IL NUOVO LIBRO DI PINO APRILE “TERRONI ‘NDERNASCIONAL, E FECERO TERRA BRUCIATA”, OVVERO COME SOTTOMETTERE E IMPOVERIRE I POPOLI LASCIANDO CREDERE LORO DI ESSERNE GLI UNICI COLPEVOLI.
“Chi domina non vuole solo i beni dei subordinati, ma che essi rinuncino ai loro sogni”
Raffaele Vescera
“Noi non siamo soli”, è una scoperta insieme rassicurante ed inquietante. Se miliardi di uomini s’interrogano sull’esistenza di alieni nell’universo e pochi scienziati si dannano nel comprendere l’esistenza di mondi paralleli, noi Italiani del Sud, oltremodo definiti terroni, abbiamo le prove che il nostro pianeta è densamente popolato da nostri simili, come noi condannati a vivere una vita inferiore.
Chi sono, come si riconoscono? Spesso camminano a testa bassa, convinti di essere essi stessi la causa della propria minorità, a volte si ribellano per liberarsi delle catene fisiche e psicologiche che gli hanno imposto. Al contempo, conosciamo i colpevoli della nostra insostenibile condanna alla subalternità. Avidi, spocchiosi, spregiatori delle altrui qualità, anche violenti, spesso ignoranti, non solo, tra loro vi sono anche studiosi dagli spessi occhialini che pontificano su razze e popoli meno degni degli altri di vivere in ricchezza e libertà, poiché “essi stessi colpevoli delle proprie miserie ed iniquità.”
“Terroni ‘Ndernascional” il nuovo libro di Pino Aprile, da oggi in libreria, apre gli orizzonti del nostro già vasto Mezzogiorno, dalla Sardegna alla Germania, e da questa all’intera Europa che ne è vittima, e ci dimostra come la sottomissione di un popolo da parte di un altro segue tecniche precise e sperimentate: “conservare quel che c’era di storto e malfatto; poi spezzare le spighe alte e gonfie, perché il campo ne offrisse solo di basse e magre, e accusare il contadino di incapacità. Erodoto racconta che lo consigliò Trasibulo, tiranno di Mileto, a Periandro, tiranno di Corinto.”
Ahinoi, è una storia vecchia come l’uomo: non quello della meretrice ma quello dello schiavista è il mestiere più antico. Un mestiere che non separa in modo manicheo i popoli, tra buoni e cattivi, ma li attraversa tutti, in persone pacifiche e rispettose dei beni e delle libertà altrui e persone prepotenti, mosse da incontenibile avidità di potere e ricchezze. Il prevalere di un popolo su un altro non dipende dal loro DNA, ma dalle condizioni storiche del momento e non si rende possibile senza la collaborazione della parte peggiore del popolo sottomesso con quello occupante.
Pino Aprile ci fornisce due paradigmi di questa tecnica di sottomissione e schiavizzazione dei popoli. Il primo riguarda la Sardegna, il nostro “primo Sud”, una terra ricca, definita “feracissima”, la seconda isola del Mediterraneo che, nel 1720, viene affidata ai piemontesi di casa Savoia che la considerano come la loro fattoria coloniale e ne fanno scempio: <<E nacque la Questione sarda. L’isola subì tali spoliazioni, che ancora agli inizi degli anni cinquanta del Novecento era “la meno coltivata e la più disboscata regione d’Italia”, riferisce Sandro Ruju>>. Le tecniche adottate dai sabaudi per renderla, al momento dell’unità, la regione più povera d’Italia, non si discostarono da quelle canoniche: saccheggio delle risorse naturali, e delle braccia umane, distruzione dei quattro quinti dei boschi, emarginazione dei nativi dal ceto dirigente isolano, proibizione dell’uso della loro lingua, accusa di primitivismo delle loro tradizioni, assenza totale di industrie, strade e scuole.
Tant’è che tutti i mali (falsi) di cui i piemontesi accusavano il Regno di Napoli, essi stessi li avevano determinati in Sardegna, riproducendoli dopo 140 anni nel Mezzogiorno, con le stesse tecniche coloniali. Distruzione dell’industria esistente, al fine di eliminare un concorrente a loro più avanti per quantità e qualità di produzione industriale, e farne un popolo di soli consumatori delle loro merci, decapitazione, anche fisica, della classe dirigente, chiusura delle scuole, produzione di una vasta letteratura razzista tesa a dimostrare la superiorità della propria razza su quella sottomessa. Non solo con l’uso di “intellettuali raffinati” alla Lombroso, Bocca, Galli della Loggia e Cacciari, per fare presa sulla mente dei sapienti ma anche con l’uso di politici da osteria quali Bossi, Borghezio e Salvini, per fare presa sulla pancia dei più. Dopotutto, da quel 1720, fino al 1945, i Savoia, facendo del Piemonte uno staterello militarista, come Amedeo Bordiga, sodale di Gramsci, lo definì, non hanno dato un solo giorno di pace al Belpaese, tra guerre d’invasione coloniale e guerre mondiali.
Altra storia è quella accaduta all’ex Germania Est, riunificata da un quarto di secolo, dopo un quarantennio di separazione, con la caduta di un muro della vergogna, alla quale lo stesso Pino Aprile, per profetica coincidenza si trovò casualmente ad assistere, rilevando i commoventi pianti di gioia dei tedeschi. Gli investimenti colossali resi dalla Germania in questo venticinquennio hanno sì fornito infrastrutture alla più povera ex Germania comunista, ma al prezzo di privarla della sua industria migliore (eliminare la concorrenza, ricordate?) di licenziare in tronco un paio di milioni di professori e scienziati di fama e insegnanti, disconoscendo i loro titoli di studio, oltre a dirigenti d’industria e quant’altro potesse ricordare il vecchio regime, per sostituirli con occidentali di pari professione.
Il popolo dell’Est è stato così ridotto ad una massa di 16 milioni di consumatori “assistiti”, senza lavoro con un reddito pro capite di molto inferiore a quello delle regioni ricche. Fare le infrastrutture, tra l’altro ancora negate al nostro Sud, è condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo di un popolo se questo viene messo nell’impossibilità di produrre e di decidere. (Vi ricorda qualcosa?)
A parte Angela Merkel, tedesca dell’Est funzionale ai piani dell’ovest, <<si sono sostituiti sino al 100 per 100 dei giudici federali, il 100 per 100 dei generali e dei colonnelli. “Storicamente senza precedenti” è stata ritenuta la decapitazione del ceto intellettuale dell’Est>>.
Ma oltre la questione interna tedesca, è la stessa Germania che, attraverso l’uso spregiudicato della sua potenza finanziaria ed economica, tenta, ancora una volta, di sottomettere l’Europa, a partire dalle nazioni più deboli, quali quelle mediterranee, Italia compresa. Mentre la stessa Europa si trova in mezzo ai due fuochi di USA e Russia, intanto che i giganti asiatici avanzano.
Il nuovo saggio di Pino Aprile è un imperdibile manuale che svela vecchie e nuove forme di colonizzazione dei popoli, una sorta di scatola del meccano con cui si può ricostruire buona parte della storia umana segnata da questa patologia.
I mali che il colonialismo e la schiavitù hanno fatto all’umanità sono incalcolabili, la perdita di una sola lingua e di una sola identità etnica è enorme per tutti. Pensate a quanto hanno dovuto subire i nativi e i neri d’America, privati della terra, della loro cultura, della lingua e persino dei propri nomi e cognomi, di cui non hanno più memoria. Amputare il ramo vivo di un albero in vegetazione vuol dire danneggiarlo per intero. La stessa parola “schiavo”, successiva a quello di “servo”, è la deformazione veneta di “Slavo”, un popolo dai Veneziani schiavizzato e venduto al mercato della “Riva degli Schiavoni”, lì, dietro Piazza San Marco, fino a pochi secoli fa, quando “nell’incivile Regno di Napoli” la schiavitù era considerata una forma di perversione. Ma è così che si fanno le ricchezze di un popolo a danno di un altro. “Colpa sua”, ovviamente, ma non perché inferiore agli schiavisti, ma poiché non si ribella ad essi.
“Terroni ‘Ndernascional”, è dunque il nuovo titolo, neanche tanto satirico, dell’autore del famosissimo “Terroni, tutto quello che è stato fatto perché gli Italiani del Sud diventassero meridionali”, e per scherzare anche con Marx, chiudiamo con un “Terroni di tutto il mondo unitevi”.
(“Terroni ‘Ndernascional” ed. Piemme, pg 252, Euro 16, 50.)
Amici, è inutile dirvi, che “Terroni ndernascional” sarà insieme con le altre novità “Camorra Sound” e “ILVA una strage di stato” sui banchi dello Stand Duosiciliano da mercoledì 3 dicembre a Napoli a via Diaz angolo Metro Toledo
Carlo Capezzuto
Per far si che si risvegli una coscienza bisogna conoscere, ma io vedo che nella maggior parte del popolo c’è indifferenza!!!
Senza la maggioranza le rivoluzioni non si fanno, a meno che uno non abbia buoni mas media dalla propria parte e/o un esercito ma quest’ultimo è sempre un salto nel vuoto, bisogna che queste cose vengono insegnate a scuola!!!! Fossefacile!!!!!
Sull’annessione della ex DDR alla RFT consiglio il saggio di Vladimiro Giacché “Anschluss” é la ricostruzione piú analitica e ricca mai fatta e si basa su informazioni fornite dalle autoritá tedesche!