Roma-Milano in 2 ore e 30 minuti. Al Sud i treni veloci non arriveranno prima del 2028

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Roma-Milano sarà percorribile in 2 ore e 30 minuti dal 2015. L’alta velocità ferroviaria è una rivoluzione che cambia la percezione del mondo intorno a noi, un po’ come il passaggio dalla carrozza all’automobile o dalla nave all’aereo.

Cambiano le dimensioni della penisola italiana: per andare in treno da Roma a Milano fino a pochi anni fa occorrevano sette ore mentre da Roma a Reggio Calabria sette ore e mezza, Roma quindi era fisicamente al centro della penisola. Adesso che Roma si è avvicinata a Milano, Reggio Calabria risulta più lontana di quanto già non fosse: per un turista, per un imprenditore, per una coppia che vive separata.

Oggi sono attivi 2.056 chilometri di rete ferroviaria ad alta velocità in Spagna, 1.986 in Francia, 1.285 in Germania, 1.357 nell’Italia del Centronord e 80 chilometri nell’Italia meridionale (tra Napoli e Cassino).

A questo divario occorre rispondere non solo pretendendo incentivazioni per costruire le linee ferroviarie moderne verso Foggia-Bari-Taranto-Lecce, verso Reggio Calabria, in Sicilia; ma consapevoli che – anche nell’ipotesi migliore – i treni veloci al Sud non arriveranno prima del 2028. Un tempo troppo lungo perché si possa aspettare. Meno linee ferroviarie e meno treni ad alta velocità significano meno investimenti, meno produttività e maggiori costi, con conseguenze negative sull’economia e lo sviluppo di tutto il Sud.

L’alta velocità nel Mezzogiorno va realizzata subito, con collegamenti aerei con frequenza e costi garantiti. Da Roma deve essere altrettanto facile e conveniente raggiungere Milano, Venezia, Firenze, Bari, Lecce, Reggio Calabria, Catania e Palermo. Attualmente il Sud è staccato dal resto della penisola, a causa di un sistema di disservizi che si riassume in stazioni abbandonate, treni soppressi e linee tagliate.

Eppure c’è chi ha stimato un aumento del Pil di +3,1 percentuale se si puntasse sullo sviluppo della rete ferroviaria meridionale come al Nord. Così, mentre passa il treno della crescita, i meridionali non solo rimangono a piedi, ma addirittura scalzi.

Un commento

  • Paolo Moscarelli

    Oramai è’ chiaro che si Governa contro Napoli e contro il Sud (a differenza della Germania che ha unificato due Stati e non due regioni dello stesso Stato) ….bisognerebbe indire un referendum per autoamministrarsi e rispondere a quelli che dicono che i “nostri politici”non sono affidabili che anche ora ( che sono al servizio del governo) lo sono!

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