Il paradiso vestito da inferno – La Calabria e le sue bellezze
Anche Repubblica.it se ne è accorta. Sembra quasi che ultimamente ci sia grossa attenzione sull’ultima regione d’Italia. Senza l’aiuto di politica, i Calabresi si stanno dando da fare per far conoscere le loro bellezze. Tante individualità che stanno dando il loro contributo per una causa comune: far tornare grande una delle regioni culla della Magna Grecia. Inutile qui riportare quanto descritto nel buon articolo di Anna Maria De Luca nei dettagli.
Una Sila affascinante che si sta facendo conoscere per le sue bellezze artistiche e naturali. La locomotiva turistica che da Moccone a Camigliatello, attraverso un magnifico parco Nazionale. Monasteri le cui origini si datano in priodi diversi sono nascosti come tesori nell’entroterra calabrese: il misterioso complesso monastico fondato, sullo scorcio dell’XI secolo, da San Bartolomeo di Sìmeri (1050-1130, l’abbazia di San Gioacchino da Fiore a San Giovanni in Fiore. Non si può dimenticare il museo diocesano di Rossano, dove è custodito l’importantissimo Codex Purpureus, contenente il testo greco dei vangeli di San Marco e San Matteo e le Chiese in cui sono esposte solo alcune delle opere di Mattia Preti, grande artista calabrese, non ancora molto conosciuto fuori regione ma attivo a Napoli, Roma e Malta.
A tutto ciò possiamo aggiungere, scendendo più a Sud, nel cuore delle Serre Vibonesi, ricadenti all’interno del Parco Naturale Regionale delle Serre, altre due grandi bellezze. La prima, ancora oggi importante punto di riferimento per l’ordine certosino, la seconda d’Italia dopo quella di Padula per estensione ma la prima ad essere fondata nel Sud Italia: la Certosa di Santo Stefano a Serra San Bruno. Fondata nel 1099 da San Bruno da Colonia, su un terreno donatogli dal conte Ruggero di Altavilla, è immersa nella natura incontaminata dei boschi delle Serre e fu visitata dai Papi Giovanni Paolo II (1984) e Benedetto XVI (2011). Sebbene inaccessibile ai turisti per rispetto della regola monastica che impone ai monaci l’isolamento, un museo ricavato all’interno delle sue mura permette di ben percepire l’atmosfera tutta particolare di questo posto.
La seconda, la Cattolica Di Stilo, nel comune del filosofo ribelle e geniale Tommaso Campanella, è una Chiesa in stile bizantino molto particolare. A pianta quadrata, presenta una forma pressoché cubica. È candidata a diventare patrimonio dell’UNESCO ed è un altro simbolo del periodo greco-bizantino Calabrese.
Non si può poi fare a meno di citare la basilica che si trova a Roccelletta di Borgia all’interno del suggestivo Parco Archeologico di Scolacium, antica città dalla storia millenaria, il cui cittadino più famoso fu Cassiodoro, forse colui che probabilmente contribuì a far arrivare in Calabria il Codex Purpureus; la Cattedrale di Gerace, la più grande della Calabria.
Ma l’elenco potrebbe continuare, è lungo, sebbene relativo soltanto a monasteri e cattedrali o basiliche. Per approfondire, ci sentiamo di consigliare la lettura di quello che possiamo definire un diario di bordo, scritto dalla poetessa polacca Kazimiera Alberti durante il suo viaggio per la Calabria. Il titolo è “L’anima della Calabria”, edito da Rubbettino, e racconta le bellezze della Regione, attraversata in lungo in largo, dal punto di vista di uno straniero, quello che forse manca a molti Calabresi per poter apprezzare fino in fondo il paradiso in cui vivono, non limitandosi a farne una descrizione fisica ma collegando ogni esperienza a dei sentimenti, agli incontri che fece durante il suo viaggio, ai suoi ricordi d’infanzia ma, cosa più importante, soprattutto fornendo dettagli precisi sulla storia di ogni monumento e di ogni città che ha visitato e sulle tante personalità storiche calabresi che ha avuto modo di conoscere indirettamente tramite quello che ci hanno lasciato.
Per tutto questo e molto altro, vale la pena investire, restare tornare o, semplicemente, venire in Calabria. MO! non abbiamo scuse: informiamoci e diamoci una mossa.