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È dalle regioni più in difficoltà che è arrivato il NO!
Mentre i partiti italiani si spartiscono le percentuali del risultato referendario, i dati ISTAT sono agghiaccianti. 1 italiano su 4 è povero. Le famiglie sotto la soglia di povertà sono così distribuite:
- Nord 17.4%,
- Centro 24%,
- Sud 46.6%.
Le regioni più in difficoltà si confermano Sicilia, Puglia e Campania. L’emigrazione giovanile è in grave aumento. Nonostante ciò l’esecutivo Renzi ha calcolato le soglie di povertà assoluta in modo che risultassero più alte nel settentrione d’Italia riservando il 55% dei sussidi statali al Nord e il 45% al Sud (assecondando la richiesta delle soglie territoriali proposta dalla Lega nel 2005).
Il 4 dicembre si votava per modificare l’impianto costituzionale, certo. E di sicuro molti hanno scelto nel merito di una riforma avvertita come sbagliata. Ma l’eccessiva personalizzazione del referendum ha reso le percentuali un’occasione di giudizio popolare sull’operato politico del Governo. Il No in maggioranza dei giovani è geograficamente più forte al Sud ed esprime un messaggio di reazione ed inequivocabile insofferenza da parte di chi si sente ultimo nelle lista delle priorità di un paese diviso sempre più miope, gerontocratico e scandalosamente diseguale.
Continua il “razzismo alimentare” in Val Padana
Ha fatto scalpore la foto che ritraeva un cartello, posto in uno degli stabili della Cooperativa Agricola Palazzetti di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna. Il cartello giustificava la mancanza in magazzino di alcuni tipi di verdure dovuta alle avversità climatiche patite da alcune regioni. Letto così, non sembra tanto drammatico tuttavia, ciò che ha fatto inferocire migliaia di utenti dei Social Network, è stata la premessa a tale affermazione, che ha rievocato in molti un clima da Germania nazista: “La Palazzetti, NON RIFORNENDOSI DI PRODOTTI CAMPANI, può essere carente di alcune verdure a causa delle avversità climatiche delle altre regioni”. Lo stampatello è originale del cartello che potete vedere di seguito riprodotto.
Quindi, a giudicare ciò che ha voluto affermare la coop Palazzetti, San Lazzaro è un comune de-campanizzato, così come negli anni ’80 andava in voga dichiarare i comuni de-nuclearizzati, quando li si bonificava o li si interdiceva a ospitare siti e scorie nucleari. De-campanizzato, perché i prodotti campani potrebbero nuocere alla salute degli avventori di questa coop che opera, è giusto ricordarlo, nella Pianura Padana che è tra le aree più soggette a inquinamento d’Europa! Per i prodotti padani, però, nessun cartello, nessuno monito e, dunque, nessun danno ai fratelli dell’Alta Italia.
Se, poi, consideriamo che in Campania i controlli sui prodotti agro-alimentari si fanno eccome, questo cartello ci sa tanto di “razzismo alimentare”, un po’ come quello che tempo fa pose in atto la padana Pomì, nel pieno del clamore sulla “Terra dei Fuochi”.
Naturalmente, il tutto è accaduto senza che la diretta interessata, l’amministrazione della Regione Campania, si fosse espressa esprima o avesse preso provvedimenti a propria tutela
A riguardo, la portavoce di Unione Mediterranea/ Lista Civica MO!, Flavia Sorrentino, ha dichiarato “Uno dei punti sui quali MO! ha incentrato la propria campagna elettorale riguardava la salute dei cittadini e la salvaguardia del comparto agro-alimentare.
Va garantita ai consumatori, si leggeva nel programma, la salubrità dei prodotti campani che oggi rischiano tutti di subire il danno economico dell’immagine negativa di un’intera regione. Nella prima fase sarà necessario ricorrere a una certificazione straordinaria internazionale che garantisca che “la Campania è sana”.
E non per caso: la Palazzetti di Bologna, per giustificare la mancanza di verdure sugli scaffali della cooperativa, precisa che non si fornisce di prodotti campani (inquinati).
Eppure la regione Campania vanta prodotti di eccellenza a garanzia DOP, la cui fama non può certo essere compromessa da chi attraverso il discredito altrui, sa di ottenere un tornaconto economico per se stesso, senza considerare che la zona più inquinata d’Europa, secondo le tabelle dell’ Agenzia Comunitaria dell’ambiente, è la pianura padana.
La Regione dovrebbe dare risposte. Il tempo delle domande è finito con le elezioni cinque mesi fa“.
Campania tra orgoglio e pregiudizio, e Saviano…
Saviano, stamattina su Repubblica.it, lamenta il rifiuto dei comuni campani di concedere il permesso per girarvi le scene della nuova serie tv di Gomorra. Lo scrittore accusa i sindaci di “ipocrisia” poiché il problema camorra esiste, e parlarne non significa sputtanare la Campania, come lamentano i primi cittadini. Di più, Saviano si dice d’accordo con la Bindi sul fatto che la camorra sia un “elemento costitutivo” della regione. Saviano ha molti meriti nell’aver creato un diffuso sentimento contro la camorra, ma da alcuni viene rimproverato di mostrare solo una faccia, quella negativa, del Sud e di oscurare la grande volontà di riscatto civile che oggi lo anima.
La camorra in Campania, e non solo, esiste, vero, allora perché tanta indignata reazione da parte dei napoletani, non solo sindaci che difendono l’immagine della propria città, ma anche movimenti e pagine meridionaliste e intellettuali di calibro, quali lo scrittore Erri De Luca e il filosofo Aldo Masullo? Perché improvviso scende in campo tanto orgoglio “sudista”, dopo lunghi anni di accettazione a testa china di qualunque aggettivo antimeridionale propalato dai media, uno per tutti “meridionali mostri” di Giorgio Bocca, senza contare i barbari epiteti leghisti?
Si sarebbero mai lamentati i milanesi della vecchia serie cinematografica “Milano violenta?” O i newyorkesi della serie infinita di film internazionali che mostrano il verme del crimine infettare la Grande Mela? Certamente no, perché a nessuno verrebbe in testa di dire che a Milano e New York la delinquenza è “un elemento costitutivo”, in assenza del pregiudizio, gli spettatori riescono mentalmente a definire il racconto per quello che è, un episodio di malavita e basta, e guardano la città nella sua interezza e bellezza.
Stessa cosa non può accadere in una città schiacciata da mille pregiudizi: Napoletani sporchi, puzzolenti, ladri, bugiardi, plebei, scansafatiche, furbi, topi di fogna da sterminare, e “costituzionalmente camorristi”. Pregiudizi a uso antimeridionale, che oscurano la grandezza, passata e presente, dell’antica civiltà del Sud, utili a stabilire un rapporto di superiorità da parte del nord italiano e a giustificare ogni vessazione nei confronti del Mezzogiorno. Pregiudizi che hanno radicato nella mente dei più lo stereotipo negativo di una città, a prescindere, per cui ogni episodio malavitoso conduce inevitabilmente alla totale negatività del luogo.
Dell’uso politico del pregiudizio, parla il prof. dell’Un. di Milano Antonino De Francesco, nella sua “Storia del pregiudizio antimeridionale”. il libro riporta una lettera dello scrittore verista siciliano Luigi Capuana all’amico Giovanni Verga, in cui si lamenta che ogni descrizione di un carattere negativo venga usato dai giornali del nord come pregiudizio contro tutti i meridionali. Se compare Turiddu uccide per amore, tutti diventano assassini, se Mastro don Gesualdo è patologicamente attaccato alla “roba” tutti diventano avidi. L’opera d’arte sminuita a macchietta, come il Gattopardo, travisando il quale l’Italia condanna tutti i siciliani al gattopardismo.
Molti pensano che chi parla di Sud debba farlo stando attento a non alimentare pregiudizi e chi racconta la società meridionale la debba mostrare per intero. Secondo tale punto di vista, quando in una narrazione si mostra solo la faccia criminale di una terra così vessata, è inevitabile la condanna pregiudiziale, ai limiti del razzismo, di un popolo intero. Ovvero, quando si evidenziano solo i sintomi di una malattia, senza dirne le cause, in questo caso lo stesso stato italiano, si fa un’operazione superficiale. Insomma, sputare addosso a un cane malato di tigna è facile, se non si capisce che, visibilmente denutrito, è stato percosso, umiliato e abbandonato da chi doveva accudirlo.
Secondo il sindaco di Napoli, abusando dell’aggettivo “costitutivo”, ignorandone il significato di elemento sostanziale di un organismo, senza il quale tale organismo non potrebbe esistere, si rende un brutto servizio alla lingua e alla società meridionale.
E’ vero, oltre la Bindi, antimafiosa per caso, come la definisce De Magistris, hanno concordato con l’aggettivo Roberti, capo dell’Antimafia, e Cantone, dell’anticorruzione, anche se quest’ultimo, più sagace, specifica che per lui costitutivo non significa genetico, e fa risalire l’exploit della camorra all’arrivo di Garibaldi a Napoli e ai suoi patti scellerati.
In totale disaccordo con la Bindi si dice invece il procuratore capo di Napoli Colangelo, insieme ad altre personalità libere. Ciò significa che la Bindi, Roberti e Cantone, non sarebbero liberi? In parte è vero, costoro non ricoprono forse cariche decise dalla politica, da partiti che per definizione sono “di parte”? Non è forse ai loro protettori politici che devono dar conto, anche se nel caso di Cantone e altri tentano di smarcarsi dalle posizioni più servili?
A proposito di uso politico del pregiudizio, in alcuni osservatori napoletani è sorto un dubbio: il nuovo attacco a Napoli non potrebbe essere utile a demolire De Magistris in vista delle prossime elezioni? Secondo questi, De Magistris è un sindaco che ha risanato le disastrate finanze comunali, ha ridato splendore internazionale e turistico all’immagine di Napoli, ha spezzato in città le connessioni tra camorra e politica.
Ma la Bindi, contro l’amato “Giggino”, esalta Bassolino e Iervolino. Se a pensare male si fa peccato, allora bisogna peccare molto per guadagnare la verità.
Regione Campania: chi paga i danni della politica?
Sin dalle prime battute della campagna elettorale, Unione Mediterranea attraverso la lista civica MO! con candidato Marco Esposito aveva previsto ciò che oggi è realtà: i partiti nazionali dimostrano ancora una volta di mettere al primo posto della discussione politica le manovre interne e non quelle necessarie a risolvere i problemi della nostra terra, dichiara Flavia Sorrentino, portavoce nazionale Unione Mediterranea.
In occasione delle elezioni Regionali a più riprese si era presentata l’ incoerenza della candidatura da parte del Partito Democratico di De Luca. Nessuno ha avuto il coraggio di assumere chiare scelte politiche, danneggiando in tal modo la popolazione in Campania.
“Mentre il Pd si decide, gli indicatori economici ci dicono che le imprese campane, i giovani in cerca di occupazione e le famiglie in difficoltà non possono più aspettare”. Con queste parole Enrico Inferrera, Segretario Nazionale di Unione Mediterranea, commenta l’incresciosa situazione della Regione Campania. “Le promesse elettorali sono già disattese: a poco meno di un mese dalle elezioni l’annullamento della seduta del Consiglio Regionale ed il “caso” De Luca, danno un chiaro segnale di come nulla sia cambiato. La Campania riceve da questa querelle un danno di immagine enorme, che non può non ripercuotersi sul sistema economico, finanziario ed imprenditoriale. Una Regione senza governo è una non Regione. Con MO! alle scorse elezioni, conclude Inferrera, abbiamo presentato un programma meridionalista concreto e dettagliato, da mettere a disposizione della Campania e del suo sviluppo, unica cosa che ci sta a cuore e per la quale mettiamo in campo quotidianamente onestà e competenze.”