Se la fortuna è cieca, la sfortuna abita a casa Valente

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Povera Valeria Valente, candidata a sindaco di Napoli per il Pd in vista della prossima tornata amministrativa del 5 Giugno a seguito delle rocambolesche, per non dir di peggio, primarie del suo partito, che l’hanno vista contrapposta all’ex presidente Bassolino, e che si sono concluse in seguito ad una fantozziana sequela di ricorsi, contro ricorsi e accuse reciproche dopo la pubblicazione di video che mettevano in serio dubbio la regolarità dello svolgimento della consultazione.

Pochi giorni fa, forse nell’illusione di giocarsi una carta vincente, ha lanciato dalle colonne del Mattino ciò che ha finito con l’assomigliare più ad un “pizzino” che ad un messaggio politico, dichiarando che “siamo gli unici a poter garantire alla città l’efficacia di una filiera istituzionale in grado da una parte di attrarre risorse nazionali e regionali, dall’altra di suscitare l’interesse dei privati a investire”.

Messaggio che lascia trasparire per intero lo spessore della cultura “istituzionale” del partito di cui fa parte: in sostanza i trasferimenti dallo stato centrale per scuole, strade e servizi, nonché gli investimenti per lavoro e sviluppo non sono diritti, bensì favori che può reclamare solo chi è amico del governo in carica, ed a patto ovviamente di dimostrare nel concreto tale vicinanza votando per il partito e la candidata giusta, quella più gradita all’esecutivo. Che dire, popolo (napoletano) avvisato, mezzo salvato: altro che sovranità e libertà di scegliersi il sindaco , se decidi per quello sbagliato, Napoli avrà meno soldi in cassa e meno investimenti.

Ebbene presumibilmente nelle stesse ore in cui veniva rilasciata l’intervista Salvo Nastasi, commissario straordinario per la bonifica e la riqualificazione di Bagnoli-Coroglio nominato dal governo, rende noto che si procederà agli espropri: 350 famiglie sfrattate, mille persone che da un giorno all’altro si ritrovano in mezzo ad una strada. Premesso che Matteo “cuor di leone” Renzi, nonostante l’imponente apparato di sicurezza che lo circondava, non ha avuto il coraggio di rendere nota una scelta del genere nelle ben due volte in cui è stato a Napoli negli ultimi giorni, non occorre particolare acume politico per comprendere che tale decisione peserà come un macigno sulla prossima amministrazione cittadina di Napoli, qualunque ne sia il colore politico e tanto più se – malauguratamente – dovesse trattarsi di uno vicino all’attuale governo.

In sostanza a poco più di un mese e mezzo dal voto, e senza neanche avere il buon gusto di attendere i risultati della sua candidata prediletta, Renzi ha dimostrato plasticamente quanto vale nella realtà la millantata “filiera istituzionale” di cui vaneggia la Valente: meno di zero, se paragonate agli interessi ed alle scadenze delle lobby che maggiormente gli stanno a cuore. Un vecchio adagio sottolinea che in taluni casi si fa più bella figura a rimanere in silenzio, e se la candidata del Pd avesse maggiore considerazione di tale detto la sua dovrebbe essere a ben guardare la campagna elettorale più silenziosa del continente europeo.

Di Lorenzo Piccolo

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