Il Sud muore, anzi no. Il gioco delle tre carte di Renzi

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di Raffaele Vescera dalla pagina Terroni di Pino Aprile

A soli due mesi dall’allarme sulle catastrofiche condizioni economiche del Sud, oggi la Svimez corregge il tiro, fotografando una situazione leggermente diversa: non è solo il Nord che cresce del 1%, anche il Sud, dopo sette anni di caduta libera, è in ripresa, ma dello 0,1%. Insomma, si sarebbe fermata la spirale negativa, dopo aver toccato il fondo nel 2014, con risultati da incubo: disoccupazione generale al 20,2%, disoccupazione giovanile oltre il 60%, emigrazione di 120.000 unità l’anno, investimenti del 40% inferiori a quelli del Nord e reddito pro capite altresì inferiore del 40% a quello dei cugini che vivono da Roma in su, inferiore persino a quello dei fratelli greci.

Ma, seppure veritiera la fotografia della Svimez, è cambiato veramente qualcosa in positivo in questi mesi al Sud? Repubblica ne approfitta per sparare articoli trionfalistici: “Dopo sette anni, il Sud cresce. Nel secondo trimestre del 2015, rispetto allo stesso periodo del 2014, gli occupati crescono al Sud di 120 mila unità (+2,1%) e di 60 mila unità nel Centro-Nord (+0,4%)”. La ripresa “riguarda tutte le regioni tranne la Calabria, e interessa essenzialmente i settori agricolo e terziario”. Il tasso di disoccupazione “flette leggermente scendendo a livello nazionale al 12,1%: la riduzione riguarda esclusivamente le regioni del Centro-Nord (-0,2 punti), mentre al Mezzogiorno resta al 20,2%”.
Strano, come mai se l’occupazione al Sud è cresciuta di 120.000 unità, il tasso di disoccupazione resta fisso al 20,2%? C’è qualcosa che non quadra, ad esempio il diverso modo di conteggiare gli occupati in virtù della nuova legge sul lavoro, da Renzi pomposamente chiamata “jobs act” (sapete, il primo inganno sta nelle parole).

Noi crediamo che in questi mesi per il Sud non sia cambiato nulla, zero nuovi investimenti dello Stato, zero incentivi del governo per favorire l’occupazione, zero interventi per migliorare la condizione sociale, s’è mai visto che lo zero moltiplicato per qualcosa aumenti il risultato? Tant’è che lo stesso rapporto Svimez riporta questi dati: “Se sul fronte occupazione si registrano segnali di miglioramento, la situazione sul fronte retributivo non accenna a migliorare: il Sud è sempre più povero con il 62% dei cittadini che guadagna al massimo il 40% del reddito medio.”

A conti fatti, il Sud cresce dello 0,1%, dieci volte in meno che al Nord, esattamente quanto gli investimenti destinati al Sud dal governo, la disoccupazione resta al 20,2%, il reddito pro capite è sempre del 40% inferiore al Nord e il governo continua ad infischiarsene del Mezzogiorno. Vero, c’è il dato “incoraggiante” dei consumi “cresciuti dello 0,1% al Sud”, corrispondente per l’appunto alla cosiddetta crescita del Pil, ma lo stesso rapporto Svimez invita alla cautela, l’impalpabile aumento dei consumi sarebbe dovuto agli 80 euro di aumento dello stipendio. Per chi ce l’ha, al Sud. Per il resto, buio pesto.

Dopotutto, un risultato il promesso e mai visto masterplan del governo per il Sud sembra averlo ottenuto: quello di convincere i giornali “amici” che le cose vanno bene anche quando vanno male. E’ l’illusionistico gioco delle tre carte di Renzi.
Ad essere drammatici, l’inganno mediatico è la tipica procedura dei regimi autoritari, cui l’Italia sembra andare incontro a tappe accelerate. Se restiamo invece nel campo della commedia, diciamola con il magnifico fiorentino antenato di Renzi: “Chi vuol essere lieto sia, di doman non c’è certezza”.

Vabbè al Sud neanche del presente.

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