Il Sud è “sud” per le sue classi dirigenti o per il suo popolo, che non c’è?
Di Lino Patruno (da “La Gazzetta del Mezzogiorno”)
Tutto sta a capire cosa il Sud voglia fare da grande. Quando ci si chiede perché non riesca ad avere voce in capitolo, la risposta è un ritornello: colpa delle sue classi dirigenti. Più fedeli al loro partito che al loro territorio, si dice. Incapaci soprattutto di difendere il Sud quando la politica nazionale ne ignora il diritto di pari trattamento con gli altri. Al termine di ogni dibattito sul Sud (pochini), c’è sempre il tipo che si alza a ribadire l’accusa. E a tornarsene a casa con l’aria del giusto che ha capito tutto.
Non senza una ragione. Per dire: questo giornale ha condotto la battaglia contro l’isolamento ferroviario, e un pugno di parlamentari sia pure di rincalzo l’ha appoggiata. Ma non è parso però di sentire voci contro la scelta dell’alta velocità solo al Nord. Perché? Forse anche la Costituzione dice “Prima il Nord” come si fa ogni volta che si decide un investimento pubblico? Forse anche la Costituzione dice che bisogna privilegiare le università dei territori più ricchi invece di quelli più poveri?
Effetto collaterale di tutto questo: ci vorrebbe un partito del Sud. Tanto invocato quanto controverso. Anche fra gli addetti ai lavori meridionali: non è che spacchiamo l’Italia con una Lega Sud contrapposta alla Lega Nord? Preoccupazione untuosa di chi non si è mai preoccupato dei danni che la Lega Nord ha fatto al Sud quanto poi si è preoccupato del pericolo di una Lega Sud. Ma tant’è: si è meridionali anche per questo. Anzi ora c’è chi va a Pontida a inginocchiarsi davanti a Salvini, presunto neo-amico del Sud, fra elmi celtici e schiamazzi padani. Appunto: si è meridionali anche per questo.
Però è successo alle ultime elezioni regionali in Campania qualcosa che è passata inosservata. Una lista civica di netta impronta meridionale per la prima volta si è presentata da sola, cioè senza abbinamenti con altri partiti nazionali come in passato. Si chiamava “MO!”, Adesso. Dignitosi tutti i tentativi precedenti, sia chiaro: si fa ciò che si può. Non lusinghiero neanche stavolta il risultato. Riaprendo il dibattito fra chi preferisce non rischiare lo zero virgola qualcosa per cento, e chi ribatte che se non si comincia non si può poi (eventualmente) crescere.
Ovvio che un qualsivoglia partito non si regga senza sostegno della cosiddetta società civile. E prima del voto, non alle urne. Società civile che vuol dire anche poteri: dal mondo economico a quello culturale. Ma l’esito del tentativo ha confermato che è ancòra una illusione sperare o credere che ci sia una società meridionale. Per dirla con paroloni, un popolo e un territorio. Che non ragionino per destra e sinistra e chissà che altro, ma per interesse di una parte del Paese troppo spesso considerata una serie B, un bagaglio appresso della solita “locomotiva” del Nord: che se parte, evviva, si porta tutti appresso a prendersi le briciole.
Ma anche nella galassia di movimenti e partitini meridionali la polemica non ha fatto sconti. Puntando il dito più su presunti colori di provenienza dei candidati alla lista campana che il loro Dna meridionale e tanto basta. Riproponendo appunto la divisione di un popolo e un territorio che non riescono a esserlo. Che non riescono a esserlo neanche verso i propri rappresentanti nazionali. Scelti (anzi nominati) appunto più perché di destra o sinistra che perché capaci di far valere la loro Crotone e la loro Caserta di fronte a Novara o Reggio Emilia. Di ricucire cioè l’Italia da altri lacerata.
Chi può allora scagliare la prima pietra contro le classi dirigenti meridionali? Non sono il meglio che la cicogna ci potesse portare, naturalmente. E non è una attenuante che siano nani (o dintorni) in un’Italia certamente non affollata di giganti di etica e moralità. Anzi, se proprio la vogliamo dire tutta, tutti gli scandali economico-finanziari-politici da Tangentopoli in poi sono avvenuti lassù. Ma neanche certa società civile del Sud che accusa può dare lezioni fra evasione fiscale, corruzione, illegalità diffusa, abusivismi vari e violazione delle regole. Meglio i rappresentanti o i rappresentati?
Poi avviene questo. Che dopo aver tanto messo sotto accusa i propri rappresentanti per la loro indifferenza verso il Sud, i rappresentati abbiano l’occasione elettorale per cambiare cavalli e non la colgano. Allora il Sud è Sud per le sue classi dirigenti o per il suo popolo che non c’è? Emblematico che alla fine di ogni dibattito sul Sud (pochini), oltre alla solita filippica contro i propri politici come se fossero di un altro pianeta, si alzi puntualmente una signora. Chissà perché, ma in genere è una signora. La quale, dopo tanto discutere (e come se fosse arrivata allora), conclude sinteticamente: “E’ tutta colpa nostra”. La signora non ha spostato di un centimetro il problema. Ma ci ha fatto capire alla buona perché il Sud continui a essere inesistente.
L’analisi di Lino la trovo perfetta. Va favorita la crescita di un popolo consapevole. MO! era un’occasione che si poteva cogliere al volo, come lo era il Cinquestelle alle Regionali del 2010. Sappiamo come è andata: al Nord nel 2010 il Movimento sfondò alla prima prova, al Sud si fermò all’1%. Ancora nel 2011, in tutto il Mezzogiorno l’unico eletto dei Cinquestelle era un consigliere municipale del Vomero (guarda caso il quartiere dove MO! nel 2015 è al 3%). Solo dopo aver visto che i Cinquestelle esistevano, sono stati votati in misura massiccia anche al Sud.
MO! – però – non può aspettare che il Nord si accolga della novità per poi importarla nel Mezzogiorno, MO! è costretto a scommettere sul suo popolo, ben consapevole che è un popolo disabituato al sapore della libertà. I tempi saranno più lunghi, ma ce la fareMO.
Risvegliarsi e ritrovare un’Identita’ dopo Anni di Sottomissione non e’ facile, soprattutto quando non lo si vuole perche’ ci sono Interessi in Gioco. . . Ma credo che questo problema si risolvera’ quando avverranno Eventi traumatici. . . Credo che il Referendum della Grecia sull’Euro sia solo l’inizio di un qualcosa che avra’ un Effetto Domino. . . A quel punto credo che Tutti si risveglieranno inevitabilmente, gli Interessi cambieranno e forse si scopriranno anche le vere Identita’ delle persone. . .
Bisogna ricostruire l’individuo risultato di 154 anni di riuscita sperimentazione di tecniche di dominio sulle masse umane. La signora Liliana lo spiga bene. Io sono stato per caso catturato dalle tematiche meridionalistiche circa 8 anni fa, assieme al l’avvento sulla scena politica del movimento 5 stelle che ha portato cittadini sconosciuti ad occuparsi dell’amministrazione pubblica in modo onesto e competente. Se il guaio del Sud è avere un parlamento nord centrico ed il m5s si proponeva di aprirlo come una scatoletta di tonno, perché non li abbiamo aiutato in quest’impresa? Appunto l’individuo, quello di cui parla Liliana, non ha saputo coalizzarsi e concentrare gli sforzi per scardinare il sistema Italia ed ha preferito far nascere altre e numerose liste che hanno portato ai noti risultati elettorali. Anche la lista “Mo”,ha perso perché la ricostruzione degli individui è lenta e difficile e richiede molto più tempo di quello impiegato per fare una nuova lista e o partito. Bisognava allearsi al m5s entrandoci come semplici cittadini e usare quella piattaforma per fare il salto di qualità. Io ho preso coscienza del mio Sud, e questo mi ha riportato a Napoli dopo 35 anni di vita al nord Italia, ma l’impegno per la mia terra cerco di condividerlo attraverso il M5S. La strada da fare è ancora molto lunga, ma forse è l’unica che possa accelerare la crescita e la presa di coscienza dell’individuo del nostro amato Sud.
caro Patruno, ho vissuto tutta la mia vita qui in Puglia, e per tutta la mia vita ho sentito ‘piovere’ su di me terrona e intorno a me su tutto il Sud il disprezzo per tutto quello che siamo, l’accento nel parlare, le tradizioni paesane, il modo di festeggiare il Natale, o la Pasqua o qualunque altra cosa, il tipo di cucina e via andando……perfino le illustrazioni del Natale sul libro di scuola, alle elementari, con gli alberi innevati e i bambini imbacuccati, mi suggerivano un’appartenenza, la mia, ad un mondo sbagliato, da noi a Natale c’è il sole e sul presepe ‘brillavano’ i mandarini! dunque non eravamo ‘giusti’ nemmeno in questo, quelli ‘giusti’ erano al Nord, con l’accento ‘giusto’, il presepe ‘giusto’, le case ‘giuste’…….Io non ho 150 anni, ma una buona metà di questi sì ed ho potuto conoscere un pò di cose di questo Paese, un pò di persone, ma soprattutto ho potuto affrancarmi da quel sentimento di indegnità che mi veniva trasmesso dal mondo intorno a me, sono fortunata, e non sono la sola, ok,ma lei crede che 150 anni si possano cancellare facilmente? i danni che sono stati fatti alle coscienze e alle individualità che poi vanno a costituire il collettivo sono enormi e profondi, il distacco o menefreghismo diventa uno strumento di difesa perchè è stata ferita e intaccata l’autostima, e di conseguenza la fiducia in sè e negli altri. Il lavoro da fare è enorme. Va ricostruita innanzitutto l’autostima, e la conoscenza della propria storia è un passo importante, fondamentale e questo si sta facendo, ma forse va costruita una nuova identità su quello che abbiamo di buono e di bello oggi, fare crescere la consapevolezza che siamo bravi, che siamo capaci, ricchi, sì ancora ricchi, nonostante le spoliazioni e i mancati sostegni, ricchi di paesaggi di alimenti di umanità di tradizioni di inventiva e di creatività, come fosse una psicoterapia di massa che permetta di staccarsi da un doloroso passato per costruire un diverso futuro, ma partendo da ciò che di ‘buono’ c’è oggi . Hanno negato e distrutto il nostro valore? bene, lo ricostruiamo! e spero tanto che ci si riesca…la saluto
I meridionali come gran parte dei settentrionali , sono maggioranza sommando furbi e pecoroni. Il resto con poche eccezioni se ne fotte.