La capitale morale: con il culo degli altri
Veni, vidi, tacui (cit. Donald Herron) la frase perfetta per descrivere il “sistema” dell’azienda di trasporto lombarda.
Ma procediamo per punti, 15 novembre 2017 viene dato il via libera definitivo dell’Aula della Camera alla legge sul Whistleblowing. Il testo sulla segnalazione di attività illecite nell’amministrazione pubblica o in aziende private da parte del dipendente che ne venga a conoscenza, integra la normativa sulla tutela dei lavoratori del settore pubblico che segnalino illeciti e introduce forme di tutela anche per i lavoratori del settore privato.
La locuzione Whistleblower identifica un individuo che denuncia pubblicamente o riferisca alle autorità attività illecite o fraudolente all’interno del governo, di un’organizzazione pubblica o privata o di un’azienda. Le rivelazioni o denunce, possono essere di varia natura: violazione di una legge o regolamento, minaccia di un interesse pubblico come in caso di corruzione e frode, gravi e specifiche situazioni di pericolo per la salute e la sicurezza pubblica.
I whistleblower possono denunciare le condotte illecite o pericoli di cui sono venuti a conoscenza all’interno dell’organizzazione stessa, all’Autoritá Giudiziaria o renderle pubbliche attraverso i media o le associazioni ed enti che si occupano dei problemi in questione.
Spesso i whistleblower, soprattutto a causa dell’attuale carenza normativa, spinti da elevati valori di moralità ed altruismo, si espongono singolarmente a ritorsioni, rivalse, azioni vessatorie, da parte dell’istituzione o azienda destinataria della segnalazione o singoli soggetti ovvero organizzazioni responsabili ed oggetto delle accuse, venendo sanzionati disciplinarmente, licenziati o minacciati fisicamente.
Il simbolo di questa storia è Andrea Franzoso, il whistleblower che svelò i furti di Ferrovie Nord Milano e le “spese pazze” dell’allora suo presidente Norberto Achille , troviamo la sua vicenda nel libro Il Disobbediente (edizioni Paper First). Andrea Franzoso, il disobbediente, funzionario delle Ferrovie Nord Milano con l’aiuto del collega Luigi Nocerino scoperchiò il “sistema” dell’azienda di trasporto lombarda, sotto quel coperchio il gup Roberto Arnaldi ha stabilito per l’ex presidente di Ferrovie Nord Milano spa holding, Norberto Achille, due anni e otto mesi di carcere nel processo in abbreviato in cui l’ex dirigente era accusato di peculato e truffa. Il pm Giovanni Polizzi, che aveva chiesto esattamente la stessa pena, lo accusava di avere distratto dalla società, partecipata da Regione Lombardia e da Ferrovie dello Stato, 429mila euro, fondi di cui aveva disponibilità per via delle “funzioni svolte” e che avrebbe utilizzato, invece, per fini personali suoi e dei suoi familiari: la moglie e due figli.
Secondo il capo di imputazione, Achille avrebbe “destinato” due “utenze telefoniche aziendali a uso esclusivo” della moglie e del figlio Marco e si sarebbe fatto “addebitare le telefonate effettuate dall’altro figlio” Filippo (arrestato nel giugno 2015 con l’accusa di aver aggredito il padre per avere soldi) sulla sua utenza aziendale, per un totale di oltre 124mila euro. In più, avrebbe utilizzato le carte di credito aziendali “per spese personali proprie e dei propri familiari” per un totale di 74.144 euro: si va dai 3.750 euro spesi in “scommesse sportive” ai 7.634 in abbonamento alla pay tv, compresi i costi per la “visione di una serie di film pornografici”.
Tra le contestazioni anche l’uso improprio delle auto di Fnm “a lui assegnate” anche messe a disposizione, con tanto di autista, per “gli accompagnamenti” del figlio Filippo. Per l’accusa, tra l’altro, Achille non avrebbe comunicato alla società le multe prese dal figlio Marco con macchine aziendali, mettendole quindi in conto a Ferrovie Nord Milano che avrebbe pagato indebitamente oltre 158mila euro.
La giustizia ha fatto il suo corso, ma lungo questo percorso che fine avrà fatto Andrea franzoso, che ne è stato di quel disobbediente che si è permesso di mettere in discussione le virtù della capitale morale d’Italia ?
Andrea Franzoso dovette presentare un ricorso al tribunale del lavoro per essere stato rimosso dal suo incarico, dopo aver presentato la denuncia contro il manager: cioè il trattamento ricevuto dal funzionario della partecipata della Regione Ferrovie Nord Milano spa per aver denunciato, è stata la rimozione dal suo incarico – si legge nel ricorso presentato al tribunale del Lavoro – “costretto a trascorrere la giornata lavorativa nella più completa inattività e con progressivo isolamento: i colleghi di lavoro erano restii a recarsi nel suo ufficio per timore di essergli associati e subire ritorsioni”.
Colleghi, compagni di lavoro, che vennero, videro, tacquero. Scrive Andrea Franzoso nel libro «Il disobbediente» (PaperFirst editore) che il giorno in cui si scoprì che era stato lui a far scoppiare il bubbone, fu circondato da colleghi in festa, compresa una segretaria dell’ormai ex presidente Achille: «È una bella donna sui quarant’anni. Alta, bionda, sempre in grande spolvero e con indosso abiti griffati. Scuotendo i pugni in avanti, esulta: “Evvai, ragazziii!”. Ride nervosamente e domanda: “Posso abbracciarvi?”. Mi faccio avanti, lei si avvicina a braccia aperte. Mi stringe forte a sé e mi stampa due grossi baci sulle guance: “Grazie, Andrea”. (…) La osservo con una punta di amarezza. Dov’era, lei, in tutti questi anni?»… «I più coraggiosi, quelli che per primi si erano affrettati a manifestare platealmente, a me e a Luigi Nocerino il proprio sostegno, sono i primi anche a voltarci le spalle e a salire sul nuovo carro – o meglio: Carroccio – del vincitore». Carroccio ferroviario affidato dal governatore leghista Roberto Maroni al nuovo presidente delle Fnm, il non meno leghista Andrea Gibelli. Piazzato lì «per garantire», diceva, «maggiore semplificazione e trasparenza». Prima mossa: la rimozione non dei tanti che «non avevano visto» ma di chi aveva denunciato l’andazzo. Un segnale al «sistema» molto esplicito.
Eppure Andrea Franzoso non è stato il primo, nella storia italiana, a pagar cara la scelta di denunciare un’abitudine poco morale, il garibaldino Cristiano Lobbia che, eletto deputato, denunciò al Parlamento di Firenze, il 5 giugno 1869 (poi si dice fatta l’Italia…), la cessione per quindici anni a faccendieri anonimi raccolti intorno al Credito Mobiliare, della Regia Tabacchi, cioè il monopolio che secondo il banchiere Rothschild era «l’unica entrata sicura dello Stato», in cambio di un anticipo di 180 milioni. Meno della metà di quelli offerti a condizioni migliori (…) da certi finanzieri parigini e londinesi. Fu esaltato come un eroe, sulle prime, il parlamentare garibaldino. Ma poi venne annientato da una macchina del fango mai vista prima…
La morale di questa vicenda? Ognuno ne tragga la sua. Io l’ho trovata e l’ho messa nel titolo volgaruccio di questo articolo: la morale con il culo degli altri.
Adesso possiamo tornare al vero sport nazionale: il pregiudizio verso quei furbetti del sud che sanno solo rubare. E la capitale morale ? e Andrea Franzoso? Nessun problema un paio di talk show con il terroncello che si ruba la pensione, qualche falso invalido, un paio di parcheggiatori abusivi e tutto torna al suo posto.
MASSIMO MASTRUZZO