Salvini è incredulo, io no. Un popolo abbandonato dallo Stato è alla mercé degli imbonitori.
di Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale di UM
Matteo Salvini è incredulo dei 53.000 voti ottenuti dalla Lega in Calabria, 7.000 nella Piana di Gioia Tauro. L’8,4% a Lamezia Terme, 11,2% a Tortona, l’11,7% a Nocera Terinese. Il 13% a Rosarno, il paese con la baraccopoli di immigrati che vengono “usati” per raccogliere le arance a 20/25 euro al giorno.
“Chi poteva immaginare che sarei tornato a Rosarno come senatore della Lega?” Salvini è incredulo, è bastato convincere i calabresi (quelli che lo hanno votato) che i problemi della Calabria fossero gli immigrati e promettere che lui li avrebbe mandati via per racimolare 53 mila creduloni.
Eppure a Rosarno e dintorni non esiste quasi nessun agricoltore, azienda o privato che non faccia ricorso a questa riserva di mano d’opera a basso costo, che si tratti della raccolta degli agrumi o delle olive non fa differenza: l’importante è non farsi beccare con uno di questi clandestini in macchina o su un altro qualsiasi mezzo privato, si rischierebbe una denuncia per favoreggiamento di immigrazione clandestina. Questa situazione permane nonostante il clamore della “rivolta degli immigrati” del gennaio 2010, che la portò all’attenzione delle cronache nazionali. La rivolta urbana vide contrapposti per due giorni forze dell’ordine, cittadini e immigrati, con 53 persone ferite: 18 poliziotti, 14 rosarnesi e 21 immigrati, otto dei quali ricoverati in ospedale. Nonostante le istituzioni avessero detto «mai più Rosarno», oggi Rosarno è come ieri. Forse peggio.
Otto anni dopo la rivolta, a Rosarno non è cambiato nulla: un pollaio di esseri umani, immigrati che vivono come bestie nelle baraccopoli, una bidonville che grida scandalo. Non c’è acqua corrente, non c’è elettricità, non ci sono bagni. I bisogni si fanno all’aperto. Se piove diventa l’inferno. Sono tra i 1.500 e i 3.000 questi abitanti “domiciliati” a pochi chilometri dal luogo di nascita del Ministro Minniti, probabilmente ignaro (?) che qui i braccianti low cost vivono in attesa dei caporali. “Ssht…” non ditelo a nessuno, ma qui ci sono ancora, nonostante le leggi. Qui la giustizia non arriva, lo Stato è un optional ed è tra quell’apostrofo rosa tra Stato e optional che si è infilato Salvini con in mano la soluzione delle soluzioni: mandare via tutti gli immigrati, liberare gli agrumeti di Rosarno da questi parassiti a basso costo e voilà con questa operazione rilanciare l’economia locale, risolvere il problema della disoccupazione, delle infrastrutture extra portuali mancanti al vicino porto di Gioia Tauro, magari facendo dirottare gli investimenti attualmente previsti per quelli di Genova e Trieste.
Ma non di solo agrumeti vive la Calabria (chi li raccoglierà ancora non si sa, ma questa è un’altra storia) e l’attento Salvini ha promesso anche di difendere l’olio calabrese. Da chi? Dal collega della Lega Luca Zaia? Che quando era Ministro dell’agricoltura scelse i marchi italiani da tutelare nel trattato commerciale tra Unione europea e Canada. Lo fece indicando quattro marchi dop per l’olio d’oliva inseriti dall’Italia nel Ceta: tutti veneti, tre indicati direttamente da Zaia e il quarto (il dop Garda) aggiunto successivamente.
Popolo calabrese il vostro nuovo senatore vi ridarà il lustro perduto della nobile Magna Grecia… Campa cavallu ca l’erba crisci.
Povero Sud. Rimarrà sempre schiavo.
Tu guarda la foto invece di leggere.
I 53 mila creduloni dovrebbero vedere lo statuto della lega.
E sapere che Senatore in Calabria c’è per una legge strana ,dove ha preso meno voti.
E dovrebbero levare la patina eroina dell’unificazione…: Altra menzogna bisogna conoscere la nostra realtà!