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Quando i dati parlano di disomogeneità nazionale

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L’enorme disparità fra nord e sud alla luce delle analisi statistiche ed economiche.

di Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale di MO Unione Mediterranea

Il Mezzogiorno ha un tasso di disoccupazione giovanile al 42,4%, e nonostante l’occupazione sia cresciuta di 101 mila unità, +1,7% (fonte il Sole24ore), persiste la forte disomogeneità territoriale, essendo nel Mezzogiorno il tasso d’occupazione ancora lontano oltre 20 punti dalla media europea alla quale, invece, sono vicine le regioni del Centro – Nord (47% nelle regioni meridionali, 69% Centro-Nord).

Lo Stato, conscio della sua «assenza», rispetto ad una parte della nazione, prova a mettere delle pezze usando il solito metodo degli interventi straordinari o particolari, quando la normalità prevederebbe uno sviluppo il più possibile equo lungo tutto il territorio nazionale.
Tra gli ultimi provvedimenti dedicati ai giovani del Mezzogiorno, che ringraziano per la pietosa attenzione, troviamo :
«Resto al Sud» e «Banca delle Terre incolte»
Il tentativo di dare un colpo di defibrillatore, con uno medico specializzato e dedicato come il ministro per la Coesione territoriale e per il Mezzogiorno, Claudio de Vincenti, ad un paziente in agonia .
Pur non comprendendo la necessità di dover operare con metodi straordinari, quando altrove lo si fa con quelli ordinari, come d’altronde indica (indicherebbe) l’articolo 3 della Costituzione, vediamo cosa prevedono questi due ultimi interventi:

Resto al Sud
Per “Resto al Sud” il governo ha stanziato 1,250 miliardi di euro e ne ha affidato la gestione a Invitalia.

Il programma prevede un prestito fino a 50.000 euro per ciascun giovane imprenditore, si possono mettere insieme fino a 4 giovani e quindi ottenere fino a 200.000 euro. Una parte del sostegno, pari al 35% del costo (totalmente finanziabile) consiste in un contributo a fondo perduto, la rimanente parte pari al 65% consiste in un finanziamento bancario sul quale Invitalia corrisponderà gli interessi. Ovvero un giovane a cui vengono assegnati 50.000 euro, ne riceve 15.000 a fondo perduto e 35.000 che restituirà
in otto anni a partire dal terzo anno.

Il pagamento degli interessi sarà garantito da Invitalia attraverso la Banca del Mezzogiorno. Non sono finanziabili spese di progettazione e consulenza. Il giovane, che non abbia compiuto 36 anni al 30 giugno, data di avvio della misura, inoltrerà la domanda sulla piattaforma digitale di Invitalia con la promessa di ricevere una risposta nei 60 giorni successivi dal ricevimento della proposta.

La Banca delle terre incolte
L’obiettivo è promuovere la valorizzazione e la riqualificazione dei beni non utilizzati nelle regioni del Mezzogiorno. Su queste terre potranno avere sede imprese agricole giovanili che vogliano avviare produzioni di qualità.

I terreni abbandonati (e per tali si intendono quelli sui quali non si stata esercitata l’attività agricola negli ultimi dieci anni) se di proprietà pubblica verranno affidati direttamente ai giovani, se di proprietà privata verranno presi in fitto.

La premessa di questi provvedimenti, ennesime misure straordinarie per un territorio, il Mezzogiorno, che si accontenterebbe volentieri di provvedimenti ordinari, ma tant’è che il Sud Italia non ha una condizione “ordinaria”, non sono di per sé negative, ma se rimangono come contorno di un piatto vuoto non potranno sfamare un territorio che è a digiuno da oltre un secolo e mezzo.

Nel terzo millennio le voci costi e guadagni sono proporzionali al tempo impiegato dal trasporto tra la domanda e l’offerta dei prodotti, è necessario per questo che le zone di produzione siano collegate ad una rete autostradale e soprattutto ferroviaria che permettano alle merci di essere trasportate con il minor dispendio di tempo ed energie e tutela dell’ambiente.

Ciò rende più appetibile investire in un territorio piuttosto che in un altro, la fortunata di un territorio che produce e vuole che i suoi prodotti arrivino oltre il mercato del paese, è dato dalla presenza di queste fondamentali infrastrutture.

Purtroppo, al momento, uno sconosciuto numero di non meglio identificate pietre probabilmente originarie del periodo post unitario, ha dissuaso lo Stato dal fare gli “ordinari” investimenti nel Sud e, sempre per il momento, andare oltre il mercatino del paese, risulta un tantino complicato da fare.
Il Ministro “dedicato” al Mezzogiorno, Claudio de Vincenti, avrà presente le difficoltà logistiche che deve affrontare un giovane calabrese che, ad esempio, decida di investire nella zona della costa ionica della Calabria?