Masterplan: a Mezzogiorno aria fritta.
di Raffaele Vescera
Eccolo qui, arriva con un mese e mezzo di ritardo il famoso masterplan, pomposamente annunciato in tipico stile circense-renziano: “Attenzione, signori, questo non è un libro dei sogni, ma una politica fatta di obiettivi concreti”. Il piano del governo, contenuto in nove paginette, nove, rinvenibile sul sito governo.it, prevede tre punti, detti di partenza, tant’è che è nomato “ricomincio da tre”, “un insulto per il Sud che il guitto Renzi si richiami al grande attore napoletano”, fa notare il giornalista del Mattino di Napoli Marco Esposito.
A leggere il piano, l’insulto c’è tutto: si parla di 95 miliardi da spendere da qui al 2023, ma non c’è un solo centesimo stanziato dal governo per il Mezzogiorno, perché si tratta solo di fondi europei già stanziati da anni e in attesa di essere utilizzati, attesa resa difficile dalla mancanza di soldi per l’obbligatorio cofinanziamento governativo e regionale dei fondi europei, il governo i soldi non li mette e le regioni povere del Sud non ne hanno. Insomma solo parole e aria fritta.
Vediamo i dettagli.
Il primo punto del piano riguarda proprio l’utilizzo dei vecchi fondi europei, in scadenza, che le regioni dovrebbero portare alla percentuale del 100%, non si capisce con quali soldi.
Il secondo punto riguarda ancora i fondi europei della nuova programmazione 2014-2020, qui Renzi dice vagamente che sono stati approvati 49 progetti su 50, che diventeranno operativi dal 2016, peccato non dica dove. Servirà a farci dimenticare il sette a zero del 2015, ovvero i sette miliardi di euro di fondi europei destinati al Nord, contro lo zero spaccato destinato al Sud? 69 progetti su 70 al Nord.
Il terzo punto, riguarda un generico richiamo al salvataggio di 11 grandi aziende del Sud, se i cosiddetti salvataggi seguono quello del modello Ilva di Taranto, più inquinante che mai, è meglio che ce li risparmi.
Tutto qui il famoso “masteplan”, insieme a un richiamo a una non meglio specificata “liberalizzazione”, sarà quella delle trivellazioni per terra e per mare? Sarà quella degli ulivi da distruggere per fare posto a chissà che? Sarà quella dei depositi di gas devastanti? Sarà quella dei depositi di scorie radioattive e dell’acqua da privatizzare? Restiamo in attesa di chiarimenti.
Intanto, il sen. Nicola Morra del M5S ha dichiarato che nella legge di stabilità 2016 non c’è una sola voce e un solo centesimo che riguardi il Mezzogiorno, mentre Sel, il partito di Vendola, finora assente e silente sulla Questione meridionale, fa sentire la sua voce con Nicola Fratoianni che così si esprime sul documento del governo: “Imbarazzante. E pure offensivo, considerando i disastri di queste ore in Calabria e a Messina. Di fatto annunciano 95 miliardi di euro fino al 2023. Si tratta di fondi Ue già previsti dalla programmazione comunitaria. Non un centesimo in più, quindi. E poi ci sono i soliti investimenti delle partecipate statali “orientate al mercato”, che vuol dire petrolio, trivelle e raffinazione. Nemmeno una parola su Università, istruzione, dissesto idrogeologico. Imbarazzante assolutamente imbarazzante”. Così parlò Fratoianni, che altro aggiungere?