Tifo DOP – Denominazione Origine Partenopea
Di Lara Caimano
Quante volte avete sentito parlare di “razzismo” o meglio di “discriminazione territoriale” nei confronti dei napoletani? Scommetto tantissime, o almeno sarà così per coloro che seguono il calcio e sono tifosi del Napoli e ad ogni partita ( anche quando gli azzurri non sono in campo) devono ingoiare questo boccone amaro.
Eppure io sono convinta che non si parli abbastanza dell’argomento.
Provo a darvi il mio punto di vista sulla questione.
Io sono Lara, ho 24 anni e vivo e sono nata al Nord, in Lombardia eppure sì, sono una grandissima tifosa del Napoli. Ma non una di quelle che lo dice per moda, tanto perché “fa figo” dirlo; a me il Napoli scorre nel sangue.
È il caso di dire che la genetica non tradisce mai: mio nonno, lui che al solo vedere D10S in tv scoppiava a piangere, deve avermi lasciato questa grande passione, questa “malattia” come siamo soliti dire ed io non potrei esserne più fiera.
Ecco, per una ragazza come me, nata emigrante, l’amore per il Napoli è servito da ponte per sentirmi sempre legata alla mia amata Terra. Quando nasci e cresci lontano da quelle che sono le tue radici si possono verificare 2 ipotesi: la prima è che ci si adatti ai pensieri e pregiudizi altrui, arrivando a condividere le loro vedute, la seconda ipotesi invece è quella della “ribellione”, è un “lottare” contro tutto e tutti per difendere la propria identità.
A volte mi chiedono come sia possibile tutto questo, come sia possibile che io ami visceralmente una Terra, una città in cui non sono nemmeno nata e credetemi che le mie sensazioni possono essere capite soltanto da chi si trova nella mia stessa posizione: noi Napoletani 2.0 come piace definirci alla mia amica Beatrice Lizza, conosciuta sui social network proprio grazie a questo grande senso di appartenenza.
È proprio questa la parola chiave: APPARTENENZA.
Essere tifosi del Napoli significa essere Napoletani, sono due cose che vanno di pari passo e non possono essere scisse. Significa gonfiare il petto quando la squadra gioca bene e batte “le grandi” del Nord. Significa fregarsene se gli altri pensano che siamo dei poveri illusi che cercano riscatto in una squadra di calcio, il nostro amore è così grande che sopporta qualsiasi parola di troppo.
Siete mai stati allo stadio? Avete mai guardato una partita? Beh, vi faccio una breve descrizione dei cori alquanto deplorevoli che ci vengono costantemente dedicati.
“Odio Napoli” “Noi non siamo napoletani” “Oh Vesuvio lavali col fuoco” “Senti che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani” e qui mi fermo perché mi sta salendo la bile.
In ogni partita, qualsiasi tifoseria si diverte ad intonare questi cori colmi d’odio. Non importa che si tratti di Inter, Milan, Juve, Roma o squadre minori di Serie A e Serie B. Loro si divertono così invece di supportare la propria squadra. Se glielo si fa notare rispondono che sono dei semplici sfottò da stadio ma qui la questione va ben oltre. Sapete qual è la cosa comica? Che puntualmente la FIGC, il giudice sportivo o chicchessia finge di non sentirli. Lo scorso campionato hanno provato a squalificare e chiudere qualche curva, come a farci “fessi e contenti” e si è scatenato un polverone. Sono state dette dai tifosi avversari cose del tipo “I napoletani sono dei vittimisti, piangono sempre… sono solo degli sfottò” e il palazzo li ha accontentati tant’è che ora le società si limitano a pagare una multa nel caso in cui l’arbitro metta a referto la presenza di questi cori.
La risposta più bella proviene proprio dai tifosi del Napoli che all’odio rispondono con amore, un amore puro e immenso.
Gli avversari ci gridano “Noi non siamo napoletani”? Noi li applaudiamo come a dire MENOMALE e intoniamo il coro “Partenopei, noi siamo Partenopei”. Questa cosa così semplice in realtà racchiude l’appartenenza sopra citata. In quale altra tifoseria ci si batte il petto citando la propria storia, citando la Sirena Parthenope, essere mitologico a cui sono legate diverse leggende ed a cui si fa risalire la fondazione di Napoli?
E quando inneggiano al Vesuvio, allo sterminio, sapete qual è la risposta?
“Alè alè alè alè alè Vesuvio, perché il Vesuvio è la Terra che amiamo, dell’eruzione ce ne freghiamo” oppure ancora “E’ passato tanto tempo, non ci lasceremo mai, siamo figli del Vesuvio, forse un giorno esploderà..”
Sono risposte importanti a chi crede di umiliarci, di farci sentire inferiori, a chi è pronto solo a sputare fuori odio. Noi gridiamo di essere orgogliosi della nostra identità, con tutte le sue mille sfaccettature, sempre e comunque.
In fondo è così, un napoletano, un Partenopeo non può che tifare Napoli. Lo fa incondizionatamente sapendo che saranno più i periodi bui e senza gloria che quelli di trionfo, proprio come ci ha condannato a imparare da sempre la storia del nostro popolo. Lo fa perché ne va orgoglioso.
Stiamo parlando di una comunità di 6 milioni sparsi per l’Italia e per il mondo perché è una passione che gli emigranti si sono portati dietro esattamente come per tutte le nostre tradizioni.
Ovunque ci sia un napoletano c’è un pezzo di Napoli ed in questo concedetemelo, siamo unici.