Legge di Stabilità, dov’ è finito il Masterplan per il Sud?

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di Lino Patruno, articolo del 12/10/ 2015 su La Gazzetta del Mezzogiorno

Buio a Mezzogiorno.
Quando si dice che non c’è mai limite al peggio: specie se sta di mezzo il Sud. Chiunque avesse sentito riparlare del promesso Masterplan, lo segnali a “Chi l’ha visto”. Annunciato per la Fiera del Levante ma oscurato dalla tennista brindisina Flavia Pennetta che proprio quel giorno va a vincere a New York. Segnalato poi da qualche parte ma sempre sfuggito alla cattura. In odore di resurrezione nella legge di stabilità con un posticino fra articoli e commi. Ma ieri neanche un cenno da parte di Matteo Renzi. Finora più un record di ipotesi che lo straccio di una decisione. Tranne il recente trionfante sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti: in tre anni avremo un nuovo Sud. Evviva.

Per chi l’avesse dimenticato, di Masterplan aveva parlato il sopradetto capo del governo dopo le campane a morto su un possibile sottosviluppo permanente del Sud. E sul timore di una sua desertificazione. Mentre nel frattempo si lamenta che il Sud non è riuscito ad agganciare la ripresa economica del resto d’Italia. E mentre, bontà sua, il presidente dei Giovani di Confindustria scopre che, se il Sud tornerà a crescere, significa che tutto il Paese sarà uscito dalla crisi. Perché puntare sul Sud vuol dire puntare sull’Italia.

Ma come si cresce quando non c’è neanche un aereo in orario decente per Roma senza dover accendere un mutuo per pagarlo? Però non è vero che nel frattempo non sia successo nulla, ammettiamolo. Se la legge di stabilità lo ha ignorato (tranne che i 450 milioni per la devastata Terra dei Fuochi campana) un colpetto al Sud sotto sotto è stato piazzato. Ricordate i 3,2 milioni al Sud sottratti? Erano il cofinanziamento statale senza il quale non si ottengono i fondi europei. Si disse che, siccome i progetti per spenderli non erano pronti, si dirottavano temporaneamente sugli incentivi per le nuove assunzioni. Soldi sottratti ai disoccupati del Sud per dare lavoro al Nord (dove c’è la maggior parte delle aziende). Ma siccome in Italia nulla è più definitivo del temporaneo, ora sono stati tolti del tutto, così il Sud impara ad esistere.

Ma non è l’unico scippo di Stato. Nel silenzio generale è stata introdotta nella Costituzione italiana la ghigliottina per il Sud. Ha lanciato l’allarme da par suo l’altro giorno il direttore di questo giornale. Trattasi del cosiddetto regionalismo o federalismo differenziato. Qualcosa che finora non era riuscita neanche a quelli della Lega Nord che amano il Sud come un tacchino può amare il giorno di santo Stefano. Le Regioni non saranno più tutte uguali, ma alcune saranno più uguali delle altre.
Divise d’ora in poi in virtuose e meno virtuose. Laddove la virtù si misurerà sui bilanci in pareggio o no. Certo, è una virtù. Certo dipende dalla maggiore capacità e dalla minore incoscienza di governatori e assessori. Ma dipende anche dalla capacità fiscale dei cittadini: laddove sono più ricchi, possono pagare più tasse e beneficiare di più risorse. Soldi che d’ora in poi potranno tenersi tutti per loro anche in campi fondamentali come lavoro o istruzione.

Uno può pensare: non è giusto così? Se lo fosse, tutti i quartieri ricchi di una città potrebbero pretendere di spendersi i loro soldi a danno delle periferie. Non esisterebbero più né città né Italia. E non ne parliamo del principio non meno costituzionale della solidarietà. Tanto più che la virtù delle virtuose potrebbe dipendere anche da ciò che le non virtuose non hanno: esempio infrastrutture e servizi pubblici. Sapendo che la spesa statale continua essere maggiore al Nord rispetto al Sud e non il contrario dato il divario (anno 2011, prima Valle d’Aosta 28.552 euro a cittadino, ultima Puglia 14.035).

La prima conseguenza delle virtuose che si tengono i loro soldi (senza cioè passarne una parte alla redistribuzione dello Stato) si avrebbe nella sanità. Dove già le Regioni del Nord sono avvantaggiate dai fondi statali che privilegiano quelle con più anziani (appunto al Nord, come ben sapeva il promotore Calderoli) e non, mettiamo, quelle con più poveri. Ma ora quei soldi diminuirebbero per tutti, danneggiando chi non può pagarsi la sanità privata. Indovinate dove? Sì, ma ve lo meritate, con questa siringa che al Sud costa dieci e in Lombardia cinque. In Lombardia dovrebbero preoccuparsi di chi altro gli arrestano.

Però è giusto calcolare il costo standard, anche se ci possono essere mille motivi per il differente prezzo della siringa oltre agli amministratori ladri. Il costo standard lo calcolano sul prezzo della siringa in tre regioni. Quali? Veneto, Emilia e Umbria: nessuna del Sud. Dice giustamente Rocco Palese (unico a reagire al Sud) che sarebbe stato meglio adottare le centrali uniche di acquisto. Ma cosa vuoi stare a sottilizzare quando si parla di Sud. Via i suoi soldi mentre le Regioni del Nord potranno tenersi i loro.

Disunità d’Italia. Ma quando arriverà il Masterplan, sarà ben altra musica. Lo è anche quella del Requiem.

 

Patruno Lino Foto arcieri

Lino Patruno

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