Manuali scolastici: prof, scegliete chi non disprezza il Sud
Lo “Sputtanapoli” non passa solo dai libri di storia, ma anche da quelli di geografia. Il primo esempio di discriminazione, denunciato dai Verdi campani, riguarda “Geocommunity”. Per questo manuale di geografia di scuola media edito da Zanichelli, Roma “è il massimo polo d’attrazione come centro culturale e artistico mondiale”; Milano è la prima città “per importanza come centro economico e finanziario”; Torino è “in trasformazione da città industriale a città di servizi”; Genova “ha il primo porto in Italia”; Bologna è la “dotta”; Firenze è Firenze. Napoli, invece, merita di essere citata solo per “l’alta densità” di popolazione e per i suoi “forti problemi sociali”. Per Geocommunity non esistono altre città del Sud meritevoli di menzione: evidentemente Bari e Palermo sono ancora dei villaggi.
Potreste chiedere: e allora, Napoli non ha problemi? Certo che li ha. Tuttavia, i ragazzi che studiano geografia potrebbero sapere che non ha solo quelli, che Napoli è molto di più dei suoi problemi. Questo per tacere dei problemi delle altre città, che infatti vengono taciuti, ovviamente per necessità di sintesi.
Oggi si è aperto un nuovo caso, che è finito anche sul “Corriere del Mezzogiorno”, in un articolo firmato da Luca Marconi.
Il manuale di geografia “Link” (sempre per la scuola media), per invitare gi studenti a riflettere sui problemi dell’ambiente non ha trovato di meglio che pubblicare una foto che mostra il Castel dell’Ovo che si affaccia su una spiaggia colma di rifiuti. Si tratta di un fotomontaggio, non fosse altro perché davanti al castello napoletano c’è una scogliera e non la spiaggia. La “solita” insegnante terrona protesta: scrive alla casa editrice del manuale, la “Bruno Mondadori Scuola” e pubblica il fotomontaggio sulla pagina fb di un gruppo di insegnanti, suscitando il loro sconcerto. Dagli editori di “Link riceve una risposta surreale (e arrogante): ”La fotografia è realizzata da un’importante agenzia giornalistica, che noi abbiamo pubblicato così com’era, ovviamente senza alcun intervento o ritocco”.
“Link” è già fuori catalogo, ma molti di voi sanno che l’”inciampo” non è isolato. La degnazione, il disprezzo o l’aperto razzismo verso il Sud fanno capolino anche lì dove meno te l’aspetti, diventando, quando non trovano un argine, parte integrante dell’educazione alla minorità dei meridionali.
Gli insegnanti farebbero bene ad aprire gli occhi e a reagire, come è accaduto su tante altre questioni sensibili. A breve i prof dovranno scegliere i libri di testo per il prossimo anno scolastico. Selezionare testi che non maltrattano il Sud sarebbe un gesto importante, di ecologia della cultura.
Io, ormai, non do più alcuna importanza a queste situazioni che hanno – come ben noto – il fine programmato sistematico e graduale di denigrare il Sud: fannulloni, mantenuti etc. Naturalmente, il bersaglio grosso è Napoli.
Ora, io penso che tutti gli eventi, e qui si parla di quelli negativi, presentano risvolti che, a saperli cogliere, possono ritornare utili. Basta saperli e volerli cercare. Inoltre, io, per indole tendo a privilegiare la parte mezzo piena della bottiglia.
Mi spiego. Questo, come altri episodi precedenti (e non occorre troppa fantasia per prevederne futuri – ne siamo certi – possono entrare in un conto ideale da presentare un bel giorno a lorsignori.
Il concetto è il seguente: da sempre questa gente (va da sè che parliamo dei caporioni, la genìa dei Bombrini) per coprire i propri ritardi nei confronti di altri Paesi (vari tipi di dati lo dimostrano) cerca comunità su cui riversare le loro diciamo difficoltà. Certo qui il discorso va evidentemente ampliato giacchè ci troviamo di fronte a veri e propri atti di furbizia al fine di ridurre un territorio libero e ragionevolmente (almeno per i tempi) messo benino sul piano economico e finanziario (vabbè, niente di dinamico) ad una vera e propria colonia.
Certo l’emigrazione ha interessato anche il Veneto. Ma per noi è stata una catastrofe.
Ora, tutto questo affaccendarsi contro una città che si rifiuta di arrendersi, anzi fa quel che può a fronte di continui attacchi alla sua storia e alla sua dignità e alla costante sottrazione di risorse, alla fine può essere utilizzato per giustificare con calma e serenità il desiderio di togliere il disturbo. Non ci siamo mai amati, il matrimonio è stato viziato da falsi documenti; cosa meglio di un divorzio? Non potranno rifiutarsi. Presentandogli la folta documentazione di cui si dispone oggi. Ne’ potranno mettere sulla bilancia il ridicolo ideale dell’ unità. Nessuno, loro stessi compresi, se la berrebbe. Perciò, consideriamo questo ultimissimo episodio, come tutto il resto, un valore per costruire un futuro di libertà e di fiducia in noi stessi. Avremo bisogno di aiuto? Ho motivo di credere che ci sarebbe chi è disposto ad affrircelo.
Buona notte. (che porti buoni consigli!)