Inaugurazione di Via Martiri di Pietrarsa: la strada per la consapevolezza

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di Beatrice Lizza

Questo 19 Dicembre a San Giorgio a Cremano, verrà intitolata una strada ai martiri di Pietrarsa.

Se non li si conosce non c’è da arrossire: questi coraggiosi operai sono stati nascosti, per non dire “seppelliti”, dal processo di nazionalizzazione che ha contribuito all’estinzione della consapevolezza meridionale.

La storia del Real Opificio Borbonico di Pietrarsa comincia nel 1837, quando  Ferdinando II di Borbone inaugura il grande piano industriale che porterà, appena due anni dopo, alla costruzione della prima tratta ferroviaria della penisola: lunga poco più di 7 chilometri, la Napoli-Portici rappresenta il primo passo per svincolare il Regno dalla dipendenza tecnologica inglese.

In breve tempo l’industria diventa il fiore all’occhiello della metal-meccanica della penisola, realizzando prodotti in ghisa ma soprattutto macchine e locomotive a vapore. Cresce lì, il primo nucleo industriale, precedendo di molto le storiche Fiat, Ansaldo e Breda: alla vigilia dell’unità vi lavorano ben 1050 operai.

Sorge spontaneo chiedersi quale sia la ragione per cui un gioiello tale, non trovi spazio nei libri di storia, eppure la risposta non potrebbe essere più banale:

dopo la conquista del Regno comincia una scellerata speculazione al ribasso della produzione meridionale.

Il Real Opificio di Pietrarsa viene venduto a un prezzo stracciato al signor Jacopo Bozza, imprenditore ed ex-impiegato borbonico, meritatosi tale regalo grazie all’entusiasmo riservato ai nuovi sovrani.
Nel giro di pochi mesi Pietrarsa perde più della metà dei suoi operai. Rimasti in poco più di quattrocento, questi ultimi si vedono sottrarre buona parte del salario, nonostante fossero aumentate le ore di lavoro.

A questo punto Pietrarsa, per la seconda volta, si fa primato italiano: alle tre del pomeriggio del 6 Agosto 1863, comincia la protesta degli operai che, una volta riunitisi nel cortile dell’Opificio, gridano sdegnati contro il nuovo direttore. Jacopo Bozza rifiuta qualsiasi dialogo e, spaventato, invoca l’aiuto delle forze dell’ordine.

In pochissimo tempo si presentano, baionette in canna, i bersaglieri piemontesi che senza esitare sparano ad altezza uomo.

Quanti morirono? I documenti ufficiali parlano di sette morti e una ventina di feriti ma in realtà la stampa coprì l’entità dell’accaduto; sarà difficile conoscere tutta la verità di quel tragico evento, negato dal patrio oblio.

Ciò che (non) ci è dato sapere, è che i primi operai nella storia d’Italia a combattere per i propri diritti furono quelli del Real Opificio di Pietrarsa.

Intitolare una via a questi martiri del lavoro non restituisce loro solo Rispetto e Riconoscenza.

Riporta al cuore dei cittadini meridionali di oggi una grande consapevolezza: non è vero che il Mezzogiorno è nato storpio e incapace, anzi, è stato per lungo tempo il primo motore dell’innovazione.

Orgoglio e identità possono far ripartire la fiducia di cui ha bisogno la terra nostra per tornare a camminare, senza più oppressori, sulla via della prosperità.

Sabato 19 Dicembre, alla biblioteca comunale di villa Bruno di San Giorgio a Cremano, alle ore 10.30 si terrà un incontro prima dell’inaugurazione della via: interverranno il sindaco G. Zinno e i relatori G. Di Fiore, M. Esposito, A. Vella e V. Gulì, che si ringraziano per l’impegno profuso al conseguimento di questo piccolo e importante successo.

 

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