Sud, dalla società senza padri a quella senza figli
di Raffaele Vescera dalla pagina Terroni di Pino Aprile
Vi sono vari modi per distruggere una civiltà, quello classico è la guerra, distruzione totale, deportazione degli abitanti e loro schiavizzazione come utile manodopera. Così si è fatta, e si fa, l’Europa, ma anche l’America e altri paesi. Dove non arriva la forza della guerra, c’è quella dell’economia.
Il nostro Sud, le ha subite entrambe, dal 1860 in poi. Invasione e feroce occupazione militare, spoliazione delle risorse pubbliche delle classi più povere, quali boschi e terre demaniali, concessione di privilegi finanziari e di impunità giudiziaria alle classi agiate, favorevoli alla colonizzazione straniera, in cambio della loro rinuncia allo sviluppo di un’economia propria. Repressione feroce di ogni ribellione sociale, senza mai nulla concedere “per non viziare i ribelli”, protezione di organizzazioni mafiose, utili a garantire il controllo del territorio e a rastrellare denaro da investire al Nord. I contadini dei fasci siciliani di fine Ottocento furono repressi dal piombo dello Stato e da quello della mafia, insieme. Così si ammazzava chi chiedeva terra e lavoro.
Le conseguenze furono catastrofiche per il Mezzogiorno, sette o otto milioni di emigrati, all’estero e al Nord Italia, comunque terra straniera a noi “terroni”. A partire furono soprattutto i padri, a volte tornavano dall’America, a volte chiamavano la famiglia, altre volte no: se ne facevano una nuova e non tornavano più. Una società senza padri, è una società senza regole. Laddove le madri svolgono con i figli un ruolo affettivo, comprensione e perdono, i padri ne svolgono uno normativo, lavoro e filare dritto, e ceffoni se necessari. Il disastro antropologico di una società privata del ruolo guida dei padri, è sotto i nostri occhi.
Gli anni ’80 del Novecento vedevano un Sud in crescita economica, grazie a una politica in parte favorevole. La borghesia industriale del Nord, spaventata dalla concorrenza, finanziò la nascita della Lega di Bossi, si fece politica essa stessa con Berlusconi, e ora finanzia il PD di Renzi, sempre per garantire la crescita del Nord e impedire lo sviluppo del Sud. Il Mezzogiorno deve restare colonia interna, deve essere un serbatoio di forza lavoro a basso costo per il Nord e deve consumare le sue merci. Gli uomini che non partivano più, ora vedono emigrare i propri figli, disoccupati per il 65%. Centomila giovani, laureati e no, partono ogni anno, quelli che restano non fanno più figli, come mantenerli? Il 90% dei consumi del Sud è fatto di prodotti del Nord, per 70 e più miliardi di euro ogni anno. Anche i rifiuti della nostra digestione arricchiscono l’industria padana. L’invecchiamento della popolazione meridionale galoppa, la decrescita infelice anche, per la prima volta dopo la grande guerra, gli abitanti del Sud diminuiscono. Di questo passo, l’estinzione del popolo meridionale è prossima.
Per capire meglio i meccanismi di impoverimento e distruzione sociale di un popolo, vediamo quanto avviene nei Paesi più deboli d’Europa, quelli dell’Est, distrutti dall’incontro con le economie forti dell’Ovest. Prendiamo la Bulgaria, il più povero dell’Unione europea. Le sue risorse minerarie in mano agli stranieri, la sua produzione industriale, pur attiva ai tempi del socialismo, distrutta, al governo un ceto politico paramafioso favorito dai paesi occidentali, Germania in testa, per garantire la spoliazione della nazione. Un trenta per cento della sua popolazione emigrata, uomini, pur ingegnosi tecnicamente, in Germania, donne badanti ovunque. La moneta locale, il Leva, valutato meno di niente, con conseguenti stipendi da fame per chi resta, dal valore di 200 euro al mese, per comprare merci in gran parte europee, a prezzi pieni, spesso più cari che da noi. Fabbriche tedesche che sul posto pagano i dipendenti dieci volte in meno, pur svolgendo essi lo stesso lavoro di quelli in Germania. Azzeramento dell’assistenza sanitaria e di quella sociale, pensioni da meno di 100 euro, anziani che muoiono letteralmente di fame se non hanno figli che vanno all’estero.
La miseria dei popoli più deboli garantisce l’altrui ricchezza. E’ un film già visto da noi al Sud, un tempo si chiamava colonialismo, oggi è il capitalismo globalizzato, bellezza.