Una lettera d’amore per la propria città.

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Ho ricevuto una lettera, scritta pubblicamente. La condivido qui. E’ a firma di Ivan Lorito, che non ho mai conosciuto, ma che conosce il progetto di #Napolicittàautonoma. Vi invito a leggerla: è una dichiarazione d’amore per Napoli da parte di chi, per lavoro, è andato oltreoceano.
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“Ciao Flavia,
ti scrivo dal mare. Nel senso che sono un marittimo e ti sto scrivendo da una nave (abbiamo appena iniziato la traversata dell’Oceano Atlantico per raggiungere il Sud America.)
Sono di Napoli e ho come unico ideale Napoli.
Istintivamente fin da bambino ne ho sempre compreso lo spessore smisurato e ho sempre sofferto per quella mano invisibile che continuamente tenta di opprimerla. Mi sono accorto crescendo come una una folta schiera di personalità faziose o meno siano ostinate nel volere o sapere Napoli a “capa a sott”…

Ma io conosco Napoli, la conosco per istinto, per cui non mi potrei mai sbagliare. So bene che è una città anguilla che non si è mai fatta acchiappare. Ho addirittura partorito idee bizzarre sul fatto che persino i mali della città siano fisiologici meccanismi di autodifesa della stessa Partenope. Non abbiamo mai avuto un Sindaco a Napoli, fino a che è arrivato un grande uomo “Luigi de Magistris”. Ho avuto il piacere di stringergli la mano mentre si faceva i suoi soliti chilometri a piedi per la città. Un uomo d’amore e di immenso spessore umano e professionale. Figlio ed espressione di una Napoli che elegge un Magistrato che con la sua “Anarchia” sacrosanta, difende il territorio e la Costituzione.

Sono Fiero!
Sono fiero della Napoli degli ultimi tempi.
Fiero della rivoluzione culturale che stiamo attraversando.
Fiero del fatto di essere puliti, liberi e indipendenti come movimento.
Sono Fiero che si parli di AUTONOMIA.
Sono fiero di questa esigenza forte di volerci liberare dalle tante palle al piede che ha Napoli. Le palle al piede sono tutti quelli che non muovono un dito per la Città e che la usano per interessi personali. Palla al piede è tutto quel mondo politico-intellettuale che è ostinato a tenere Napoli “a capa a sott”…Palle al piede sono i media…sciacalli dell’informazione.
Napoli città autonoma, Napoli Capitale di se stessa, napoletano lingua ufficiale (non immagini quanti geni della linguistica si ingegnino a voler il Napoletano un vernacolo e non una lingua).

Bisogna assolutamente portare avanti questo progetto di NAPOLI CITTÀ AUTONOMA. Napoli scritto con la N barocca, con i ciuffi alla Elvis.

Fiero di aver visto sui social il video del Sindaco de Magistris conferirti l’incarico a titolo non oneroso di coordinare il progetto.

Non c’e’ un giorno che non pensi a Napoli.
Dicono che i marinai hanno un amore in ogni porto ma questa è una grande bugia. Il mio unico amore è la CITTÀ. Non c’e’ un giorno che non pensi a lei, che non la promuova, che non la difenda. Per cui ti chiedo di non mollare! Sappi che quello che fai rende onore a tanti: ci accende il fuoco in petto e qualcosa in più. Non mollate!
Sarei orgoglioso di poter contribuire alla causa quando sarò tornato a Napoli da quest’altra missione di lavoro.

Un abbraccio fraterno a te, al Sindaco de Magistris e a tutti quelli che credono nella città, nonostante chi fa di tutto per tenerla a “capa a sott”.”

Un commento

  • Caro amico, condivido tutte le tue sensazioni. Ti invidio perchè tu sei fuori per lavoro ma poi torni nella nostra città. Io, purtroppo, sono imbottigliato, per lavoro, nella noiosa Milano. Città che sinceramente rispetto (ma io rispetto tutti i Paesi). La cosa comunque finisce qui. Non sono più giovanissimo ma l’energia che ho accumulato nella mia città natale (mi sono trasferito – o mi sono deportato, come ci piace dire adesso, quando avevo 34 anni).
    Sarò franco, se non brutale: non devo ringraziare nessuno perchè ho messo a disposizione una professionalità della quale ha beneficiato l’industria del Nord più di quanto l’abbia retribuita. Come sarebbe stato bello se l’avessi potuta mettere a disposizione della mia città per arricchirla ancora di più. Ma tant’è. La domanda è d’obbligo: cosa sarebbe oggi il Sud se 165 anni fa non ne avessero smantellato l’industria, oltre a tutto il resto? Certo Napoli non sarebbe una delle 3-4 più grosse città d’Europa (che allora verosimilmente era il mondo). Città come New York, Tokio, Pechino, ecc. avrebbero visto la loro crescita. Ma, è pensabile che il Sud avrebbe continuato a crescere – i presupposti c’erano – e avrebbe modernizzato le sue strutture politiche. Senza l’emigrazione, in costante crescita demografica oggi (ma forse sto sognando) sarebbe uno staterello niente male. E Napoli sarebbe una metropoli di tutto rispetto, azzarderei di 6-8 mln. di abitanti., grazie alla sua inesauribile creatività. Qui ce la invidiano. Altro che la provincialotta Roma! Più leggo e più mi convinco che l’unità è stata una pesante forzatura. Chissà. Certo oggi esistono 2 Italie. Si dirà che è stata fatta male. Non credo. Credo piuttosto che non la volesse praticamente nessuno. Da qui le 2 odierne Italie. Allora: che fare? La risposta ce l’ha data il sommo Nicola Zitara: ognuno per i fatti propri. Io credo – spero non a torto – che il Sud possegga le risorse – in senso quanto più ampio possibile – per vincere questa scommessa.
    Un lavoraccio, di testa e di braccia. Ma si può, si deve provare. Non siamo tutti d’accordo che chiunque guidi questo paese, lo fa sempre a danno delle nostre Terre e a oltraggio della nostra Storia?
    Un abbraccio.

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