Parola d’ordine: non conta che siano unitari gli strumenti, basta che lo siano gli obiettivi!

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Cinque anni fa, a Napoli, si è ritrovato il Sud che non si arrende. Le parole d’ordine che furono pronunciate allora – e che sono ancora valide, naturalmente – auspicavano la costituzione di un soggetto unitario, dalla voce forte e chiara che proponesse le istanze politiche del “Mezzogiorno”.

Si è compreso fin da subito che il processo avrebbe dovuto procedere sul binario dell’identità. Identità composta da una Memoria recuperata e da uno sguardo attuale. Un binario vero e proprio; due linee maestre che avrebbero condotto alla stessa destinazione.

L’attualità stretta legata alle mille istanze quotidiane e future. Il ricordo della Patria avita posto a loro basamento. Ed il ricordo è stato recuperato grazie al lavoro di moltissimi – cito Pino Aprile come capofila, ma si parla di una schiera di appassionati patrioti -, con risultati sorprendenti: abbiamo visto, infatti, quanto questa operazione di disseppellimento della nostra memoria crei dibattito e fastidio ai nostri colonizzatori ed ai partiti nazionali, veri e propri strumenti di asservimento.

A questa enorme mole di lavoro si aggiunge il contributo di illustri personaggi – fra i tanti: Marco Esposito – che denunciano quotidianamente la sperequazione. E proprio attraverso questo sguardo attuale si può notare quanto in cinque anni il solco si sia fatto – se possibile -, ancora più netto. Esempio lampante (ma non unico) ne è l’attuazione di un federalismo fiscale che taglia le gambe al Mezzogiorno attuando il principio aberrante secondo cui “meno hai, ancor meno avrai”.

E cos’altro abbiamo visto in questi cinque anni?

Abbiamo principalmente visto che la frammentazione è uno degli elementi caratteristici del mondo meridionalista ed è vista come uno dei suoi maggiori limiti se non, addirittura, l’ostacolo maggiore ad un successo più consistente della causa.

Quale insegnamento dobbiamo cogliere da questo? In che modo volgere un possibile limite in un probabile successo?

Non conta che siano unitari gli strumenti, basta che lo siano gli obiettivi. Abbiamo compreso che il meridionalismo non è un pensiero unico e non può esserlo, ma non dobbiamo vedere un limite in questa “diversità” bensì cogliere l’opportunità di raggiungere ambienti e persone con sensibilità differenti, comprendendo che si può concretizzare un percorso costruttivo solo se la diversità non è vissuta in termini di rivalità.

Questa la chiave che deve essere utilizzata per proporsi sulla scena politica.

In questi cinque anni abbiamo dunque commesso errori? SI, ovvio!

Le nostre, eventuali, colpe sono più gravi dei danni subiti dalla storica Questione Meridionale? NO.

Allora come interpretare lo stato attuale?

L’esempio più banale che mi viene in mente è quello di una bottiglia di olio, il nostro olio d’oliva, che abbiamo provato a riempire ma ci è scivolata di mano rompendosi…

La bottiglia, l’olio non si è perso, si è sparso, forse troppo diffusamente, ma si è sparso ed ha macchiato l’anima di altri meridionalisti oltre che dei meridionali fuori dai Territori Storici.

Cosa fare? Semplicemente provare a riempire nuovamente la bottiglia facendo più attenzione a che non ci scivoli ancora dalle mani. L’olio d’oliva è cosa preziosa.
Mai abbandonare la speranza! Speranza che si può trarre anche da piccoli segnali: domenica 19 novembre il circolo territoriale “Ulisse”, che vive la diaspora Lombarda di Unione Mediterranea, ha organizzato un evento per la presentazione de “Il grande libro del Regno delle Due Sicilie”. Vedere la sala riempita di persone attratte dalla Verità Storica e dal rinato orgoglio d’appartenenza alle origini ci può far capire che abbiamo rotto una bottiglia, ma abbiamo prodotto tanto olio da poterne riempire più di una. E poco importa quanto sia difficile operare “all’estero”. Le bottiglie le riempiremo goccia a goccia!

Massimo Mastruzzo,  Portavoce nazionale di Unione Mediterranea

 

Un commento

  • non mi spiego come mai i movimenti localistici del Nord, dopo aver sputato fiele indigeribile sui meridionali, osano invaderci per la seconda volta, e questa volta ancor in modo più subdolo, e noi che al nord ne siamo in tanti non riusciamo a rappresentare e a dare fiato alle nostre legittime aspettative di riscatto morale e storico. Siamo non siamo ricchi di idee e di competenze? quindi, saluto con entusiasmo questa iniziativa, in cui mi imbatto dopo 20 anni, allorché insieme al compianto amico prof. Cerritelli Luigi, ebbi modo di conoscere e apprezzare la coerenza e il passionale impegno politico del Dott. Iannantuoni, uno dei padri fondatori del Movimento ‘Unione Mediterranea’.
    Se questa parole, gli arriveranno all’orecchio, mi contatti. Vivo a Brescia, alla cui università statale insegno. Mi piacerebbe approfondire. Un abbraccio
    Giuseppe

    la passione nella battaglia per il sud.

    in loco

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