Napoli, autonomia e identità nella storia della città
di Mattia Di Gennaro
Qualche giorno fa abbiamo presentato il Disegno di legge d’iniziativa popolare – Istituzione di Napoli Città Autonoma. Forse non tutti sanno che il concetto di indipendenza/autonomia non è cosa nuova nella quasi tri-millenaria storia della città di Napoli. Fondata dai greci di Cuma e Siracusa nell’ottavo secolo A.C., Napoli lega, da millenni, la propria vita politica, culturale ed economica al concetto di autonomia.
Di lingua e religione greca, la città partenopea mantenne la propria cultura sotto l’impero romano che rispettò sia le usanze sia l’auto governo della territorio, che era organizzato dalle fratrie, raggruppamenti a base familiare convocati per discutere e deliberare su questioni di interesse pubblico. In epoca imperiale ve ne erano ben nove, distinte in base al nume tutelare, mentre il potere legislativo era svolto dal senato con a capo un arconte di nomina elettiva; alle consultazioni partecipava spesso anche un demarco, rappresentate eletto dal popolo.
E per dare un saggio della forte identità espressa da Napoli in epoca imperiale basti pensare che l’imperatore Nerone, quando venne in città, si esibì in greco nel teatro dell’Anticaglia, omaggiando così la cultura del popolo napoletano. Inoltre, sempre la città partenopea, fu il fulcro della filosofia epicurea in un mondo che veniva sempre più costretto alla latinizzazione.
Alla caduta dell’impero romano, Napoli continuò a mantenere lingua e cultura greca entrando nella “sfera di influenza” dell’Impero bizantino, pure di matrice greca, mantenendo de facto la propria indipendenza: sono questi gli anni del ducato di Napoli, stato a tutti gli effetti autonomo sia sotto gli aspetti politici che economici.
Qualche secolo dopo, i normanni conquistarono le terre del sud della penisola italiana fondando il Regno di Sicilia, che diventerà Regno di Napoli, dopo la venuta degli Angioini e i Vespri Siciliani; e proprio nel 1282 Napoli diventò per la prima volta capitale di un regno indipendente, iniziando la sua crescita demografica ed economica.
Nel 1442, Napoli passò dai d’Angió agli Aragona, mantenendo, tuttavia, il rango di capitale; sotto Alfonso il Magnanimo, la città partenopea diventò centro fiorente del Rinascimento Italiano, meta di artisti e intellettuali di tutta Europa. Napoli restò capitale ancora per mezzo secolo fino a quando, nel 1503, divenne parte dell’Impero Spagnolo; non dobbiamo, però, pensare che la città partenopea fosse trattata alla stregua di una colonia, anzi!. L’autonomia fu in ogni caso garantita dal momento che l’amministrazione cittadina venne affidata ai rappresentanti dei Sedili, detti eletti. I Sedili di Napoli, già presenti fin dal periodo angioino, facevano capo alle famiglie nobiliari della città, con la possibilità per il popolo di eleggere il proprio rappresentante. Proprio lo stemma del sedile del Popolo è adottato ancora oggi come stemma cittadino.
Per farvi capire il grado di autonomia di cui godeva Napoli sotto gli spagnoli basti pensare al rifiuto del popolo napoletano all’introduzione dell’Inquisizione, istituzione che imperverserà ferocemente in altri luoghi d’Europa. Sotto gli spagnoli, Napoli crebbe e, alle soglie del Seicento, diventò, insieme a Londra e Parigi, il centro urbano più popoloso d’Europa: 300mila abitanti!
Gli anni vicereali, prima sotto la Spagna e poi sotto l’Austria non scalfirono il ruolo predominante della città che con Carlo di Borbone ritornerà, nel ‘700, ad essere capitale di un regno indipendente; proprio sotto i Borbone, Napoli diventò centro dell’Illuminismo, iniziando ad inanellare una serie di primati tecnologici e culturali. La crescita di Napoli non venne fermata neppure dalla conquista Napoleonica che, invece, rafforzò il nome di Napoli in Europa. La restaurazione e il ritorno ai Borbone coincise con gli anni dei primi sviluppi industriali in un’economia che, da lì a poco, inizierà a correre. Tuttavia, il destino di Napoli, di diventare una Londra, una Parigi venne infranto da Garibaldi e dal Risorgimento dei Savoia che fece tramontare il sole dell’indipendenza e instaurò l’Italia una, di cui Napoli non fu altro che un capoluogo di provincia. La storia di Napoli dopo l’unità d’Italia la sapete: un inesorabile declino che fece della terza città d’Europa la terza città italiana, spogliata del ruolo di capitale.
Oggi Napoli è ancora la terza città italiana per PIL ma solo ventiseiesima in Europa; tuttavia, il Pil prodotto dalla sola città metropolitana è superiore a quello di paesi come la Slovenia. Napoli può ancora aspirare a essere predominante in Europa e la sfida dell’autonomia proposta da MO – Unione Mediterranea può essere il banco di prova giusto.
E voi, cosa ne pensate?
Breve sunto della storia di Napoli, ma estremamente rispettoso dei “passaggi” più importanti. Che sono: la Grecità, Il ruolo di Capitale e la sostanziale autonomia e il prestigio di cui ha sempre goduto.
No, l’autonomia e anche successivamente l’indipendenza, deve essere una lotta dell’intero sud. Questo genere di progetto potrebbe andare dopo innanzi tutto aver valutato uno di più grande portata per l’intero sud, e successivamente occorre prima combattere in quella città, quella minoranza rumorosa che vorrebbe vivere di assistenzialismo e anarchia, poi vinta quella e dopo aver riportato li legalità e sicurezza, si può ambire a questo, altrimenti si rischia di legalizzare l’illegalità che ostacola e blocca quella città, e si fa la fine della Sicilia come regione a statuto speciale.
Se siaMO in tanti a volerlo, chi può dirlo…intanto domani se ne discuterà col Sindaco di Napoli, Luigi DeMagistris
https://www.unionemediterranea.info/comunicati/presentazione-del-progetto-na-napoli-autonoma/
si.
Ci riusciaMO tutti insieme?
https://www.unionemediterranea.info/comunicati/presentazione-del-progetto-na-napoli-autonoma/
L’autonomia dell’intero Sud sarebbe l’ideale, ma in ogni caso dobbiamo lottare per recuperare almeno la verità storica per avere rispetto dignità e parità di trattamento dal governo.
Assolutamente si, per questo la battaglia di MO – Unione Mediterranea è non solo per il recupero dell’autonomia fiscale ed amministrativa ma, soprattutto, per ridare consapevolezza della propria identità al popolo napoletano
Domani se ne discuterà col Sindaco di Napoli, Luigi DeMagistris
https://www.unionemediterranea.info/comunicati/presentazione-del-progetto-na-napoli-autonoma/
l’idea è allettante. non sono una specialista di economia, ma ho letto “Separiamoci” di Marco Esposito, e il discorso fila. Marco parla anche di risarcimenti da parte del Nord, et a questo stento a credere. Se il governo centrale non ci dà neanche quello che ci spetterebbe di diritto, figuriamoci i risarcimenti. Ripeto l’idea non mi dispiace affatto, rimane da vedere quanti seguiranno…
Maria, se siaMO in tanti a volerlo, chi può dirlo…intanto domani se ne discuterà col Sindaco di Napoli, Luigi DeMagistris
https://www.unionemediterranea.info/comunicati/presentazione-del-progetto-na-napoli-autonoma/
L’autonomia del Sud è l’ideale. Dobbiamo lottare per recuperare l’autonomia fiscale e amministrativa. Ok. Ma dal governo italiano non aspettiamoci nulla. Anzi! In una parola o siamo in grado di farcela da soli o…togliamo mano. Del resto, prima di fare dei passi nel buio, occorre fare un minimo di analisi sociologiche per capire a che punto è la gente. Se la percentuale sarà incoraggiante, allora toccherà a chi vorrà prendersi questa (bellissima) responsabilità.
Sogno quel giorno quando potremo dire alla criminalità organizzata (categoria molto variegata) che non siamo in grado di garantire la loro sicurezza.
La forza sia con noi!