I raggiri di Caserta: tutti con il direttore, ma qual è la verità?

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“Finita la pacchia, sindacati ridicoli”, Renzi si schiera col direttore della Reggia di Caserta. “Manager accusato da Usb, Ugl e Uil: lavora troppo, Uilpa sconfessa i suoi: puniremo responsabili” e sospende i delegati Uil. Camusso: “hanno sbagliato, lo riconoscano quei sindacati”. Così i giornali, dal Mattino, a Repubblica e persino l’indipendente Fatto quotidiano, trattano con estrema durezza i rappresentanti sindacali della bellissima Reggia, colpevoli, a loro avviso, di lesa maestà nei confronti del neo direttore “stakanovista” Mauro Felicori da Bologna, che avrebbe il merito, in soli tre mesi, di aver risollevato le sorti della Reggia, facendo aumentare del 70% il numero dei visitatori. La qual cosa, secondo i sindacati, sarebbe invece merito del precedente lavoro e della generale rinascita dell’immagine della Campania.

Inoltre, la Tv di Stato ne combina una delle sue, Rai1, nel servizio mandato in onda, mostra le immagini della Reggia di Carditello, abbandonata da secoli e in rovina, anziché quelle della splendida reggia borbonica di Caserta, da molti considerata, a ragione, la più bella d’Europa. Ma questa è una tipica e perfida tecnica comunicativa, quando si parla di Sud, non può essere altro che “Gomorra”, mentre la Sodoma del Nord la si edulcora accuratamente.

Insomma, tutti contro i dipendenti “fannulloni” ma, come spesso accade quando si parla di Sud e di dipendenti pubblici, le notizie sono da prendere con le pinze: contro l’uno e gli altri è in atto un attacco senza precedenti. Il Sud depredato dal governo è accusato di essere “piagnone” mentre Renzi fa strage dei diritti sindacali dei lavoratori. Tra l’altro, la motivazione addotta sembra davvero risibile: quali sindacati potrebbero mai commettere la sciocchezza di contestare un direttore perché “lavora troppo”? La faccenda puzza, dunque proviamo a far luce sulle ragioni dell’insolita querelle.

Abbiamo letto il documento firmato dalle sigle sindacali, CGIL; CISL, UIL; UGL e USB, inviato al ministro Franceschini, (ma Cgil e Cisl poi ritirano la firma) e abbiamo sentito il delegato UGL Carmine Egizio. Cosa che i giornalisti “nazionali” non hanno fatto, accontentandosi delle veline governative. Ebbene, l’oggetto del contendere non è affatto il lavoro extra del direttore ma la sua mancata risposta ai problemi della carenza di vigilanza e sicurezza delle strutture della Reggia, problema sollevato dallo stesso ministero la scorsa estate, prima dell’arrivo ad ottobre di Felicori, e aggravato per l’appunto dalla sua permanenza oltre orario. Per regolamento museale, al previsto orario di chiusura, visitatori e dipendenti devono abbandonare tutta la struttura, che viene presa in consegna dalle forze di vigilanza e dunque nessun dipendente, neanche il direttore, può restare nella struttura se non sorvegliato dalla sicurezza. La sorveglianza degli uffici sottrae inevitabilmente le già insufficienti forze a quella delle vastissime strutture museali.

Tutto ha inizio il 30 luglio, quando Il Ministero competente invia una nota in cui denuncia l’insufficienza del personale di vigilanza, e definisce la situazione “Ai limiti della liceità”, al fine di risolvere le criticità, il responsabile della Direzione Genenale Musei, Soragni, in vacanza del posto del direttore della Reggia, nomina come direttore pro tempore l’Arch. Flavia Belardinelli, già direttrice dei musei della stessa, in attesa del nuovo direttore, che arriva a ottobre. Tuttavia, secondo i sindacati, il direttore anziché risolvere la già carente mancanza di sorveglianza, l’aggrava, aprendo nuove strutture e intrattenendosi oltre l’orario consentito.

Il 22 febbraio, i delegati sindacali stilano una nota che inviano al Ministero, il documento si apre con queste parole: “Come OO.SS. responsabili, abbiamo l’obbligo di denunciare agli organi superiori, che il Direttore disattende l’attuale legislazione che lega l’apertura degli spazi museali in funzione del numero degli addetti necessari ad una efficace tutela, proseguendo a non disporre che le sale del Museo aperte al pubblico siano regolarmente assegnate in consegna al personale della vigilanza e le sale non aperte al pubblico in consegna alla sottoguardia di turno siano chiuse a chiave (su tale argomento, nel mese di febbraio, c’è stata anche una interrogazione parlamentare al “question time” da parte dell’Onorevole Adriano Galgano al Ministro Dario Franceschini).” La nota sindacale prosegue denunciando che il direttore predisponeva il trasferimento di una parte del personale di vigilanza in mansioni amministrative: “ Tale iniziativa tende a sguarnire ancora di più l’organico del personale addetto al servizio di accoglienza e vigilanza attiva delle sale, riducendo la tutela, la sicurezza e la stessa fruizione del Museo. Il Direttore non può far transitare il personale della vigilanza in compiti amministrativi, soprattutto nell’attuale fase di organizzazione dei vari istituti.”

Infine, la nota sindacale fa un cenno alla permanenza oltre l’orario del direttore, non certo per contestarla, ma per organizzare il previsto servizio di vigilanza: “si insiste nel procedere nel mancato rispetto del Decreto della Direzione Generale Musei, che detta le linee guida per la determinazione delle aree funzionali da istituire e dei relativi uffici amministrativi; l’Area della fruizione accoglienza e vigilanza si muove in piena anarchia senza avere una chiara gerarchia rispetto alla missione istituzionale (tutela e conservazione); Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale…”.

Intanto nessuno dà ascolto alla voce dei delegati sindacali che così rispondono per bocca di Carmine Egizio: “La nostra unica colpa? Voler tutelare i lavoratori della Reggia di Caserta e segnalare, a chi di competenza, le problematiche e i disagi che paralizzano la rinascita di questo importante patrimonio storico culturale. Inviterei tutti coloro, primo fra tutti il premier Matteo Renzi a leggere con attenzione la missiva indirizzata al ministero dei beni e delle attività culturali dove evidenziamo una serie di gravi inadempienze e difficoltà con le quali quotidianamente convivono i lavoratori. Nessuno ha voluto attaccare il direttore Mauro Felicori. Da sindacalisti, responsabili e seri, abbiamo voluto solo evidenziare i problemi che persistono e che danneggiano la struttura”.

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