La Mala Setta, storie degli intrecci Stato-Mafie nei primi anni dell’Italia una
“Ormai non è più possibile raccontare la Storia dell’Unità d’Italia senza parlare di mafia e camorra” ha affermato Nando Dalla Chiesa intervenuto sabato scorso alla presentazione del libro “La Mala Setta” del professor Franco Benigno nell’ambito degli eventi “Book City 2015”, tenutisi a Milano, che il circolo MO-Unione Mediterranea Lombardia ha seguito per voi.
Franco Benigno, siciliano e professore ordinario di metodologia della ricerca storica presso l’Università degli Studi di Teramo, riporta nel suo libro un’accurata analisi storiografica della nascita dei fenomeni della criminalità organizzata nel Mezzogiorno d’Italia e come questa s’intreccia alla storia della nascente “Italia una”. “La Mala setta”, destinati a diventare un grande classico delle “controstorie del Risorgimento” ha, tra i tanti meriti, quello di illuminare con una luce scientifica ma appassionatamente narrativa uno dei periodi più torbidi della storia italiana, cancellando l’aura di Padre della Patria a molti esponenti della Destra Storica e raccontando di come ci si serviva dei delinquenti per mantenere l’ordine (la cosiddetta “teoria delle classi pericolose”).
Entusiasti delle tesi di questo saggio, abbiamo rivolto una domanda all’autore: “Professor Benigno, alla luce del suo lavoro, di assoluto valore scientifico, che ha inteso illuminare un contesto troppo affumicato dalla retorica del Risorgimento, cosa si sentirebbe di rispondere al presidente della Commissione Antimafia, Rosi Bindi, che qualche settimana fa ha definito la Camorra tratto costitutivo della città di Napoli e del suo popolo? A quanto emerge dalla sua ricerca, si potrebbe forse affermare che la malavita organizzata è costitutiva dell’intero stato unitario, giusto?”
“Innanzitutto bisogna premettere che in quest’epoca di slogan e di social network, i politici tendono spesso a semplificare concetti molto complessi. E, per questo motivo, bisognerebbe che gli stessi si responsabilizzassero di più quando lasciano dichiarazioni o mettono giù i 140 caratteri di un tweet.
Per quanto riguarda Napoli, ma il discorso si può ben applicare alla mia Sicilia, la Camorra non è tratto costitutivo della città o del popolo, assolutamente no. La camorra è, tuttavia, tratto costitutivo dell’immaginario che, purtroppo, si è inteso diffondere della città di Napoli”
Combattere contro i pregiudizi, dunque, è l’unico modo per contrastare le idee delle menti approssimative di far coincidere una città come Napoli con l’idea ricolma di stereotipi negativi che se ne ha. Ben vengano, dunque, opere di ricerca storica come quella del professor Benigno che nel confutare tesi storiografiche ormai consolidate fanno emergere verità che possono sembrare rivoluzionarie nel tentativo di scardinare la retorica risorgimentale che troppi ancora vedono come un valore irrinunciabile.
Detto da anni, onore al merito. Ma mai fatto nulla di concreto.
Lo diciamo da anni.
Certo, ma questo è un saggio storico che si sta facendo strada nel mondo accademico…che potrebbe contribuire, finalmente, a riscrivere i libri di Storia, che dagli storici sono scritti, non da gente come me, purtroppo