Sblocca trivelle. Cos’è l’articolo 38 e cosa accadrà in Basilicata approvato lo Sblocca Italia.
Dopo il servizio del Tg 3 Regione Basilicata, mandato in onda ieri pomeriggio alle ore 14.00, occorre fare chiarezza sulla questione Sblocca Trivelle.
Ci sono dei posti in cui si muore in silenzio. Prima ci si ammala e poi si muore, così, nella più totale indifferenza. Ci si ammala perchè si è vivi, si ha la sfortuna di abitare alcune terre inquinate, terre maltrattate e sfruttate. Ci si ammala mangiando i frutti che questa terra marcia continua a dare, ci si ammala anche solo sorseggiando un bicchiere di acqua oppure respirando. Le chiamano le morti silenziose, quelle che non fanno troppo rumore e non fanno nemmeno notizia per i giornalisti avvoltoi.
Uno di questi posti è la Basilicata.
Cause scatenanti queste morti silenti sono le trivellazioni, l’inquinamento che ne deriva e la violenza inaudita che si scatena mentre si scavano nuovi pozzi e si contaminano, per sempre, nuove falde acquifere. In Basilicata esistono oltre 400 siti inquinati, non esistono regole morali e neanche burocratiche o civili; si scava a distanze di 500 metri dagli ospedali, a 200 metri dai centri abitati, si trivella da più di quarant’anni il tutto nel silenzio assordante degli uomini politici che godono anche di una certa notorietà, che definirei, con il più volgare dei modi, acquiescenti, complici di un neocolonialismo interno che ha radici ben più profonde. Basti pensare che grazie alla Lucania, dove l’oro nero venne scoperto nel 1987, l’Italia è al quarto posto fra i paesi europei produttori di petrolio. La Val d’Agri, dove si concentra il bacino più importante, da sola produce l’82% del petrolio italiano e possiede il più grande giacimento di petrolio onshore (sulla terraferma) dell’Europa continentale. Le aree di estrazione sono gestite da una holding dove l’Eni ha la maggioranza del 61% e il resto (39%) è detenuto dall’inglese Shell.
I paesi arroccati, i pastori, l’aria pulita, i campi fioriti e distese di campi coltivati. Detta così sembra che in Lucania il tempo si sia fermato. Ma la verità è un’altra. Dietro questa maschera si nasconde un mostro, un untore, un male: la povertà. Sì, perchè la regione resta una delle più povere d’Italia ( un paradosso se ci soffermiamo a pensare ), una regione in cui vi è un alto tasso di spopolamento ed un alto tasso di mortalità, proprio qui in Basilicata, una regione indispensabile per il fabbisogno italiano.
In molti, grazie anche alla disinformazione, non avranno compreso le motivazioni di queste manifestazioni che stanno andando contro i poteri, contro la dinastia, contro questo ceppo ormai malato e infettato da una fame senza fine, una fame senza stimolo che volge solo a potere e non al bene del popolo.
Cosa ha fatto Pittella dopo il 23 settembre? Aveva promesso che avrebbe fermato le trivellazioni, che non avrebbe permesso la distruzione di una terra così pura e vergine.
Aveva.
E adesso? Non c’è stato nulla, solo oblio, una mossa astuta nel richiedere, al posto della carta idrocarburi, una social card da destinare ai più poveri con un finanziamento di 25 milioni di euro da parte del governo fiorentino ( oltre i 50 milioni destinati per il neocolonialismo petrolifero).
E questo decreto? Nessun approfondimento rispetto a quanto stabilito dagli art. 36, 37 e soprattutto 38 del Decreto Sblocca Italia.
Ma cosa si dice in tali articoli?
In sostanza si precisa che le attività di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere d’interesse strategico e sono di pubblica utilità, urgenti e indifferibili.
I relativi decreti autorizzativi comprendono, pertanto, la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi.
Inoltre, per i procedimenti di valutazione d’impatto ambientale in corso presso le Regioni alla data di entrata in vigore del presente decreto, relativi alla prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi, la Regione presso la quale è stato avviato il procedimento, deve concludere il procedimento entro il 31 dicembre 2014. Decorso inutilmente tale termine, la Regione trasmette la relativa documentazione al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
In sostanza una vera e propria accelerazione con successivo esproprio delle competenze previste e regolamentare dall’art. 117 della Costituzione, non ancora però riformata.
Su tali concetti non una sola parola è stata spesa dal Governo Pittella, nessun timido accenno di difesa delle prerogative che la nostra costituzione ancora riconosce alle Regioni se non un generico riferimento alla richiesta di abrogazione dell’articolo del decreto, non meritevole però, di ricevere approfondimenti con slide come per la questione royalties.
Il Governo Regionale non approfondisce neanche il concetto di pubblica utilità, qualifica attribuita agli idrocarburi dal decreto Sblocca-Italia, anzi Pittella parla di “non voler portare avanti il concetto di petrolio come riserva regionalizzabile”.
Allora anche lui crede alla favola del petrolio lucano quale “riserva strategica nazionale”?
E’ assurdo cercare di perseguire la diversificazione energetica e la promozione delle energie rinnovabili se si attribuisce agli idrocarburi la connotazione di pubblica utilità e quindi, d’interesse pubblico alla sua estrazione.
Precisiamo che l’opera di pubblica utilità, pur soddisfacendo interessi collettivi e possedendo un carattere immobiliare, non è realizzata da un ente pubblico, ma da un soggetto privato e quindi, si supera tranquillamente il problema delle estrazioni di petrolio eseguite da società private.
Ma in sostanza cosa comporta la dichiarazione di pubblica utilità per il cittadino lucano?
Se consideriamo che la dichiarazione della pubblica utilità è un atto autoritativo che fa emergere il potere pubblicistico in rapporto al bene privato, ne consegue che il provvedimento espropriativo è autorizzato a sottrarre il bene al legittimo proprietario nella misura in cui effettivamente il bene stesso sia utilizzato per il conseguimento dello specifico interesse pubblico fissato con la dichiarazione di pubblica utilità.
Ma se la dichiarazione di pubblica utilità può essere plurima, ossia rivolto a un numero rilevante, determinato di soggetti, può essere collettivo così come si configura nel decreto Sblocca-Italia?
Su tali legittimi dubbi che possono trasformarsi anche in eccezioni d’incostituzionalità del decreto dispiace non aver sentito nulla da una classe politica che si dimostra troppo conciliante e desiderosa di condividere con il Governo le scelte in materia d’idrocarburi, rischiando così di perdere di vista altri importanti aspetti.
Pittella, durante la sua conferenza stampa ha parlato della sua terra come un “malato in agonia” o “in pre-agonia”.
Purtroppo, dispiace dover segnalare che il vero malato in agonia è la nostra democrazia regionale.
Il titolo V e l’art. 117 della Costituzione non è stato ancora riformato, ma tutti sembrano averne perso memoria.
Si ringrazia Carla Bottiglieri per questo approfondimento sull’articolo 38 del Decreto Sblocca Italia.
Non credo di dire qualcosa di nuovo, ma i politici sono tutti uguali, di qualsiasi colore, promettono tanto e non mantengono niente, a meno che non hanno il loro tornaconto di qualsiasi tipo, allora sono i primi a mantenere le promesse fatte.