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Crotone e Catanzaro: 1.500 kmq di mare concessi a Global Med per cercare gas e petrolio. Istituzioni ferme al palo.

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MO UNIONE MEDITERRANEA: “ATTACCO ALLA CALABRIA. SUBITO RICORSO Al TAR”

COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV: “IMMOBILISMO E’ COMPLICITA’. GLI ITALIANI NON VOGLIONO LE TRIVELLE”

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha rilasciato a favore della società petrolifera statunitense GLOBAL MED LLC due nuovi permessi per la ricerca di idrocarburi, gas e petrolio nel mar Jonio, denominati rispettivamente «F.R 41.GM» ed «F.R 42.GM». È un lungo e largo tratto di costa ionica oggetto delle attenzioni dei mercanti dell’oro nero che, ricade nella giurisdizione delle province di Catanzaro e Crotone, aree contigue, pari rispettivamente a 748,6 kmq e 748,4 kmq, per un totale di 1.497 kmq.

A questi due permessi se ne aggiungerà a breve un terzo, più a sud, sempre in favore della compagnia GLOBAL MED LLC; così, i kmq di natura, messi a disposizione per un interesse reali di pochi e uno utopistico, apparente delle comunità locali, diverranno 2.200, 3.000 volte la superficie del terreno di gioco dell’“Ezio Scida” di Crotone o del “Nicola Ceravolo” di Catanzaro. Anche le sole, attività di ricerca avranno effetti negativi sia sull’ambiente marino, per l’impiego della tecnica dell’air-gun e sia sulla gracile e indifesa economia della costa jonica: si pensi soprattutto alla pesca ed al turismo.

“Questo ulteriore attacco terroristico, perpetrato ai danni della natura calabrese” afferma
Portavoce Nazionale di MO Unione Mediterranea, Massimo Mastruzzo“ si inquadra in una volontà costituita di mantenere in uno stato di arretratezza e sottomissione certi territori, oltre che rendere duratura ed inesorabile la colonizzazione, può essere fermato entro la fine di febbraio.

É necessario, per il futuro delle nuove generazioni che, almeno le amministrazioni comunali e i sindaci dei Comuni bagnati dallo Jonio, da Soverato a Crucoli, i Consigli Provinciali  di Catanzaro e Crotone e la Regione Calabria, anche disgiuntamente, deliberino allo scopo di costituirsi in giudizio innanzi al TAR Lazio entro fine febbraio. I motivi non mancano, visti alcuni vizi di legittimità degli atti, prontamente riscontrati da alcuni esperti in materia”.

Gli Enti interessati sono a conoscenza della necessità di agire in fretta visto che i decreti del Ministero dello Sviluppo Economico sono stati pubblicati sul Bollettino Ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse – Anno LX N. 12, del 31 Dicembre 2016. Anzi, sapevano da tempo che i permessi sarebbero stati rilasciati dopo l’esito delle due Conferenze di Servizi svoltesi il 7 novembre 2016.

Tra gli enti territoriali interessati soltanto la Provincia di Crotone ed il Comune di Crucoli, presentando osservazioni, tentarono di opporsi al rilascio dei decreti di compatibilità ambientale per i due permessi di ricerca da parte dei Ministeri dell’Ambiente e del Turismo.

“Adesso è necessario costituirsi al TAR Lazio per far valere le ragioni della natura e gli interessi delle comunità locali” – dichiara Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento Nazionale No Triv – Chi tace acconsente, recita il vecchio adagio. In questo caso diventa anche complice.

Deve essere rispettata la volontà di tutti i cittadini che il 17 aprile 2016 votarono contro le trivelle in mare. Gli italiani non vogliono che il futuro del Mediterraneo sia all’insegna del nero-petrolio e non sono più disposti a tollerare l’immobilismo delle istituzioni”.

 

Massimo Mastruzzo

Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea

 

Gagliano Enrico

Coordinamento Nazionale No-Triv

 

Roma, 23 gennaio 2016

Perché ci sono veleni e veleni

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Le istituzioni e i cittadini della provincia di Catanzaro sono in fermento per le note vicende portate in risalto dalla cronaca nazionale con il programma delle Iene circa la presunta presenza di sostanze pericolose, radioattive, sulla spiaggia di Calalunga di Montauro.

La mobilitazione mediatica  ha portato  immediatamente  sul posto  i nuclei speciali dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri per  effettuare un sopralluogo, con contestuali misurazioni radiometriche e, da subito, dagli accertamenti effettuati, non venivano  evidenziati parametri al di fuori della norma.

Il Commissario dell’Arpacal, chiamato direttamente in causa dal Prefetto, ha  dichiarato  che la vicenda, di cui si e’ occupata la trasmissione televisiva, era stata oggetto di diverse verifiche nel corso degli anni 1995, 1996 e 2002; le analisi condotte sulle spiagge, sulle acque costiere e sui sedimenti, nonche’ su alcuni campioni del pescato non hanno mai rilevato la presenza di radionuclidi di origine antropica nell’ambiente costiero catanzarese. Gli esiti degli studi condotti dall’Anpa e dall’Apat nel 2002 sono pubblicati sui siti dell’Arpacal e dell’Ispra.

Nei giorni successivi sono state  nuovamente  ripetute le misurazioni e i prelievi da parte del fisico Dott. Salvatore Procopio dipendente Arpacal  ed incaricato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per questo specifico problema ad effettuare le analisi. Anche  queste rilevazione hanno dato esito negativo: non vi sono tracce tali da dover procedere con provvedimenti drastici.

A questo punto  le domande che ci poniamo sono diverse e talune inquietanti.

Sappiamo che i paesi di quel tratto di costa hanno appena fatto richiesta di bandiera blu. Il dubbio sorge spontaneo,potrebbe trattarsi  forse di una forma di  boicottaggio? le nostre meravigliose spiagge, riconosciute tali da tutti i visitatori, danno forse fastidio? Danneggeremo forse qualche nota spiaggia del nord? Non è forse vero che strumenti per  rilevazione così delicate non possono , seppur certificati ,  essere utilizzati da chiunque  per elaborare teorie e mettere in subbuglio un’intera regione? E potremmo continuare a lungo con gli interrogativi che ruotano intorno a questa vicenda.

Ricordiamo che  i dati statistici  del  turismo in Italia sono confortanti sia per il 2015, cosi come le proiezione del 2016 e per il futuro.

Infatti secondo lo studio e ricerche Enit “L’Europa – che si conferma l’area più visitata del mondo – ha raggiunto quota 607,7 milioni di arrivi, con 27,5 milioni di turisti in più rispetto al 2014; l’aumento è apprezzabile anche nell’Europa Meridionale/Mediterranea con 10,4 milioni di arrivi in più (+4,8%)”

Per questo e tanti altri motivi, in sostanza, i Calabresi vogliono che si faccia chiarezza sulla vicenda  a tutto tondo  per sgomberare ogni possibile dubbio residuo. Da tempo si chiede con forza che venga istituito un registro tumori che faccia una mappatura reale della incidenza di tale malattia e che individui anche eventuali dirette ed indirette cause ambientali, dove ve ne fossero.

Danno di immagine, per le inevitabili conseguenze negative sul turismo che è la base della nostra economia costiera, e procurato allarme: sono questi i reati eventuali che verranno utilizzati dal sindaco di Montauro, Pantaleone Procopio, a tutela della collettività che presiede qual’ora se ne stabilissero i presupposti.

La vicenda appare quindi non del tutto conclusa e ci  auguriamo che ciascuno  riesca a fare serenamente il proprio lavoro senza sconfinare, talvolta e frettolosamente,  nelle competenze dell’altro generando il caos mediatico.

di Lucia Gatto