Storia, cultura, economia e vision: è il Mediterraneo la nostra Europa

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di Leonardo Lasala

Il concetto di Europa unita è molto simile a quello che da oltre centosessanta anni viene proposto in Italia: un’unione fittizia, caratterizzata dall’assenza di una programmazione politica uniforme ed orientata ad uno sviluppo comune ed impostata più che altro su motivazioni economico–finanziarie, dove l’egemonia di pochi Stati condiziona il presente e futuro dei più. Non si vuole qui mettere in discussione il concetto di Unione Europea che idealizzava De Gasperi o altri padri fondatori di un qualcosa che è assolutamente distante da ciò che è oggi lo scenario europeo. Si prende semplicemente atto di qualcosa che è sotto gli occhi di tutti: l’Europa delle banche e della finanza non corrisponde a quella dei Popoli. Ma la finanza internazionale è forte ed orienta la politica, nel momento in cui la stessa è debole. E qui l’Europa si presenta ai giorni del giudizio molto debole: manca una classe politica internazionale in grado di controllare la finanza e non esserne la diretta emanazione.

In questo scenario apocalittico, dove anche la sovranità dei Paesi è messa in discussione dal concetto di debito pubblico, nel momento stesso in cui si tenta con assenza assoluta di risultati e pochezza di programmi di unire popoli dalla storia, cultura e visione presente e futura eterogenea , si ignora una vera grande ed unica popolazione: quella del Mediterraneo.

Il mare più antico e prezioso della Storia, ritornato oggi politicamente ed economicamente determinante è conteso dalle grandi potenze mondiali nella assoluta incapacità di Paesi come Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e perché no anche le realtà dell’Africa Settentrionale di mettere in piedi la più grande unione naturale che la storia conosca: l’Unione Mediterranea.

Accade così che la Germania compra gli scali greci, che l’Italia dismetta di fatto i porti di Taranto e Gioia Tauro (già oggetto di attenzione da parte della Cina). Ed ancora qualcuno “crei” di fatto ISIS e la renda forse il più grande ostacolo ma al tempo stesso la più grande ragione concreta contemporanea, accanto a tutti i fattori storico-culturali di cui abbiamo parlato, per una grande unione.

E proprio oggi qualche illuminato inizia a comprendere come l’ISLAM non sia un nemico, come la fratellanza dei popoli è la vera penicillina contro il virus cancella-storia filo bancario. E’ bene chiarirlo per evitare strumentalizzazioni: si fa riferimento a quelle civiltà islamiche che hanno influenzato tanto della storia europea, che sono le radici di fatto della nostra cultura e di quella ellenica. Non abbiamo nulla in comune con ISIS, ma abbiamo tanto in comune con l’Africa, Grecia, Turchia, Marocco, Tunisia.

Così mentre politici strategicamente distruttivi continuano ad utilizzare il disastro annunciato e programmato dei profughi come tamburello per diffondere paure insiste nella piccolezza umana solitamente poco incline alla misericordia (concetto cristiano di cui sembriamo aver perso dimensione), continuiamo a cercare la strada del PIL, del punto e mezzo in più di occupazione (a fronte di numeri spaventosi di disoccupazione) ignorando il valore del Mediterraneo.

Tutti i popoli possono essere vicini e fratelli, ma l’operazione Euro A – Euro B è una ghettizzazione di questi e non una costruzione basata su DNA comune. Dunque appare molto più intelligente la rincorsa di una Unione Mediterranea che quella di una Europa senza storia e mordente, senza cultura e totalmente sotto il controllo della finanza.

Ciò che oggi ignoriamo o ci spaventa è la nostra vera ricchezza. Quelli che oggi definiamo “predoni” rimbambiti da programmi televisivi spazzatura e demagoghi possono essere i nostri fratelli.  Quei paesi da cui fuggono possono essere aiutati e divenire parte integrante di una grande rete MED caratterizzata da forti basi identitarie, politica di reale sviluppo condiviso e comune ed assoluto controllo del “demone” finanza.

Oggi possiamo fare la storia e cambiare le sorti di un mondo che giorno dopo giorno rischia di implodere in una guerra mondiale il cui unico obiettivo è la ricostruzione di egemonie di lontana memoria. Oggi o mai più Mediterraneo.

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