Italia, due pesi e due misure? Sì, perché l’Italia è Sud, l’Italia è Nord
L’elezione del 4 marzo ha dato vita ad un nuovo parlamento con deputati e senatori di M5S e Centrodestra che si dividono la rappresentanza territoriale dello stivale: sud al M5S e centronord alla coalizione di Salvini&co, con il terzo incomodo del Pd in rappresentanza di Toscana ed Emilia Romagna.
Si dirà che il governo che si formerà (si formerà?) sarà un governo nazionale e parlare di rappresentanza territoriale lascia il tempo che trova, ma se ci fermiamo ad analizzare la forte disomogeneità nazionale non possiamo fare a meno di notare come le proposte elettorali, diametralmente opposte, siano frutto di un’offerta diretta alla domanda di un determinato bacino elettorale.
Domanda e offerta che si sono concretizzate per il centrodestra nel progetto politico che suggerisce una flat tax, per ridurre la pressione fiscale nel centronord, la parte ricca del paese; per il M5S, che ha allargato il suo peso politico nel Mezzogiorno per l’insoddisfazione degli elettori verso il governo uscente, in un welfare (improbabile?), che sostenga le persone prive di reddito;
Paradossalmente al parlamento che formerà il prossimo governo non passa proprio per la capa che, fatta l’Italia, gli italiani sono ancora lì ad aspettare di capire cosa farsene di questa Italia. Così ad un sud con poca occupazione, minori redditi, minori infrastrutture e scadenti servizi pubblici, l’idea di offrirgli un progetto di riequilibrio della condizione sociale, come peraltro previsto dall’art. 3 della Costituzione, sembra non essere politicamente spendibile. Dopotutto il ricco chiede le quotazioni in borsa, il povero la carità. Coerentemente l’offerta politica si conforma alla domanda dell’elettorato.
L’equilibrio economico tra Nord e Sud, consentirebbe all’Italia di tornare sulla scena Europea con un vestito che a giacca e cravatta impeccabili non abbini un calzone corto e pure stropicciato, ma questo comporterebbe fin da subito:
per ogni metro di ferrovia al nord, tre/quattro al sud (non ho fatto il calcolo esatto, ma più o meno…), e cosi per ogni altra infrastruttura pubblica, pareggio dell’occupazione, o della disoccupazione fate voi, grandi imprese industriali che invece di essere addensate tutte nel Nord vengano distribuite su tutto il territorio, fino ad arrivare ad una ricchezza equamente suddivisa su tutto il territorio. Ma a quanto pare questa ipotesi non rientra nei piani dei governi nazionali che preferiscono “accontentare” le diverse latitudini con il più rassicurante mantenimento dello status quo
Ci vorrebbe un Martin Luther King de’ noantri che indignato dalla negazione ai cittadini del sud ad avere “pari dignità sociale”, si adoperi affinché vengano rimossi “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
O, meno fantasiosamente, una forza politica meridionalista che, spogliata dal timore di essere vista come una realtà che fa retorica, senza nessun sentimento revanscista, ma semplicemente con sentimenti di giustizia verso la propria terra, reclami pari dignità e pari opportunità come uniche condizioni per far rima con Unità.
Massimo Mastruzzo
Portavoce Nazionale MO Unione Mediterranea