“Innovazione” fa rima con sperequazione.
È di ieri 8 marzo l’introduzione del Pin unico per accedere a tutti i servizi della pubblica amministrazione.
Questa innovazione, di cui la ministra della semplificazione e della P.A. Marianna Madia va molto fiera, consiste nella realizzazione di un sistema unico di autenticazione per tutti i servizi pubblici e che, in futuro, dovrebbe diventare estendibile anche ai servizi privati tramite l’approvazione dell’ imminente decreto attuativo.
I benefici di questa nuova “identità digitale”, così battezzata proprio dai suoi promotori con l’acronimo Spid (sistema pubblico d’identità digitale), offre già 300 servizi online, numero destinato a raddoppiare con l’introduzione dei servizi Tim, Poste Italiane, e Infocert previsto per settimana prossima.
E’ così che i cittadini cominceranno a dire addio alle code chilometriche e altri intoppi burocratici. Basterà inserire un nome utente, una password e voilà: un notevole risparmio di tempo ed energie a portata di click!
Un’altra innovazione, fuori vecchio e dentro il nuovo, ecco la tecnologia che dovrebbe rivoluzionare il paese e avvicinarlo agli standard tecnologici europei. E’ periodo di rottamazione, è una corsa verso il cambiamento, tranne un piccolo dettaglio, che non passa mai di moda: il Mezzogiorno è rimasto tagliato fuori.
Leggiamo sul sito dell’ Agenzia per l’Italia Digitale che “a partire da marzo 2016 i cittadini potranno accedere ai primi servizi online attraverso l’identità unica SPID”, poi una piccola icona blu, in basso, proprio a fine pagina, con una freccia. Lì sono segnalati gli organi coinvolti:
10 Pubbliche Amministrazioni
Amministrazioni centrali: Agenzia delle Entrate, INAIL, INPS
Regioni: Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche
Comuni: Firenze
Non occorre essere esperti di geografia per notare che in Italia c’è una linea immaginaria sotto la quale i cittadini sembrano essere immuni al progresso, ma non temete, a dirla tutta questo Spid non è nemmeno una grande novità. In realtà il primo passo verso la digitalizzazione dei servizi è stato fatto nel 1997, quando le leggi Bassanini hanno stabilito che, a decorrere dal 1 gennaio 2006 in alcuni comuni sarebbe arrivata la carta d’identità elettronica (CIE) che, insieme alla Carta nazionale dei servizi, è stata fino al 2015 l’unico strumento di autenticazione prevista dal Codice dell’Amministrazione Digitale. Fino ad oggi l’utilità della stessa CIE è rimasta dubbia, infatti molti Comuni non hanno ancora cominciato a rilasciarla, eppure questo non ha fermato il governo che, nonostante l’ inefficacia del servizio, ha preferito promuovere l’uso dello Spid a partire dai comuni che già erogano i servizi CIE. Che significa? Significa che nessun addetto ai lavori si è finora preoccupato di colmare l’evidente divario tra chi gode già di buoni servizi e chi, invece, si vede costretto a una perpetua arretratezza.
Il Mezzogiorno che rimane a bocca asciutta è ormai una vecchia storia ma noi non perdiamo il conto: la spesa prevista nel DL 78/2015 per questo Spid, o meglio per la nuova CIE, è di 67,5 milioni solo negli anni 2015-2016.
Il Mezzogiorno incassa un altro colpo senza fare “piagnistei”, per dirla alla Renzi, che pochi mesi fa parlava di salvare il sud attraendo “investimenti esteri”, esteri perché lo Stato non vuole di certo scommettere a Sud. Eppure, anche quando si tratta di fondi europei, il nostro Sud non può fare altro che accontentarsi delle briciole, come nel caso degli investimenti per la banda larga: solo il 4% sarà investito al Mezzogiorno, tenendo a mente che ben l’80% del FSE (fondo sociale europeo, grazie al quale è finanziato il progetto) è, solo teoricamente, destinato alle regioni meridionali.
Non solo non si investe a Sud, ma il governo “prende in prestito” dai fondi destinati al meridione per investire a nord, come spiegato recentemente da Paolo Panontin, assessore Regionale alle Autonomie Locali, parlando proprio di broadband: “il sud anticipa queste risorse al centro nord nell’immediato, per fare la banda ultra larga. Ma il Governo si impegna a restituirle più avanti nell’ambito del più ampio Fondo sviluppo e coesione”.
Intanto il Mezzogiorno e tutti i suoi cittadini attendono di sentire i piagnistei di chi li accuserà nuovamente di vivere nell’arretratezza. Noi invece rassicuriamo il Governo che anche al sud qualcosa cresce: la rabbia.