Seminario sul Sud: niente piagnistei, ma niente proposte concrete
Il seminario sul Sud è apparso last minute nell’agenda della Festa nazionale dell’Unità, in programma a Milano a cavallo tra agosto e settembre. Sabato mattina, ai giardini di Porta Venezia, abbiamo assistito a interventi incerti, un po’ vaghi, talvolta contraddittori, che hanno riempito un seminario di oltre tre ore, in pieno stile PD. A quanto pare, a risvegliare la coscienza del partito di maggioranza, e non solo, è stato l’ultimo rapporto Svimez: parlamentari europei, senatori, presidenti di regione, Confindustria e Invitalia, tutti pronti, finalmente, ad affrontare la spinosa questione meridionale.
La prima pietra, però, è stata scagliata dal professor Pirro proprio contro la Svimez, a cui non è stato perdonato di aver stillato la goccia che ha fatto traboccare il vaso della noncuranza in cui sta annegando il meridione. Il tutto mentre il PD sembra ancora una volta trovarsi al potere nel momento sbagliato: dopo tanti anni di opposizione, qualcuno poteva lecitamente pensare che i democrat avessero avuto il tempo di preparare qualche buona idea per la ripresa del Mezzogiorno, invece, l’unica idea resta ancora l’evanescente masterplan invocato da Renzi per il salvataggio del sud.
La carne a cuocere era tanta: nonostante l’atteggiamento da salotto culturale, sono stati toccati temi come il problema dei trasporti, della disoccupazione giovanile e dei fondi europei. I vari addetti ai lavori che si sono alternati sul palco sembravano sinceramente sconvolti da quanto rivelato dai recenti studi sul gap nord-sud; sconvolti si, ma senza stare li a soffrire, a cercare il pelo nell’uovo o il responsabile di questa situazione drammatica. Il mantra è sempre il solito: nessun mea culpa, “nessun piagnisteo”, ma anche nessuna proposta concreta! Tuttavia, una cosa positiva c’è stata: era da tempo immemore che Milano non sentiva parlare di meridione non solo come il figlio storpio della Repubblica, nato povero e degradato per un brutto scherzo del fato. Siamo sicuri, invece, che uno sguardo paternalisticamente preoccupato si poserà sulle regioni del sud anche da parte dei settentrionali. Per incentivare la cosa qualcuno ha ricordato addirittura che al Centro-Nord conviene incentivare lo sviluppo del Sud, poichè il 50% degli investimenti nel Mezzogiorno ritorna agli investitori centro-settentrionali, una frase che se da una parte strizza l’occhio alla retorica del virtuoso nord, ammette distrattamente la politica di colonialismo che affligge il meridione, che può attrarre investimenti solo se s’ingrazia la parte ricca del paese.
Non è mancato, infine, l’elogio alle eccellenze dell’economia meridionale, “non semplici fiori nel deserto” ma, a quanto pare, vere potenze capaci di ergersi al vertice di una produzione viva e piena di potenzialità.
Alla fine, sono state tre ore di banalità per chi già conosce la vita del sud, ma qualche spettatore che non ha mai attraversato i confini del Po magri ne sarà rimasto sorpreso: forse, non è proprio tutta colpa dei meridionali! Un seminario è poco più di una chiacchierata ma questi seppur flebili segnali che la politica sta cominciando a comprendere che non si può più raccontare agli italiani la favola del Sud brutto e cattivo, anche perchè il Nord ha bisogno più che mai di conoscere la verità al di là della retorica. Purtroppo, sembra averlo capito anche Salvini, che ha recentemente spostato il confine immaginario del suo elettorato dalle sponde del Po a quelle del Mediterraneo. Ma in questi casi di speculazione politica, bisognerebbe chiedersi: chi ha davvero bisogno di chi?
Per una serie di motivi che non sto qui ad esporre, sono un poco indietro sulle ultimissime dell’Unione.
Vorrei sapere: c’è un giornale, qualche pubblicazione (regolare) che riferisce se e quali progetti si stanno promuovendo?
Se c’è – e sarebbe auspicabile – un Partito (che sarebbe nato da un Movimento) che abbia raccolto tutti coloro che credono in questa Idea. Perchè le idee vanno poi trasformate in Realtà, pur tenendo conto dell’esasperato individualismo che, purtroppo, ci accomuna al resto del paese (vedi l’ignobile trasformismo figlio di una morta ideologia che già Pasolini denunciava 50 anni fa). Il pianeta è pieno zeppo di meridionali che hanno mostrato di avere fantasia, spirito creativo ed imprenditoriale. Si dirà, certo in altri contesti sociali. Allora gettiamo le basi per creare questo contesto sociale. Creiamo il mezzo – es. una emittente TV – per far sapere a chi ci circonda tutto questo e poi INFRASTRUTTURE, INFRASTRUTTURE E INFRASTRUTTURE. I mezzi? Di quelli si parlerà più avanti.
Discutiamone.
P.S. Attenti a Salvini. Non è solo un demagogo. E’ un vero e proprio cialtrone.
aiutati che dio t’aiuta…ma quando i meridionali (‘e terrun ) lo capiranno! noi soli ,il sud , dobbiamo trovare la strada della ripresa.
una proposta semplice semplice : incominciamo a votare solo i movimenti non radicati nell’altra italia …fermiamoci sotto roma che lì c’è il nostro passato e futuro!!
Scusate, ma voi credete ancora che questa gente abbia una qualche intenzione di occuparsi del Sud?
Cara Beatrice, lo hai detto: laddove spuntasse un qualche interesse ad occuparsi del Sud, sarebbe solo per lucrare sul ritorno.
Lo ripeto: bisogna cominciare a pensare a noi stessi. Da soli.
Ciao