto anche del lavoro del centrosinistra, la domanda sorge spontanea: chi deve garantire l’equità fiscale?

Domanda retorica, ovviamente, ma intanto il dibattito continua. In fondo bisogna pur riempire i giornali anche in estate. Come dire, sud? Roba da dibattito sotto gli ombrelloni.

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